La biondina - 4
di
XXX-Comics
genere
dominazione
“Così sono troppo troia per te?”
È davanti allo specchio, sta scegliendo cosa mettersi per stasera ed è nervosa, cerca la lite.
È una domanda trabocchetto, cosa devo risponderle? Sì per un bacchettone come me ti sei messa come una cercacazzi prima di una gangbang?
Così s'incazza.
No, non sono un bacchettone, mi piace uscire con una strafica in tiro e farmi invidiare da tutti.
Così mi compatisce.
No, non è troppo sexy, lo sai, per me non sei mai abbastanza troia.
Così sono un porco che non la ama davvero.
Ma no, cos'ha che non va? Ti noteranno appena.
Così lei mi si deprime e va avanti un'altra ora a cercare il vestitino giusto per la festa della sua amica Sonia. Sul letto si è già accumulata una montagnola di vestiti.
Siamo nel bilocale arredato che ci hanno dato i suoi. Era sfitto e hanno deciso di farci un bel regalo alla fine della vacanza in Maremma. Ci siamo trasferiti appena rientrati, il trasloco è stato piuttosto semplice, Angie s'è spostata solo di cinquanta metri nella sua stessa strada, due villette più in là, ed abbiamo portato a mano gran parte della sua roba nell'appartamentino al pianoterra. Per me è stato ancora più semplice, mi è rimasto un cassetto e un reparto di un armadio, ma mi ha lasciato il tavolino per il PC e il bicchierino per rasoio e spazzolino.
I genitori di Angela sono meravigliosi, non vogliono alcun affitto e sua mamma mi ha detto qualcosa tipo aspetta a ringraziarci: sa benissimo cosa significhi governare una casa con dentro Angie. Infatti abbiamo già fatto una bella litigata il primo sabato insieme, la pulizia settimanale era qualcosa di ignoto per lei. Ha tenuto il broncio per due ore, ha tirato fuori ancora la storia che noi non stiamo insieme, facciamo solo coppia, che lei non è fatta per il matrimonio, che il conformismo la deprime, che non le va di fare una cosa solo perché dicono che si deve farla, ma alla fine era felice di avere una casa vivibile.
E lo sono pure io. Basta organizzarsi un pochino.
Ci siamo divisi i compiti, lei fa la spesa e la lavastoviglie. È stronza, crede che a me piaccia riordinare, pulire e occuparmi di tutto il resto e che non abbia nient'altro da fare. Io cucino solo perché voglio mangiare qualcosa di sano e non solo roba dal freezer.
Angie non lascia mai cadere una domanda.
“Perché non mi aiuti mai? Come sto?”
Il mio giudizio è di parte, la amo, ma è bellissima, la sua pelle liscia ha ancora il colore della vacanza, gli occhi la trasparenza del mare. E i suoi capelli sempre ribelli profumano di vento.
E la ama il mio cazzo. Questo vestitino vedo non vedo mi addensa il sangue. Di pizzo nero con riflessi dorati, completamente nudo sulla schiena e semitrasparente sui seni pieni, stretto sui fianchi per valorizzare le natiche tonde, ma svolazzante cortissimo pochi centimetri sotto il pube sulle cosce abbronzate ha anche, visto che non è abbastanza provocante e copre troppo, delle apertura a goccia sui fianchi che salgono aprendosi fino a sfiorarle i seni nudi e una finestrella centrata sull'ombelico per esibire il brillantino del piercinge... insomma gli manca solo il cartellino col prezzo per pompino, figa e culo.
Angie fasciata da questo vestitino striminzito è una morsa ai coglioni.
“Le vuoi proprio male.” Rispondo finalmente.
“A chi?!!”
“A Sonia, la farai schiattare d'invidia.”
“Ahah, che scemo! Non prenderla in giro, è carina anche lei.”
“Sì, sì, se ti piacciono le cozze.”
“Mirko! Non fare lo stronzo. Sonia è simpatica è ha delle belle tette, piace a tutti.”
Come faccia Angie a dire queste puttanate non lo so proprio! Sonia oltre ad essere simpatica come una verruca dove dà più fastidio, è una tappetta esibizionista che si vanta con tutte/i del suo Ale, un bel trentenne che deve avere la fissa per i mitili strabordanti.
“A me piacciono le tue.”
L'abbraccio da dietro e le stringo le tette.
“No, non adesso, siamo già in ritardo per la cena.”
“Mezz'ora più, mezz'ora meno... oggi non lo abbiamo ancora fatto.”
Stasera sono tornato tardi dal lavoro e Angie era già nel pieno dei preparativi.
“E stamattina dov'eri?”
“Non conta.”
Angie mi sveglia tutte le mattine col pompino del buongiorno, mi ama, mi lavora piano, succhia con gli occhi ancora assonnati e quando sborro è felice come una ragazzina che s'è sbrodolata di gelato. Nei momenti di depressione temo che Angie stia con me solo perché ho un signor cazzo e sborro da cavallo. Momenti che durano un attimo, però, perché mi paiono due ottime motivazioni per cementare il rapporto.
Non resiste quando lo sente contro, Angie entra in modalità cagna, si piega in avanti, a squadra sulle gambe ritte, e il vestitino le risale dietro, io devo soltanto alzarlo di altri dieci centimetri. Una vista che mi fa far pace col mondo, mi sento il dio dei violentatori. Non s'è ancora messa il perizoma, non le farò perdere troppo tempo, le frullo due dita sciacquettandole in fica.
“Uhmm, no, Mirko, non farmi sporcare!”
Si tira su il vestitino fino in vita e io glielo affondo tamponandola.
Rischia di finire a terra e si puntella con le mani al letto.
Abbiamo lasciato la finestra aperta, in strada possono sentire i ciackciack delle chiappette e i suoi guaiti. La scopo lungo e ritmato, non mi piace fare il coniglio, e lei che ha la fretta di una principessina che deve correre al ballo e pure la smania di una ninfomane mai sazia, si dondola al contrario beccandosi picconate devastanti che la fanno bestemmiare a denti stretti.
