La biondina - 5
di
XXX-Comics
genere
dominazione
Dovevo aspettarmelo, andava tutto troppo meravigliosamente a meraviglia.
Ma Angie non è lei se non fa casini e manda tutto all'aria.
Quando fa così dovrei metterglielo immediatamente in culo.
Per bloccare sul nascere le puttanate che combina e pure per piacere personale.
Ma non posso romperle il culo, siamo a pranzo dai suoi. È domenica, piove, giornata del cazzo, ci mancava solo questa trovata. No, non ce l'ho con i suoi, sono fantastici ed aperti e una volta alla settimana mangio roba decente senza averla cucinata io. E poi suo padre mi ha procurato nel giro di tre giorni un colloquio di lavoro in una multinazionale che ha cestinato una decina di miei curricula. Sembra sia andato bene, incrociamo le dita.
Arriviamo in ritardo e Angie fa la solita scena strappalacrime con Cagliostro che non vede da ieri, il gattone nero ronfante. Tutto regolare, tutto nella norma, un pranzetto familiare che sta diventando una consuetudine quando, al vitello tonnato, Angie gela tutti con una domanda rivolta a mamma e papà. “Non avete niente in contrario, vero?, se viene a stare da noi una mia amica? Solo un paio di settimane, c'è mollata col tipo e cerca casa.”
Al padre frega un cazzo, sorride inespressivo, s'è fatto una ragione di avere una figlia imprevedibile.
Alla mamma non sta bene affatto, ha notato la mia sorpresa, ma è domenica e non si vuole rovinare una domenica già piovosa con un'inutile litigata con la figlia. “È la vostra vita, l'importante è che siate d'accordo tutti e due.”
“Grazie mamma!”
Anglie mi dà una gomitata. Devo ringraziare anch'io per l'opportunità concessaci, l'appartamentino dove viviamo è loro e non paghiamo affitto.
Grazie al cazzo! E il vitello tonnato fa schifo.
Rimango inebetito fino al caffè. Perché farmi questo? Abbiamo solo un tinello angolocottura con camera e servizi per fare l'amore, nemmeno un garage dove chiudere la sua amica. E mi rifiuto di pensare chi possa essere questa amica.
Aiuto la mamma di Angie, porto i piatti in cucina. Cazzo, loro hanno di sopra due camere libere! Non non posso chiedere. La santadonna fa la martire, sciacqua prima di mettere in lavastoviglie e si lamenta con me della figlia. “È fatta così, non vede i problemi, si butta in ogni cosa, per lei è tutto semplice, oh quante me ne ha fatte passare!... Lo sai vero? Tre anni fa, in quello stesso appartamento ha abitato con una ragazza. Noi naturalmente non avevamo nulla in contrario, e poi era anche una brava ragazza, ma io sapevo che era solo un capriccio! Angie ha bisogno di un uomo, stalle vicino Mirko.”
Certo che sto vicino a tua figlia, sto a meno venti centimetri da quella scema, di più non ci entro
Ma ho risposto solo un 'sì, le sto vicino'.
“Bravo! Angie non vuole crescere, è un fiore, va dove la porta il vento, ha bisogno di mettere radici.”
Apprezzo l'immagine poetica ma ho capito solo che devo metterle una radice in culo.
Ce ne andiamo. Ha smesso di piovere e sua mamma ci accompagna fuori, vuole controllarci, ha paura che ci mettiamo a litigare. Non camminiamo a braccetto incollati come sempre, cinquanta metri di marciapiede fino al nostro cancelletto con addosso gli occhi di sua madre. Angie si volta verso per per un bacetto e per tastarmi pesante mente il cazzo.
“Sei incazzato, testone?”
“Ti rompo il culo.”
“Ahah, figurati, lo sapevo, pensi di risolvere tutto così! Ti adoro testone!” Mi bacia ancora. “Cosa credi? Che non ti conosco? Mi sono unta in bagno da mamma.”
Interrompo il piano mentale su come incularla appena dietro la porta, vorrei essere uno della marvel e perforarla attraverso i jeans. Coi jeans ha un culo da schianto che non serve essere incazzati per fregarsene di dieci anni di galera per stupro. Ma io sono incazzatissimo con lei e voglio essere ancor più incazzatissimo per meritarmi tutti quegli anni: “Chi è? Elena?”
