Anomalia 2
di
Tato
genere
bondage
Contemporaneamente sento forte il ritorno della magia in me. Assieme all’arrivo, in un turbinio di suoni e di colori, di mia madre ed altre tre Fate elette del consiglio. Oh cazzo proprio adesso! Ancora stordita dal sesso, stavo per inveire contro le inopportune intruse. Dimenticando il potere assoluto che il consiglio delle elette ha su tutte noi Fate. Per fortuna che mi sono fermata in tempo e con un pizzico della magia che era tornata prepotentemente in me, ho fatto comparire un lenzuolo di seta. In modo da coprire almeno parzialmente me e Tato. Poi ho detto sbuffando:” Ciao mamma a cosa devo il piacere della tua visita?”.
“ Piacere no di certo, lo sai che non tollero vederti con un uomo, pensa al ribrezzo che mi ispira vedere che te lo scopi. Comunque spero tu ti sia accorta di quel che è successo.” Ha detto quella bacchettona di mia madre.
“ Che mi stavo facendo una fantastica scopata e nel frattempo la mia magia è ritornata in me più forte di prima. Si mamma me ne sono accorta, ma penso dipenda dalla quantità di energia, con cui il desiderio che il mio Tato aveva di me mi ha rifornito. Non mi era mai successo prima di ricevere una scarica di energia così forte.”.
“ Non si era mai vista ne percepita una scarica di energia così forte Clara. Ne tra l’altro si era mai vista una prova delle Fate riuscita in così breve tempo.” Si è intromessa Ifigenia un’eletta benemerita per meriti magici scientifici. Non ché mia ex insegnante di magia, quando frequentavo un esclusivo collegio per Fate scelto da mia madre.
Non ho finito il collegio, dato che sono scappata dal mondo delle Fate appena ne ebbi la possibilità. In parte perché volevo ribellarmi a mia madre, ma soprattutto perché essendo attratta dai maschi della specie umana, volevo vivere in un mondo dove fossero presenti. Ad ogni modo con Ifigenia ho sempre avuto un buon rapporto e la stimo molto come insegnante.
“ Aspetta hai detto che la prova delle Fate è riuscita e la mia magia è tornata. Quindi io e Tato possiamo vivere insieme?”. Ho chiesto ad Ifigenia piena di speranza.
Ad intromettersi questa volta è stata mia madre mortificando la mia speranza con le seguenti parole:” Non avere tanta fretta signorina. La prova sarà anche riuscita, ma le condizioni che la hanno resa così breve devono essere attentamente studiate. Sai benissimo che ormai siamo in via di estinzione a causa della carenza di energia per alimentare la nostra magia. Ora quello che è accaduto tra di voi, potrebbe salvare la nostra specie dall’oblio. Ti rendi conto che hai ricevuto una scarica di energia, pari a quanta ne viene prodotta dall’istituto di produzione e punizione in un intero giorno e da un solo maschio oltretutto. Il tuo bruto verrà con noi nel nostro mondo, dobbiamo studiarlo e studiare approfonditamente l’anomalo rapporto che intercorre tra voi due.”.
“ Tato nel mondo delle Fate, ma per potere accedervi dovrebbe essere un candidato e come maschio sarebbe comunque confinato nel perimetro dell’istituto di produzione e punizione. Però lui non è assolutamente un candidato e quindi non può essere richiamato nel nostro mondo con la magia. L’unico modo che ha di accedere al mondo delle Fate è se lui lo vuole, ma anche così non potrebbe andare mai in giro libero per il nostro mondo. No Tato non si presterà a fare da cavia per i vostri esperimenti.”. Stavo difendendo il mio Tato a spada tratta, quando ad intromettersi questa volta è stato proprio lui dicendo: “ Clara se la tua specie è in pericolo, allora anche tu lo sei amore. Se posso aiutarvi, sarò felice di farlo.”.
“ Il tuo uomo comincia a piacermi con questa sua generosa offerta di aiuto. Aiuto di cui al momento abbiamo assolutamente bisogno Clara e credo che anche tu te ne sia resa conto. Quindi è deciso il mondo delle Fate vi attende. Oltretutto dato che è un masochista, potrebbe anche apprezzare il trattamento che avrà, quando sarà nell’istituto di produzione e punizione”. ha affermato mia madre, forte dell’offerta di aiuto formulata da un incauto ma generoso Tato.
Il mio amore non aveva la minima idea di quello che sarebbe potuto capitargli. Allora conoscevo poco di ciò che avveniva fra le mura dell’istituto di produzione e punizione ai candidati colpevoli. Dato che tale istituto era ancora in fase di sviluppo, quando dieci anni prima lasciai il mondo delle Fate. Sapevo che la sua funzione principale era duplice. Punire i maschi rei di crimini contro le donne, cioè i candidati colpevoli e produrre energia dalle punizioni inflitte ai suddetti criminali. È vero Tato è un masochista ma saperlo rinchiuso nelle mani delle tormentatrici dell’istituto. Al fine di essere ripetutamente punito per dei crimini che non ha commesso, mi sembrava ingiusto. Soprattutto considerato il fatto che si era offerto come volontario per aiutarci.
Per cui decisi di battermi per fargli ottenere il trattamento più favorevole possibile. “ No mamma sai benissimo che Tato non ha commesso crimini contro le donne. Quindi il suo destino nel nostro mondo non può essere quello di un candidato colpevole. Ne può rimanere confinato tra le mura dell’istituto di produzione e punizione, tra le grinfie delle tormentatrici. Inoltre dimentichi che lui è mio, abbiamo superato la prova delle Fate e non ci potete separare.”.
“ Hai ragione Clara, sono convinta che a produrre tutta quella quantità di energia sia stata principalmente l’interazione che intercorre tra voi due. Di conseguenza separarvi non gioverebbe alla nostra ricerca. Però come ben sai il mondo delle Fate ha delle regole ferree che devono essere seguite.
Il tuo uomo entrerà nel nostro mondo attraverso l’istituto di produzione e punizione. Subirà il processo come un normale candidato, però essendo innocente, non verrà considerato un candidato colpevole ma un’anomalia del sistema e come tale non sarà confinato nell’istituto. Potrà vivere con te nel nostro mondo seppur con le dovute restrizioni.” Ha detto Ifigenia e mia madre per una volta non ha avuto niente da obbiettare, riguardo al destino di Tato nel mondo delle Fate. Nei confronti del mio destino invece aveva in mente una variante che espose senza mezzi termini. “ Molto bene il generoso bruto sarà un anomalia. Però secondo le regole stabilite dal consiglio delle Fate, per poterlo avere in custodia. Tu Clara devi avere prestato servizio come tormentatrice presso l’istituto di produzione e punizione per almeno dieci anni. Per cui grazie alla nostra magia il tempo che il tuo uomo impiegherà per raggiungere il nostro mondo. Per te varrà dieci anni, che spenderai al servizio del consiglio delle Fate, come tormentatrice presso l’istituto di produzione e punizione. Questo è ciò che ho deciso ed essendo io eletta anziana suprema, ciò che decido è legge per tutte le Fate. Adesso saluta il tuo uomo, lo rivedrai tra dieci anni. Lui invece ti rivedrà tra poco.”.