La soddisfazione che mi dà quando gode così!
Mi fa sentire maschio e bastardo, le infilo il pollice nel buchetto. Ululato immediato, tremore delle cosce, e orgasmo in arrivo. È la mia schiava.
“Prima di andare via ripieghi e ritiri tutto.” Ordino da vero master.
Le faccio ondeggiare la testa sulla montagnola di vestiti.
“No, lo faccio quando torniamo. Giuro!”
“Ti sei conciata come una troia cercacazzi.”
“Non costa caro. Ventidue e novantanove su amazon. Ti piace?”
“Sembri una puttana da tangenziale, stasera ti porto a battere.” Dico in pieno raptus copulatorio.
Questa minaccia la manda in palla, smania, impreca s spruzza tremante.
Io l'afferro per una manciata di capelli biondi e la bastono insultandola pesante come non ho mai fatto con lei né con nessun'altra. Accompagno a voce bassa ogni picconata: ti sfondo puttana, sei una cagna, ti faccio violentare da negri, in culo ti faccio violentare, ti piacerebbe vero? godi cagna.
Lo fa, gode guaendo disperata come una cagna e cerca di controllare l'orgasmo inchiodata al mio cazzo.
Io esplodo in una sborrata da tre gemelli.
Siamo in ritardo, si strappa via il vestitino e corre in bagno. Si lava seduta sul bidet, cerca la peretta, gliela passo e si fa anche una lavanda mentre piscio accanto.
“Mirko... posso chiederti un favore?”
Mi guarda strana.
“Che favore?” Angie mi frega sempre, meglio stare attento.
“Mi piaci... mi piace così.”
“Così cosa?
“Ma possibile che non mi capisci mai?” Tira su col naso. “Per me è difficile dirlo.” E guarda le piastrelle.
A questo punto è sbagliata qualsiasi cosa possa dire. Meglio star zitto. Le carezzo i capelli.
Rialza il viso, i bellissimi occhi imbarazzati implorano comprensione. “Voglio che tu... mi piacerebbe, è strano farlo così, lo faresti?”
“Certo, Angie, ma non capisco proprio cosa vuoi.”
“Ma come prima, cazzo non capisci mai un cazzo!... Mi piace quando fai il bastardo, ma devo essere io a chiedertelo?”
Occazzo, ho capito! Ha scoperto un nuovo gioco. Mi gira la testa. Angie non finirà mai di devastarmi.
“Ti amo cucciolina, ma ora fai la brava ciucciacazzi e me lo pulisci” Mi sento dire.
Angie è serissima, solleva con due dita il cazzo semimoscio, allunga il collo e me lo succhia delicatamente di lingua. Lo fa con rispetto e timidamente mi porta la mano al seno. Le pizzico il capezzolo.
“Grazie.” Mi dice e non scherza.
Sì, grazie al cazzo, ora devo farmi io il bidet, m'ha sporcato di rossetto.
Per fortuna non s'è messa un rosso intenso, farebbe troppo troia.
Se ne accorge e il gioco continua.
“Scusa, scusa!” e me lo pulisce e asciuga sul lavandino. Davanti allo specchio. Le sfioro le labbra con due dita e me le succhia.
Minchia, non so cosa pensare.
Finalmente scende e sale in macchina. Cammina strana sui tacchi, ma le alzano un culo spaziale.
Vorrei farle un complimento, ma i complimenti che faccio io suonano sempre strani, teme sempre che scherzi, e poi, usciti dal cesso, abbiamo parlato solo a monosillabi mentre ci rivestivamo.
Quel che è capitato in bagno è troppo strano.
Avvio e parto. “Siamo in ritardo di solo un'ora.” Dico per dire qualcosa.
Angie è scocciata. Valla a capire. Imbocco l'autostrada. Alzo la radio.
“Ma tu ci tieni proprio ad andare a quella cena?”
“Io???”
“No, se ti va ci andiamo, ma torniamo presto, ti prego, non ho voglia di stare con tutti.”
Non perdo tempo a puntualizzare che è da una settimana che mi parla di questa cazzo di cena con Sonia e le altre cozze con scoglioni annessi. “E cosa vorresti fare?”
“Gyros!!! È dall'anno scorso in Grecia che non ne mangio, ho voglia!
Okay, da quando ha rinunciato ad essere vegetariana le vengono voglie compulsive di carne e so già tutto (spero) della sua allegra vacanza in Grecia con mille amici.
“Conosci qualche posto figo dove lo fanno?”
“Sì, ci sarebbe una trattoria simpatica, ci andavo sempre quando ero all'università, lui è un croato, Kostas, pensa che...”
“Le avviso che non andiamo!”
Non le frega un cazzo di sapere dove stiamo andando, per tutto il viaggio chatta con Sonia e le altre sue amiche cozze. Tanto valeva andare a cena con loro.
Cerco d'interromperla. “Senti, quel posto è proprio un buco e Kostas è uno invadente, non so se ti piacerà, è uno che...”
“Sì sì, va benissimo, scusa, ma Sonia mi sta dicendo che Elena si è mollata con Ted!”
È un anno che non entro da Kostas. Mi riconosce subito e mi corre incontro urtando quelli seduti. “Mirko! bendecido šupak! entra, metti tuo culo nella mia koliba”
Kostas è un croato che dice d'aver girato il mondo e insulta in mille lingue, ma per me è stato solo in Spagna. È un omone enorme col fisico di un lottatore, ha forse cinquant'anni e ha sicuramente l'energia travolgente di un ventenne in un bordello. Ha il volto furbo ma simpatico, mascella grossa con una barba di tre giorni, e non sa cosa sia la discrezione. Le mani enormi le usa per preparare piatti decenti e per sfondare a suon di pacche le schiene degli amici clienti che rabbonisce con insulti e complimenti.
“Ciao, kostas, hai un tavolo per due?”
“Ti sembra giusto salutare così il tuo amico Kostas! Sei un maledetto figlio di kurva, non ti fai vedere da anni e arrivi qui con una mimoriadne krásne chica!”
