I fotoreportage

di
genere
gay

I FOTOREPORTAGE
Ai tempi lavoravo in un negozio Kodak dove si consegnavano le pellicole e dopo qualche giorno si tornava a ritirare la busta con dentro negativi e positivi. Quasi sempre ci davo un'occhiata per controllare che fosse tutto in ordine. Un signore molto a modo mi portava dei malloppi un po' particolari, di nudo maschile piuttosto piccante, che mi turbavano alquanto. Quando arrivava mi strizzava l'occhio in cerca di complicità. Gli davo il materiale, pagava e se ne andava. Ma quel giorno, in cui forse era a corto di nuovi modelli da immortalare, mi guardò e mi disse:
-”Sei molto fotogenico. Mica ti piacerebbe posare per me?”
Mi aveva sorpreso e non riuscivo ad articolare una risposta.
-”Se ti va vieni questa sera a trovarmi”.
Ci sono andato.
-”Mostrati bene da nudo”.
Mi sono spogliato.
-”Hai un bel corpo sai!”
-”Grazie Signore”.
Di scatti me ne ha fatti una quantità, anche molto intimi e molto ravvicinati. Ho avuto un'erezione e me l'ha fotografata. Poi all'improvviso si è spogliato. È entrato sul set e mi ha fatto suo in certe maniere che non avrei mai detto. Aveva impostato l'autoscatto multiplo e mi vivisezionò tutto in corso d'opera. Ne sono uscito sconvolto. Mi sono rivestito e tanti saluti.
Il giorno dopo ha portato i rullini. Quando è arrivato lo sviluppo era roba davvero porno. Mi ha fatto firmare una liberatoria di utilizzo e la settimana seguente sul solito giornaletto gay, che compravo per farmi delle stupide seghe, stavo in prima pagina senza veli. Nelle pagine interne mi sono rivisto passo dopo passo mentre gli facevo un pompino e poi mentre mi inculava. Ha avuto il coraggio di dirmi che alcuni suoi amici avrebbero desiderato conoscermi dal vero ed io, mannaggia la miseria, ho avuto l'impudenza di rispondergli che ne sarei stato ben lieto. Qualcuno l'ho incontrato. Erano tutti eccellenti fotografi e mi hanno fatto dei servizi da protagonista o intenti a sottomettermi. Poi mi ritrovavo pubblicato col nome d'arte di BEL MARCHETTARO. La tiratura della rivista ebbe un'impennata e raddoppiò d'un balzo. Avevo tante richieste. Ho cominciato a farmi pagare e guadagnavo bene, tutto compreso. L'ultimo che mi ha prenotato mi prese come garzone di bottega. Di giorno apparecchiavo lo studio con gli sfondi, i cavalletti e i fari. Di notte venivo grandangolato in cavalcavia, tra i bagliori a luce rossa della camera oscura, senza altro obbiettivo che stampare me, zumato a fuoco lento, con flash finale.
scritto il
2025-12-12
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