“Elena??? ma come ti viene in mente? Proprio lei!”
Sono un pelo rilassato. Trovo le chiavi e apro il cancelletto. Sua madre è ancora là che ci guarda, sorrido e sollevo una mano, Angie invece non saluta, le dà le spalle e vuole sapere perché ho pensato proprio a Elena. È vero, si è mollata con Ted ma io dovrei sapere benissimo che non la sopporta, dovrei aver ormai capito chi sono le sue vere amiche!
“E chi è?”
“Melissa.”
Tra le centinaia di sue amiche tra vere e false e mille nomi, nomignoli e soprannomi mi viene in mente una sola Melissa, la cameriera di Kostas. Vista solo una volta tre settimane fa. Avevo avuto sentore che Angie e Melissa fossero restate in contatto.
“La ricordi?”
Un pochino. Diciannove, venti anni, viso pulito con occhioni timidi ma furbi, labbra carnose ben disegnate, nasino dritto, una selva di capelli increspati, una ragazza di colore con più braccialetti di Angie, magra che la quarta di seno è un pugno alla bocca dello stomaco, alta un po' meno di lei, ma con la storia dei tacchi non capisci mai, jeans che sul suo culetto hanno lo stesso effetto che su Angie, gambe perfette, amo le cosce lunghe leggermente separate sotto il pube, pube appena coperto dal grembiulino da cameriera, al momento il mio accessorio più sexy in assoluto. Insomma una bellissima ragazza di origini caraibiche, pelle scura e occhi luminosi che vedi nelle pubblicità, ma sicuramente intelligente, riservata e furbina. Simpaticissime le smorfie di compatimento che faceva quando Kostas la chiamava dalla cucina, intriganti le moine lesboaffettuose seduta accanto ad Angie. Una ragazza pulita che ti fa sentire in colpa se t'immagini come dev'essere trombarla, ma non ne puoi fare a meno: io personalmente sono stracerto che fa pompini a Kostas, quelle labbra!, e che si fa leccare la fica dalle ragazze. Ma io sono un porco.
Sì, qualcosina mi ricordo di Melissa.
Attraversiamo il vialetto. Apro la porta a piano terra.
Devo avere un sorrisino stampato in faccia.
“Stronzo, adesso che sai che ti porto in casa una strafica non sei più incazzato?”
Angie crede di conoscermi. Io invece ho il cazzo più incazzato di prima.
Chiudo, le salto alle spalle. Cadiamo sulle piastrelle con ancora tutti i vestiti addosso, ma nella furia non ci incasiniamo, io mi apro la patta e lei si abbassa i jeans. La inculo e la sbatto in culo che mi sento un superuomo. Nel delirio copulatorio m'immagino Melissa che ci guarda, Angie che la lecca a Melissa, Melissa che me lo succhia, io e Angie che facciamo l'amore con Melissa, il mio cazzo che pulsa nel culetto di Melissa. Un delirio assurdo e una trombata di culo che mi esalta. E Angie sta peggio di me, bestemmia porcod* e tutti i santi, disperata si sgrilletta mentre la inculo da galera.
Whowww.
Stramazziamo insieme.
Angie è sudata peggio di me. La risveglio spingendola col cazzo.
“Cazzo Mirko, Melissa mi fa impazzire... A te piace?”
“È carina. Ma quello smalto verde bandiera era inguardabile.”
“Scemo!” Una piccola smorfia di dolore, si morde le labbra, ha ancora il mio cazzone in culo. Le strizzo forte i capezzoli e le gambe sotto riprendono a tremare.
Non mi chiede di levarmi, resterebbe così fino a stasera. Abbiamo la solita apericena delle sei.
Valuto la situazione, siamo stesi nell'ingresso, se la porto cazzo in culo fino in bagno non sporchiamo. Mi allungo di peso su di lei, le serro la testa tra le mani. “Sei la mia porca?”
“Sì, sono la tua porca.”
Le piscio in culo.