Angie è allibita. Kostas la stringe in un abbraccio. “Tu chi sei, bella mia?”
“Angie.” Risponde appena può respirare.
“Sei più hermosa di un cvijet... un fiore, e credimi io ho visto i più bei fiori di todo el mudo, ahah!!”
“Kostas, facci sedere.”
Mi guarda torvo e riprende con Angie. La sovrasta di tutta la testa, si china per parlarle all'orecchio, quasi la bacia. “Escúchame, my love, Mirko è un bravo ragazzo, ma e troppo glup, come se dice?, estúpido!, con un bella dievča come te si deve fare l'amore, non portarla da Kostas, ahah!”
Per fortuna un cliente, lo chiama.
“Arrivo cabron!” Ci dà un tavolino con la tovaglia a scacchi bianchi e rossi. “Sedetevi qui, dieci minuti e vi porto tutto... Arrivo arrivo, porco demonio.”
“Ma chi è questo folle???”
“Ho cercato d'avvertirti.”
“Ma è un pazzo! Mi ha toccata tutta... e cosa ci porta? Noi non abbiamo ordinato.”
“Decide lui. Ma se non ti va ce ne andiamo.”
“Scherzi?!! È troppo divertente!”
Ci ha dato um tavolino in angolo, vicino ad una tavolata di quarantenni urlanti in libera uscita senza mogli ed a un tavolo con due coppiette. La piccola taverna e strapiena e Angie, l'unica in tiro da discoteca, è bersaglio continuo di occhiatine libidinose. Una volta mi avrebbe dato fastidio, ora mi diverte.
La cameriera, in jeans e maglietta bianca tirata sui seni che non puoi non fissare, è una sventola di ragazza di colore col viso pulito, gli occhioni gentili e una selva di capelli neri. Angie s'innamora subito di lei, la trattiene al tavolo, scherzano, parlano di capelli terribili, anche Angie non sa mai come tenerli, e spettegolano su Kostas. Io trovo incredibilmente sexy il grembiulino in vita dove ritira il notes, le arriva due centimetri sotto il pube.
Il vocione di Kostas la richiama continuamente in cucina. “Ven, mi amor, moussaka per il 12.” “Culito hermoso è desiderata in cucina!” “Sonia! Pompino urgente per il cuoco!”
Ogni tanto fa un giro in sala, alle coppiette chiede se c'era abbastanza peperoncino, fa bene all'amore, e alla tavolata di quarantenni ridenti dice che metterà un sovrapprezzo per le tette di Melissa.
Non so cosa abbiamo mangiato, di sicuro sono ubriaco anche se non ho toccato il vino, l'atmosfera è quella scanzonata degli anni dell'università e Angie è meravigliosamente allegra.
È seduta contro la parete per godersi lo spettacolo, fa sedere Melissa sulla panca
“Ma come fai a sopportarlo?”
“Non è cattivo, è un buono.”
“Ma cazzo se è pesante!”
Allora Melissa le dice qualcosa all'orecchio. I capelli s'incastrano tra loro, bisbigliano con la mano davanti alla bocca e si mostrano i cellulari, io non vedo sento nulla, gli occhi di Angie brillano di meraviglia. Scoppia a ridere, le chiede conferma, Melissa ha molto da raccontarle all'orecchio, amoreggiano come amiche.
Quando Melissa se ne va Angie continua a meditarci sopra fissando la forchetta in mano. Ha un sorriso soddisfatto sulle labbra, ma ovviamente non mi confida nulla. “Quella non è certo una scema.”
E parla, parla di tutto, parla come fa sempre quando è contenta.
Abbiamo tirato tardi, rimaniamo solo noi e la tavolata che non vuole rientrare in galera dalle mogli.
Melissa passa a salutarci. Bacia Angie guancia guancia per non rovinarsi il trucco e a me fa un sorrisino impacciato. Non me la prendo, sei sempre di troppo tra due amiche del cuore.
Dietro lei compare Kostas. “Deve correre a fare un pompino al suo fidanzato.”
Melissa gli sorride con compatimento.
Senza chiedere il permesso, Kostas mi tira una pacca sulla schiena, tira una sedia e si siede con noi. Depone sul tavolo un bummolo di terracotta: “Questo è vino vero, viene dal Montenegro, lo produce mio cugino.” E ci riempe i bicchieri di un denso vino verde, forte e aspro, bevibile solo perché è fresco.
“Uh, è etrribile!” Fa Angie.
“È per uomini, fa sangue.” E con gli occhi mi ordina di bere.o. Ho già capito che stanotte mi ritirano la patente.
Kostas è un ciclone, parte a raccontarci la sua vita che manca solo il cargo battente bandiera liberiana. Un mare di palle indistinguibili dalla realtà che affascinano Angie. Sicuramente ha lavorato sulle navi e in Spagna, il resto sono tutte puttanate. E Kostas parla solo di fighe e puttane “Non offenderti, angelo mia, ma le spagnole sono le migliori, non ce n'è per nessuna, ce l'hanno rovente.” Vuota il bicchiere in un sorso. “Créeme, mi niña, le spagnole sono vatra za loptice, fuoco per i cogliono.”
Ogni tanto si ricorda di mettere qualche parola straniera.
“Ma non ti sei mai sposato?”
“Perché mi vuoi male? Io il mio uccello non lo metto in gabbia... Ma a te lo posso confessare, sei troppo bella. Una volta ci sono andato vicino, a ventisei anni ho perso la testa per il culo di una trans bellissima, ahah! No, non guardarmi coi tuoi occhioni, tu fai innamorare, moja djevojka, fai ingelosire il tuo Mirko! Vuoi sapere come aveva l'uccello?”
“Certo, dimmelo.” Angie frigge divertita.
“Come un matitino! Piccolo così,ahah!” Tossisce e sputaccia sul tavolo. “Ti ho delusa, mi amor? Ma se vuoi, però posso raccontarti il mio uccellone!”
