Gaia – la bestia, il culto, il cazzo

di
genere
dominazione

Nessun preambolo.

Solo la fame.

Quando entrai in quella stanza, persi il nome.
Persi la voce. Persi il pensiero.
Mi restò solo il cazzo teso, la bocca aperta e le ginocchia molli.
E davanti a me, lei.
Gaia.
Non una donna. Una forza. Un dio. Un vizio incarnato.

Tacchi neri. Tuta lucida. Seno nudo sotto la zip.
Sguardo che non chiedeva. Pretendeva.

«Spogliati. A quattro zampe. E apri la bocca.»

Obbedii come un cane.
Già stavo colando, il cazzo lucido come una candela al sole.
Lei mi camminava intorno. Mi sputava in testa. Mi rideva addosso.

Poi mi prese la faccia.
Si sedette sulla mia bocca come fosse un trono.
E scopò la mia lingua. Come una puttana in estasi.

Gridava, graffiava, si strofinava.
Mi pisciò in bocca.
E io bevvi. Leccai. Supplicai.

«Sei la mia latrina ora. La mia bocca. Il mio culo.»

Mi girò.
Mi aprì.

Strap-on nero. Lungo. Grosso.
Pistonata secca. Dentro. Tutto.

Mi prese con ferocia. Senza umanità.
Ogni colpo era uno schiaffo all’anima.
Ogni spinta una dichiarazione:
“Non vali niente. Sei solo il buco della Regina del cazzo.”

E io venni. Tremando. Urlando.
Senza toccarmi. Solo scopato. Solo suo.

Ma non bastava.
Gaia voleva il sacrificio completo.

Mi portò in un’altra stanza. Buia.
Mi legò. Mi bendò.
Poi pisciò su di me di nuovo.
Mi tirò il cazzo. Lo schiaffeggiava. Mi ci sputava sopra.

Poi…
Il vetro.

La stanza si illuminò. Una parete era trasparente.
Dietro c’erano persone. A guardare. A toccarsi. A godere.

Gaia si spogliò.
Mi cavalcò la faccia mentre si masturbava davanti al pubblico.
Mi frustava. Mi apriva. Mi marchiava.
Una candela sul petto. Lettera per lettera.

G. A. I. A.

E io venni. Ancora.
Gonfio. Esausto. Vuoto come una conchiglia scopata dal mare.



EPILOGO – IL RITO

Gaia si alzò. Si pulì la bocca.
Si girò verso il vetro.

«Guardatelo.
Questo è il mio troia.
Non è più un uomo.
È mio. Solo mio.
Una carne viva da scopare, umiliare, usare.
Un oggetto sacro.
Il mio altare.
Il mio animale.»

Poi si abbassò. Mi baciò sulla fronte.

“Domani… ti incatenerò al centro. E verranno tutti.”

E io, nel fango, nello sperma, nella piscio e nella cera…
dissero solo:

“Grazie.”
Qui non si torna indietro.
Gaia è la fine. Il principio. Il cazzo eterno.
scritto il
2025-05-20
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