Erica Esibizionista
di
XXX-Comics
genere
esibizionismo
É sabato, pioverà anche oggi.
Tre giorni che piove o fa temporale. Un tempo meravigliosamente di merda, non poteva essere più perfetto per fare l'amore.
Tre giorni che sono venuta a stare da Andrea e son tre giorni che non mettiamo il muso fuori casa.
Ma cazzo, lunedì deve riprendere a lavorare e nel frigo ci sono rimaste tre cipolline sottaceto. Dobbiamo fare la spesa.
La nostra prima spesa insieme.
“Facciamola domani! Stasera possiamo farci portare qualcosa.”
“No!” Mi dice incazzato.
Non ha il senso dell'umorismo, ieri sera se l'è presa con me perché quando ci hanno portato il sushi sono andata con lui ad aprire. Ha aperto la porta di pochi centimetri e cercava di nascondermi col suo corpo. Eppure m'ero messa le mutandine.
“Paga, amore, torniamo a letto.” Mi sono lamentata mentre gli abbracciavo il pacco.
M'ha detto incazzato, che non si fa, che devo aver rispetto di chi lavora... ma si è eccitato, il sushi abbiamo aspettato a mangiarlo.
Andrea ha il cazzo sempre pronto.
Lo amo
Me lo dà sempre, siamo peggio che in luna di miele. Glielo tiro duro di marmo. Quando ha il cazzo esasperato diventa bastardo, non facciamo più l'amore e scopiamo come animali.
Lo voglio. Mi piace.
Ma è uno preciso, mi vuole insegnare come si vive. Sta stilando la lista della spesa.
“Manca qualcos'altro?” mi chiede.
“Il balconcino!”
“...?!”
“Non lo abbiamo ancora fatto sul balcone.”
“Tu sei scema!”
“Okay, ma tu prendi nota.”
È bello far spesa insieme.
Siamo una bella coppia, ci guardano tutti. Lui è in bermuda e polo stirata, io in un vestitino turchese di jersey elasticizzato che mi si arrampica addosso, devo continuamente abbassarlo sulle cosce. L'ho preso per il mare, sono i primi di settembre, posso metterlo ancora.
Mi fa un certo effetto essere vestita dopo tre giorni nuda con Andrea.
È contento anche lui d'essere al supermercato con me anche se fa il noioso. Mi guarda con compatimento quando gli mostro un cetriolo come il suo e si guarda dietro se ci hanno visti.
Lo nasconde ma ha il cazzo duro.
Lo amo.
Lo voglio.
Lo voglio sempre. Con Andrea penso solo al sesso.
Faccio la troietta, lo tocco, e s'incazza spaventato. Mi strattona per le spalle e mi fissa negli occhi.
Ha gli occhi che se non mi scopa subito esplode.
Mi scende una goccia. Lo vorrei fare qui.
Spinge veloce il carrello e prende roba ad minkiam, s'è scordato della lista.
“Aspetta, non correre.”
“Che c'è?”
“Toccami.”
La corsia è quasi deserta, non guardano verso noi.
Lo fa. Sente le mutandine bagnate.
Mi ci incollo addosso. Lo sento, ce l'ha duro lungo il gambale dei bermuda. Gli mordo il labbro.
“Ti piace? Tutti devono sapere che mi scopi.”
“Tu sei scema.”
Sull'asfalto malconcio del parcheggio il carrello trema tutto. Le bottiglie rischiano di rompersi.
Carica in fretta, ha fretta di portarmi a casa. È piegato sotto lo sportello mentre lo riparo con l'ombrellino. Piove che è una giornata bellissima.
Gli palpo il culo.
“Basta, Erica!!!”
Rido e non ubbidisco. Struscio la mano fra le chiappe e gli massaggio le palle da dietro.
'Ma dai, cazzo!!! qui ci vedono tutti!'
'Chi se ne frega? E poi non c'è nessuno.' Getto l'ombrello bagnato in auto e l'abbraccio da dietro e chiudo le mani sul suo bel cazzo. Me l'ha messo davanti al microonde mentre scongelavo la parmigiana. Sono tre ore che non lo sento dentro.
Sbatte la testa contro lo sportello.
“Ho voglia.” Gli soffio all'orecchio.
Butta dentro l'ultimo sacchetto, chiude sbattendo e si volta raddrizzandosi. Andrea, è alto, gli arrivo alle spalle.
Sorride: “Vuoi fare la monella con me? Okay! Sali in macchina, a casa ti violento che devi chiamare i carabinieri.”
Ho una scarica.
Perché aspettare? Gli carezzo il ventre muscoloso e scendo fin sotto la cintura.
“No!, non qui... andiamo a casa.”