Il volere dell’ eletta anziana suprema va eseguito, per cui a malincuore ho baciato Tato e gli ho promesso che lo avrei aspettato nel mondo delle Fate.
Dopo avere goduto con Clara del più incredibile amplesso da me mai avuto, ho seguito attentamente il dibattito tra il mio amore e le altre Fate. Badando bene a non interferire troppo, dato che la fobia di essere trasformato in un rospo era sempre presente in me. Però ero fermamente deciso ad aiutare Clara assieme alle sue colleghe ed in oltre l’idea di stare insieme a lei in qualsiasi mondo fosse, era quello che avevo in mente da tempo. Di conseguenza non ho potuto esimermi dall’ offrirmi volontario per i loro esperimenti fatati e così, dopo essere stato baciato da Clara ed aver ricevuto da lei la promessa che mi avrebbe atteso nel suo mondo, è incominciato per me un’ altro viaggio.
Nel momento che il solito turbinio di suoni e di colori mi ha ghermito, ero pronto per un’altro salto tra i mondi. Non ero pronto però a quello che avrei trovato ad attendermi nel mondo delle Fate, perché ingenuamente pensavo che avrei trovato Clara ad aspettarmi come mi aveva appena promesso.
Quando mi ripresi dal viaggio, ero sdraiato nudo pancia a terra, sul pavimento in cemento di quella che sembrava una piccola cella. Non ero più bendato ma le fascette ferma cavi autobloccanti che mi legavano, erano state sostituire da tre paia di manette d’acciaio. Le manette che mi legavano le mani dietro la schiena, erano a loro volta fissate con un lucchetto ad una catena che mi girava intorno alla vita, limitando così ulteriormente le mie possibilità di movimento. Un altro paio di manette mi legava i gomiti tra loro e l’ultimo paio fissato alle mie caviglie avevano una catena di collegamento abbastanza lunga da permettermi di muovermi solo a piccoli passi e di non slogarmi le scapole. In ultimo mi avevano ammanettato anche l’uccello, utilizzando una manetta di castità, cioè una manetta singola a cui era stato saldato un tubo ricurvo in acciaio. Le mie palle erano intrappolate tra la manetta ed il tubo attaccato alla parte centrale della manetta stessa. Quello che restava della mia virilità era dentro il tubo che fortunatamente aveva l’estremità forata, così nel caso avrei potuto minzionare, ma se avessi avuto un erezione avrei avuto dei dolorosi problemi. Sulla base della manetta sopra la serratura vi era anche un grosso anello di metallo, la cui funzione però in quel momento mi sfuggiva. Unicamente abbigliato di manette, sarei dovuto essere eccitato, ma l’assenza di Clara un po’ mi preoccupava, perché ero alla mercé di chiunque fosse entrato nella cella.
Con non poca fatica riuscii ad alzarmi in piedi. La porta blindata che chiudeva la mia cella aveva lo spioncino aperto, così riuscii a sbirciare oltre la porta. Non si vedeva molto altro che un anonimo muro dipinto di bianco, la cui unica particolarità era una sorta di monorotaia, fissata sul muro più o meno alla altezza dell’inguine di un uomo di altezza normale.
Dopo poco ho sentito il ticchettio deciso, che fanno le scarpe con i tacchi a spillo, quando chi le calza cammina spedito su di un pavimento di cemento. Improvvisamente nel riquadro dello spioncino è comparso il volto di una bella donna. Occhi marroni e capelli scuri era molto truccata e mi ha sorriso dicendo in maniera molto autoritaria ed ad alta voce:” Bene bene ecco qui un candidato da spedire sotto processo. Adesso fai due passi indietro, mettiti in ginocchio e sbrigati verme!”.
Ho obbedito principalmente perché speravo che oltre la porta assieme alla bruna arrabbiata ci fosse anche Clara di cui sentivo molto la mancanza. Invece purtroppo con la bruna è entrata anche una gradevole rossa dallo sguardo cattivo. Ambedue erano piuttosto formose ed oltre ad essere pesantemente truccate, vestivano una sorta di divisa che faceva felice il feticista che è in me.
In testa avevano un cappello con visiera simile a quello della polizia ma fatto di lucido cuoio nero. Indossavano una camicia bianca a maniche corte con taschini di taglio maschile e che doveva essere di una taglia inferiore rispetto a quella che avevano, dato che aderiva al loro petto evidenziandone le forme generose. Un paio di pantaloni di pelle nera, guanti e stivali con il tacco a spillo vertiginoso sempre in pelle nera completavano il loro abbigliamento. Assieme ad un cinturone nero a cui era agganciata una frusta di cuoio nero, delle giberne ed una fondina con tanto di pistola. Uno stemma argentato, raffigurante due fruste incrociate, era presente sia sul cappello che sul taschino sinistro della camicia ed una sorta di gradi fregiava ambedue le maniche. Le due Fate entrate nella mia cella differivano nell’abbigliamento esclusivamente per il tipo di guanti e stivali che indossavano. La bruna aveva un paio di stivali allacciati sul davanti che le arrivavano appena sotto al ginocchio e vi erano infilati dentro i pantaloni. I suoi guanti erano corti e la coprivano solo fino al polso. La rossa invece aveva un paio di cuissardes sempre sopra i pantaloni di pelle ed un paio di guanti lunghi che la coprivano quasi fino alle ascelle.
Mentre le fissavo piacevolmente abbagliato dal loro abbigliamento, in me si instillava un po’ di preoccupazione, per la mia sorte in questo fatato mondo dove ero stato spedito. Tutto era successo così in fretta ed io come al solito mi ero lasciato travolgere dagli eventi, piuttosto che cercare di modificarli. A questo punto vista l’assenza di Clara, era possibile anche che gli altri accordi che avevamo in un certo senso stipulato con le Fate elette fossero saltati e che mi toccasse il destino di un candidato colpevole. Non mi era dato saperlo, così educatamente dissi alle mie carceriere:” Buongiorno signore non è mia intenzione creare problemi, quali sono le procedure che devo seguire?”.
La bruna mi ha immediatamente sferrato un calcio nelle palle, sbattendomi a terra ammutolito dal dolore. Poi rivolgendosi alla rossa ha esclamato:” Un chiacchierone Julie oggi ci è capitato un chiacchierone. Sai quanto mi piacciono i chiacchieroni da tormentare. Penso proprio che questo ragazzone muscoloso si sia guadagnato tutti i tormenti che possiamo infliggergli. Che ne dici?”.
