Cagna da monta

di
genere
gay

Gli sarebbe piaciuto scoparmi una domenica intera; o fare tre giorni al mare insieme, con me ce l'avrebbe avuto duro tutto il tempo. Ero così cagna che lo facevo impazzire, mi giurò serissimo. E sarebbe stato bello anche sbattersi insieme qualche bella figa, magari andare insieme in discoteca e scegliere la troietta giusta... Adesso però voleva vedermi far la puttana con i suoi amici, ci stavo?, l'avrei fatto per lui?, non dovevo temere nulla, c'era lui.
Ero preoccupato. Lo odiavo quando faceva così.
E soprattutto odiavo me che ci stavo cascando come una ragazzina con il marinaio puttaniere. Ma Daniele era un militare (ne aveva forza e determinazione) e non stava facendomi una dichiarazione d'amore; mi stava semplicemente ricordando che ero la sua troia. Che rispondergli?
“Ti costa cinque euro.”
“Sei caro.” Rise. “Okay, pago io.”
S'alzò dal tavolino. Eravamo al bar in piazza, come due amici normali e di Daniele l'ultima cosa che si potesse pensare era che fosse gay o bisex. E non lo era di certo, fissava le ragazze che passavano, ma amava il culo più della figa.
E di me importava una sega di cosa potessero pensare. Più giovane di lui, bel ragazzo sportivo, non effeminato ma liscio e di fisico snello, solo i più maliziosi potevano pensare che ero la puttana di Daniele.

Lo seguii all'auto. Minchia s'era alto il mio maschio.
Daniele come al solito parlava d'altro. In auto mi poggiò la mano pesante strattonandomi il pacco. “Oggi ci divertiamo forte!”

È un tipo attento, attese fino in casa.
C'erano i vicini nel cortiletto accanto, una coppia di anziani. Andò a salutarli, oggi aveva amici a casa per vedere il gran premio, disse e chiese come andava l'artrite della moglie.
Un secondo dopo aver chiuso a porta a chiave avevo ventun centimetri di cazzo su per il culo. M'ero preparato, me lo aspettavo, ma ogni volta è una roba folle essere presi così, mi sento peggio che puttana, un culo da violentare. E il male è una fitta che ti arriva fino al cervello e godo davvero male nell'anima.
“Cazzo Diego, la prossima volta ti violento in piazza!”
Minchia, questo l'avrebbe fatto davvero, ho perso l'equilibrio per le spinte e sono caduto in ginocchio sulle piastrelle e Daniele ha continuato a trivellarmi in culo come un toro in pressione.

Una doccia nudi insieme. È un igienista e ama essere nudo. A me piace il cazzo bagnato, farmi toccare, toccare, insaponare, insomma mi piace farmi la doccia con un maschio che mi invidiano tutte le donne della terra.


