Mio zio e mio padre 4
di
femminaporcella
genere
incesti
La mattina dopo si svegliò tardi, il sole era ormai alto, e la spiaggia cominciava a riempirsi di voci lontane.
Camminò e incontrò di nuovo il ragazzo, avrà avuto venti anni, si salutarono, lui disse «Fa caldo… ti va un bagno?»
Elena sorrise, sollevata dal fatto che lui avesse pronunciato ciò che lei stava pensando da minuti. «Sì. Mi va.»
Si avvicinarono all’acqua, avanzando piano sulla sabbia chiara. Le onde erano tiepide, accoglienti, e quando l’acqua arrivò alle ginocchia Elena provò un brivido che non aveva nulla a che fare con la temperatura.
Lui si immerse per primo, bagnandosi il viso. Poi fece un gesto semplice, una mano che si tendeva verso di lei. «Vieni.»
Lei la prese.
La corrente era delicata, e il contatto delle loro mani, appena sotto la superficie, divenne ancora più sensibile: la pelle scivolava contro la pelle, liscia come seta bagnata. Elena avvertì il cuore saltare un battito.
Rimasero vicini, l’acqua fino alla vita, mentre piccole onde si infrangevano contro di loro. Il sole illuminava le gocce sul viso di Luca, e lei non riusciva a distogliere lo sguardo. C’era qualcosa di nuovo nei suoi occhi: un’intensità dolce, ma profonda.
«Stai bene?» chiese lui.
«Sì. Forse troppo» rispose lei, ridendo piano.
Lui si avvicinò un poco, abbastanza da sentire il calore del suo corpo nonostante l’acqua. Il vento portò l’odore del mare e della sua pelle bagnata, e il mondo si strinse in un istante perfetto.
Lui sollevò una mano e le spostò una ciocca umida dalla guancia. Il polpastrello le sfiorò la pelle con una lentezza quasi rispettosa, ma che fece vibrare tutto il suo respiro.
«Hai il mare negli occhi,» mormorò.
Elena non disse nulla: il mare, il sole, il contatto… tutto parlava per lei.
Fece un passo in avanti, così che un’onda li avvolse entrambi. Sentì il suo petto sfiorare il suo, leggero come un respiro condiviso.
Si baciarono, lei gli sentì il cazzo era enorme, vivi solo, si disse lui e allora andiamo a casa tua, ti voglio disse lei.
Andarono nel suo hotel, lui nudo sembrava un dio, muscoloso e con un cazzo enorme, lei si impalò su quel cazzo che entrò a fatica, come la riempiva bene, saltava con gusto sul cazzo e venne, poi venne lui, la sborra e quanta ne faceva schizzava dalla sua figa, lui continuava a scoparla, il cazzo sborrava e la sborra schizzava, elena stava impazzendo di piacere, poi finalmente il ragazzo si fermò. rimasero nudi nel letto abbracciati, sei un sogno disse lui, bella, bonda, bianca e tu hai un cazzo da sogno disse lei.
Camminò e incontrò di nuovo il ragazzo, avrà avuto venti anni, si salutarono, lui disse «Fa caldo… ti va un bagno?»
Elena sorrise, sollevata dal fatto che lui avesse pronunciato ciò che lei stava pensando da minuti. «Sì. Mi va.»
Si avvicinarono all’acqua, avanzando piano sulla sabbia chiara. Le onde erano tiepide, accoglienti, e quando l’acqua arrivò alle ginocchia Elena provò un brivido che non aveva nulla a che fare con la temperatura.
Lui si immerse per primo, bagnandosi il viso. Poi fece un gesto semplice, una mano che si tendeva verso di lei. «Vieni.»
Lei la prese.
La corrente era delicata, e il contatto delle loro mani, appena sotto la superficie, divenne ancora più sensibile: la pelle scivolava contro la pelle, liscia come seta bagnata. Elena avvertì il cuore saltare un battito.
Rimasero vicini, l’acqua fino alla vita, mentre piccole onde si infrangevano contro di loro. Il sole illuminava le gocce sul viso di Luca, e lei non riusciva a distogliere lo sguardo. C’era qualcosa di nuovo nei suoi occhi: un’intensità dolce, ma profonda.
«Stai bene?» chiese lui.
«Sì. Forse troppo» rispose lei, ridendo piano.
Lui si avvicinò un poco, abbastanza da sentire il calore del suo corpo nonostante l’acqua. Il vento portò l’odore del mare e della sua pelle bagnata, e il mondo si strinse in un istante perfetto.
Lui sollevò una mano e le spostò una ciocca umida dalla guancia. Il polpastrello le sfiorò la pelle con una lentezza quasi rispettosa, ma che fece vibrare tutto il suo respiro.
«Hai il mare negli occhi,» mormorò.
Elena non disse nulla: il mare, il sole, il contatto… tutto parlava per lei.
Fece un passo in avanti, così che un’onda li avvolse entrambi. Sentì il suo petto sfiorare il suo, leggero come un respiro condiviso.
Si baciarono, lei gli sentì il cazzo era enorme, vivi solo, si disse lui e allora andiamo a casa tua, ti voglio disse lei.
Andarono nel suo hotel, lui nudo sembrava un dio, muscoloso e con un cazzo enorme, lei si impalò su quel cazzo che entrò a fatica, come la riempiva bene, saltava con gusto sul cazzo e venne, poi venne lui, la sborra e quanta ne faceva schizzava dalla sua figa, lui continuava a scoparla, il cazzo sborrava e la sborra schizzava, elena stava impazzendo di piacere, poi finalmente il ragazzo si fermò. rimasero nudi nel letto abbracciati, sei un sogno disse lui, bella, bonda, bianca e tu hai un cazzo da sogno disse lei.
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