E via di questo passo, sempre peggio. La mia Angie in fondo è un maschiaccio, è a suo agio nei discorsi da caserma. E Kostas ci va davvero pesante, mi dà anche consigli come far l'amore con un angelo delizioso come Angie: “Mi raccomando, non devi mai farglielo mancare, lei è nata per l'amore.”
Ogni tanto si alza per far pagare man mano che se ne vanno le ultime coppiette, a tutte raccomanda di fare l'amore. Angie mi stringe la mano, dice che è simpatico, pallista, tuttoscemo e me la stringe più forte quando lo vede tornare da noi.
Alla fine succede quello che temevo. O speravo.
Non ho visto il mondo come Kostas, ma conosco bene i personaggi come lui. Sta facendo l'allegrone, il finto tonto, non gli importa di passare per un patetico cinquantenne rintronato, in realtà sta sondando il terreno per capire fino a dove può spingersi.
“Vi siete trovati bene, qui? Non vi ho rotto troppo le palle?”
“No, scherzi? È stato divertente.”
“Mi fai un regalino allora?”
Angie si tira indietro di riflesso, ma poi torna ad appoggiare i gomiti sul tavolo. “No, no, ho paura di quello che puoi chiedermi.”
“Ahah, sei una chica inteligente, furba e hermosa.”
“Sentiamo: cosa vorresti?” Lo sfida.
“Un tuo ricordo, gatita, mi hai ferito, mi sanguina il corazòn.”
“Un bacetto te lo do volentieri.”
“Niente di più?”
“No, no, non sono mica scema!”
“Ahah, cosa vai a pensare?... Mirko, amico mio, diglielo tu, pensa al tuo vecchio Kostas che rimane qui solo, a voi non servono, digliele di lasciarle a me.”
“Cosa?”
“Le sue mutandine, ahaha. A voi non servono ma per me sarebbero un bel ricordo del tuo angelo biondo.”
“Tu sei tutto scemo!”
Invece Angie guarda verso la tavolata nascosta dall'omone seduto. Traffica sotto il tavolo, sento una scarpa cadere e la vedo protendere il pugno chiuso sulla tovaglia. Kostas apre la manona e Angie lascia cadere il perizoma appallottolato.
Si protende in avanti per dargli anche un bacetto. “Sei contento?”
“Sono commosso, mi amor.”
Ritira il perizoma in tasca e si alza verso la tavolata dei detenuti in libera uscita. “Okay, è tardi, si chiude... Voglio fare una scommessa con voi, stasera sono troppo felice, è venuto a salutarmi un vecchio amico e sono contento per lui, ha trovato una ragazza bellissima. Io che ho girato il mondo ho visto solo una o due ragazze più belle.” Tutti si voltano a guardarla, Angie ha uno scatto nervoso con la testa, ma si capisce che la cosa la gratifica parecchio. “Mi voglio rovinare, vi offro la cena se indovinate che colore ha le mutandine!”
“Che bastardo!” Esclama Angie sommersa dagli ululati dei lupi. La le ridono gli occhi. “È tutto pazzo, quel bastardo.”
Kostas le fa cenno d'andare da lui.
Angie mi chiede con gli occhi cosa fare e si alza abbassandosi il vestitino sulle cosce. Chi la riconosce più? Va al fianco di Kostas e scimmiotta le veline, butta fuori il fianco e sorride guardando la tavolata, sembra una finalista del concorso Figa dell'Anno. E cazzo se è figa.
I coglioni strizzano gli occhi e abbassano la testa per vedere in trasparenza. Sparano colori a cazzo. “No, potete dirmi un solo colore.” Kostas mette Angie di spalle e le carezza il culo. Angie pende dalle sua labbra, si muove come dice lui. “Se qualcuno fa una foto lo sbatto fuori a calci.”
In ogni gruppo di sfigati di successo c'è il capobranco che tutti riveriscono. Questi si sono scelti un briatore dei poveri seduto a capotavola con rolex e radi capelli gonfiati dalla parrucchiera. Mette ordine del casino e raccoglie i voti: “Io non ne sono convinto, ma la maggioranza ha votato mutandine color nudo.”
Kostas indurisce lo sguardo e cala un silenzio di tomba.
La tocca con un dito fra le scapole e Angie si china in avanti lentamente. Piano piano, a quarantacinque gradi il vestitino è risalito al limite. La ferma, ora tocca a lui. Con la manona solleva quanto basta ed è un delirio di risate e applausi. Rido anch'io, la vista della figa di Angie fa star bene a tutti.
La tavolata è in coda alla cassa. Parlano ancora di Angie. Kostas li tratta malissimo e loro ridono.
Dobbiamo andarcene anche noi. Siamo gli ultimi
Ci guardiamo negli occhi, mai stai così eccitati e complici.
Guardo nel portafoglio, devo averne ancora uno da prima di Angie. Lo passo a lei che lo nasconde in mano.
Poi succede tutto con in un telefilm senza audio.
Pago con la carta.
Kostas fa ancora lo scemo con Angie ma s'impietrisce quando lei apre la mano e lascia cadere sul bancone la bustina del preservativo.
Corre a mettere il chiavistello.
Torna sbottonandosi.
Angie in ginocchio pende dal suo cazzo.
Lo bagna fino in gola e gli mette il condom.
Kostas la alza e la mette a novanta su un tavolino.
La vista della figa di Angie mi devasta dentro.
Se la sbatte da cagna.
Angie respira con la bocca, ha le labbra dischiuse, i capelli biondi tra le dita di Kostas.
Mi risveglio nel parcheggio.
L'abbranco è la inculo a crudo che brucia a me il cazzo. Non un urlo, non un lamento, sa di meritarselo tutto questo cazzo in culo.
Polverizzo il mio record di velocità, sborro alla terza botta ma schizzo da fargliela risalire fino al palato “Ti basta o ti devo portare a battere?”
“No, portami a casa, non stasera.”
È impazzita. Come lo sono io. “Va bene, ma a casa ti lego e finisco il lavoro.”
