Eveline sempre

di
genere
dominazione

Ho il collare e forse sono felice. Con lui non cerco la felicità. Forse dovrei dire che voglio la Sua felicità ma non è vero nemmeno questo. Voglio che faccia quello che deve fare. E sto bene così, non mi faccio domande con lui. È tutto strano con lui, se ci penso mi sento malata. Allora non ci penso.
Sono Eveline, il nome che mi ha dato lui per questa mia seconda vita segreta. Ha fatto bene a darmi un altro nome perché mi ha battezzata lui ma non mi capisce. Crede che io sia Eveline solo qualche notte alla settimana o nei weekend che mi chiama, io invece mi sento Eveline sempre.
Ho trentaquattro anni. Single, impiegata in un grosso ufficio. Mi vogliono bene tutti, sono una che si fa i cazzi suoi e le piace ridere. Un collega sposato mi fa il filo, ad uno dei soci ho sbagliato a fargli un pompino. Un errore per tutti e due, ora fra noi c'è uno strano imbarazzo ma lui lavora in un'altra sede, c'è raramente da noi. Non ho molte amiche o amici, vivo qui da dieci anni e a parte la palestra esco poco. Qualcosa in me mi impedisce di aprirmi e fare nuove amicizie. Vivo con una gatta affettuosissima. Dorme con me.
Prima di essere Eveline ho avuto molte vite.
Sono cambiata molte volte.
Fino ai diciotto ero quella che si facevano tutti, fino ai ventidue quella che si facevano quasi tutti. Non me ne vergogno e non me ne pento, tante cazzate ma mi piaceva così e non mi importava se la stragrande maggioranza erano solo stronzi e stronzetti. A ventidue ho conosciuto C. e sono andata a vivere con lui. Forse il mio più grosso errore. Due anni. Cose che sono successe a migliaia di ragazze, ora non ci voglio più piangere e lamentarmi. Io ho perso tutto, anche gli amici e mi sono lasciata andare, sono ingrassata. È stata un'altalena fino ai trent'anni, periodi sola, periodi in coppia, tante delusioni e tanta rabbia.
Rabbia con me stessa.
Per me il covid è stata una benedizione, in quei mesi mi sono ricaricata, ero certa che non avrei più fatto errori, avevo capito che stare sola era meglio. Mi sono presa cura di me stessa, non mi sono più sentita in colpa con nessuno e lentamente ho risalito la china. Ho perso quegli orribili chili e mi sentivo bella solo per me stessa. Mille volte meglio sola. E guadagno a sufficienza per mantenermi e farmi anche delle vacanze.
Sono cambiata io ed è cambiato il mondo attorno a me. A volte mi sembra d'essere tornata ai miei vent'anni, sono single e abbastanza carina, 163 per 48, ci tentano con me. Ma adesso è molto più divertente e eccitante, scelgo io e non mi vergogno a illudere quelli nemmeno morta ci andrei. Il mio vicino ci spera ancora. Sono stronza ma è gratificante. Con uno della palestra ho fatto il mio ultimo errore, una bella nottata ma poi mille telefonate, insistenze, stress e domande. No, basta, non voglio più. Da allora solo con le app d'incontro, chi e quando ho voglia io. Solo una volta abbiamo fatto a casa mia, con un ragazzo di colore di ventidue anni che poi ho bannato.
La solitudine non mi fa paura ma mi lascia tanto tempo per pensare e farmi delle idee strane. Ho conosciuto così lui. Andavo a periodi, per settimane o mesi nulla e poi mi prendeva l'ansia di cercare. Passavo centinaia di profili su tutte le app prima di decidermi e a quel punto mi venivano dubbi e riprendevo ancora a cercare. L'ho incontrato così, un profilo senza foto, cinquant'anni, con una richiesta folle, cercava un'allieva da addestrare. Era venerdì notte, l'ho swippato e mandato saluto.
È stato tutto strano, non sapevo ancora quanto fosse strano con lui. Era gentilissimo, mi ha detto subito che non gli andavo, stava cercando una più giovane e questo mi ha rilassata. Ho chattato e parlato liberamente con lui, e ho fatto l'oca come col mio vicino, credevo di fargli piacere. Senza problemi m'ha raccontato di essere un master che addomesticava schiave novizie. Mi ha mezza sconvolta ma volevo sapere tutto. La storia di come doveva essere una sua schiava perfetta mi faceva incazzare. Gli dicevo che era da malati ma volevo asoolutamente sapere cosa faceva realmente, cosa usava, se ne aveva avute davvero, mille cose gli chiedevo. Lui sorvolava sulle cose più scabrose facendomele solo intuire e non era certo un segaiolo millantatore contapalle, questo lo sentivo. Ridevo, gli dicevo che io non ero proprio il suo tipo, ma ero nervosa. Ha la voce calma che mi mette agitazione. Scherzavo e fingevo di non credergli ma quella voce calma mi diceva che era tutto vero. Mi ha mandato una sua foto normalissima con camicia colorata e bermuda in un albergo al mare. Un bell'uomo, non mi sarebbe mai interessato prima ma ora mi immaginavo come sarebbe stato. Lui non m'ha chiesto foto, mi sono quasi offesa, mi ha detto che quella sul profilo era eloquente e non mi avrebbe mai importunata visto che stavamo solo chiacchierando piacevolmente.
Abbiamo chiuso, mi ha salutata in un modo strano, dicendomi che avrebbe gradito riceve un mio ciao domenica notte a quest'ora.
Ho pensato a lui due giorni e sono andata in panico quanto ho creduto di aver sbagliato, che magari intendeva domenica mattina alle tre e non lunedì. A quel punto mi dicevo che ero tutto scema e di lasciar perdere.
Invece ho aspettato fino alle tre e gli ho mandato un ciao. Ho atteso fino alle quattro una sua risposta. Nulla. Al lavoro mi chiedevano tutti cosa m'era successo e dicevano che per me era davvero lunedì mattina. Ogni mezzora guardavo di nascosto. Poi ogni ora, poi alla sera, e il giorno dopo. Pensavo a lui incazzata nera, era solo una carogna, un vigliacco, mi aveva presa per il culo eppure sentivo che non era così. Più volte sono stata sul punto di bannarlo definitivamente ma gli avrei dato una soddisfazione. E non avrei mai saputo di lui.
Invece giovedì pomeriggio mi sono arrivati suoi messaggi. Ero al lavoro. Le foto di una camera da letto piena di specchi e di quello che doveva essere il dungeon che mi aveva detto. Non aveva scherzato. Decine e decine di oggetti inquietanti che sentivo dentro, che mi bloccavano la salivazione e mi scaldavano la nuca. Nel riflesso di uno specchio c'era lui nudo. Aveva il viso mascherato ma era lui. Il pene non eretto. Lo fissavo peggio di un'erezione.
Il messaggio era chiarissimo. 'Ti aspetto sabato 10, fra quindici giorni. Ti farò sapere. Tu non rispondermi, avvisami solo il giorno prima se non puoi.'
Ho sofferto altre due settimane. Quindici giorni a maledermi dal mattino alla sera, anche di notte, anche mentre mi sgrillettavo disperata. Lui sempre muto, io senza parole e con mille domande.
Ho sofferto da cani per due settimane, ma ora ho il collare.
Sono Eveline.
scritto il
2025-10-12
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