“ Dico che lo stronzo si è appena guadagnato un trattamento completo dei tuoi Ezada. Forza mettiamogli i tormenti!”. Ha risposto laconicamente e con un timbro di voce crudele la rossa. Dopo di ché si è messa alle mie spalle e prendendomi per i capelli mi ha fatto alzare mettendomi nuovamente in ginocchio, mentre mi ordinava di spalancare la bocca e mi ha imbavagliato con un grosso balgag rosso. Stringendo il più possibile il cinturino che me lo teneva fissato oltre l’arcata dentale, quasi slogandomi la mandibola. Ezada la bruna che mi era rimasta di fronte ha estratto da una delle numerose giberne che aveva fissate alla cintura, un plug anale di discrete dimensioni con serratura e chiave nella sua parte terminale, dicendo allegramente:” Questo giocattolino è uno dei miei tormenti preferiti da infliggere, non so, forse perché è così intimo. A te l’onore Julie e tu verme, metti la fronte sul pavimento ed alza al massimo il tuo culo peloso o ti prendo di nuovo a calci nelle palle!”.
Ho eseguito gli ordini e sono stato ricompensato dalla rossa, che senza il minimo di delicatezza, non ci ha messo molto ad infilarmi quell’aggeggio nel retto. Ho sentito il rumore di una serratura che scatta ed ad ogni giro di chiave il molesto intruso si dilatava maggiormente. Al quarto ed ultimo giro di chiave mi sembrava di avere un limone di Sorrento infilato nel culo.
Adesso ero disperato, perché se le mie solerti tormentatrici mi avessero ordinato di alzarmi e di camminare, conciato come ero dubitavo fortemente di poterlo fare. Invece i miei dubbi sono stati spazzati da Ezada che mi ha inflitto un altro tormento. Applicando ai miei capezzoli, due crudeli mollette di acciaio collegate tra di loro con una catenella. Tirando la quale mi ha fatto alzare in piedi, per poi farmi dirigere fuori della cella. Fino alla monorotaia che avevo precedentemente visto dallo spioncino della mia cella. Allora ho notato che attaccata alla monorotaia c’era una scatola in metallo. Mi ha fatto mettere contro il muro in corrispondenza della suddetta scatola e prendendo l’anello della manetta che avevo fissata alle mie gioie ed al soldatino. Lo ha inserito in una toppa, presente nel lato della scatola rivolto verso il pavimento ed ho sentito lo scatto di una serratura mentre ciò avveniva. Adesso ero bloccato a quella scatola del cazzo, che letteralmente mi teneva per le palle.
“ Adesso tu da bravo ragazzo ti dirigerai lungo questo corridoio alla tua sinistra fino agli ascensori che portano alla sala delle udienze, dove sarai processato per i tuoi immondi crimini. Li troverai sia me che Julie ad aspettarti e spero che tocchi ad una di noi assistere la consigliera eletta che ti interrogherà. Ma prima ho ancora un tormento da applicarti mio caro verme.”. Nel dire ciò la bruna mi ha ammanettato insieme i pollici con un piccolo paio di manette rigide, stringendole il più possibile. La rossa ha applicato un peso in metallo alla catenella che univa le mollette fissate ai miei capezzoli dicendo:” Adesso verme è meglio che ti sbrighi perché hai un chilometro da percorrere per giungere al tribunale. Se fai aspettare l’eletta, quella si arrabbierà molto e manderà le tormentatrici a cercarti ed a punirti per il ritardo. Dando loro il permesso di usare le loro fruste su di un candidato non ancora giudicato colpevole. Spero tu mi dia l ’opportunità di mostrarti quanto sono brava con la mia frusta verme!”.
Dopo ho sentito il rumore dei loro tacchi a spillo sul cemento mentre si dirigevano altrove. Lasciandomi solo crudelmente ammanettato, attaccato per il cazzo ad una scatola collegata ad una monorotaia e tormentato incessantemente dai giocattolini di Ezada. Avendo oltretutto l’arduo compito, di dover percorrere un chilometro in quelle pietose condizioni e camminando solo lateralmente, perché ero praticamente attaccato al muro.
Per quanto io sia stato fin dalla più tenera età un masochista per lo più frustrato, forse la situazione in cui mi ero cacciato era un po’ troppo. Oltretutto dove era Clara, ma soprattutto indossava anche lei la divisa da tormentatrice, se sì avevo un motivo in più per cercarla. Così decisi di fare come mi era stato ordinato e mi incamminai alla mia sinistra in direzione degli ascensori che mi avrebbero portato nell’ aula di tribunale, dove sarei stato giudicato da un’eletta, sperando di incontrare li Clara e non sua madre che oramai ero certo mi odiasse. Camminare in modo incongruo, con quelle cavigliere dalla catena corta, il plug anale nel retto ed attaccato per le palle a quella monorotaia del cazzo non era affatto facile però. Andavo ad una velocità dolorosamente lenta grazie ai tormenti di Ezada e mi immaginavo già l’eletta, che dava il permesso a quell’arpia di Julie di frustarmi. Perso tra i miei pensieri ed i miei tormenti proseguii mogio mogio lungo il corridoio, sperando che non mi venisse un erezione, perché nelle condizioni in cui ero sarebbe stata sicuramente molto dolorosa.
Dieci anni senza il mio amore sono stati lunghi e soprattutto solitari. Tra le altre Fate non ho molte amiche a parte Dafne il mio primo amore, con cui ai tempi del collegio ci lasciammo perché le confessai il mio profondo interesse per i maschi della specie umana. Abbiamo avuto modo di riavvicinarci ed in questi anni la sua costante presenza mi è stata di conforto. Dato che essendo io dichiaratamente eterosessuale nonché felicemente fidanzata, sono praticamente messa al bando dalle mie colleghe.
Ho avuto però molto tempo per prepararmi all’ arrivo di Tato. Ho trovato una stupenda villetta mono famigliare ad un solo piano fuori città. In un bellissimo borgo di campagna posto in riva ad un lago. La ho arredata con gusto e resa idonea ad ospitare una anomalia.
Lui è stato con me nei miei pensieri, per tutto il tempo. Il sapore dei suoi timidi baci, il calore del suo muscoloso corpo, mi sono rimasti appiccicati addosso. Ho cercato di ricordare tutte le cose che mi ha detto e spesso mi sono trovata a parlare con lui, nonostante non fosse con me. Mi mancava così tanto che ho visto e rivisto tutti e dieci gli incontri che ha disputato come pugile professionista e quelli da dilettante svolti alle olimpiadi. Trovando un Tato che non conoscevo, un combattente feroce, agile e potente allo stesso tempo. Un avversario implacabile e senza paura. All’ inizio sono rimasta scioccata dalle immagini, poi però mi sono ricordata che erano degli atleti che si affrontavano in un incontro sportivo ed allora mi sono appassionata alla nobile arte della boxe. Perché vedere il mio amore combattere sul ring, per me era proprio un bel vedere.
