Un piano subdolo

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CAPITOLO DUE – Un piano subdolo
Per tutto il giorno dopo, mentre Michele era al lavoro, sentivo la mia figa pulsare solo al ricordo del cazzo enorme di Jamal che mi dilatava, che mi riempiva, che mi faceva godere come non era mai successo in vita mia. Stavo diventando ossessionata. Continuavo a infilare la mano sotto le mutandine, a sentire quanto fossi bagnata. Mi leccavo le dita, sperando di sentire ancora il sapore del suo sperma.
Alla fine, non ce la facevo più e sono andata a frugare nel portatile di Michele. Volevo rivedere quel porno che una volta l’avevo beccato a guardare. Avevo un piano. Dopo un po’ sono riuscita a trovare una cartella chiamata “Roba di lavoro”. Dentro ce n’erano due: “Foto” e “Video”. Ho aperto prima le foto. Bingo: era tutto porno interrazziale. Tutti maschi neri con cazzi enormi come quello di Jamal, le donne erano un misto tra amatoriali e pornostar, ma la costante era sempre quella: tutte bianche con neri. Qualche foto sparsa di ragazze Instagram e pornostar varie, ma quasi tutto porno con neri.
Poi sono tornata indietro e ho aperto la cartella dei “Video”: di nuovo, centinaia di filmati. Qualcuno con lesbiche o tipe a caso, ma tutto il resto era roba amatoriale, neri che scopano bianche. Continuavo a guardare, saltando da un video all’altro, assorbendo tutto. Poi ho trovato un’altra cartella chiamata “C”. E lì mi sono chiesta cosa potesse esserci.
Quando l’ho aperta, ho capito che doveva essere il suo segreto più sporco. Porno di cuckold. Mariti che guardano le proprie mogli farsi scopare da neri con cazzi giganteschi. Alcuni girati in hotel bui, altri in studi illuminati. Era perfetto. Questo avrebbe reso il mio piano ancora più facile. Non avrei quasi dovuto convincerlo. Sapevo che Michele era sottomesso, ma non pensavo fosse arrivato a questo punto.

Mi è venuto pure il dubbio: magari era stato lui a portare Jamal apposta, sperando che andasse a finire così. Uno come Jamal sicuramente non si tira mai indietro. Che Michele lo sapesse o no, il risultato non cambiava: ormai era fatta. Ho chiuso il portatile e ho cominciato a mettere insieme il mio piano. Sarebbe stato tutto molto più facile di quanto immaginassi.
Quella sera, quando Michele è tornato a casa, l’ho accolto con un bacio, sentendo dentro di me quel segreto sporco che non vedeva l’ora di uscire. Lui non aveva idea di quello che avevo promesso a Jamal, né del piano che stavo già preparando per far sì che succedesse ancora.
A cena, non riuscivo a non lasciar scivolare la mano tra le gambe. Continuavo a pensare a Jamal, a come mi aveva guardata, a come mi aveva parlato, a come mi aveva riempita di sperma. Non pensavo ad altro.
«Tutto bene, amore?» mi chiese Michele, vedendo che avevo lo sguardo perso nel vuoto.
«Sì, sono solo un po’ stanca. Ho fatto un sogno strano stanotte, tutto qua,» risposi, sentendo le guance che si arrossavano per la bugia che stavo per raccontare.
«Ah sì?» Si avvicinò incuriosito. «Di cosa parlava?»
«Era solo una fantasia, niente di cui preoccuparsi.» Presi fiato e decisi di affondare: «Sognavo di stare con un altro uomo. Un nero, grosso, con un cazzo enorme. Mi prendeva, mi scopava, veniva dentro di me, mi marchiava come sua. Era così eccitante che non sono riuscita a pensare ad altro tutto il giorno.»
Lo guardai: Michele aveva gli occhi spalancati e la bocca socchiusa, ma non disse nulla, così continuai: «Ed è colpa tua, Michele! Ricordi quando ti ho beccato a guardare quei porno? Quei cazzi neri che scopano quelle troiette bianche… Mi hai messo l’idea in testa tu, Michele! È tutta colpa tua. Me l’hai infilata nel subconscio, e adesso il mio corpo vuole solo farsi scopare da un cazzo nero. Essere allargata, riempita fino al limite, ingravidata. E adesso, dopo quel sogno, non penso ad altro. Voglio solo che un nero mi riempia di sperma! È tutta colpa tua! E io che cazzo dovrei fare adesso, Michele? Non riesco più a togliermelo dalla testa!»
Gli occhi di Michele si allargarono ancora di più, ma invece di essere turbato, vidi il segno di un’erezione che cresceva sotto il tavolo. «Cazzo, è… intenso, è tanto. Sono contento che ti sia piaciuto il mio porno… e il sogno… sì, sembra intenso. Ti è piaciuto, vero?»
«Certo che mi è piaciuto, Michele.» Sospirai, accentuando la recita. «Era un sogno su come scopare meglio di tutta la mia vita. Mi sto bagnando adesso solo a parlarne!»
Michele mi guardava come se non sapesse cosa rispondere. «Non so che dire.»
Allungai la mano e la poggiai sulla sua. «Volevo solo sapere… tu cosa ne pensi? Ti eccita quanto eccita me? Ti piace l’idea che io sia come una delle tue pornostar nei tuoi video? Dai, dimmi: che nome daresti al mio porno? Lisa che prende un cazzo nero gigante?»
Michele scoppiò a ridere, anche se era imbarazzato. «Cazzo, tesoro, che roba. Non pensavo avessi certe fantasie. Potevi dirmelo prima. Potevamo guardarci qualche porno insieme…» La voce era tirata, capivo che l’avevo agganciato. «Ma è solo un sogno, vero?»
«Beh, potrebbe anche essere di più. È tutto il giorno che ci penso. E speravo che stanotte potessimo… giocarci un po’. Potresti fingere di guardarmi con un altro uomo, e io fingerò di essere quella del sogno. Potrebbe essere molto eccitante, non trovi? Magari mi faccio venire raccontandoti cosa voglio che succeda. E poi, se sei bravo, ti lascio venire dentro di me.»
Il cazzo di Michele ora era duro, lo vedevo dagli occhi. Non era mai stato così eccitato. «Ok, ok, ci sto. Ma devi dirmi tu come vuoi che vada, cosa devo fare per fartelo sembrare vero.»

«Perfetto,» gli risposi, la voce bassa e calda.
scritto il
2025-10-31
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