La trasformazione di una giovane moglie - Parte 1

di
genere
dominazione

Ho ricevuto da una coppia di amici questo racconto, chiedendomi di "metterlo in bella copia".

Son qui, poco oltre i miei cinquant'anni e mi beo nel guardare Susanna, mia moglie da ormai una decina d'anni: il suo fisico di quarantenne, tonico grazie anche alla palestra e la sua pelle ambrata, i suoi capelli corvini lunghi, che coprono parzialmente il suo bel seno della quarta, ancora bello alto, ed un culetto che è una calamita per gli sguardi ed anche per qualche mano indiscreta; tiene il suo ciuffetto regolato in una sottile strisciolina come ad indicare la sua passerina ben pronunciata.
Quanto a me, poco da dire, ho un buon lavoro (sono un addetto della logistica, responsabile di un magazzino) e sono un persona normalissima, neanche troppo dotata.
Sorrido tra me, ripensando a come tutto è iniziato anni fa, con solo due anni di matrimonio alle spalle.
In quell'epoca -avevamo io 41 anni e lei 28- la mia azienda mi propose di trasferirmi in una cittadina vicino a Roma e dopo averci ragionato su insieme, accettai.
All'inizio Susanna però, faticava ad abituarsi a questo nuovo luogo e si sentiva un po' spersa, sola, ma col tempo cominciò a fare amicizia con il vicinato e cominciò anche lei a trovarsi a suo agio, riprendendo anche le sue abitudini.
Nel mio tempo libero, avevamo cominciato a a girare per i paesi limitrofi, andando per le varie feste e sagre che, con l'arrivo della bella stagione, cominciavano ad affollare il calendario e spesso, ci fermavamo in varie balere ad osservare ogni tipo di persone che si cimentava nel ballo, secondo le proprie capacità e forma fisica.
E fu tornando da una di queste serate che lei mi disse quanto le sarebbe piaciuto imparare a ballare, ma subito mi barricai dietro un «Vedremo...» non impegnativo, visto che ero molto preso col lavoro.
Rincasato una sera, mia moglie mi disse di aver visto un volantino, dove una coppia brasiliana insegnava balli latini io le risposi, per farla contenta, «Se vuoi prenditi l'indirizzo che andiamo a vedere una sera, anche se sai che ultimamente di tempo ne ho pochissimo.
Lei tutta contenta mi disse che la mattina seguente se lo sarebbe segnato.
Cosa che al mattino,fece come prima cosa ed al mio rientro, in tarda serata, me lo fece mostrò con entusiasmo: vedemmo che i giorni del corso erano martedì e venerdì.
Allora le dissi che venerdì sarei rientrato prima per andare a vedere.
Giunto il venerdì, rincasai alle 19 e arrivato davanti alla porta suonai il clacson; Susanna usci di corsa e rimasi un po stupito: aveva un vestitino nero molto corto con un'ampia scollatura, con un leggero giacchino sopra, aperto che lasciava ben in vista la sua bella scollatura.
Appena salì in auto, mi rimproverò per l'ora, visto che il corso doveva essere era già iniziato.
Seguendo le indicazioni di Susanna che aveva preso nella locandina, dopo un po di strada arrivammo davanti ad una palestra.
Sembrava dismessa, un po fatiscente; parcheggiai l'auto, scendemmo e facendo pochi passi, aprimmo la porta ed entrammo in un corridoio un po' buio, illuminato con una sola luce non potentissima. Seguendo la musica, che si cominciava a sentire in sottofondo, arrivammo ad un'altra porta, ma prima di aprirla fummo bloccati dalle strilla di una donna in lingua brasiliana che veniva da oltre quella soglia.
Un po' scoraggiato, poco convinto, guardai Susanna dicendole «Sei sicura sia questo il posto?»
Lei mi rispose sì ed allora la presi per mano ed entrammo.
