In carriera

di
genere
gay

IN CARRIERA
Veniva a cercarci nei baretti o alle mense universitarie. Si guardava in giro e subito designava quello di noi che era destinato a rallegrare la sua serata. Quella volta scelse me e con la scusa che era il mio professore di chimica l'ho seguito fin dentro casa. Il coito che aveva in mente lo chiamava a “legame covalente”. Un giro di giostra pirlato sull'uccello che subito sguainava e che dovevo servire senza tirarmi indietro se volevo superare bene l'esame. A quell'epoca mi sembrava di essere un etero che si stava facendo strada ma lui mi ha convertito a diventare niente di più che una checca e lo zimbello degli altri professori della sua stessa sponda, che in cambio di un trenta magari con lode pretendevano un orale all'altezza del voto. In occasione della laurea ho dovuto partecipare a una sessione notturna di fronte a tutta la commissione. Ho ricevuto il massimo encomio ed ora frequento degli splendidi dottorati durante i quali mi sento più cavia che ricercatore. Mi palleggiano dall'uno all'altro e nel consiglio di facoltà hanno sostenuto la mia candidatura a borsista precario. Anno dopo anno sono diventato professore associato e presto sarò di ruolo come titolare di una nuova cattedra in sessuologia applicata ad orientamento gay. È la massima sanzione a cui posso aspirare purché non smetta di entrare e uscire dai letti di quella truppa di prestigiosi accademici che nottetempo giudicano i miei meriti sulla base delle qualità che al chiaro di luna a loro dimostro, vidimato solo dopo essermi offerto come si conviene, a culo in su e con il cazzo dentro.
scritto il
2025-12-14
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