Comunque ho anche rinnovato completamente il mio guardaroba e sono molto curiosa di vedere la reazione di Tato a questa mia variazione di look. Adesso mi vesto in modo sexy e seducente ed ho un makeup più appariscente. Sinceramente mi sento più a mio agio vestita così e sono certa che il mio amore apprezzerà il mio cambiamento.
Come aveva ordinato mia madre mi sono dovuta arruolare nelle tormentatrici dell’istituto di produzione e punizione. In dieci anni ho fatto carriera ed ho avuto modo di vedere quello che avviene nell’ istituto. Ho punito i candidati colpevoli ed inflitto loro tormenti il più possibile.
Sono convinta che mia madre, abbia cercato fin dall’inizio di influenzarmi, stimolando il mio astio nei confronti dei candidati colpevoli. Dato che il primo ed il secondo tra i tanti candidati, che ho prelevato dalla cella di arrivo ed attaccato alla monorotaia per mandarli a giudizio. Erano i miei due ex fidanzati con cui avevo fallito la prova delle Fate e dopo che sono stati giudicati colpevoli. Mi è stato affidato l’ esclusivo compito di tormentarli, durante la loro permanenza presso l’ istituto e mi è piaciuto molto farlo. Adesso i due vermi hanno finito di scontare la loro pena, sono stati rispediti nel loro mondo e purtroppo non ricordano il modo in cui li ho ripagati per i torti che mi avevano fatto. Salvo che nei loro frequenti incubi notturni, da dove il mio ricordo li tormenterà per sempre, castrando il loro desiderio di prevaricazione nei confronti delle donne.
In definitiva questo è quello che succede dentro l’istituto di produzione e punizione. I maschi colpevoli di crimini contro le donne, sono prelevati dai loro mondi magicamente, sospesi nel tempo e scaraventati in catene all’ interno della cella di arrivo. Da quel punto incomincia il loro peggiore incubo ed una volta giudicati colpevoli peggiora notevolmente. Dai tormenti inflitti ai condannati, viene tratta l’ energia per alimentare la nostra magia. I candidati colpevoli durante il periodo trascorso nell’ istituto di produzione e punizione, vengono ricondizionati e scontata la loro pena, non presentano più comportamenti deleteri nei confronti delle donne.
Purtroppo negli ultimi anni il vecchio sistema di trarre energia dal desiderio che gli uomini hanno di noi, non rifornisce abbastanza la nostra magia. Il motivo di questa drastica diminuzione nella produzione di energia, ha un eziopatologia multifattoriale complessa che, le nostre migliori menti nella ricerca magico scientifica ancora non sono riuscite a risolvere. Di conseguenza abbiamo dovuto cercare un’alternativa ad esso, trovandola appunto nell’ istituto di produzione e punizione. Nonostante questo nuovo modo di produzione di energia, però c’è sempre meno energia a disposizione per la nostra magia. Se continua così, la nostra magia si indebolirà sempre di più, fino a sparire e quando ciò avverrà sarà la fine per noi Fate.
Quello che è successo tra me e Tato, durante il nostro fantastico amplesso potrebbe essere una soluzione. Potrebbe salvare noi Fate ed il nostro mondo e questo è uno dei motivi per cui sono impaziente di rivedere il mio uomo. Anche se come ho già detto, il motivo principale è che mi manca da morire.
Sono però molto preoccupata, per il trattamento che Tato riceverà dalle tormentatrici durante il breve periodo che trascorrerà nell’ istituto come candidato e per l’ interrogatorio ed il processo che subirà, dato che a giudicarlo sarà un’ eletta di cui ancora non conosco il nome, sperando che non sia mia madre ma magari Dafne, dato che è un giudice qui all’ istituto di produzione e punizione.
Inoltre come anomalia durante tutta la sua permanenza nel mondo delle Fate, dovrà sottostare a delle rigide regole atte a limitare il suo abbigliamento e la sua mobilità. In pratica per tutto il tempo che starà con me in questo mondo fatato, dovrà indossare esclusivamente dei mezzi di contenimento personale. In poche parole sarà sempre nudo, legato ed ovviamente sotto la mia custodia. Ho tentato di intercedere in suo favore presso il consiglio delle Fate elette, in maniera di rendere meno coercitiva la sua permanenza in questo mondo. Durante i dieci anni che ho trascorso qui, ho provato e riprovato a fare accettare le mie opinioni. Purtroppo però non c’è stato niente da fare, soprattutto per l’opposizione di quella bacchettona di mia madre.
Contemporaneamente ho studiato il modo per rendere meno duro il trattamento che riceverà presso l’ istituto di produzione e punizione. Soprattutto ho ricercato il modo di aiutarlo durante il chilometro che dovrà percorrere incatenato alla monorotaia. A tal proposito mi è risultato utile il fatto che noi Fate ultimamente ci stiamo tecnologizzando sempre più. Al fine di utilizzare il meno possibile la magia, dato che l’energia che la alimenta sta esaurendo. Nell’ottica del risparmio di magia, sono state installate delle telecamere di sorveglianza lungo tutto il percorso, che parte dalla cella di arrivo fino all’ aula del tribunale dove avviene il giudizio del candidato. Finalmente dopo anni di tentativi sono riuscita a scoprire come manomettere, il sistema informatico che gestisce le telecamere di sorveglianza. Purtroppo solo per i cinquecento metri presenti a metà del percorso, però durante quel tragitto oscurato alle telecamere, potrò aiutare e confortare il mio amore al meglio che posso senza utilizzare la magia. Mi toccherà anche spiegargli che, nel mondo delle Fate sarà sempre tenuto nudo e legato. Però adesso ho proprio urgenza di riunirmi a lui, perché mi manca tantissimo e lo voglio sempre di più.
Oggi finalmente dopo tanto tempo rivedrò Tato e dopo il suo interrogatorio e processo, sarà giudicato un anomalia ed affidato alla mia esclusiva custodia. Questa mattina mi sono alzata molto presto, perché abitando fuori città impiego più di un’ ora di viaggio in macchina per raggiungere l’ istituto di produzione e punizione. Ho indossato la mia divisa da tormentatrice e mi sono truccata con particolare attenzione, perché voglio apparire al meglio per il mio amato. Poi ho raggiunto l’ istituto ed ho messo in atto il mio piano di sabotaggio con successo. Però nel farlo ho avuto alcuni contrattempi e non sono riuscita ad essere fra le due tormentatrici incaricate di accoglierlo, prelevarlo dalla cella di arrivo ed attaccarlo alla monorotaia. Spero che le due colleghe che gli sono capitate non lo abbiano tormentato e siano state cortesi con lui, considerato il fatto che è un candidato in attesa di processo e quindi non un candidato colpevole da punire.