Ci guardammo attorno: c'erano 6 coppie di una certa eta che stavano ballando sotto lo sguardo di una donna di carnagione nera e di corporatura quantomeno... massiccia, con a fianco un uomo anch'esso di una certa età ed un aspetto molto possente molto possente, che osservavano attentamente i movimenti delle coppie, riprendendole più volte; notammo anche in disparte, su una sedia c'era un tizio che mi sembrava di aspetto familiare, ma se ne accorse anche Susanna che mi bisbigliò: «...Quell'uomo è il nostro vicino e qualche volta l'ho visto uscire di casa con un altro, probabilmente un suo amico...
Anche se qualche volta l'avevo educatamente salutato sia lui che anche l'altro non mi avevano mai degnata neanche di di uno sguardo, manco fossi invisibile!»
Ci venne incontro la donna e con un ruvido italiano impreciso disse di chiamarsi Carmela ed era la maestra.
Susanna iniziò a spiegarle che eravamo interessati ha fare un corso di ballo; mentre eravamo accanto a Carmen, si avvicinò anche l'altro uomo di colore, presentandosi come Tito..
Intanto la lezione finì e loro rimasero con noi dandoci tutte le spiegazioni dei balli, gli orari e sopratutto informandosi su quanta disponibilità di tempo avessimo.
Intervenni dicendo loro che avrei potuto avere problemi con gli orari.
Replicò Tito, dicendomi ché ci voleva dedizione per ballare. oltre l'impegno economico; loro volevano dedizione per il ballo.
Susanna intervenne dicendo che avrebbe fatto il possibile per rispettare gli orari ed in quel preciso momento notai lo sguardo di Carmen che fissava la scollatura di Susanna.
Tito con severo fare autoritario severo ci guardò dicendoci chiaramente: «Se iniziate non dovete tirarvi indietro dopo le prime lezioni! In caso lei non possa venire, non si deve preoccupare: troveremo noi un partner per sua moglie, che sia già bravo nel muoversi»
Guardai Susanna chiedendole cosa ne pensasse lei rispose: «Se va bene anche a te, ok!»
Guardai i maestri dicendo brevemente «Va bene»
Carmen allora prese Susanna sottobraccio, portandola al tavolo e mostrandole un album; li seduto c'era l'altro uomo e mia moglie lo salutò,ma lui niente: la fissava con uno sguardo maligno, cosa che turbò non poco Susanna.
Dopo averle mostrato le foto, Carmen le disse: «Allora ci vediamo venerdì...-facendole una carezza sul viso- ...vedrai che poi ti entrerà dentro!» mettendosi subito a ridere in modo abbastanza sguaiato.
Salutammo e ce ne andammo, ma Susanna non aveva capito quel doppiosenso.
Passò il fine settimana e Susanna mi ripeteva spesso che non vedeva l'ora di iniziare il corso per imparare i vari balli; io invece ripensavo ha quella sera, agli sguardi dei due brasiliani posati su di lei...
Fu da quel momento che iniziai ad immaginare mia moglie, coinvolta in certe situazioni con quella gente!
Penso che la maggior parte di noi uomini abbiano delle fantasie sulle nostre mogli, anche oscene, anche pensandole con altri...
Giunse il giorno: ci presentammo alla lezione, ma notai che stranamente eravamo l'unica coppia Italiana, ma decisi di non dar peso alla cosa: svolgemmo la lezione, venendo ripresi più volte dai maestri ma tutto sommato andò abbastanza bene e fu abbastanza divertente.
Nei giorni successivi però, un aumento di lavoro mi creò problemi, anche a causa della modifica degli orari e del carico di lavoro e dovetti iniziare a fare ogni tanto i turni notturni.

Purtroppo sul lavoro, come avevo immaginato, mi venne chiesto di spostarmi con i turni, gestendo più spesso il turno di notte; ne discussi con Susanna, vedendola molto contrariata per via del corso di ballo appena iniziato e cercai subito di rassicurarla, dicendole ché l'offerta era per me irrinunciabile, dato il cospicuo aumento che mi si prefigurava, oltre a migliori possibilità di carriera e lei, con aria avvilita, si era arresa alle mie considerazioni e mi aveva detto che avrebbe rinunciato al ballo, ma vedendola così intristita, le dissi che poteva comunque continuare: come avevano accennato quella sera, loro le avrebbero trovato un partner.
