“Lolita a Kiev – Regina del Bordello Nero”

di
genere
orge

📖 Prefazione:

Dopo la guerra, Kiev era solo rovine e lenzuola sporche.
Gli uomini avevano ancora il sangue nelle mani… ma cercavano solo figa calda e vino.
Lolita era sopravvissuta.
Ma non era cambiata.
Era diventata più esperta, più sfacciata, più troia.
E lì, nel bordello nero di Podil, diventò leggenda.



🖤 Capitolo 1 – La porta di ferro

Il bordello non aveva un nome. Solo una porta nera, con due pugni d’acciaio a forma di tette.
Lolita bussò.
Aveva diciotto anni, un cappotto rubato, e nessuna mutanda sotto.

“Cerchi lavoro?” le chiese la tenutaria. Una bestia slava, vestita di pizzo nero, con le tette grosse e la voce roca.

“No. Cerco uomini da far svenire.”

La fecero entrare.



💋 Capitolo 2 – La stanza rossa

La camera assegnata a Lolita era piccola. Un letto, uno specchio, una candela.
Ma il letto divenne una macchina da guerra.

In una notte, tre soldati francesi la riempirono a turno. Uno in bocca, uno in culo, uno sulla fica.
Lei li cavalcava come una dea della lussuria, sputando e ridendo, le dita strette sulle palle, mentre i loro occhi si rovesciavano come dopo una granata.

“Non siete venuti a liberare l’Ucraina,” disse lei. “Siete venuti a farmi godere.”

Da quel giorno, gli uomini facevano la fila.



🔥 Capitolo 3 – L’uomo senza mani

Una notte arrivò un uomo strano. Alto, elegante.
Non aveva mani. Solo due monconi.
Lolita lo guardò. Non rise. Non tremò.
Si spogliò lentamente. Si aprì le labbra da sola con due dita e si inginocchiò.

“Userò io le tue mani, amore.”

Gli infilò il moncone tra le cosce e si strinse forte, sussultando mentre si scivolava dentro come un’arma nuova.
Poi si girò, si inginocchiò e lo fece venire tra le chiappe, spingendo i fianchi contro di lui fino a sentirlo urlare.

“Hai scopato come un generale, senza dita ma con più palle di tutti.”



🍷 Capitolo 4 – Le notti con Madame Vera

Madame Vera era la padrona. Le piacevano le ragazze.
Lolita la trovava spesso ad aspettarla, in vestaglia, con le gambe aperte e la frusta in mano.

“Spogliati, cagna. Fammi vedere se la guerra ti ha insegnato qualcosa.”

Lolita obbediva.
Si metteva a quattro zampe e la leccava come se cercasse l’ultimo zucchero del mondo.
La lingua correva, il culo si muoveva, e Vera la frustava con ritmo, facendole gocciolare la fica come se piovesse.

Poi si scambiavano.
Vera si sedeva sulla sua bocca, Lolita la scopava con un dildo di legno, urlando insieme mentre le pareti tremavano.

“Sei la mia cagna preferita, Lolita.”



💀 Capitolo 5 – I russi ritornano

Una sera arrivarono tre russi dell’NKVD.
Non parlavano. Bevevano.
Poi la presero.
La buttarono sul tavolo da gioco. La piegarono in due.
La scoparono tutti insieme, senza levare i cappotti, sputando e sbattendola con forza, mentre il vino si rovesciava e il mondo sembrava finire.

Lei rideva.

“Più forte. Fatemi male. Fatemi dimenticare il nome che non ho mai avuto.”

Alla fine le vennero dentro e sopra, la lasciarono col culo pieno e il viso impiastrato, e uno le disse:

“Dovresti essere sulla bandiera dell’Ucraina. Sei l’unica cosa viva rimasta.”



💦 Epilogo – La stanza 13

Lolita non invecchiò mai.
Solo il tempo passava, ma lei restava una leggenda.
Nella stanza 13 del bordello di Kiev, le pareti sapevano di sperma, vino, sudore e magia.

Si diceva che chi la scopava…
non riusciva più a venire con nessuna donna normale.

Lei era la guerra.
La pace.
E la troia perfetta.

“Chiamami Lolita,” sussurrava, “ma scopami come se domani tornasse il fuoco.”
scritto il
2025-05-20
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