Stavo percorrendo il tragitto che stava compiendo il mio Tato ma in direzione opposta, preparandomi mentalmente all’ incontro che di lì a poco avrei avuto con il mio amato.
Ciò a cui non mi ero preparata erano le crudeli condizioni, in cui le tormentatrici che lo avevano accolto, lo avevano ridotto. Di fatti quando lo ho visto venire verso di me in manette, attaccato per le palle a quella monorotaia del cazzo e con la maggior parte dei tormenti applicabili ad un candidato addosso. Con molta fatica sono riuscita a trattenere le lacrime che stavo per versare e che mi avrebbero sbavato il trucco. Quelle due stronze avevano esagerato con il mio uomo ed una volta scoperto chi fossero, avrei trovato il modo di fargliela pagare profumatamente.
Mi sono fatta forza e mi sono avvicinata a lui che ancora non mi aveva notata. Guardandolo meglio e più da vicino notai che Tato oltre ad essere crudelmente imbavagliato, aveva le mollette stringi capezzoli, i pollici ammanettati con un paio di piccole manette rigide ed in ultimo un plug anale. Riconobbi immediatamente nei tormenti che gli avevano inflitto il trattamento completo di quella cicciona di Ezada e della sua amichetta Julie, già non le sopportavo prima figuriamoci adesso dopo quello che avevano fatto a Tato. Con loro avrei fatto i conti più tardi, adesso dovevo occuparmi del mio uomo. Purtroppo quando ci siamo incontrati eravamo ancora in un tratto del percorso in cui erano ancora in funzione le telecamere di sorveglianza. Di conseguenza al momento mi era impossibile aiutarlo, anzi dovevo comportarmi normalmente e maltrattarlo come avrebbe fatto una qualsiasi tormentatrice, incontrando un candidato che attaccato alla monorotaia si dirigeva in tribunale. Così apostrofai il mio Tato rudemente.
” Candidato fermati immediatamente! A quanto pare sei un ribelle, almeno a giudicare da i tormenti che ti hanno inflitto le mie colleghe all’ accoglienza.”. Gli ho detto mentre a passo deciso mi avvicinavo a lui, che finalmente mi aveva riconosciuto e mi stava fissando con uno sguardo stupito e meravigliato allo stesso tempo. Allora il mio amore ha detto “ Mmmphg Mmmphff mmmmmpphhh gggg!”. Dato che il crudele balgag che gli era stato imposto non gli permetteva di dire altro.
“ Chi ti ha dato il permesso di mugugnare o di guardarmi candidato!” Gli ho gridato in faccia e prendendolo per i capelli dietro la nuca, gli ho spinto con forza la testa in avanti facendogli sbattere la fronte contro il muro che aveva di davanti. Poi sempre con un tono molto arrabbiato nella voce gli ho ordinato:” Resta immobile così e non osare guardarmi. A quanto pare sei un ribelle vero e proprio, vediamo se questi tormenti sono stretti a sufficienza per castrare i tuoi istinti!”. Nel dire ciò ho strattonato il piccolo paio di manette rigide che gli imprigionava i pollici, gli ho palpato approfonditamente il culo per controllare se il plug anale fosse ben fissato ed avvicinandomi il più possibile a lui per controllare la tensione delle pinze che aveva attaccate ai capezzoli, sono riuscita a sussurrargli all’orecchio:” Tato amore scusa ma ci sono delle telecamere di sorveglianza attive in questo tratto del tuo percorso ed io devo comportarmi da tormentatrice nei tuoi confronti. Però tra una ventina di metri, oltre la prossima curva iniziano i cinquecento metri del tuo calvario in cui sono riuscita ad oscurare le telecamere e potrò aiutarti senza essere vista. Ti amo, fatti forza, ci rivediamo oltre la prossima curva e non guardarmi il culo mentre vado via, con il tuo soldatino così ammanettato, l’ultima cosa che ti serve amore è un erezione.” Gli ho fatto rapidamente l’ occhiolino e me ne sono andata dicendo:” Quando sarai condannato ribelle, verrò a trovarti per assicurarmi che la tua punizione sia la più crudele e dura possibile ed allora vedremo se ancora avrai voglia di ribellarti.”. Lo ho lasciato lì con la testa ancora addossata al muro e mi sono incamminata oltre la prossima curva con la mente che mi esplodeva per il caleidoscopio di emozioni e sensazioni che l’aver finalmente ritrovato il mio amore mi aveva scatenato.
Non avendo molto da fare oltre che camminare a passo di lumaca attaccato ad una monorotaia e sopportare i tormenti che mi erano stati inflitti. Decisi di provare a valutare quanti metri del mio calvario avevo percorso. Per fare ciò mi è bastato calcolare approssimativamente la lunghezza della catena che mi limitava la camminata, tenere conto del numero di passi che avevo effettuato e moltiplicarli per il valore che avevo precedentemente stabilito. Il problema era che non avendo un’ orologio, non sapevo il tempo che stavo impiegando a percorrere la distanza che ero riuscito a stabilire. Per cui la mia esistenza si trovava in un limbo senza tempo, in cui ogni centimetro di spazio percorso mi costava fatica e dolore. L’unico pensiero che riusciva a darmi sollievo era quello di Clara, la mia dolce discreta Fata bella da fare impallidire le stelle. Chissà dove era adesso, chissà se mi stava pensando come facevo continuamente io con lei. Chissà se era davvero innamorata di me, oppure questa storia fin dal suo inizio era una trappola, per portarmi qui nell’ istituto di produzione e punizione a fare da batteria alle Fate. Dopo avere percorso al massimo duecento metri in un tempo che mi è sembrato infinito. Ero arrivato al punto che dubitavo perfino di Clara, tanto ero messo male.
Perso nelle mie magagne non mi accorsi della presenza di una tormentatrice che con voce arrabbiata quasi digrignando mi urlò:” Candidato fermati immediatamente! A quanto pare sei un ribelle, almeno a giudicare da i tormenti che ti hanno inflitto le mie colleghe all’ accoglienza.”.