“Ti amo, Mirko, stanotte sono la tua troia.”
È davanti allo specchio, sta scegliendo cosa mettersi per stasera ed è nervosa, cerca la lite.
È una domanda trabocchetto, cosa devo risponderle? Sì per un bacchettone come me ti sei messa come una cercacazzi prima di una gangbang?
Così s'incazza.
No, non sono un bacchettone, mi piace uscire con una strafica in tiro e farmi invidiare da tutti.
Così mi compatisce.
No, non è troppo sexy, lo sai, per me non sei mai abbastanza troia.
Così sono un porco che non la ama davvero.
Ma no, cos'ha che non va? Ti noteranno appena.
Così lei mi si deprime e va avanti un'altra ora a cercare il vestitino giusto per la festa della sua amica Sonia. Sul letto si è già accumulata una montagnola di vestiti.
Siamo nel bilocale arredato che ci hanno dato i suoi. Era sfitto e hanno deciso di farci un bel regalo alla fine della vacanza in Maremma. Ci siamo trasferiti appena rientrati, il trasloco è stato piuttosto semplice, Angie s'è spostata solo di cinquanta metri nella sua stessa strada, due villette più in là, ed abbiamo portato a mano gran parte della sua roba nell'appartamentino al pianoterra. Per me è stato ancora più semplice, mi è rimasto un cassetto e un reparto di un armadio, ma mi ha lasciato il tavolino per il PC e il bicchierino per rasoio e spazzolino.
I genitori di Angela sono meravigliosi, non vogliono alcun affitto e sua mamma mi ha detto qualcosa tipo aspetta a ringraziarci: sa benissimo cosa significhi governare una casa con dentro Angie. Infatti abbiamo già fatto una bella litigata il primo sabato insieme, la pulizia settimanale era qualcosa di ignoto per lei. Ha tenuto il broncio per due ore, ha tirato fuori ancora la storia che noi non stiamo insieme, facciamo solo coppia, che lei non è fatta per il matrimonio, che il conformismo la deprime, che non le va di fare una cosa solo perché dicono che si deve farla, ma alla fine era felice di avere una casa vivibile.
E lo sono pure io. Basta organizzarsi un pochino.
Ci siamo divisi i compiti, lei fa la spesa e la lavastoviglie. È stronza, crede che a me piaccia riordinare, pulire e occuparmi di tutto il resto e che non abbia nient'altro da fare. Io cucino solo perché voglio mangiare qualcosa di sano e non solo roba dal freezer.
Angie non lascia mai cadere una domanda.
“Perché non mi aiuti mai? Come sto?”
Il mio giudizio è di parte, la amo, ma è bellissima, la sua pelle liscia ha ancora il colore della vacanza, gli occhi la trasparenza del mare. E i suoi capelli sempre ribelli profumano di vento.
E la ama il mio cazzo. Questo vestitino vedo non vedo mi addensa il sangue. Di pizzo nero con riflessi dorati, completamente nudo sulla schiena e semitrasparente sui seni pieni, stretto sui fianchi per valorizzare le natiche tonde, ma svolazzante cortissimo pochi centimetri sotto il pube sulle cosce abbronzate ha anche, visto che non è abbastanza provocante e copre troppo, delle apertura a goccia sui fianchi che salgono aprendosi fino a sfiorarle i seni nudi e una finestrella centrata sull'ombelico per esibire il brillantino del piercinge... insomma gli manca solo il cartellino col prezzo per pompino, figa e culo.
Angie fasciata da questo vestitino striminzito è una morsa ai coglioni.
“Le vuoi proprio male.” Rispondo finalmente.
“A chi?!!”
“A Sonia, la farai schiattare d'invidia.”
“Ahah, che scemo! Non prenderla in giro, è carina anche lei.”
“Sì, sì, se ti piacciono le cozze.”
“Mirko! Non fare lo stronzo. Sonia è simpatica è ha delle belle tette, piace a tutti.”
Come faccia Angie a dire queste puttanate non lo so proprio! Sonia oltre ad essere simpatica come una verruca dove dà più fastidio, è una tappetta esibizionista che si vanta con tutte/i del suo Ale, un bel trentenne che deve avere la fissa per i mitili strabordanti.
“A me piacciono le tue.”
L'abbraccio da dietro e le stringo le tette.
“No, non adesso, siamo già in ritardo per la cena.”
“Mezz'ora più, mezz'ora meno... oggi non lo abbiamo ancora fatto.”
Stasera sono tornato tardi dal lavoro e Angie era già nel pieno dei preparativi.
“E stamattina dov'eri?”
“Non conta.”
Angie mi sveglia tutte le mattine col pompino del buongiorno, mi ama, mi lavora piano, succhia con gli occhi ancora assonnati e quando sborro è felice come una ragazzina che s'è sbrodolata di gelato. Nei momenti di depressione temo che Angie stia con me solo perché ho un signor cazzo e sborro da cavallo. Momenti che durano un attimo, però, perché mi paiono due ottime motivazioni per cementare il rapporto.
Non resiste quando lo sente contro, Angie entra in modalità cagna, si piega in avanti, a squadra sulle gambe ritte, e il vestitino le risale dietro, io devo soltanto alzarlo di altri dieci centimetri. Una vista che mi fa far pace col mondo, mi sento il dio dei violentatori. Non s'è ancora messa il perizoma, non le farò perdere troppo tempo, le frullo due dita sciacquettandole in fica.
“Uhmm, no, Mirko, non farmi sporcare!”
Si tira su il vestitino fino in vita e io glielo affondo tamponandola.
Rischia di finire a terra e si puntella con le mani al letto.
Abbiamo lasciato la finestra aperta, in strada possono sentire i ciackciack delle chiappette e i suoi guaiti. La scopo lungo e ritmato, non mi piace fare il coniglio, e lei che ha la fretta di una principessina che deve correre al ballo e pure la smania di una ninfomane mai sazia, si dondola al contrario beccandosi picconate devastanti che la fanno bestemmiare a denti stretti.