Lo zittisco piegando la testa indietro e socchiudendo le labbra. Non resiste, un attimo ed ho la sua lingua in bocca.
Ritiro di un poco la mano e la rinfilo dentro, questa volta sotto l'elastico dei boxer, glielo stringo, è caldo e duro. Ci entro fino al polso e gli smuovo i coglioni
Mi spinge la lingua fino in gola. M'abbraccia forte da togliermi il respiro, ormai è mio. Mi s'aggrappa al culo, il vestitino mi risale in vita e goccioloni freddi mi colpiscono la schiena e le chiappe.
Anche la pioggia s'è eccitata! S'è trasformata in pioggia battente con goccioloni freddi che mi fanno ridere l'anima.
Ci passa vicino una coppia col carrello, rallentando la corsa.
“Dai, qui non si può!...” Dice.
Io lo mordo.
“Saliamo almeno in auto.” Geme sconsolato.
Mi ci spingo contro con tutto il corpo, schiacciandolo contro la portiera. “Toccami."
Lo sento arrendersi. Mi palpa a mano aperta il monte di venere, facendomi arroventare anche le orecchie. Le dita giocano un poco con gli slip e s'insinuano come mi piace, prima un dito, poi l'altro, poi un terzo, segandomi le gambe.
Poggio la guancia sul suo torace, godo persa. Un tipo, una decina di auto più in là, è fermo con la portiera aperta e l'ombrello già chiuso.
“Anche il buchetto, ti prego.” dico osservando l'uomo che ci spia.
Questa volta le gambe si irrigidiscono. M'infila il pollice. Io risalgo in apnea contro lui, mi sollevo sulla punta dei piedi. L'uomo sale in auto, ma non parte. Andrea m'artiglia in figa e buchetto. Guardo verso l'auto del guardone, ho gli occhi appannati per la pioggia e il piacere.
Piove che hanno aperto il rubinetto della doccia. Gli abiti s'incollano freddi.
Ci ruotiamo sotto il diluvio.
Mi alza e mi mette semiseduta contro la portiera, il finestrino gelido, le gambe nude attorno alla sua vita.
Lo aiuto a sbottonarsi, le mani s'incasinano eccitate. Lo tiriamo fuori insieme, bello, lucido, grosso, tutto per me, solo per me. Mi inerpico con la schiena contro la portiera scivolosa e mi riabbasso prendendomi il cazzo. Tutto fino alle palle.
Ho una reazione scomposta, frenetica, e gli afferro il viso per tirarlo a me, per avere anche la sua lingua dentro me. Mi scopa che mi fa male la maniglia dell'auto, mi alzo meglio per non prenderla contro la schiena. Si ferma un istante e mi sbatte sotto la pioggia torrenziale.
Ci sono anche due ragazzi, ci spiano da sopra il tetto di un auto.
“Ci stanno riprendendo col cellulare”, gli dico.
Una botta che mi leva il fiato: “Lo so.”
“Due ragazzi.”
“Solo? Guarda bene.” Mi piccona che mi sembra di sentire il cazzo sbattere contro il palato.
A sinistra c'è un intero gruppo assiepato sotto la tettoia dei carrelli.
Non ci vedo più. “Inculami!”
Mi volto, i vestiti fradici ci legano. Il mio e fino alle tette. Abbasso del tutto il perizoma, coi pollici, e mi piego aggrappata allo specchietto.
È arrapato peggio di me, m'incula all'istante che un cazzo in culo così non l'ho mai preso.
Godo, godo da paura.
E ci guardano.
Mi tocco. Voglio godere di più ancora.
Un lampo si scarica vicinissimo e il tuono fa vibrare l'intero mondo.
Ha smesso di piovere. Solo gli ultimi goccioloni pesanti.
Le gambe mi tremano. Uscito il cazzo ho in culo quell'incredibile sensazione di piacere che mi porterò fino a casa.
I vestiti bagnano i sedili. I finestrini sono imperlati di gocce che riflettono e distorcono i colori.
Le bocche si baciano. Gli tocco il cazzo, voglio sentirlo ancora.
“Sei tutta pazza, Erica!” Infila la chiave.
“Fermo, il carrello!”
“Ma che fai? Non uscire!”
Troppo tardi, sono già fuori. Abbasso il vestitino sulle cosce e spingo il carrello verso la tettoia affollata.
Cammino decisa, i sandali che sguazzano nelle pozzanghere.
Ho incollati addosso il vestitino bagnato e gli sguardi di tutti.
Assicuro il carrello e mi riprendo la moneta. Saluto tutti con un ciao e torno da Andrea sculettando felicissima.
“Sei troia come nessuna!”