“...!!! No! No! Sei matto?”
Minchia, con Melissa non siamo più noi.
Ma Angie non è lei se non fa casini e manda tutto all'aria.
Quando fa così dovrei metterglielo immediatamente in culo.
Per bloccare sul nascere le puttanate che combina e pure per piacere personale.
Ma non posso romperle il culo, siamo a pranzo dai suoi. È domenica, piove, giornata del cazzo, ci mancava solo questa trovata. No, non ce l'ho con i suoi, sono fantastici ed aperti e una volta alla settimana mangio roba decente senza averla cucinata io. E poi suo padre mi ha procurato nel giro di tre giorni un colloquio di lavoro in una multinazionale che ha cestinato una decina di miei curricula. Sembra sia andato bene, incrociamo le dita.
Arriviamo in ritardo e Angie fa la solita scena strappalacrime con Cagliostro che non vede da ieri, il gattone nero ronfante. Tutto regolare, tutto nella norma, un pranzetto familiare che sta diventando una consuetudine quando, al vitello tonnato, Angie gela tutti con una domanda rivolta a mamma e papà. “Non avete niente in contrario, vero?, se viene a stare da noi una mia amica? Solo un paio di settimane, c'è mollata col tipo e cerca casa.”
Al padre frega un cazzo, sorride inespressivo, s'è fatto una ragione di avere una figlia imprevedibile.
Alla mamma non sta bene affatto, ha notato la mia sorpresa, ma è domenica e non si vuole rovinare una domenica già piovosa con un'inutile litigata con la figlia. “È la vostra vita, l'importante è che siate d'accordo tutti e due.”
“Grazie mamma!”
Anglie mi dà una gomitata. Devo ringraziare anch'io per l'opportunità concessaci, l'appartamentino dove viviamo è loro e non paghiamo affitto.
Grazie al cazzo! E il vitello tonnato fa schifo.
Rimango inebetito fino al caffè. Perché farmi questo? Abbiamo solo un tinello angolocottura con camera e servizi per fare l'amore, nemmeno un garage dove chiudere la sua amica. E mi rifiuto di pensare chi possa essere questa amica.
Aiuto la mamma di Angie, porto i piatti in cucina. Cazzo, loro hanno di sopra due camere libere! Non non posso chiedere. La santadonna fa la martire, sciacqua prima di mettere in lavastoviglie e si lamenta con me della figlia. “È fatta così, non vede i problemi, si butta in ogni cosa, per lei è tutto semplice, oh quante me ne ha fatte passare!... Lo sai vero? Tre anni fa, in quello stesso appartamento ha abitato con una ragazza. Noi naturalmente non avevamo nulla in contrario, e poi era anche una brava ragazza, ma io sapevo che era solo un capriccio! Angie ha bisogno di un uomo, stalle vicino Mirko.”
Certo che sto vicino a tua figlia, sto a meno venti centimetri da quella scema, di più non ci entro
Ma ho risposto solo un 'sì, le sto vicino'.
“Bravo! Angie non vuole crescere, è un fiore, va dove la porta il vento, ha bisogno di mettere radici.”
Apprezzo l'immagine poetica ma ho capito solo che devo metterle una radice in culo.
Ce ne andiamo. Ha smesso di piovere e sua mamma ci accompagna fuori, vuole controllarci, ha paura che ci mettiamo a litigare. Non camminiamo a braccetto incollati come sempre, cinquanta metri di marciapiede fino al nostro cancelletto con addosso gli occhi di sua madre. Angie si volta verso per per un bacetto e per tastarmi pesante mente il cazzo.
“Sei incazzato, testone?”
“Ti rompo il culo.”
“Ahah, figurati, lo sapevo, pensi di risolvere tutto così! Ti adoro testone!” Mi bacia ancora. “Cosa credi? Che non ti conosco? Mi sono unta in bagno da mamma.”
Interrompo il piano mentale su come incularla appena dietro la porta, vorrei essere uno della marvel e perforarla attraverso i jeans. Coi jeans ha un culo da schianto che non serve essere incazzati per fregarsene di dieci anni di galera per stupro. Ma io sono incazzatissimo con lei e voglio essere ancor più incazzatissimo per meritarmi tutti quegli anni: “Chi è? Elena?”