La soddisfazione che mi dà quando gode così!
Mi fa sentire maschio e bastardo, le infilo il pollice nel buchetto. Ululato immediato, tremore delle cosce, e orgasmo in arrivo. È la mia schiava.
“Prima di andare via ripieghi e ritiri tutto.” Ordino da vero master.
Le faccio ondeggiare la testa sulla montagnola di vestiti.
“No, lo faccio quando torniamo. Giuro!”
“Ti sei conciata come una troia cercacazzi.”
“Non costa caro. Ventidue e novantanove su amazon. Ti piace?”
“Sembri una puttana da tangenziale, stasera ti porto a battere.” Dico in pieno raptus copulatorio.
Questa minaccia la manda in palla, smania, impreca s spruzza tremante.
Io l'afferro per una manciata di capelli biondi e la bastono insultandola pesante come non ho mai fatto con lei né con nessun'altra. Accompagno a voce bassa ogni picconata: ti sfondo puttana, sei una cagna, ti faccio violentare da negri, in culo ti faccio violentare, ti piacerebbe vero? godi cagna.
Lo fa, gode guaendo disperata come una cagna e cerca di controllare l'orgasmo inchiodata al mio cazzo.
Io esplodo in una sborrata da tre gemelli.
Siamo in ritardo, si strappa via il vestitino e corre in bagno. Si lava seduta sul bidet, cerca la peretta, gliela passo e si fa anche una lavanda mentre piscio accanto.
“Mirko... posso chiederti un favore?”
Mi guarda strana.
“Che favore?” Angie mi frega sempre, meglio stare attento.
“Mi piaci... mi piace così.”
“Così cosa?
“Ma possibile che non mi capisci mai?” Tira su col naso. “Per me è difficile dirlo.” E guarda le piastrelle.
A questo punto è sbagliata qualsiasi cosa possa dire. Meglio star zitto. Le carezzo i capelli.
Rialza il viso, i bellissimi occhi imbarazzati implorano comprensione. “Voglio che tu... mi piacerebbe, è strano farlo così, lo faresti?”
“Certo, Angie, ma non capisco proprio cosa vuoi.”
“Ma come prima, cazzo non capisci mai un cazzo!... Mi piace quando fai il bastardo, ma devo essere io a chiedertelo?”
Occazzo, ho capito! Ha scoperto un nuovo gioco. Mi gira la testa. Angie non finirà mai di devastarmi.
“Ti amo cucciolina, ma ora fai la brava ciucciacazzi e me lo pulisci” Mi sento dire.
Angie è serissima, solleva con due dita il cazzo semimoscio, allunga il collo e me lo succhia delicatamente di lingua. Lo fa con rispetto e timidamente mi porta la mano al seno. Le pizzico il capezzolo.
“Grazie.” Mi dice e non scherza.
Sì, grazie al cazzo, ora devo farmi io il bidet, m'ha sporcato di rossetto.
Per fortuna non s'è messa un rosso intenso, farebbe troppo troia.
Se ne accorge e il gioco continua.
“Scusa, scusa!” e me lo pulisce e asciuga sul lavandino. Davanti allo specchio. Le sfioro le labbra con due dita e me le succhia.
Minchia, non so cosa pensare.
Finalmente scende e sale in macchina. Cammina strana sui tacchi, ma le alzano un culo spaziale.
Vorrei farle un complimento, ma i complimenti che faccio io suonano sempre strani, teme sempre che scherzi, e poi, usciti dal cesso, abbiamo parlato solo a monosillabi mentre ci rivestivamo.
Quel che è capitato in bagno è troppo strano.
Avvio e parto. “Siamo in ritardo di solo un'ora.” Dico per dire qualcosa.
Angie è scocciata. Valla a capire. Imbocco l'autostrada. Alzo la radio.
“Ma tu ci tieni proprio ad andare a quella cena?”
“Io???”
“No, se ti va ci andiamo, ma torniamo presto, ti prego, non ho voglia di stare con tutti.”
Non perdo tempo a puntualizzare che è da una settimana che mi parla di questa cazzo di cena con Sonia e le altre cozze con scoglioni annessi. “E cosa vorresti fare?”
“Gyros!!! È dall'anno scorso in Grecia che non ne mangio, ho voglia!
Okay, da quando ha rinunciato ad essere vegetariana le vengono voglie compulsive di carne e so già tutto (spero) della sua allegra vacanza in Grecia con mille amici.
“Conosci qualche posto figo dove lo fanno?”
“Sì, ci sarebbe una trattoria simpatica, ci andavo sempre quando ero all'università, lui è un croato, Kostas, pensa che...”
“Le avviso che non andiamo!”
Non le frega un cazzo di sapere dove stiamo andando, per tutto il viaggio chatta con Sonia e le altre sue amiche cozze. Tanto valeva andare a cena con loro.
Cerco d'interromperla. “Senti, quel posto è proprio un buco e Kostas è uno invadente, non so se ti piacerà, è uno che...”
“Sì sì, va benissimo, scusa, ma Sonia mi sta dicendo che Elena si è mollata con Ted!”
È un anno che non entro da Kostas. Mi riconosce subito e mi corre incontro urtando quelli seduti. “Mirko! bendecido šupak! entra, metti tuo culo nella mia koliba”
Kostas è un croato che dice d'aver girato il mondo e insulta in mille lingue, ma per me è stato solo in Spagna. È un omone enorme col fisico di un lottatore, ha forse cinquant'anni e ha sicuramente l'energia travolgente di un ventenne in un bordello. Ha il volto furbo ma simpatico, mascella grossa con una barba di tre giorni, e non sa cosa sia la discrezione. Le mani enormi le usa per preparare piatti decenti e per sfondare a suon di pacche le schiene degli amici clienti che rabbonisce con insulti e complimenti.
“Ciao, kostas, hai un tavolo per due?”
“Ti sembra giusto salutare così il tuo amico Kostas! Sei un maledetto figlio di kurva, non ti fai vedere da anni e arrivi qui con una mimoriadne krásne chica!”
