Eveline e Asia

di
genere
dominazione

Sono gelosa.
Doc mi fa soffrire anche di gelosia.
Ha un'altra ancella, Asia.
Le ha dato il nome di una ninfa.
La odio, ma lui vuole che diventiamo amiche.
E mi dice che non ha senso, io non posso essere gelosa per Asia, non sarà mai sua come lo sono io. Io sono la sua unica Eveline.
È vero, Asia non si farà mai mettere il collare. È diversa da me. Non sa nemmeno che esiste il Convento. La invidio.
No, non la invidio per la sua libertà.
Asia decide lei. Incontra Doc quando vuole, non soffre come me se non la chiama e, cosa per me inconcepibile, è lei a gestire Lui. Si fa desiderare, lo prende anche orribilmente in giro, crede di farlo soffrire e si concede dopo mille rifiuti. Per lei è un 'famolo strano', un brivido piccante che si concede.
Ha ragione Lui, non devo essere gelosa, Asia è solo un passatempo. Per lei e per Lui.
Ma io la invidio a morte.
È troppo giovane e troppo figa, ha ventiquattro anni e il corpo per far l'amore. È splendida di viso, le labbra umide, ed ha un fisico snello e morbido di una modella di intimo calvinklein. Una vera ninfa del mare che toglie il fiato.
Sa perfettamente cosa provoca ed è esibizionista. Sto male anch'io quando la mette ginocchioni sul letto, ginocchia scostate e figa a vista. Doc ce la tiene anche un'ora e Asia si lascia ammirare e toccare godendo esageratamente. Non è come me, io mi spengo fuori e impazzisco dentro, lascio che faccia solo Lui.

L'ultima volta erano tre settimane che non si faceva vedere da Doc.
Per lei sono soltanto delicatezze.
Il frustino è per titillarle la clitoride e farle eccitare i capezzoli chiodati. La paletta è per scaldarle le chiappe, non rimbomba mai nello scantinato e mai su seni e interno coscia. La rotellina dentata sulla pelle liscia le strappa solo piacevoli fremiti. I plug per lei hanno il brillante e le fanno il culetto che è un'opera d'arte. Sui suoi seni solo la timida violet wand, la bacchetta che la fa squittire. Si può godere anche il cazzo di Carlo. La monta abbracciato dalle sue cosce o a pecorina, anche con le mani legate dietro la schiena, ma mai le sfonda il culo.
Per lei solo le attenzioni di amanti.
Le infilo io il vibra anovaginale comandato dalla voce del mio padrone e la limono sul letto, una mano poggiata contro il pube per sentire anch'io le vibrazioni. Limoniamo lesbiche davanti a Doc e Carlo, lei con la passione di una ragazza da letto, io cercando di superare la mia riluttanza e la mia vergogna. So che guardano lei.
Le lecco e succhio la figa umida e carnosa quando è seduta sul cazzo di Doc. Le dono orgasmi che la fanno lacrimare dal piacere. Allora la bacio in bocca e le ciuccio i seni, lei sconvolta dai piaceri, che si tocca e muove il culo sul cazzo di Doc.
Per lei solo piaceri.
Per me invece...
Molto di più.
Con me il frustino è bastardo e preciso, la paletta mi infiamma, la rotellina mi ferisce i capezzoli. Il mio plug mi riempe e pesa con agganciata la grossa frusta nera, lunga che tocca terra. Asia mi guarda ipnotizzata, sono uno schianto del peccato con la frusta per coda.
Carlo mi mette a squadra, alza la coda e tenendola alzata mi sbatte da dietro come una cagna. Asia gode e si tocca, vorrebbe forse anche lei, ma non è abbastanza cagna come me. E si esalta, incita Carlo che sul pavimento mi trivella il culo col suo cazzo. Si eccita, tocca la spalla di Carlo, lo bacia. Asia non si prende in culo un cazzo così.
Sono la schiava di Doc, la cagna di Carlo e il giocattolo di Asia.
Doc le mostra come mi lascio legare, le passa i giocattoli che può spingermi e muovermi dentro e le mollette che mordono. Le insegna dove mi fa più male il pungolo.
Non so, nei suoi occhi vedo che mi capisce. Lo fa per me. Perché sono Eveline.