Lei non era molto contenta della situazione ma si sforzò di sorridermi e disse che ci avrebbe provato.

Iniziai così il turno di notte e Susanna andò al corso, spiegando la situazione: Carmen sorrise e le rispose che non c'erano problemi a trovarle un nuovo partner, ma che da quella stessa sera lei avrebbe dovuto dedicarsi dedicarsi maggiormente al ballo ed a seguire con cura maniacale tutte le indicazioni che le le avrebbe imposto.
La serata proseguì e venne istruita da Carmen che iniziò da subito a cambiare atteggiamento, dimostrandosi molto più severa ed autoritaria, che quasi le faceva paura.
Alla fine della lezione, chiese a Susanna di attenderla perché doveva parlarle e quando infine tutti se ne erano andati lei, con modo molto sgarbato, le impose di sedersi ed iniziando subito a rimproverarla per certi passi sbagliati per poi arrivare anche al modo di vestire.
Come fosse un ordine, le disse che il giorno successivo le avrebbe fatto una lezione ulteriore per portarla più avanti e per sgrezzarla un po', ma doveva venire vestita in un altro modo si doveva procurare una gonnellina corta ed una camicetta bianca, da indossare annodata sul davanti.
Susanna sbalordita cercò di ribattere, ma Carmen alzando la voce, nel suo ruvido italiano , la zittì subito, strattonandole brevemente il braccio.
Mia moglie era impietrita: per paura rispose «Sì...» e poi alzandosi uscì di corsa tornando subito a casa con mille pensieri che le turbinavano in mente su quello che era accaduto.
Passò la notte dormendo poco fino al mio ritorno ed al mattino la trovai già in piedi: la vedevo strana, ma non ci feci troppo caso a causa della stanchezza.
A Susanna premeva di dirmi qualcosa ma poi desistette; la mattina andò a fare la spesa e passando per un magazzino di cinesi, una vocina nella testa le disse di fermarsi “giusto per dare un'occhiatina”.
Così entrò e girovagando tra i vari scaffali, si trovò prendere in mano varie gonnelline, ma scartandole subito: erano troppo corte! Anche per le camicette erano invereconde ed era perciò orientata a prendere qualcosa di più... dignitoso, ma quella vocina nella testa le continuava ad imporle di prendere quelle che aveva già scartato.
Allora ne riprese una bianca in mano, ma era cortissima! La stava per riporre, ma la vocina nella testa si faceva sempre più insistente, convincendola infine a prenderla.
Tornando verso casa, continuava a domandarsi se avrebbe avuto il coraggio di indossarla...
La giornata passò in fretta ed ala sera tornai al lavoro mentre lei iniziò a prepararsi: dopo una bella doccia indossò un perizomino bianco, coordinato col reggiseno; aveva trovato una camicetta bianca che annodò sul davanti e infine si mise la gonnellina; guardandosi allo specchio notò che la gonnellina era davvero corta: le lasciava le gambe completamente scoperte, arrivando appena sotto le mutandine; pensò fosse troppo esagerata, ma ecco nuovamente la vocina che la esortava ad uscire; così, senza ripensarci, prese la borsa e uscendo si diresse all'auto enotò il vicino sfrecciargli davanti; lo riconobbe, era quello seduto la prima sera al corso, Susanna accennò un saluto, ma lui nemmeno l'aveva guardata; allora salì in auto avviandosi verso la palestra e non accorgendosi che seduta in auto aveva le mutandine completamente in bella vista.
Arrivò alla palestra, ma nello spiazzo antistante vide solamente un paio di auto; entrò e Carmen che la stava aspettando, vi avviò verso di lei dicendole: «Vedo che capisci subito le cose: così sei vestita “a modo”, ma vedremo di sistemarti ulteriormente.