Girava per la camera nudo.
Ancora una volta mi sciolsi nell'ammirargli il fisico tatuato. Pareva un leone nella savana, le natiche muscolose che gli s'incavavano ai lati camminando. Me le immaginavo mentre mi scopava.
Da uno sportello scelse un po' di roba e la lanciò davanti a me, sul letto: un tubetto di crema, una benda ed un collare nero.
Non mi diede tempo di ragionare, mi stava già mettendo il collare al collo. “Sei la mia cagnetta”, mi spiegò, “devi portarlo.”
Il ragionamento filava via liscio come l'olio. In parole povere significava che l'avevo preso in culo. Sembrò leggermelo nella mente, rise e mi sbaciucchiò il viso come nella doccia. “Mi raccomando, questo è il nostro segreto, io... io non sono frocio.” Lo so, avrei voluto rispondergli, limoni soltanto con i frocetti, seghi e succhi come una sedicenne, ma sei etero. Tranqui, non lo racconto ai tuoi amici.
Recuperò la dignità di vero etero-inculafroci e, senza troppe storie, mi ficcò nell'ano due dita unte di crema. Mi tirò indietro la testa e se le ripulì strofinandole sulle labbra, lasciandomi senza fiato. Una sensazione pazzesca, unto in culo e bocca, mi pareva di non aver mai sentito prima le labbra: ero bocca e culo.
Lasciai che mi sistemasse sul letto come un manichino.
“Mettiti a gattoni, bene, così, chinati sui gomiti e alza di più il culo, okay, ma allarga un po' le ginocchia, devi mostrare bene lo spacco di culo, sei fantastico.” M'aggiustò anche coglioni e cazzo pendenti. “Ora questa.” Mi bendò con una mascherina nera e mi diede la solita carezza ai capelli: “Non ti muovere, vado ad aprire.”
Non mi mossi d'un millimetro, ma vibravo dalla tensione. Ero totalmente cieco e con le orecchie tese cercavo di capire cosa cazzo stesse facendo. Lo sentii aprire la porta d'ingresso. Nessun saluto, solo qualche voce indistinta, delle pacche sulle spalle e delle risatine.
Richiuse a chiave. “La cagnetta è in camera”, lo sentii dire.
Entrarono: ahahha, fica che troia; 'sto culo me lo faccio prima io; dove l'hai trovato? è pazzesco; un bel culetto davvero, questo frocetto merita un bel trattamento; ahaha, siamo il Pronto Intervento Cagne in Calore; ma guarda che porca, vuole essere violentata; non dire cazzate, Mirko, tu gli stai guardando solo il cazzotto; porcoputtana s'è liscio; c'ha anche la bocca da pompinara 'sta troia...
Mi pareva d'aver le antenne, li percepivo muoversi per la camera e lasciar cadere i vestiti, ma non capivo quanti fossero.
Mi toccarono. Ogni sfioramento, palpata e pizzicotto era una scossa che mi scorreva sottopelle. M'arrivò uno scapaccione che m'infiammò la natica.
Qualcuno mi si piazzò di fronte, sentii il materasso affondare. Avevo le labbra socchiuse, già pronte ai cazzi e le aprii automaticamente appena le sentii sfiorare. Ma era un dito, un pollice. Risero: cazzo che frocio, questa ha fame!
Qualcuno mi palpò l'interno coscia e mi munse tirando forte; un altro mi carezzò la schiena, dal garrese alla coda, e mi stropicciò il muso come ad un cane; uno spiritosone mi spinse il ginocchio contro il culo mandandomi in deliquio. Poi due si divertirono con le mie palle, giocando a picchiettarmele a turno; un terzo, il più stronzo di loro, disse che voleva sentire come gemeva la troia, e mi chiuse i coglioni in una mano d'acciaio. Allentò la morsa solo quando si ritenne soddisfatto. Uno per distrarmi dal male mi torse un capezzolo.
Un'altra mano carezzò la testa e si strinse a pugno sul collare: era Daniele, in piedi alla mia sinistra, che mi teneva fermo. Mi rilassai.
“Allora? Ve la volete scopare o no?”
S'era fermato il mondo.
Attendevo nel buio più totale, tremavo di paura ed eccitazione ed i porci lo sapevano: s'erano azzittiti, quasi trattenevano il respiro e stavano immobili. Ero ancora piegato sui gomiti, con la testa bassa, il culo alto e le palle nella mano dello stronzo.
Finalmente il materasso ondeggiò un poco ed un cazzo mi risalì in gola; nello stesso istante mi si liberarono i coglioni, che ciondolarono dolorantii, ed un cazzo scivolò deciso in culo senza alcun inciampo nello sfondarmi l'ano e mandandomi a sbattere col naso contro il pube peloso.
Lo stronzo che mi pistonava dietro era un degno allievo di Daniele; ne aveva l'invidiabile dotazione e scopava a ritmo lento come se stesse facendo addominali in palestra, soffiando fuori l'aria ogni due picconate, sempre più profonde. Io ansimavo e sbavavo su due cazzi che lottavano tra loro impazienti d'infilarsi in bocca; mentre ne spompinavo uno si faceva strada l'altro e, per quanto mi smascellassi, riuscivo appena due insieme. Allora mi punivano a turno, scopandomi in gola aggrappati alla mia nuca.