Anche con quel tono ringhioso avrei riconosciuto la voce del mio amore fra mille. Ho volto lo sguardo verso di lei e come sempre sono rimasto basito dalla sua bellezza ultraterrena. Oltretutto indossava la divisa da tormentatrice, le stava divinamente ed i fregi che ornavano cappello e taschino della camicia erano dorati. Come stivali calzava un paio di cuissardes dal tacco vertiginosamente a spillo ed i guanti di pelle nera che indossava erano corti, coprendola solo fino al polso. Aveva acconciato i suoi serici e lunghi capelli biondi in una lunga treccia che sporgeva sopra la sua spalla sinistra e le scendeva fino sul seno. Era molto truccata e le sue sublimi labbra erano evidenziate da un rossetto rosso rubino, che mi ha fatto subito impazzire. Devo anche ammettere che dopo aver avuto modo di vedere quale fosse l’ uniforme delle tormentatrici, avevo provato inutilmente ad immaginare come l’ avrebbe indossata Clara e l’effetto che mi avrebbe fatto vederla. Non ci sono riuscito minimamente, perché sarebbe come volere immaginare la luna vedendola attraverso le nubi.
Anche il mio soldatino la ha riconosciuta ed ha provato a farle un presentat arm degno di cotanta bellezza. Purtroppo essendo intubato ho avuto una dolorosissima sensazione alle parti basse ed ho mugugnato un misto di dolore e sorpresa attraverso il bavaglio.
“ Chi ti ha dato il permesso di mugugnare o di guardarmi candidato!”. Mi ha urlato in faccia Clara prendendomi per i capelli dietro la nuca e sbattendomi la fronte contro il muro che avevo davanti. Io a quel punto proprio non sapevo più cosa pensare, se recitava era davvero una grande attrice, perché a me non sembrava Clara dal modo in cui mi stava trattando. Oltretutto eravamo soli in quel dannato corridoio che bisogno aveva di bistrattarmi in quella maniera. Così quando dopo avermi ordinato di non guardarla, di tenere la fronte appoggiata alla parete ed aver detto che voleva controllare se i miei tormenti erano stretti a sufficienza. Mi ha strattonato il piccolo paio di manette rigide che mi legava i pollici, causandomi un ulteriore vampata di dolore. Il dubbio di essere stato fregato da lei, mi insorse spontaneo. Quando poi ha controllato rudemente che il plug anale fosse posizionato correttamente ben all’ interno del mio culo, ero oramai certo di essere stato fregato. Chi invece non aveva dubbi su cosa fare era il mio soldatino che continuava a provare stoicamente ad erigersi anche se non ne aveva la benché minima possibilità. Incurante delle fitte inguinali che questo suo sconsiderato comportamento mi cagionava, maledetto cazzone.
Poi però a togliermi dall’ abisso di disperazione in cui ero sprofondato è stata proprio Clara che per controllare scrupolosamente il corretto e più doloroso posizionamento, delle pinzette che mi stringevano i capezzoli. Mi si è avvicinata abbastanza per sussurrarmi tutto il suo amore, spiegarmi brevemente il perché del suo rude comportamento nei miei confronti ed il piano che aveva escogitato per aiutarmi senza essere scoperta. Ora non mi resta che percorrere altri venti metri del mio calvario, superare la curva e ricongiungermi con il mio amore. Sempre che la comparsa di Clara non sia stata un’allucinazione causata dalle miserevoli condizioni in cui vesso.
Sono qui appena dietro la curva ad aspettare il mio Tato, eccitata come potrebbe esserlo una groupie davanti alla porta del camerino del suo idolo. Rivedere tutti quei suoi muscoli prigionieri di dei legami, mi ha quasi fatta bagnare. Al tempo stesso mi sento tremendamente in colpa per quello che gli ho fatto, quello che gli è capitato e che gli capiterà in questo mondo. In fondo se lui è qui, la colpa è solo mia. È vero è un masochista, per cui in un certo senso potrebbe apprezzare il trattamento che sta ricevendo. Però non so se sopporterà anche di vivere costantemente mio prigioniero, non potere indossare vestiti ed essere sempre legato. Senza contare che sarà l’ unica anomalia in un mondo di sole donne, perché al di fuori delle mura dell’istituto di maschi non c’è ne sono. Io e lui saremo sempre sotto gli occhi di tutte le Fate e costantemente giudicati dal loro. Temo che non sarà una vita facile per noi due però sono certa che il nostro amore ci darà la forza per sopportarla.
Sento lo sferragliare del metallo che lo tiene prigioniero, eccolo sta arrivando. Lentamente e penosamente ha superato la curva, adesso per i prossimi cinquecento metri non ci saranno telecamere a spiare il nostro incontro. Mi tolgo quel ridicolo cappello che sono costretta ad indossare con la divisa, lo butto a terra ed in pochi rapidi passi lo raggiungo e finalmente posso riabbracciarlo. Anche se è un po’ complicato dato che lui è sempre attaccato per il cazzo alla monorotaia e non può ricambiare il mio abbraccio perché è ammanettato. “ Amore mio adesso ti libero da questi odiosi tormenti.” Per prima cosa gli tolgo il plug anale, poi le manette serra pollici e le pinzette che gli tormentano i capezzoli. Per ultimo il crudele bavaglio che lo ammutolisce e gli rende difficile respirare. Chi lo ha imbavagliato ha stretto al massimo il cinturino del balgag. Con un po’ di fatica riesco ad estrarre la palla di gomma rossa che ha infilata in bocca e che viene via con un rumore, simile a quello che si ottiene stampando un bottiglia di champagne. Poi le mie labbra cercano e trovano le sue. Ci baciamo, io ho atteso dieci anni questo momento, lui solo qualche ora; ma la passione che ci divora è la stessa.
“ Ohhh Tato non hai idea di quanto tu mi sia mancato!” gli ho detto mentre lo palpavo dappertutto con le mie mani inguantate, quasi volessi accertarmi che il mio amore fosse realmente con me è non un illusione dettata dal desiderio che avevo di lui.
Io ero letteralmente andato in visibilio solo al prepotente contatto, che avevo avuto con le stupende e generose labbra della mia Fata. Figuriamoci poi quando mi ha messo la lingua in bocca. Però purtroppo anche il mio soldatino era andato in visibilio, con le spiacevoli e dolorose conseguenze che l’ingabbiata situazione delle mie parti basse causava. Che palle, anelavo con tutto il cuore il contatto con il mio amore, ma quando lo ricevevo mi toccava soffrire.
Di conseguenza a malincuore e con tutto il tatto possibile mi toccava chiederle di trattenersi un po’ nelle sue effusioni. Dicendole:“ Sicuramente no Clara. Come tu non hai idea di quanto mi faccia felice averti qui con me e quanto io ti sia grato, per avermi tolto quella roba grande come un limone di Sorrento dal culo. Masochisticamente parlando, questa è una parte della mia perversione che ancora non avevo preso in considerazione.
Sei stupenda come sempre, anzi con la divisa che indossi, ti trovo ancora più eccitante.
