Investigazioni in Paradiso 3

Scritto da , il 2018-09-21, genere sentimentali

La creazione di Frate Rodrigo era un altipiano arido sotto un cielo terso. Il terreno era tutto sassi e polvere, ma c'erano ulivi isolati, arbusti pieni di fiori gialli che crescevano nei punti ombreggiati, cespugli di timo, e tutto sapeva di Spagna. La casa vista da lontano sembrava uno degli altri mucchi di sassi, pareti e tetto di pietre messe in fila a secco, un pozzo davanti alla porta, un orto nel retro dove il proprietario stava lavorando.
Era questo un uomo pesante, scalzo e vestito del saio dei Domenicani, aveva i capelli neri spettinati e un barbone che scendeva fin oltre la cinta di corda.
Quando li vide arrivare buttò gli attrezzi e corse in casa, per uscire poco dopo spingendo fuori un tavolaccio con una brocca di vino e scodelle, invitandoli a sedersi.
Tutto il suo comportamento faceva pensare a quei cagnoni che fanno le feste a chiunque vedano e per questo non potranno mai essere da guardia.

" ... E quindi lei è un frate ? Pensavo che i voti venissero sciolti quando arrivate qui. "

" Certo, ma io ci stavo così bene che ho continuato anche qui di mia volontà, avevo già trovato il paradiso sulla Terra in questa vita ritirata. E' come questa Meseta che ho disegnato per viverci, sembra arida, poco generosa, eppure per me è la cosa più bella che ci sia, ho gusti rustici insomma. Per esempio le statue del mio amico scultore qui non farebbero pendant assolutamente, non avrei motivo per volerle, se intendeva chiedere. "

" Ah, le hanno già parlato del mio lavoro, beh, non intendevo accusarla, ma mi dicono che lei frequenta spesso il suo amico scultore, forse potrebbe aver visto qualcosa, o qualcuno. "

" Purtroppo non l'ho frequentato abbastanza da essere presente quando è successo il fatto, se no avrei cercato di rimediare, o l'avrei chiamato. "

" Può essere che il signor Bartezzani fosse con una donna, quando la scultura è stata rubata, e lei non fosse li per discrezione ? "

" Se vuole conoscere i fatti privati del signor Bartezzani dovrà chiederli a lui personalmente, io non parlo. Però le posso dire una cosa diversa: chi supera il giudizio non ha un cuore freddo, qui dove siamo non manca l'amore, ma invece se ne può avere troppo. Ecco, se fossi io l'investigatore andrei a cercare un eccesso d'amore piuttosto che l' avidità. "

Rimasero a parlare ancora per poco, poi Chico e segretaria si congedarono e camminarono ancora sotto quel cielo.

" Il frate non ha parlato, ma neppure negato, toccherà veramente interrogare il cliente e costringerlo a raccontare chi fosse quella, poi vedere che collegamento possa avere con Moeller.. "

L'Angela aveva tirato fuori un lungo bocchino d'avorio con sigaretta, e si muoveva senza difficoltà tra i sassi nonostante i tacchi.
Con un sorriso da gatto che ha rubato la cena gli soffiò il fumo in faccia alla maniera dei film anni trenta.

" Possiamo chiederlo a lei direttamente. Mentre parlavi col frate io stavo comunicando col mio coro angelico. Noi angeli abbiamo una buona memoria e abbiamo concluso che quel profumo andava di moda a Venezia verso la fine del diciassettesimo secolo.
Ora, qui nella realtà... hm, Paradiso, come dite voi... ci sono diverse dame veneziane di quell'epoca, ma solo una di queste è stata vista in tutti gli eventi pubblici di villa Bartezzani: la contessina Sgorlòn. "

A sua volta Chico Pipa si accese la paglia ghignando.
" Adoro quando i clienti mi costringono a indagare su loro stessi."