Da stasera io comando e tu esegui! Ogni tuo aprir bocca sarà punito.
Susanna era impietrita, ma con la testa annuì e fu in quel momento ché entro il vicino assieme a Tito che fece le presentazioni: «Lui si chiamava Semir» e questi, con un sorrisetto beffardo, si rivolse a Tito: «La conosco di vista: mi abita vicino»
Carmen intervenne dicendo a Susanna: «Questo è il tuo partner: farai coppia fissa e lui ti guiderà nel ballo, essendo già molto bravo»
Iniziò la lezione “riservata” e mia moglie iniziò subito a fare errori e sbagliando passi, arrivando al punto che Semir rimproverò Susanna più volte a causa i tanti pestoni che gli dava; dopo l'ennesimo errore, Carmen la riprese con veemenza, insultandola e anche prendendola per i capelli.
Susanna rimase immobile: non aveva il coraggio di fiatare, era ammutolita e riuscì solamente ad abbassare la testa, chiedendo umilmente scusa.
Dal canto suo, Carmen l'aveva capita al volo: poteva decisamente osare di più.
In breve tempo la stava coinvolgendo nel suo gioco, entrandole dentro con il suo modo autoritario di fare ed avendo tutto il giorno libero aveva anche iniziato ha frequentarla fuori dal corso, avendola coinvolta ad assistere a qualche riunione di un santone, il quale con furbizia e con qualche intruglio la stavano disinibendo.
Io naturalmente me ne accorsi e scoprii che la cosa mi eccitava moltissimo: decisi cosi di reincontrare Carmen.
Un pomeriggio la vidi in un bar, mi fermai con la scusa di offrirle da bere ed iniziammo a parlare di Susanna: le chiesi come andava il ballo lei mi rispose vagamente «Mah, bene»
Allora presi coraggio, dicendole che stavo notando il cambiamento di mia moglie e che mi piaceva ed intrigava molto; lei s'è messa a ridere: «Voi uomini siete tutti uguali... Ma se vuoi posso fare ancora meglio» disse, strizzandomi l'occhio con fare complice
Quella risposta mi portò a spingermi oltre: gli dissi «E' libera di fare, con mia moglie Susanna, tutto quello che vuole, a sua totale discrezione!»
Lei mi fissò con un vago sorrisetto sulle labbra: «Molto bene! Vedrai come te la faccio diventare! Ma non dovrai mai intrometterti, mi raccomando!»

Il fatto che cambiò un po' il tutto, avvenne una settimana prima che arrivasse suo fratello.
Un sabato sera, eravamo usciti a cena e naturalmente lei era vestita come una troia: un vestito lungo, allacciato sul collo e con la schiena scoperta, con un ampia scollatura sul davanti che quasi arrivava all'ombelico ed più in baso, uno spacco davanti ché arrivava appena sotto le mutandine.
Non posso negare che quell'abbigliamento mi eccitava parecchio e tutti gli occhi dei presenti erano per lei e penso proprio che quando eravamo seduti al ristorante, più di uno le abbia visto la fica senza contare le tette, che a stento rimanevano coperte.
Ma quella sera le cose erano diverse; la vedevo turbata, assente e più volte le chiesi il motivo, ma lei non mi diceva niente.
Tornati a casa, quando eravamo già a letto, lei scoppiò a piangere dicendomi ché mi doveva parlare. Con molti singhiozzi, mi raccontò piangendo tutto ciò che le stava succedendo e che non riusciva più a tenersi dentro.
Senza lasciar trasparire nulla di quanto sapessi, la ascoltai con espressione seriosa, senza dire una parola e poi alla fine mi disse che avrebbe accettato le conseguenze, le decisioni che avrei prese, ma che l'amore nei miei confronti non era per nulla cambiato ed anzi mi amava ancora di più.
scritto il
2024-12-06
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