“Elena??? ma come ti viene in mente? Proprio lei!”
Sono un pelo rilassato. Trovo le chiavi e apro il cancelletto. Sua madre è ancora là che ci guarda, sorrido e sollevo una mano, Angie invece non saluta, le dà le spalle e vuole sapere perché ho pensato proprio a Elena. È vero, si è mollata con Ted ma io dovrei sapere benissimo che non la sopporta, dovrei aver ormai capito chi sono le sue vere amiche!
“E chi è?”
“Melissa.”
Tra le centinaia di sue amiche tra vere e false e mille nomi, nomignoli e soprannomi mi viene in mente una sola Melissa, la cameriera di Kostas. Vista solo una volta tre settimane fa. Avevo avuto sentore che Angie e Melissa fossero restate in contatto.
“La ricordi?”
Un pochino. Diciannove, venti anni, viso pulito con occhioni timidi ma furbi, labbra carnose ben disegnate, nasino dritto, una selva di capelli increspati, una ragazza di colore con più braccialetti di Angie, magra che la quarta di seno è un pugno alla bocca dello stomaco, alta un po' meno di lei, ma con la storia dei tacchi non capisci mai, jeans che sul suo culetto hanno lo stesso effetto che su Angie, gambe perfette, amo le cosce lunghe leggermente separate sotto il pube, pube appena coperto dal grembiulino da cameriera, al momento il mio accessorio più sexy in assoluto. Insomma una bellissima ragazza di origini caraibiche, pelle scura e occhi luminosi che vedi nelle pubblicità, ma sicuramente intelligente, riservata e furbina. Simpaticissime le smorfie di compatimento che faceva quando Kostas la chiamava dalla cucina, intriganti le moine lesboaffettuose seduta accanto ad Angie. Una ragazza pulita che ti fa sentire in colpa se t'immagini come dev'essere trombarla, ma non ne puoi fare a meno: io personalmente sono stracerto che fa pompini a Kostas, quelle labbra!, e che si fa leccare la fica dalle ragazze. Ma io sono un porco.
Sì, qualcosina mi ricordo di Melissa.
Attraversiamo il vialetto. Apro la porta a piano terra.
Devo avere un sorrisino stampato in faccia.
“Stronzo, adesso che sai che ti porto in casa una strafica non sei più incazzato?”
Angie crede di conoscermi. Io invece ho il cazzo più incazzato di prima.
Chiudo, le salto alle spalle. Cadiamo sulle piastrelle con ancora tutti i vestiti addosso, ma nella furia non ci incasiniamo, io mi apro la patta e lei si abbassa i jeans. La inculo e la sbatto in culo che mi sento un superuomo. Nel delirio copulatorio m'immagino Melissa che ci guarda, Angie che la lecca a Melissa, Melissa che me lo succhia, io e Angie che facciamo l'amore con Melissa, il mio cazzo che pulsa nel culetto di Melissa. Un delirio assurdo e una trombata di culo che mi esalta. E Angie sta peggio di me, bestemmia porcod* e tutti i santi, disperata si sgrilletta mentre la inculo da galera.
Whowww.
Stramazziamo insieme.
Angie è sudata peggio di me. La risveglio spingendola col cazzo.
“Cazzo Mirko, Melissa mi fa impazzire... A te piace?”
“È carina. Ma quello smalto verde bandiera era inguardabile.”
“Scemo!” Una piccola smorfia di dolore, si morde le labbra, ha ancora il mio cazzone in culo. Le strizzo forte i capezzoli e le gambe sotto riprendono a tremare.
Non mi chiede di levarmi, resterebbe così fino a stasera. Abbiamo la solita apericena delle sei.
Valuto la situazione, siamo stesi nell'ingresso, se la porto cazzo in culo fino in bagno non sporchiamo. Mi allungo di peso su di lei, le serro la testa tra le mani. “Sei la mia porca?”
“Sì, sono la tua porca.”
Le piscio in culo.
“...!!! No! No! Sei matto?”
Minchia, con Melissa non siamo più noi.
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