Il tipo dietro s'irrigidì aggrappato ai miei fianchi. Sborrò in culo. “Cazzo, questo è meglio di una figa!” Si sfilò massaggiandomi le chiappe. Ma non avevo finito di godere in culo, allo stronzo subentrò uno infoiato, che mi saltò sopra a cavallina rischiando di farmi crollare steso.
Daniele mi strattonò per il collare. L'amico era più leggero dello stronzo e molto più passionale; mi s'ingroppò addosso abbracciandomi con braccia e gambe e carezzandomi dappertutto. Non aveva peli sul torace e nemmeno al pube; le cosce erano lisce. Mi scopò con la foga di una sveltina nel cesso di un treno e venne con un lamento, cercando di spingere dentro anche i coglioni. Una figata!
Risero tutti e gli saltarono addosso tempestandolo d'insulti e botte: fanculo Mirko che cazzo corri?!, ma sei una checca, non hai capito un cazzo, ti sei innamorato di questo frocio?, o hai fretta di prenderlo anche tu in culo?... Mirko rideva ed implorava mentre lo pestavano sul letto.
Io succhiavo cieco il cazzo davanti, volevo sborra, cercai di segarlo con la mano, ma a Daniele non stava bene. mi tirò indietro per il collo..
Mi fecero sollevare un ginocchio e qualcuno mi s'infilò sotto, tra le gambe. Non capivo che cazzo volevano fare.
Sentii un buchetto spingere contro la mia cappella. Era sicuramente Mirko, la troia di questi stronzi. Spinsi indietro le ginocchia e mi lasciai cadere impalandolo a fondo. L'abbrancai alle spalle e mi ci strofinai con tutto il corpo. Gemeva e profumava di ragazzo. Il tizio davanti mi portò via il cazzo e lo diede da ciucciare a Mirko sotto di me.
Protesi la bocca nel buio per reclamare il cazzo che m'aveva fregato. Risate attorno a me, ma riottenni il cazzo contro le tonsille. Uno stronzo mi balzò sul culo e m'inchiodò a Mirko. Pauroso!. Spensi del tutto il cervello. Ciucciavo al buio cazzo e coglioni mentre lo stronzo mi demoliva il culo a picconate che facevano grugnire anche Mirko sotto di me; un altro amico mi mise il cazzo in mano; io cercai e strinsi con la sinistra il manico di Daniele, che mi sussurrò all'orecchio: ”Sei una cagna, hai un metro di cazzi solo per te.”
Non era vero, quello di fronte non era tutto per me, se lo ciucciava a turno anche Mirko, ma mi pareva davvero d'essere spaccato in culo da un troll. Lo stronzo mi massacrò da bestia fino alla sborrata, lasciandomi tremante. Paralizzato, col suo cazzo ancora in culo, venni senza spingere, scaricandomi nel culetto liscio della seconda troia. Ma c'era ancora l'altro amico, che mi lasciò con la mano vuota e mi saltò sopra con almeno novanta chili di peso, spalmandomi su Mirko. Aveva la pancia prominente e ruvida di peli, ma anche un venti centimetri larghi ch'erano una punizione per le cagne come me. Ero esausto; lo imploravo di venire o, se avevo la bocca impegnata, gemevo da puttana ad ogni sua spinta. La tensione era al limite. Anche il cazzo di Daniele mi pulsava in mano.
Prima esplose quello in bocca, Mirko diede di matto e mi si rivoltò sotto per baciarmi, poi il pachiderma in culo. Daniele me lo spinse via per farmi il culo fino a muggire anche.
Una volta scaricati avevano fretta di sparire; li udii, uno dopo l'altro, sciacquarsi in bagno e salutare Daniele. Mirko invece sarebbe rimasto volentieri; mi pulì il viso senza levarmi la mascherina e, eccitato come un cagnolino di fronte alla ciotola, mi spinse la lingua anche nell'ano. Cazzo che porco! Lasciai fare, era cagna come me, e me lo inzuppò di nuovo.
Daniele lo cacciò stancamente.

Una volta soli mi tolse la benda. Ma non mi guardò, si vergognava un poco. Strappò lenzuola ed asciugamani e li appallottolò: “Questi devono andare in lavatrice... tu come va?” Mi chiese con tono neutro, guardandomi distrattamente. Fece per slacciarmi il collare.
Gli sfiorai la mano per fermarlo: “Non ancora.” Dissi.
Era di fronte a me, nudo, col bellissimo pene a riposo.
“Ho bisogno di una doccia.”

Mentre mi insaponava in doccia me lo ficcò perché me lo doveva e perché con me gli viene duro. Adoro il suo cazzo duro fermo in culo. Quando mi tiene così mi tocca come un amante e mi sega dolcemente, con pazienza. Sborro e ogni schizzata è una dolce fitta al culo che si chiude sul suo cazzo.
Ha fatto per uscire dalla doccia.
Non poteva finire così. L'ho richiamato indietro e mi sono inginocchiato.
Una beata e calda pisciata addosso che m'ha fatto far pace col mondo.
scritto il
2025-10-31
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