Angie è allibita. Kostas la stringe in un abbraccio. “Tu chi sei, bella mia?”
“Angie.” Risponde appena può respirare.
“Sei più hermosa di un cvijet... un fiore, e credimi io ho visto i più bei fiori di todo el mudo, ahah!!”
“Kostas, facci sedere.”
Mi guarda torvo e riprende con Angie. La sovrasta di tutta la testa, si china per parlarle all'orecchio, quasi la bacia. “Escúchame, my love, Mirko è un bravo ragazzo, ma e troppo glup, come se dice?, estúpido!, con un bella dievča come te si deve fare l'amore, non portarla da Kostas, ahah!”
Per fortuna un cliente, lo chiama.
“Arrivo cabron!” Ci dà un tavolino con la tovaglia a scacchi bianchi e rossi. “Sedetevi qui, dieci minuti e vi porto tutto... Arrivo arrivo, porco demonio.”
“Ma chi è questo folle???”
“Ho cercato d'avvertirti.”
“Ma è un pazzo! Mi ha toccata tutta... e cosa ci porta? Noi non abbiamo ordinato.”
“Decide lui. Ma se non ti va ce ne andiamo.”
“Scherzi?!! È troppo divertente!”
Ci ha dato um tavolino in angolo, vicino ad una tavolata di quarantenni urlanti in libera uscita senza mogli ed a un tavolo con due coppiette. La piccola taverna e strapiena e Angie, l'unica in tiro da discoteca, è bersaglio continuo di occhiatine libidinose. Una volta mi avrebbe dato fastidio, ora mi diverte.
La cameriera, in jeans e maglietta bianca tirata sui seni che non puoi non fissare, è una sventola di ragazza di colore col viso pulito, gli occhioni gentili e una selva di capelli neri. Angie s'innamora subito di lei, la trattiene al tavolo, scherzano, parlano di capelli terribili, anche Angie non sa mai come tenerli, e spettegolano su Kostas. Io trovo incredibilmente sexy il grembiulino in vita dove ritira il notes, le arriva due centimetri sotto il pube.
Il vocione di Kostas la richiama continuamente in cucina. “Ven, mi amor, moussaka per il 12.” “Culito hermoso è desiderata in cucina!” “Sonia! Pompino urgente per il cuoco!”
Ogni tanto fa un giro in sala, alle coppiette chiede se c'era abbastanza peperoncino, fa bene all'amore, e alla tavolata di quarantenni ridenti dice che metterà un sovrapprezzo per le tette di Melissa.
Non so cosa abbiamo mangiato, di sicuro sono ubriaco anche se non ho toccato il vino, l'atmosfera è quella scanzonata degli anni dell'università e Angie è meravigliosamente allegra.
È seduta contro la parete per godersi lo spettacolo, fa sedere Melissa sulla panca
“Ma come fai a sopportarlo?”
“Non è cattivo, è un buono.”
“Ma cazzo se è pesante!”
Allora Melissa le dice qualcosa all'orecchio. I capelli s'incastrano tra loro, bisbigliano con la mano davanti alla bocca e si mostrano i cellulari, io non vedo sento nulla, gli occhi di Angie brillano di meraviglia. Scoppia a ridere, le chiede conferma, Melissa ha molto da raccontarle all'orecchio, amoreggiano come amiche.
Quando Melissa se ne va Angie continua a meditarci sopra fissando la forchetta in mano. Ha un sorriso soddisfatto sulle labbra, ma ovviamente non mi confida nulla. “Quella non è certo una scema.”
E parla, parla di tutto, parla come fa sempre quando è contenta.
Abbiamo tirato tardi, rimaniamo solo noi e la tavolata che non vuole rientrare in galera dalle mogli.
Melissa passa a salutarci. Bacia Angie guancia guancia per non rovinarsi il trucco e a me fa un sorrisino impacciato. Non me la prendo, sei sempre di troppo tra due amiche del cuore.
Dietro lei compare Kostas. “Deve correre a fare un pompino al suo fidanzato.”
Melissa gli sorride con compatimento.
Senza chiedere il permesso, Kostas mi tira una pacca sulla schiena, tira una sedia e si siede con noi. Depone sul tavolo un bummolo di terracotta: “Questo è vino vero, viene dal Montenegro, lo produce mio cugino.” E ci riempe i bicchieri di un denso vino verde, forte e aspro, bevibile solo perché è fresco.
“Uh, è etrribile!” Fa Angie.
“È per uomini, fa sangue.” E con gli occhi mi ordina di bere.o. Ho già capito che stanotte mi ritirano la patente.
Kostas è un ciclone, parte a raccontarci la sua vita che manca solo il cargo battente bandiera liberiana. Un mare di palle indistinguibili dalla realtà che affascinano Angie. Sicuramente ha lavorato sulle navi e in Spagna, il resto sono tutte puttanate. E Kostas parla solo di fighe e puttane “Non offenderti, angelo mia, ma le spagnole sono le migliori, non ce n'è per nessuna, ce l'hanno rovente.” Vuota il bicchiere in un sorso. “Créeme, mi niña, le spagnole sono vatra za loptice, fuoco per i cogliono.”
Ogni tanto si ricorda di mettere qualche parola straniera.
“Ma non ti sei mai sposato?”
“Perché mi vuoi male? Io il mio uccello non lo metto in gabbia... Ma a te lo posso confessare, sei troppo bella. Una volta ci sono andato vicino, a ventisei anni ho perso la testa per il culo di una trans bellissima, ahah! No, non guardarmi coi tuoi occhioni, tu fai innamorare, moja djevojka, fai ingelosire il tuo Mirko! Vuoi sapere come aveva l'uccello?”
“Certo, dimmelo.” Angie frigge divertita.
“Come un matitino! Piccolo così,ahah!” Tossisce e sputaccia sul tavolo. “Ti ho delusa, mi amor? Ma se vuoi, però posso raccontarti il mio uccellone!”
