Acqua dell'Elba: naufragio
          
            
              di
PabloN
            
            
              genere
sentimentali
            
          
        
        
          Mare. Limpido, cristallino. Orizzonte infinito di luce, morbida e tagliente. Dolce potenza sopita, calore liquido. Mi lambisci, mi avvolgi. Accarezzi il mio corpo che a te si affida. Lo sostieni sulla tua superficie mentre lo spingi verso il fondo. Lenisci il bruciore della mia pelle e la bruci con il  tuo sale. Accogli il mio respiro e me lo togli. Premi il mio petto e lo espandi. Bagni ogni anfratto del mio corpo, ti insinui nelle pieghe della pelle, scopri isole e golfi sconosciuti. Scorri nelle mie vene, parte di me, vita che inonda. Sei fuori e sei dentro. Passato, presente e futuro.
Sei la mia vertigine, l’altezza e la profondità. Navigo le bonacce, ondeggio nella potenza delle tempeste, esposto alla tua terribile dolcezza. Non ho segreti, conosci ciò che si cela e lo disveli. Lavi il dolore, riporti purezza e induci lussuria. Hai la voce suadente ed ipnotica di mille sirene e il grido guerriero di Nettuno. Percuoti la mia superficie e il mio sangue ribolle. Mi sfiori e il tumulto si placa.
Mi immergo fino a perdermi, scompaio alla vista del mondo. Compreso nel tuo liquido calore ogni cosa mi appare lontana, solo i tuoi suoni lambiscono le mie orecchie, sola sensazione la carezza delle tue onde. Mi percorrono, scivolano sulla pelle, la accarezzano. Trattengo l’aria e scendo, risalgo e mi riempie i polmoni. Respiro nelle tue acque, a tutti gli altri sconosciute, senza affogare. Apro gli occhi negli abissi e il tuo mondo sommerso si palesa. Mi incanti, ti ritrovo, conosciuta mai uguale. Uniti e separati. Ugualmente diversi
Sei il mare, il mio mare. Mi arrendo e affondo. Naufrago in te.
E naufragar mi è dolce in questo mare.
        
        
        Sei la mia vertigine, l’altezza e la profondità. Navigo le bonacce, ondeggio nella potenza delle tempeste, esposto alla tua terribile dolcezza. Non ho segreti, conosci ciò che si cela e lo disveli. Lavi il dolore, riporti purezza e induci lussuria. Hai la voce suadente ed ipnotica di mille sirene e il grido guerriero di Nettuno. Percuoti la mia superficie e il mio sangue ribolle. Mi sfiori e il tumulto si placa.
Mi immergo fino a perdermi, scompaio alla vista del mondo. Compreso nel tuo liquido calore ogni cosa mi appare lontana, solo i tuoi suoni lambiscono le mie orecchie, sola sensazione la carezza delle tue onde. Mi percorrono, scivolano sulla pelle, la accarezzano. Trattengo l’aria e scendo, risalgo e mi riempie i polmoni. Respiro nelle tue acque, a tutti gli altri sconosciute, senza affogare. Apro gli occhi negli abissi e il tuo mondo sommerso si palesa. Mi incanti, ti ritrovo, conosciuta mai uguale. Uniti e separati. Ugualmente diversi
Sei il mare, il mio mare. Mi arrendo e affondo. Naufrago in te.
E naufragar mi è dolce in questo mare.
            
            
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