La prima di molte
di
IL MICROBO
genere
gay
LA PRIMA DI MOLTE
È un ricordo molto sfuocato e avvolto nelle nebbie e coperto dalla polvere del tempo quello del primo uomo che mi ha fatto suo e che mi ha indirizzato verso l'altra sponda. Vi confesso che già provavo una segreta attrazione per i maschi, soprattutto per i maturi dei quali ammiravo la tempra e anche, a dirla tutta, la grandiosa fisicità. Sono un passivendolo, propenso fin dall'inizio a dare il culo, a coloro che mi vogliono in punta di pene a penare lo strazio della penetrazione. La prima delle quali mi occorse con una persona che mai mi sarei aspettato, la quale o il quale da energumeno durante una squallida festa di nozze senza troppe manfrine mi ha dichiarato che gli piacevano i culetti e il mio in particolare. Mi sono sentito lusingato, anche un tantino offeso e comunque poco all'altezza di fare il gran passo e di concedermi come subito è successo. Lui aveva capito che ero del tutto inesperto e nuovo o novizio a questa particolare pratica non troppo e non sempre facilmente confessabile. Mi ha incantonato in una stanza privata che ha chiuso a doppia mandata, mi ha lusingato che ero carinissimo, mi ha coperto di complimenti un bel po' esagerati, mi ha prima pregato e poi ordinato di spogliarmi. Ho ubbidito ma mi vergognavo. Quando ha tirato fuori la sua attrezzatura poco ci mancava che avessi uno svenimento. Sono rimasto incantato e abbagliato dalla virilità che mi mostrava, dal suo sontuoso davanti, doppio, triplo, multiplo del mio. Ben consapevole di quanto la situazione mi stava intrigando ha continuato a ripetermi che bastava un altolà e avrebbe smesso.
-”Non ti voglio molestare, desidero solo apprezzare al massimo ciò che di più bello possiedi e che mi stai donando”.
Avevo letto che da quando mondo è mondo gli adulti a volte si innamorano dei giovani e si sentono autorizzati a dare loro una lezione di vita. L'ho pregato di fare piano ma non certo di smettere di concupirmi. Me lo ha puntato e credo di aver avuto un sussulto. Lo ha introdotto e ho seguito le sue istruzioni che mi insegnavano a prenderlo e fargli largo e a stringerlo di quando in quando . Mi ha sverginato. Mi piacque tanto fin da subito. Credevo di interessarlo sul serio e di appartenergli. Per un buon mesetto ha continuato a usarmi poi mi ha mollato e da allora i cazzi duri che mi cercano e mi vogliono conquistare li spasimo e mi abbandono facilmente a quell'esercizio e sacrificio crudele che mi è diventato indispensabile come l'aria che respiro. Vado nei luoghi dove ci si incontra e non aspetto altro che di fare la troia per lucrare delle magnifiche spinte in culo, nel corso delle quali mi aspetto di offrire e di guadagnare quel godimento che a loro serve e per me è indispensabile per tirare avanti, di coito in coito, passato e ripassato nel concedermi a fuoco lento, in modo da schivare il senso e l'orrore della mia inutilità. Mi piace l'uccello grosso in assalto. Che male c'è. Lo desidero e quando mi schizza il seme, lo capisco bene come vengo innalzato al vertice e nel vortice di tutto quello che di fluido e di denso e di dolce e di immenso salta su dalle loro palle per fecondarmi e rendermi felice.
È un ricordo molto sfuocato e avvolto nelle nebbie e coperto dalla polvere del tempo quello del primo uomo che mi ha fatto suo e che mi ha indirizzato verso l'altra sponda. Vi confesso che già provavo una segreta attrazione per i maschi, soprattutto per i maturi dei quali ammiravo la tempra e anche, a dirla tutta, la grandiosa fisicità. Sono un passivendolo, propenso fin dall'inizio a dare il culo, a coloro che mi vogliono in punta di pene a penare lo strazio della penetrazione. La prima delle quali mi occorse con una persona che mai mi sarei aspettato, la quale o il quale da energumeno durante una squallida festa di nozze senza troppe manfrine mi ha dichiarato che gli piacevano i culetti e il mio in particolare. Mi sono sentito lusingato, anche un tantino offeso e comunque poco all'altezza di fare il gran passo e di concedermi come subito è successo. Lui aveva capito che ero del tutto inesperto e nuovo o novizio a questa particolare pratica non troppo e non sempre facilmente confessabile. Mi ha incantonato in una stanza privata che ha chiuso a doppia mandata, mi ha lusingato che ero carinissimo, mi ha coperto di complimenti un bel po' esagerati, mi ha prima pregato e poi ordinato di spogliarmi. Ho ubbidito ma mi vergognavo. Quando ha tirato fuori la sua attrezzatura poco ci mancava che avessi uno svenimento. Sono rimasto incantato e abbagliato dalla virilità che mi mostrava, dal suo sontuoso davanti, doppio, triplo, multiplo del mio. Ben consapevole di quanto la situazione mi stava intrigando ha continuato a ripetermi che bastava un altolà e avrebbe smesso.
-”Non ti voglio molestare, desidero solo apprezzare al massimo ciò che di più bello possiedi e che mi stai donando”.
Avevo letto che da quando mondo è mondo gli adulti a volte si innamorano dei giovani e si sentono autorizzati a dare loro una lezione di vita. L'ho pregato di fare piano ma non certo di smettere di concupirmi. Me lo ha puntato e credo di aver avuto un sussulto. Lo ha introdotto e ho seguito le sue istruzioni che mi insegnavano a prenderlo e fargli largo e a stringerlo di quando in quando . Mi ha sverginato. Mi piacque tanto fin da subito. Credevo di interessarlo sul serio e di appartenergli. Per un buon mesetto ha continuato a usarmi poi mi ha mollato e da allora i cazzi duri che mi cercano e mi vogliono conquistare li spasimo e mi abbandono facilmente a quell'esercizio e sacrificio crudele che mi è diventato indispensabile come l'aria che respiro. Vado nei luoghi dove ci si incontra e non aspetto altro che di fare la troia per lucrare delle magnifiche spinte in culo, nel corso delle quali mi aspetto di offrire e di guadagnare quel godimento che a loro serve e per me è indispensabile per tirare avanti, di coito in coito, passato e ripassato nel concedermi a fuoco lento, in modo da schivare il senso e l'orrore della mia inutilità. Mi piace l'uccello grosso in assalto. Che male c'è. Lo desidero e quando mi schizza il seme, lo capisco bene come vengo innalzato al vertice e nel vortice di tutto quello che di fluido e di denso e di dolce e di immenso salta su dalle loro palle per fecondarmi e rendermi felice.
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