“Lolita nel fango – La troia dei soldati senza Dio”

di
genere
orge

📖 Prefazione

La guerra non si combatte solo con le armi.
Si combatte con la fame, con il freddo… e col cazzo duro.
Nel ’44, tra i villaggi bruciati e i cadaveri nei fossi, esisteva una sola cosa viva: una bocca calda e un buco bagnato. Il suo nome non era neanche importante. Ma tutti la chiamavano Lolita.

Non era una bambina.
Non era una donna.
Era solo una figa pronta, aperta, spalmata per chi aveva ancora un po’ di carne tra le gambe e voglia di dimenticare la morte.
E scoparla… era come succhiare un sorso d’inferno e sputarlo dentro di lei.



🖤 Capitolo 1 – Il primo pane

Avevo diciotto anni.
La prima volta che mi hanno presa, nevicava. Non c’era pane da tre giorni. Mio padre era morto sotto un carro armato. Mia madre succhiava ai russi per una sigaretta.

Io… io me ne stavo seduta sulla paglia, le gambe nude, la sottoveste strappata.
Mi si leggeva addosso: “Portami via. Scopami. Fammi dimenticare.”

Il primo a farlo fu Yuriy, un sergente basso con le mani sporche di nafta.

“Stai ferma, puttanella,” mi sussurrò, abbassandomi le mutande senza neanche toglierle. “Ti faccio diventare donna col cazzo, non coi fiori.”

Mi piegò sulla stufa spenta, mi sputò tra le chiappe e mi entrò senza nemmeno un “ti prego”.
Faceva male. Ma sotto… mi colava già.

Mi venne dentro come un disperato.
Io mi leccai le dita. Sapevo che era solo l’inizio.



🔥 Capitolo 2 – Il letto degli ufficiali

Arrivarono altri. Tedeschi, russi, ucraini.
Io diventai la troia di tutti.
Nella tenda degli ufficiali avevano messo un letto solo per me.
Lo chiamavano “l’altare”, e io ci stavo sopra aperta, con le gambe larghe e la bocca sempre umida. Ogni notte, almeno quattro uomini.

Uno alla volta.
O due insieme.

Mi prendevano ovunque.
Uno si metteva sotto, l’altro davanti. Io li scopavo con il bacino, con le mani, con la gola. Li facevo urlare, tremare, piangere.

“Lolita, porca santa… hai il culo che stringe meglio di mia moglie,” ansimava il capitano Ivanov, mentre mi spalmava l’olio del fucile sulle chiappe e mi prendeva da dietro, colpendomi le natiche a ogni spinta.

Quando venivano, io chiedevo solo una cosa: “Dentro. Voglio sentirvi caldo, anche se fuori si muore di freddo.”



🥵 Capitolo 3 – Mikhail e Ivan

Erano i due più ossessionati da me.
Ivan era geloso. Mikhail era animalesco.

Una sera litigarono.
Io li guardai. Poi mi tolsi tutto, restando nuda davanti a loro.

“Volete scoparmi? Fatelo insieme.”

Mi presero come una puttana da campo: Ivan davanti, che mi sbatteva la bocca contro il suo cazzo teso, mentre Mikhail mi apriva da dietro, con la lingua e poi il cazzo tutto dentro, fino al fondo.

Mi sentivo spaccata, ma viva.
Ridevo, urlavo, gemevo.

Mi venivano addosso, mi riempivano, poi ricominciavano. Il fango sotto il letto era bagnato più della mia fica.
Alla fine mi lasciarono distesa, col culo pieno e la bocca ancora aperta, come una bambola rotta e felice.



💀 Capitolo 4 – Sangue e orgasmi

Un giorno, un ufficiale tedesco nuovo cercò di portarmi via.
Non chiese.
Mi prese per i capelli, mi strinse il collo, mi piegò sul tavolo.

Stava per farlo.
Stava per sfondarmi col suo cazzo arrogante.

Ivan lo vide.
Gli sparò in testa.

Il cervello schizzò sulla tela della tenda, mentre io avevo ancora le mutande a metà coscia e i capezzoli duri.

“Sei mia,” mi disse.
Io mi inginocchiai. Gli presi il cazzo ancora caldo, ancora tremante, e lo leccai come una santa maledetta.

Gli venni addosso con la lingua, lo feci godere fino a farlo piangere.

“Tu non sei viva, Lolita… sei maledetta.”
“Sì,” dissi. “Ma ti ho fatto venire. Due volte.”



💦 Epilogo – La leggenda bagnata

Lolita non morì.
Sparì.
Qualcuno dice che fu venduta a un bordello di Kiev.
Altri che divenne la moglie di un generale russo.
Altri ancora… che si fece suora. Ma nessuno ci crede.

I racconti restano.
Di quella figa calda nella neve, di quella bocca che ingoiava la guerra, di quel culo che faceva impazzire chiunque lo spingesse fino in fondo.

Dicono che chi l’ha scopata non ha mai più dimenticato l’odore.
Né la voce.

“Dai, soldato… sparami l’ultima volta. E lascia il resto a me.”
scritto il
2025-05-20
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