Questo al momento però è un gran problema, perché è da prima che mi sbattessi la fronte contro il muro, che ho un doloroso tentativo di erezione e tu non avrai mai idea di quanto sia complicato e tecnicamente impossibile averne una completa. Almeno fintanto che il mio fioretto è infilato in un fodero da sciabola ricurvo. Camminare attaccato per l’uccello a questa monorotaia è già difficile e scomodo normalmente, ma se ti viene duro è ancora peggio credimi. Per cui potrà sembrarti strana come richiesta da parte mia; ma potresti evitare di toccarmi o baciarmi, fintanto che ho l’uccello in gabbia. Perché ogni volta che lo fai, il galletto prova ad alzare la cresta, con le spiacevoli conseguenze che ciò comporta in questa intubata situazione. Anche se il solo guardarti devo ammettere che un discreto smottamento inguinale me lo causa e pensa che non ho ancora avuto modo di ammirare il tuo culo.
Comunque adesso che facciamo?”.
“ Avevo immaginato che una situazione del genere sarebbe potuta accaderti, soprattutto considerando la tua passione per la cattività e credo di aver portato la soluzione. Prendi questa pillola amore.”. Dissi a Tato mentre gli infilavo in bocca una compressa di bromuro ad effetto rapido, poi gli ho dato da bere per aiutarlo a deglutirla. Povero amore era finito in una situazione in cui anche una normale e piacevole funzione corporea, gli causava dolore
Adesso però doveva continuare il suo percorso in dirittura del tribunale, dove aveva un appuntamento con una delle elette che lo avrebbe giudicato, sperando che fosse Dafne e non quella bacchettona di mia madre.
“ Bevi ancora un po’ Tato, hai bisogno di reidratarti anche in vista dei settecentocinquanta metri che devi ancora percorrere per raggiungere gli ascensori che portano al tribunale.”.
“ Non potresti staccarmi da questa monorotaia e togliermi almeno le manette che ho alle caviglie. Così avrei meno difficoltà a percorrere questo corridoio fino agli ascensori?”. Mi ha chiesto Tato speranzoso di una mia risposta affermativa. Evidentemente anche al suo masochismo c’era un limite.
“ No amore vorrei ma non posso farlo. In questo corridoio al momento non dovrebbe passare nessuno, però se una tormentatrice passasse e ti vedesse staccato dalla monorotaia e senza cavigliere. Denuncerebbe immediatamente la situazione anomala che ha visto e per noi sarebbero guai seri. Già averti tolto i tormenti è un rischio calcolato, ma di più non posso fare. A parte spingere la scatola con cui sei attaccato alla monorotaia, in modo da diminuiti il fastidio e magari velocizzare la tua camminata. Poi però prima di arrivare all’ultimo tratto di corridoio in cui le telecamere sono in funzione, dovrò rimetterti i tormenti e ben stretti come li ho trovati. Perché all’ arrivo ci saranno sicuramente quelle grasse stronze di Ezada e Julie e se ti vedessero senza i tormenti che ti hanno imposto. Sicuramente lo denuncerebbero all’eletta che ti deve giudicare. Mi dispiace amore, non hai idea del magone che mi viene al pensiero di quello che dovrò farti tra poco. Non so se riuscirai mai a perdonarmi, perché è tutta colpa mia, se ti trovi in questa situazione.”. Poi non c’è la ho più fatta e sono scoppiata in un pianto isterico appoggiata alla sua muscolosa spalla.
Tato è riuscito a baciarmi sulla testa mentre singhiozzavo a dirotto ed a confortarmi con le sue parole:” Amore mio non darti pena per questa tua incombenza, i tormenti li sopporto volentieri se sei tu ad impormeli, come sopporterò il resto se ti ho vicina. Oltretutto grazie a quella pillola che mi hai dato la situazione smottamento inguinale è sotto controllo. A proposito che cosa mi hai somministrato?”. “ Bromuro ad effetto rapido Tato, ma non preoccuparti quando saremo fuori da questo istituto e ti avrò in mia custodia, userò un po’ di magia per guarirti dal rude trattamento subito ed annullare l’effetto del bromuro. Adesso però dobbiamo muoverci amore.”. Dissi mentre dopo essermi posizionata di fianco e leggermente più indietro di lui, con una mano mi misi a spingere la scatola che lo teneva attaccato alla monorotaia. Con l’altra mano cercavo inutilmente di rimediare al disastro che il mio pianto, aveva fatto del mio sofisticato makeup.
“ Geniale Clara, assicurati però che il mio uccello sia uscito dalla gabbia prima di annullare l’ effetto del bromuro, altrimenti avremo dei problemi.”. Le ho risposto mettendomi a camminare il più veloce possibile nonostante avessi le caviglie incatenate tra loro.
Clara è semplicemente fantastica insieme stiamo spingendo questa scatola che, mi tiene attaccato per le palle a questa cazzo di monorotaia, ad una velocità che da solo non riuscirei mai a raggiungere. Inoltre senza quel limone di Sorrento piazzato nel culo, riesco a tenere un ritmo indiavolato nel mio seppur limitato passo. Per un po’ camminiamo affiancati e silenti. Ognuno perso nei propri pensieri. Però tra poco mi toccherà subire un processo, nonostante io sia innocente e mi piacerebbe sapere come sia possibile. Ho un po’ paura di sapere cosa mi capiterà, nonostante ciò chiedo alla mia Fata:” Amore una volta che saremo arrivati in tribunale cosa succederà e come mi devo comportare. Te lo chiedo perché quando Ezada e Julie sono venute a prelevarmi. Io ho fatto ciò che mi è stato ordinato e dopo aver affermato che non volevo creare problemi, ho chiesto come dovevo comportarmi. In tutta risposta Ezada mi ha tirato un calcio nelle palle, Julie mi ha imbavagliato e poi mi hanno inflitto il resto dei tormenti. Di conseguenza vorrei sapere che atteggiamento dovrò assumere davanti all’ eletta che mi giudicherà. Onde evitare l’ inasprimento del trattamento a cui sarò sottoposto in tribunale. Inoltre una volta che sarò giudicato un anomalia e verrò affidato alla tua custodia. Cosa faremo e quali sono i termini di custodia a cui dovrò sottostare?”.
Di nuovo quelle due grasse stronze, Ezada non doveva prendere a calci nelle palle il mio amore, me la pagherà cara molto cara. Comunque sapevo che sarebbe arrivato questo momento. Quando mi sarebbe toccato spiegare a Tato che per tutto il lungo periodo che trascorrerà nel mondo delle Fate, sarà sempre nudo, legato e sotto il mio stretto controllo. Però adesso come faccio a dirglielo.