La Piazza dei Galanti è una delle tante aree comuni in cui i beati s'incontrano per fare vita di società fuori dalle rispettive creazioni. E' una piazza quadrata circondata da edifici monumentali con gallerie disseminate di tavolini dei caffè, bagni pubblici, sale di esposizioni.
E poi c'è il Teatro Millesoli, che occupa un lato della piazza da solo. Al Millesoli si fa opera all'italiana nello stile barocco o settecentesco, e le esibizioni di artisti umani si intrecciano con quelle degli angeli.
La Sgorlòn era conosciuta come frequentatrice assidua e sicuramente non sarebbe mancata allo spettacolo più importante della stagione, in cui doveva salire sul palco la Bastardella, ovvero Lucrezia Aguiari, virtuosa tra le virtuose di fine settecento.
Per questo Chico Pipa stava salendo le scale verso l'entrata, passando tra enormi colonne assieme ad una folla festosa. Come al solito la segretaria era al suo fianco e gli dava all'orecchio gli ultimi consigli.

" ... Ti potrà sembrare superficiale, o svagata, ma non caderci. La sua luce era già potente quando arrivò qui, ed ora è un'anima antica, ha avuto tutto il tempo di affilare le sue arti. Ci vorrà concentrazione.. "

Il ridotto del teatro sembrava una via di mezzo tra una bisca e una piazza del mercato, una distesa di tavoli disposti a scacchiera dove si giocava ogni genere di azzardo, una fiumana di persone che sciamavano dall'entrata attraverso i tavoli salutando, commentando, chiamando fino a fondere le loro voci in un solo grido incomprensibile.

Come sempre c'erano anche angeli. Riconoscibili a vista per l'impegno da antropologo ricercatore che mettevano nell'imitare ogni comportamento dei loro amati umani, nel voler riprodurre fino all'ultimo particolare l'atmosfera di una data cultura, o epoca, fino a portarne a galla gli stereotipi più profondi.

C'erano poi le maschere, tutti i servitori portavano maschere, gli uomini avevano eleganti livree gialle e verdi con semplici maschere nere, mentre le donne portavano umili costumi da Colombina, completati però dalle più elaborate maschere veneziane che si potessero immaginare.
La segretaria ne puntò una, occhi sfavillanti dietro ali di farfalla viola e indaco, le chiese dove si potesse trovare la contessina, quella fece segno di seguirla, a quel punto l'angelo si congedò con discrezione dirigendosi verso i tavoli da gioco, mentre l'investigatore andava da solo.

La maschera lo condusse lungo la galleria destra, le entrate dei palchi stavano dunque a sinistra, ma anche sull'altro lato c'erano porticine più distanziate.
Attraverso una di queste entrarono in una saletta con lucerne a olio sporgenti dalle pareti, un divanetto da conversazione fatto a S e due tavolini rotondi.

" Devo aspettare qua, signorina ? "

Quella gli sparò un sorriso abbagliante e una riverenza.
" Non c'è bisogno siòr. Sono io la contessina Sgorlòn, oggi sono in servizio. Qui nessuno serve per necessità, ma noi melomani ci diamo i turni per fare i servitori, in modo che tutti possano vivere il teatro proprio come era. Fare felici gli altri è un piacere che non conosce noia. Ma prego, si accomodi ! "

Il divanetto permetteva di conversare faccia a faccia da seduti, un cameriere in livrea entrò silenzioso, servì in maniera impeccabile due tazze di cioccolata calda e uscì chiudendosi la porta alle spalle.

" Allora, con chi ho l'onore di parlare ? "

" Chico Pipa, Madame. Sono un investigatore privato, come lei anche io sto lavorando di mia volontà per un'altra persona: lo scultore Bartezzani, penso che lei lo conosca. "

" Certo che lo conosco, so anche cosa gli è capitato, la statua scomparsa. "

" Può essere che lei lo conosca abbastanza da essere stata presente nella sua villa quando è successo il fatto ? "

Dietro la maschera la dama continuava a sorridere e la sua voce non ebbe il minimo cambiamento.
" Ugo è il mio amante attuale. Non glielo ha detto, vero ? Lui è di un'altra epoca, si vergogna a parlare di queste cose. "

" Ugo Bartezzani ? Non il signor Moeller ? "

