Highway ti Hell

Scritto da , il 2021-12-23, genere etero

Qualcuno ha visto i miei amici? Dite loro che non ci sarò. Questa sera sarò solo per lei. Il mondo può andare a farsi fottere. Precipiterò nel suo inferno e non voglio salvezza.

Il mio vecchio sul divano mi chiede quando torno. Vorrei dirgli mai. Non aspettarmi sveglio, la strada per casa sarà lunga.

La faccia nello specchio mi guarda beffarda. Non mi piacciono i capelli, non mi piacciono i vestiti. Ma chi se ne frega. Non sarò loro prigioniero a lungo.

Il campanello suona e il cuore balza al massimo dei giri. Rintocca come una campana, la campana dell’inferno La sua voce mi chiama, posso farla aspettare?

Le scale scompaiono rapide e il portone si apre. I suoi occhi di neri di pece trafiggono i miei. Si blocca il respiro, il cuore perde un colpo. Le sue labbra rosse si aprono, porte per un inferno dolce.

Una voce di Dea nel corpo di un demone.
“Che dici? Andiamo?”
Portami dove vuoi, guiderò lungo la tua autostrada fino alle porte del regno degli inferi. Non ci saranno limiti di velocità. Nessuna protezione questa notte. Sarai tu il tuono, la pioggia battente, l’uragano e i lampi che squarceranno il mio cielo.
Non avrai pietà lo so. Avrai la mia vita, e sarò io a consegnartela. Nessun prigioniero stanotte.

Apro la porta della mia piccola macchina. Guardarti salire trafigge il mio cuore e risveglia il desiderio appena sopito. Le tue gambe superano il battente, scoprendo le calze che le velano. Nera valle che conduce al luogo della mia perdizione, voglio affogare in quell’antro.

Forse tutto è sbagliato, forse dovrei fermarmi. Ma se il bene è a sinistra io stanotte guiderò a destra. Non avrò ali bianche, ma nere. Non salirò nel cielo luminoso, saranno le tenebre ad accogliere il loro battito.

Guardi fuori dal finestrino mentre guido nella nebbia di un sabato sera. Il tuo corpo un richiamo troppo forte, grida nelle mie orecchie gli inni della lussuria. I seni spingono la stoffa, la pelle chiara contrasta il nero dell’abito. Il profumo satura l’aria, se anche fossi cieco troverei la tua pelle.

La temperatura sale e la mano scivola senza controllo sulla stoffa tesa delle tue calze, risalendo le colonne calde che sorreggono il monumento del tuo giovane corpo. La stoffa finisce per far porsto alla pelle. Ora brucio, non posso più contenermi. Ancora in alto, ancora più giù nell’abisso del desiderio. Ancora stoffa, calda, umida. Cerco refrigerio nella tua fessura. Bruci come metallo rovente. Immergo le dita dentro di te e il tuo respiro diventa tuono.

I tuoi occhi sono fiamme nel cielo, lampi in mezzo al buio. Ti voglio come mai ho voluto qualcuno. In un modo che posso definire disperato.

La macchina si ferma al ciglio della strada, nascosta. Le labbra si uniscono, le lingue si cercano. Sai di proibito, di un piacere perverso e stupendo. Non mi basta. Voglio assaggiare la tua pelle di fuoco, bruciare fino al centro dell’anima. Ogni lembo della tua pelle accarezza le mie labbra, ne aspiro il profumo. Con l’urgenza dell’assetato libero i seni, stringendoli tra le mani. Mi abbevero ai tuoi capezzoli, reagiscono, si ergono. Il tuo piacere mi nutre lasciando strie bagnate sulla pelle.

Sposto il tuo sedile indietro e abbasso lo schienale. Precipito, spinto dalle tua mani. Giù, fino al ventre teso. Giù, fino al centro di ogni cosa, alla fonte di ogni dannazione. Aspiro il profumo del bosco che nasconde l’origine d’ogni essere umano, di quel potere nascosto da cui ogni vita è germogliata. Ne assaggio il gusto sprofondando la lingua nelle sue pieghe.

La tua fonte sgorga tra le mie labbra. Accolgo il tuo succo, dolce e aspro nello stesso tempo. Non dirmi basta. Non mi fermerò. Sarò io il mare che accoglierà il fiume del tuo piacere. Non negarmelo, ti prego. Non tirarti indietro. Rompi gli argini, inondami. Tendi il tuo corpo come la corda della mia chitarra e suona la più dolce delle melodie. Ti prego come il fedele la sua Dea. Non negarmi la tua benevolenza.

Solo dopo potrò appartenerti.

Chiudendo gli occhi esaudisci la mia preghiera, mi benedici con il frutto del tua estasi, mi delizi alla tua fonte.

Quanto sei bella! Lontana nel paese del tuo piacere. Potente e fragile. Vergine e perversa.
I tuoi occhi si aprono. Mi fissano. Brucerò così, lo sai vero? Certo che lo sai. E’ quello che vuoi. Ridurre la mia volontà in cenere. Impaziente liberi la mia virilità, tesa, quasi dolente. L’afferri, stringendola. E’ tua, Dea dell’inferno, solo tua. Mi porti ai confini del tuo nero regno. Apri le morbide porte a difesa del tuo territorio e piano mi introduci nelle tue profondità. Affondo in quell’antro trattenendo il fiato. Non ho più voce,nessuna parola. Mi immergo e risalgo seguando il vento dei tuoi sospiri, respiro il tuo respiro.

Perché deve finire? Vorrei rimanere qui, prolungare questo piacere allinfinito. Mi stringi dentro te ad ogni affondo per poi lasciarmi andare. Non farlo. Accoglimi, fammi tornare a quell’attimo in cui divenni parte di questa eternità. Trattienimi. Voglio rinascere questa notte, mille e mille volte.

Nulla dura in eterno. Le onde ora sono tempesta. Non potrò resisterle a lungo. Ti guardo e leggo nei tuoi occhi di notte che la vuoi, questa tempesta. Sei tu a invocare la pioggia. Ti inarchi e affondo tutto in te. Fino al momento in cui mi rialzo abbandonando il caldo rifugio del tuo corpo, stringi le mani sulla mia carne e scateni la pioggia, un torrente che bagna il tuo ventre striandolo più volte.

Ansimiamo vicini, guardandoci. Questa sera è appena iniziata. La strada per l’inferno è ancora lunga e, noi due, la percorreremo insieme





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