Tre giorni dopo mi arriva una chiamata da sconosciuto, non rispondo e subito dopo un whatsapp. 'Sono Asia rispondimi.'
M'incazzo, non ci posso credere. Ancora una chiamata e poi un altro messaggio. 'Ti prego Eveline rispondi!'
Sono quasi le cinque. Esco dall'ufficio, vado in bagno, ma non la chiamo di certo. Le scrivo 'Non qui, aspetta mezz'ora.'
'Scusa scusa'
Mi ronza la testa, non combino più niente, è come se i ladri mi fossero entrati in casa. Solo Doc può chiamarmi sul lavoro, questa è la mia vita inviolabile, non può averle dato il mio numero! Non ha mai infranto le regole e questa regola non scritta è la più importante. Perché le ha dato il mio numero?!
Attendo la fine dell'orario, prendo il borsone della palestra ed esco. Mi blocco. È in strada, mi sta aspettando!
È in stivali e pantaloni di pelle con un lungo cappotto panna sbottonato. Quella stronza è una figlia di papà, quel cappotto è almeno due miei stipendi. Vado verso lei, voglio incenerirla! Quella troia imparerà cosa vuol dire invadere la mia vita e non me ne frega un cazzo se me l'ha mandata Doc. Nemmeno lui può.
Mi vede e s'illumina d'un sorriso bellissimo. Timido ed imbarazzato.
Il volto è stanco, gli occhi lucidi, i capelli spettinati. Mi smuove qualcosa dentro, è sincera, è felicissima di vedermi. Arrivata di fronte a lei non sono più incazzata.
M'abbraccia tenera come un'amica, un bacetto appena e tiene premuta la guancia contro la mia. Ricambio l'abbraccio. È calda, morbida di lana. Sa di femmina e di maschio. Mi confonde.
“Eveline, non resistevo più, dovevo assolutamente vederti.”
“Che cazzo successo?”
“Ti amo, ti prego, lasciati abbracciare.”
“Sei impazzita?!”
“Scusami, non dovevo, sì, non potevo aspettare.”
La spingo indietro con le braccia tese.
“Non prendermi per il culo.”
Soffre. “Scusami, sono una scema.” Con uno scatto velocissimo, s'asciuga la lacrimona che le riga la guancia.
Mi ha stesa.
“Vieni!” La prendo a braccetto e la trascino verso la mia auto. Sono duecento metri.
“Sei bellissima Eveline, ti penso in ogni istante, vengo da Lui solo perché ci sei tu.”
Sono stordita e, appena chiuse in auto, le divoro il viso di baci. Sa di maschio e femmina, sono eccitata persa. Sui capelli dietro l'orecchio ha un gocciolone di sborra seccata. Lo sciolgo con la lingua.
“Chi t'ha dato il mio numero? Chi t'ha detto che lavoro o qui? È stato Doc?”
“No, lui non sa niente... È stato Carlo.”
“Carlo?!!”
È il porco ingaggiato da Doc, il suo factotum, la mia punizione.
“Sì...”
“E come hai fatto a convincerlo?”
Sorride stanca, forse pentita. Il suo volto dice tutto.
“Sei stata con lui?”
“Dovevo vederti!”
Le mordo il labbro. “Gli hai dato il culo per me?”
Tira su col naso. “Dovevo, non me l'avrebbe mai detto se no.”
Non mi guarda negli occhi. Abbassa la testa sui suoi seni.
Mi faccio schifo. Sono incazzata, avrei voluto esserci. Davanti agli occhi ho il cazzone di Carlo che le sfonda il culetto, la sua trave di carne che sparisce tutta fra le chiappette tonde di Asia. Avrei voluto esserci.
Le sollevo il maglioncino d'angora, sfioro le labbra sul suo pancino piatto, infilo la punta della lingua nell'ombelico, freme, l'annuso fino al seno. Sa di sesso, sa di maschi. Si ritrae quando le sfioro il capezzolo. Tre succhiotti che le diventeranno lividi.
“In quanti?”
“Erano in tre.”
“Ascoltami! Non devi più farlo, capito! Mai senza Doc.”
“L'ho fatto per te.”