“Figurati se ci lasciavo l'euro.”
Tre giorni che piove o fa temporale. Un tempo meravigliosamente di merda, non poteva essere più perfetto per fare l'amore.
Tre giorni che sono venuta a stare da Andrea e son tre giorni che non mettiamo il muso fuori casa.
Ma cazzo, lunedì deve riprendere a lavorare e nel frigo ci sono rimaste tre cipolline sottaceto. Dobbiamo fare la spesa.
La nostra prima spesa insieme.
“Facciamola domani! Stasera possiamo farci portare qualcosa.”
“No!” Mi dice incazzato.
Non ha il senso dell'umorismo, ieri sera se l'è presa con me perché quando ci hanno portato il sushi sono andata con lui ad aprire. Ha aperto la porta di pochi centimetri e cercava di nascondermi col suo corpo. Eppure m'ero messa le mutandine.
“Paga, amore, torniamo a letto.” Mi sono lamentata mentre gli abbracciavo il pacco.
M'ha detto incazzato, che non si fa, che devo aver rispetto di chi lavora... ma si è eccitato, il sushi abbiamo aspettato a mangiarlo.
Andrea ha il cazzo sempre pronto.
Lo amo
Me lo dà sempre, siamo peggio che in luna di miele. Glielo tiro duro di marmo. Quando ha il cazzo esasperato diventa bastardo, non facciamo più l'amore e scopiamo come animali.
Lo voglio. Mi piace.
Ma è uno preciso, mi vuole insegnare come si vive. Sta stilando la lista della spesa.
“Manca qualcos'altro?” mi chiede.
“Il balconcino!”
“...?!”
“Non lo abbiamo ancora fatto sul balcone.”
“Tu sei scema!”
“Okay, ma tu prendi nota.”
È bello far spesa insieme.
Siamo una bella coppia, ci guardano tutti. Lui è in bermuda e polo stirata, io in un vestitino turchese di jersey elasticizzato che mi si arrampica addosso, devo continuamente abbassarlo sulle cosce. L'ho preso per il mare, sono i primi di settembre, posso metterlo ancora.
Mi fa un certo effetto essere vestita dopo tre giorni nuda con Andrea.
È contento anche lui d'essere al supermercato con me anche se fa il noioso. Mi guarda con compatimento quando gli mostro un cetriolo come il suo e si guarda dietro se ci hanno visti.
Lo nasconde ma ha il cazzo duro.
Lo amo.
Lo voglio.
Lo voglio sempre. Con Andrea penso solo al sesso.
Faccio la troietta, lo tocco, e s'incazza spaventato. Mi strattona per le spalle e mi fissa negli occhi.
Ha gli occhi che se non mi scopa subito esplode.
Mi scende una goccia. Lo vorrei fare qui.
Spinge veloce il carrello e prende roba ad minkiam, s'è scordato della lista.
“Aspetta, non correre.”
“Che c'è?”
“Toccami.”
La corsia è quasi deserta, non guardano verso noi.
Lo fa. Sente le mutandine bagnate.
Mi ci incollo addosso. Lo sento, ce l'ha duro lungo il gambale dei bermuda. Gli mordo il labbro.
“Ti piace? Tutti devono sapere che mi scopi.”
“Tu sei scema.”
Sull'asfalto malconcio del parcheggio il carrello trema tutto. Le bottiglie rischiano di rompersi.
Carica in fretta, ha fretta di portarmi a casa. È piegato sotto lo sportello mentre lo riparo con l'ombrellino. Piove che è una giornata bellissima.
Gli palpo il culo.
“Basta, Erica!!!”
Rido e non ubbidisco. Struscio la mano fra le chiappe e gli massaggio le palle da dietro.
'Ma dai, cazzo!!! qui ci vedono tutti!'
'Chi se ne frega? E poi non c'è nessuno.' Getto l'ombrello bagnato in auto e l'abbraccio da dietro e chiudo le mani sul suo bel cazzo. Me l'ha messo davanti al microonde mentre scongelavo la parmigiana. Sono tre ore che non lo sento dentro.
Sbatte la testa contro lo sportello.
“Ho voglia.” Gli soffio all'orecchio.
Butta dentro l'ultimo sacchetto, chiude sbattendo e si volta raddrizzandosi. Andrea, è alto, gli arrivo alle spalle.
Sorride: “Vuoi fare la monella con me? Okay! Sali in macchina, a casa ti violento che devi chiamare i carabinieri.”
Ho una scarica.
Perché aspettare? Gli carezzo il ventre muscoloso e scendo fin sotto la cintura.
“No!, non qui... andiamo a casa.”