E via di questo passo, sempre peggio. La mia Angie in fondo è un maschiaccio, è a suo agio nei discorsi da caserma. E Kostas ci va davvero pesante, mi dà anche consigli come far l'amore con un angelo delizioso come Angie: “Mi raccomando, non devi mai farglielo mancare, lei è nata per l'amore.”
Ogni tanto si alza per far pagare man mano che se ne vanno le ultime coppiette, a tutte raccomanda di fare l'amore. Angie mi stringe la mano, dice che è simpatico, pallista, tuttoscemo e me la stringe più forte quando lo vede tornare da noi.
Alla fine succede quello che temevo. O speravo.
Non ho visto il mondo come Kostas, ma conosco bene i personaggi come lui. Sta facendo l'allegrone, il finto tonto, non gli importa di passare per un patetico cinquantenne rintronato, in realtà sta sondando il terreno per capire fino a dove può spingersi.
“Vi siete trovati bene, qui? Non vi ho rotto troppo le palle?”
“No, scherzi? È stato divertente.”
“Mi fai un regalino allora?”
Angie si tira indietro di riflesso, ma poi torna ad appoggiare i gomiti sul tavolo. “No, no, ho paura di quello che puoi chiedermi.”
“Ahah, sei una chica inteligente, furba e hermosa.”
“Sentiamo: cosa vorresti?” Lo sfida.
“Un tuo ricordo, gatita, mi hai ferito, mi sanguina il corazòn.”
“Un bacetto te lo do volentieri.”
“Niente di più?”
“No, no, non sono mica scema!”
“Ahah, cosa vai a pensare?... Mirko, amico mio, diglielo tu, pensa al tuo vecchio Kostas che rimane qui solo, a voi non servono, digliele di lasciarle a me.”
“Cosa?”
“Le sue mutandine, ahaha. A voi non servono ma per me sarebbero un bel ricordo del tuo angelo biondo.”
“Tu sei tutto scemo!”
Invece Angie guarda verso la tavolata nascosta dall'omone seduto. Traffica sotto il tavolo, sento una scarpa cadere e la vedo protendere il pugno chiuso sulla tovaglia. Kostas apre la manona e Angie lascia cadere il perizoma appallottolato.
Si protende in avanti per dargli anche un bacetto. “Sei contento?”
“Sono commosso, mi amor.”
Ritira il perizoma in tasca e si alza verso la tavolata dei detenuti in libera uscita. “Okay, è tardi, si chiude... Voglio fare una scommessa con voi, stasera sono troppo felice, è venuto a salutarmi un vecchio amico e sono contento per lui, ha trovato una ragazza bellissima. Io che ho girato il mondo ho visto solo una o due ragazze più belle.” Tutti si voltano a guardarla, Angie ha uno scatto nervoso con la testa, ma si capisce che la cosa la gratifica parecchio. “Mi voglio rovinare, vi offro la cena se indovinate che colore ha le mutandine!”
“Che bastardo!” Esclama Angie sommersa dagli ululati dei lupi. La le ridono gli occhi. “È tutto pazzo, quel bastardo.”
Kostas le fa cenno d'andare da lui.
Angie mi chiede con gli occhi cosa fare e si alza abbassandosi il vestitino sulle cosce. Chi la riconosce più? Va al fianco di Kostas e scimmiotta le veline, butta fuori il fianco e sorride guardando la tavolata, sembra una finalista del concorso Figa dell'Anno. E cazzo se è figa.
I coglioni strizzano gli occhi e abbassano la testa per vedere in trasparenza. Sparano colori a cazzo. “No, potete dirmi un solo colore.” Kostas mette Angie di spalle e le carezza il culo. Angie pende dalle sua labbra, si muove come dice lui. “Se qualcuno fa una foto lo sbatto fuori a calci.”
In ogni gruppo di sfigati di successo c'è il capobranco che tutti riveriscono. Questi si sono scelti un briatore dei poveri seduto a capotavola con rolex e radi capelli gonfiati dalla parrucchiera. Mette ordine del casino e raccoglie i voti: “Io non ne sono convinto, ma la maggioranza ha votato mutandine color nudo.”
Kostas indurisce lo sguardo e cala un silenzio di tomba.
La tocca con un dito fra le scapole e Angie si china in avanti lentamente. Piano piano, a quarantacinque gradi il vestitino è risalito al limite. La ferma, ora tocca a lui. Con la manona solleva quanto basta ed è un delirio di risate e applausi. Rido anch'io, la vista della figa di Angie fa star bene a tutti.
La tavolata è in coda alla cassa. Parlano ancora di Angie. Kostas li tratta malissimo e loro ridono.
Dobbiamo andarcene anche noi. Siamo gli ultimi
Ci guardiamo negli occhi, mai stai così eccitati e complici.
Guardo nel portafoglio, devo averne ancora uno da prima di Angie. Lo passo a lei che lo nasconde in mano.
Poi succede tutto con in un telefilm senza audio.
Pago con la carta.
Kostas fa ancora lo scemo con Angie ma s'impietrisce quando lei apre la mano e lascia cadere sul bancone la bustina del preservativo.
Corre a mettere il chiavistello.
Torna sbottonandosi.
Angie in ginocchio pende dal suo cazzo.
Lo bagna fino in gola e gli mette il condom.
Kostas la alza e la mette a novanta su un tavolino.
La vista della figa di Angie mi devasta dentro.
Se la sbatte da cagna.
Angie respira con la bocca, ha le labbra dischiuse, i capelli biondi tra le dita di Kostas.
Mi risveglio nel parcheggio.
L'abbranco è la inculo a crudo che brucia a me il cazzo. Non un urlo, non un lamento, sa di meritarselo tutto questo cazzo in culo.
Polverizzo il mio record di velocità, sborro alla terza botta ma schizzo da fargliela risalire fino al palato “Ti basta o ti devo portare a battere?”
“No, portami a casa, non stasera.”
È impazzita. Come lo sono io. “Va bene, ma a casa ti lego e finisco il lavoro.”
“Ti amo, Mirko, stanotte sono la tua troia.”
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