Ci vado piano.
La spoglio lentamente, come una bambina malata da mettere a letto.
“Sei la mia bambina, Asia.”
Il maglioncino d'angora mi regala la vista dei suoi giovani seni e dei suoi fianchi flessuosi. Bacio leggera ogni ferita. Le sollevo i capelli, l'hanno morsa anche dietro al collo. Le spoglio le lunghe gambe fino ai piedi, le succhio le dita e risalgo. Mischio la mia saliva con quella seccata dei tre porci. Sotto il pube ci sono andati pesanti, morsi e succhiotti di un branco di lupi. Qui l'odore è insostenibile, ho il naso a tre centimetri dalle mutandine e l'istinto di morderla.
Si muove dolorante sulla schiena, infila i pollici nei fianchi e se le abbassa lei. Mi commuovo, la sua bellissima figa con le labbra carnose è arrossata, lucida di umori, ne hanno fatto scempio ma freme per me. Ci sfrego naso e bocca... e lo sento.
Asia mi blocca il viso contro, ansima che mi ama.
Le sfilo del tutto le mutandine e mi stendo su di lei spogliandomi. Geme, le faccio male, ma mi strappa i vestiti e mi succhia il seno. Sono cavalcioni sul suo bacino, le blocco i polsi sopra la testa. La bacio, “Sei stata una stupida”, le dico.
Mi sorride maliziosa che mi c'innamoro.
“Devi levarmelo tu, è per te, un regalo di Carlo.”
Mi si rivolta sotto, si mette cavalcioni. Il plug le brilla come un diamante incastonato nel culo.
Ci affondo il viso e glielo levo coi denti.
Dal buchetto violato cola subito la sborra. Mi c'incollo ipnotizzata, succhio e spingo la lingua.
Asia geme da cagna. Come una cagna sazia.


È la prima doccia che faccio con una ragazza. È strana, ma non sento la mancanza del cazzo.
Solo un poco, quando sono nuda devo essere penetrata.
Scaccio il pensiero. Mi sciolgo con lei sotto l'acqua.


Non dormo o dormo male accanto a lei. Mi sento in colpa e in debito con Asia. E mi sembra d'aver tradito Doc. La amo, la desidero e voglio solo che scompaia. Non può funzionare, è un casino da ogni parte la considero. Asia mi obbliga ad essere Eveline anche senza Lui. E non sa chi sono veramente.

La bacio senza svegliarla. È un incanto, profuma di femmina che dorme.
Al lavoro sono efficientissima, sbrigo tutto in poche ore. Ho chiesto se posso uscire alle due, che devo accompagnare mia madre a una visita e mia sorella non può. Forse ci hanno creduto, comunque non possono lamentarsi di me.
Le ho scritto di aspettarmi, di riposare quanto vuole.
Torno di corsa con addosso l'ansia di quando corro da Lui.
Non se n'è andata, m'ha aspettato!
Mi guarda stupita. “Non lavori il pomeriggio?”
“Ho preso un permesso.”
S'è messa la mia felpa di danza e le mutandine bianche. Uno schianto di figa, una ragazza da fare l'amore.
“Scusa, la mia roba puzzava. Come mi sta? Non ho certo le tue tette!”
“Sei fantastica, Asia, sei un amore.”
Mi carezza il collo sopra la spalla, scostandomi i capelli. Col dito mi massaggia dietro, al centro, dove ho il tatuaggio di Doc. Me l'ha già visto, sa dove si trova e cosa significa. Io sono di Doc.
“Hai fame o vuoi fare l'amore?” Mi sorride maliziosa e bacia con amore.
Mi porta per mano in camera.
Ha rifatto il letto ed ha scoperto le cinghie nascoste sotto i quattro angoli. Sono per quando Doc dorme da me. Asia le ha tirate fuori ed allungate verso il centro del letto.
In piedi, di fronte allo specchio, mi spoglia con l'urgenza di un ragazzo, mi palpa con la sfrontatezza di un maschio e mi bacia vorace come un porco arrapato, ma le sue mani sono esili, il suo corpo morbido e flessuoso e le sue labbra di miele.
Mi spinge indietro.
“Sei bellissima, Eveline”, mi dice e io mi sento in colpa con lei. E inadeguata, Asia è troppo giovane e innocente, io sono una puttana da strada.
Apro l'armadio.
Ride strofinandosi il naso. “Avevo già scoperto dove li tenevi.”
Sono i giocattoli per adulti di Doc. Un intero scaffale all'altezza della mia testa.
Asia è dietro me. Allunga il braccio sopra la mia spalla e solleva con due dita l'elastico nero della ball gag. Mi cedono le ginocchia. Apro, me la infila in bocca e aggancia gli elastici dietro le orecchie. Mi volta, limoniamo facendo roteare la pallina rossa.
Ha un'esitazione.
“Ma tu vuoi veramente?”
Cerco dietro i falli di gomma e prendo il pungolo.
Voglio. La amo.
scritto il
2025-10-24
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