Lo zittisco piegando la testa indietro e socchiudendo le labbra. Non resiste, un attimo ed ho la sua lingua in bocca.
Ritiro di un poco la mano e la rinfilo dentro, questa volta sotto l'elastico dei boxer, glielo stringo, è caldo e duro. Ci entro fino al polso e gli smuovo i coglioni
Mi spinge la lingua fino in gola. M'abbraccia forte da togliermi il respiro, ormai è mio. Mi s'aggrappa al culo, il vestitino mi risale in vita e goccioloni freddi mi colpiscono la schiena e le chiappe.
Anche la pioggia s'è eccitata! S'è trasformata in pioggia battente con goccioloni freddi che mi fanno ridere l'anima.
Ci passa vicino una coppia col carrello, rallentando la corsa.
“Dai, qui non si può!...” Dice.
Io lo mordo.
“Saliamo almeno in auto.” Geme sconsolato.
Mi ci spingo contro con tutto il corpo, schiacciandolo contro la portiera. “Toccami."
Lo sento arrendersi. Mi palpa a mano aperta il monte di venere, facendomi arroventare anche le orecchie. Le dita giocano un poco con gli slip e s'insinuano come mi piace, prima un dito, poi l'altro, poi un terzo, segandomi le gambe.
Poggio la guancia sul suo torace, godo persa. Un tipo, una decina di auto più in là, è fermo con la portiera aperta e l'ombrello già chiuso.
“Anche il buchetto, ti prego.” dico osservando l'uomo che ci spia.
Questa volta le gambe si irrigidiscono. M'infila il pollice. Io risalgo in apnea contro lui, mi sollevo sulla punta dei piedi. L'uomo sale in auto, ma non parte. Andrea m'artiglia in figa e buchetto. Guardo verso l'auto del guardone, ho gli occhi appannati per la pioggia e il piacere.
Piove che hanno aperto il rubinetto della doccia. Gli abiti s'incollano freddi.
Ci ruotiamo sotto il diluvio.
Mi alza e mi mette semiseduta contro la portiera, il finestrino gelido, le gambe nude attorno alla sua vita.
Lo aiuto a sbottonarsi, le mani s'incasinano eccitate. Lo tiriamo fuori insieme, bello, lucido, grosso, tutto per me, solo per me. Mi inerpico con la schiena contro la portiera scivolosa e mi riabbasso prendendomi il cazzo. Tutto fino alle palle.
Ho una reazione scomposta, frenetica, e gli afferro il viso per tirarlo a me, per avere anche la sua lingua dentro me. Mi scopa che mi fa male la maniglia dell'auto, mi alzo meglio per non prenderla contro la schiena. Si ferma un istante e mi sbatte sotto la pioggia torrenziale.
Ci sono anche due ragazzi, ci spiano da sopra il tetto di un auto.
“Ci stanno riprendendo col cellulare”, gli dico.
Una botta che mi leva il fiato: “Lo so.”
“Due ragazzi.”
“Solo? Guarda bene.” Mi piccona che mi sembra di sentire il cazzo sbattere contro il palato.
A sinistra c'è un intero gruppo assiepato sotto la tettoia dei carrelli.
Non ci vedo più. “Inculami!”
Mi volto, i vestiti fradici ci legano. Il mio e fino alle tette. Abbasso del tutto il perizoma, coi pollici, e mi piego aggrappata allo specchietto.
È arrapato peggio di me, m'incula all'istante che un cazzo in culo così non l'ho mai preso.
Godo, godo da paura.
E ci guardano.
Mi tocco. Voglio godere di più ancora.
Un lampo si scarica vicinissimo e il tuono fa vibrare l'intero mondo.
Ha smesso di piovere. Solo gli ultimi goccioloni pesanti.
Le gambe mi tremano. Uscito il cazzo ho in culo quell'incredibile sensazione di piacere che mi porterò fino a casa.
I vestiti bagnano i sedili. I finestrini sono imperlati di gocce che riflettono e distorcono i colori.
Le bocche si baciano. Gli tocco il cazzo, voglio sentirlo ancora.
“Sei tutta pazza, Erica!” Infila la chiave.
“Fermo, il carrello!”
“Ma che fai? Non uscire!”
Troppo tardi, sono già fuori. Abbasso il vestitino sulle cosce e spingo il carrello verso la tettoia affollata.
Cammino decisa, i sandali che sguazzano nelle pozzanghere.
Ho incollati addosso il vestitino bagnato e gli sguardi di tutti.
Assicuro il carrello e mi riprendo la moneta. Saluto tutti con un ciao e torno da Andrea sculettando felicissima.
“Sei troia come nessuna!”
“Figurati se ci lasciavo l'euro.”
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