In qualche maniera imperscrutabile la Sgorlòn riuscì a ridere senza rovesciare una sola goccia di cioccolato.
" Noo, è un amico di Ugo, ma non è mai stato nel mio catalogo ! "

Le anime incorruttibili continuano a lungo, per abitudine, a verbalizzare i loro pensieri, ma in Paradiso la comunicazione è più un fatto di telepatia.
Qualunque sia la lingua in cui un beato pensa le sue parole, tutti gli altri beati lo capiranno alla perfezione, con una chiarezza dei contenuti tale da rendere impossibile la menzogna.
In Paradiso non si può mentire direttamente, però le risposte indirette e il silenzio sono largamente in uso per la protezione dei fatti personali, e per convenzione sociale non è permesso obbligare qualcuno a rispondere.
Così Chico non aveva dubbi sulla verità delle cose dette dalla Sgorlòn, al di la del significante, il significato trasmesso era che non esisteva nessun tipo di accordo tra lei e Moeller, e questo cancellava la più immediata delle sue teorie sul caso.
Nel contempo però sentiva che la contessina era imbattibile nel gioco di aggirare le domande sgradite, e che se avesse voluto spiegare cosa sapeva della questione avrebbe già parlato. Dunque si rischiava un nuovo punto morto nell'indagine.
Fu li che gli tornò alla mente il suggerimento di frate Rodrigo e colto da ispirazione saltò di palo in frasca, cambiando la direzione del discorso.

" Ma anche Ugo non fa parte del suo catalogo. Lui è una cosa diversa. "

Era un'entrata a gamba tesa, arrogante, lanciata alla cieca sul filo di una intuizione, eppure colpì il bersaglio. Chico vide l'altra maschera sotto le ali di farfalla, quella fatta di sicurezza e distacco, infrangersi come una vetrata di ghiaccio sotto la picozza.
Spietato continuò a seguire il suo ragionamento, visto che la dama si era ammutolita.

" Diverso abbastanza da volerlo solo per lei ? Da provare gelosia per una nipotina che deve ancora completare il suo viaggio terreno ? Ma che poi sarà qui con noi ? Lei potrebbe essere dispiaciuta del fatto che il capolavoro del nostro scultore sia stato ispirato da un'altra musa. "

Silenzio, la contessina si era ritirata nel suo riserbo, non lo guardava più negli occhi, ma si intravedevano lacrime sulle guance.

" Ma comunque giudicare quel che fanno gli altri non fa parte del mio mestiere. Quel che invece ne fa parte, e non potrò evitare, sarà informare il mio cliente di dove potrebbe andare a cercare il pezzo che gli manca. Sono abbastanza ottimista da pensare che chi lo ama non abbia avuto la forza di romperlo. "

Dette queste ultime parole Chico Pipa vuotò in un sorso la sua tazza di cioccolata e si congedò.

L'ufficio era piccolo e polveroso come ogni ufficio di investigatore privato deve essere. Chico stravaccato alla scrivania con la camicia aperta beveva Irish Mist e leggeva la Gazzetta Celeste, c'erano le immagini dell'inaugurazione della nuova opera a villa Bartezzani, la segretaria al suo tavolino se ne stava scosciata con le gambe accavallate e armeggiava con lo smalto per le unghie.

" E ha reso pubblica la sua creazione con tutte le sculture ? "

" Proprio così. " - rispose l'angelo - " Villa Bartezzani non è più creazione privata e il nostro cliente ora abita a palazzo Sgorlòn. "

" C'è il lieto fine sotto tutti gli aspetti allora. "

" Siamo in Paradiso... "

Chico finì il suo bicchiere. Aveva capito che anche in quella miglior vita il lavoro non gli sarebbe mancato e ne era contento. Alla fine se aveva scelto di fare l'investigatore era perchè gli piaceva. Così desiderò che nel suo cassetto ci fosse una targhetta, la tirò fuori e la mise in bella vista sulla scrivania.
Era una targhetta d'ottone con una scritta semplice semplice, incisa in profondità:
CHICO PIPA INVESTIGAZIONI PRIVATE.



ferrus_manus@hotmail.com

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