Il suo processo dovrebbe essere una formalità e non essendoci accuse a suo carico, dovrebbe evitare l’ interrogatorio che normalmente è molto doloroso per il candidato. Lo so perché come tormentatrice capo mi accade spesso di assistere l’ eletta durante un processo. Il mio compito e di assicurare il candidato nel modo prescritto alla gogna per le caviglie. Farlo mettere in ginocchio, poi legarlo in posizione di strappado ed infine bastonarlo sia sulle piante dei piedi che sul sedere. Usando una canna di bambù robusta ma flessibile per colpire i piedi ed una pagaia di lucido ebano nero per colpirlo sul sedere. Per il candidato non è affatto una cosa piacevole e se l’eletta che lo interroga vuole può raddoppiare la sua punizione. Ordinando che al candidato dopo il processo vegano somministrate, lo stesso numero di bastonate che ha ricevuto durante l’ interrogatorio. Inoltre nel caso in cui il candidato si presenti a giudizio oberato di tormenti, è facoltà dell’ eletta decidere se fargli tenere i tormenti anche durante l’interrogatorio oppure no. Nel caso in cui tra i tormenti del candidato ci fosse anche il bavaglio, il poveretto non potendo rispondere durante l’ interrogatorio, verrà sicuramente bastonato ripetutamente. Fino ad un massimo di cinquanta bastonate ai piedi ed altre cinquanta bastonate sul sedere, ovviamente raddoppiabili.
Come ho detto però il processo di Tato dovrebbe essere solo una formalità. Oltre ad essere innocente si è anche offerto volontario per aiutarci nella nostra continua ricerca di fonti di energia alternative per la nostra magia e questo dovrebbe pur contare qualcosa. Quindi penso e spero che l’eletta che lo giudicherà, tenga conto della situazione anomala del mio uomo e lo tratti con misericordia durante il processo.
“ Amore il tuo processo dovrebbe essere solo una formalità, a meno che non si metta di mezzo quella bacchettona di mia madre. Comunque anche ci fosse lei non ci sono accuse a tuo carico perché sei innocente, quindi alla fine dovranno stabilire che sei una anomalia. A quel punto controlleranno la lista delle volontarie che, si sono offerte per detenere in custodia una anomalia e lo assegneranno ad una di esse. Dato però che io sono l’unica ad essersi offerta è sicuro che sarai affidato a me non ti preoccupare di questo. Inoltre Ifigenia stessa ha detto che per la buona riuscita dell’ esperimento, noi non possiamo essere separati e nemmeno mia madre oserebbe farlo.
Una volta che sarai assegnato alla mia custodia, sarà mio compito assicurare il tuo benessere e fare si che tu sia sempre correttamente contenuto e privo di abiti. Io ti assicuro che il tuo benessere sarà il centro della mia vita, ma purtroppo dovrò tenerti costantemente legato e nudo. Non conosco ancora i termini dello esperimento che Ifigenia e le altre hanno stabilito per noi, però posso assicurarti che sarò vicino a te sempre.
Tato riuscirai mai a perdonarmi per la situazione in cui ti ho cacciato?”.
Clara dovrà tenermi nudo e legato costantemente per il resto del tempo che trascorreremo insieme nel mondo delle Fate! Il maso-feticista che è in me stava facendo salti di gioia. Per fortuna che ero sotto gli effetti del bromuro, altrimenti anche il mio soldatino avrebbe festeggiato la notizia almeno con un presentatarm, molto doloroso nella situazione in cui mi trovavo. Però non si vive di solo masochismo od almeno è quello che pensavo fosse il mio caso. Perché avevo in mente un mucchio di cose piacevoli da fare con lei se fossi stato libero. Ad esempio non la avevo ancora abbracciata né palpata come si deve ed ora più passavo il tempo legato, più desideravo essere libero per poter metterle le mani addosso per benino. Dannazione una mezza misura mai, o passo mio tempo vicino a Clara anelando di essere legato da lei, o passo il tempo legato da Clara sognando di essere libero per metterle amorevolmente le mani addosso. Praticamente un supplizio tantalico continuo, in cui il mio desiderio per lei si moltiplicava di continuo in maniera esponenziale.
Però Clara si sentiva già molto in colpa per quello che mi era successo e se adesso le avessi manifestato le mie remore, in merito al trattamento coercitivo a cui mi avrebbe sottoposto da lì a poco. Non credo sarebbe riuscita a sopportare un peso simile. Ho cercato di minimizzare dicendo:” Amore non ho niente da perdonarti e poi sono io ad essermi offerto volontario per aiutare la tua specie ma soprattutto te Clara. Se così deve essere, me ne farò una ragione e non hai idea di quanto io sia felice, per il fatto che da ora in poi staremo sempre insieme. Oltretutto il masochista che è in me, se non fosse ammanettato ed attaccato per le palle a questa monorotaia del cazzo, al momento starebbe facendo salti di gioia. Certo mi piacerebbe molto poterti abbracciare, stringerti a me e penso mi mancherà questa possibilità. Però sono convinto che la nostra vita insieme non si limiterà alla nostra permanenza qui nel tuo mondo. Chissà una volta finito con successo l’esperimento a cui saremo sottoposti, potremmo ritornare nel mio mondo insieme. Allora magari potremmo unire i nostri due esercizi commerciali ed aprire un libreria profumeria. Sai penso che se la studiamo bene, potrebbe essere una novità che attira l’attenzione. Forse potremmo diventare perfino ricchi. Oh almeno è quello che spero per noi. Poi se non dovesse andare bene, potremmo sempre aprire un sexy shop specializzato in abbigliamento ed oggettistica sadomaso. Con la tua presenza e la mia esperienza avremmo sicuramente un successo clamoroso.”.
Sono sempre più innamorata di Tato che ancora una volta con la sua sensibilità riesce a capire la triste situazione in cui mi trovo. Dandomi conforto con le sue pacate parole. Inoltre mi ha fatto molto ridere con il suo discorso sul sexy shop. È riuscito a farmi passare del piangere per disperazione per le sue condizioni, al farmi piangere dal ridere per la sua arguta ed ironica battuta. Mi fermo ridendo prendo il suo volto tra le mani, lo bacio appassionatamente e ripetutamente. Poi dovrò lavargli la faccia, perché adesso ha quasi più stampi di rossetto sul volto; di quante impronte di ditate ci siano su di un iPad, in esposizione da un concessionario Apple. Al momento però non riesco a trattenermi ed oltre ai numerosi baci palpo uno ad uno i suoi numerosi muscoli, con le mie mani inguantate di pelle nera. È stupendo e sento che la quantità di energia aumenta sempre di più in me.
Però abbiamo una tabella di marcia da rispettare e Tato non deve fare tardi all’ appuntamento che ha con l’eletta. Quindi a malincuore mi tocca staccarmi da lui, lavargli il viso e rimettermi ad aiutarlo a spingere la scatola che lo tiene attaccato alla monorotaia. Dicendo “ Tato ma come ho fatto a vivere senza di te fino ad ora. Ti amo, ti adoro e starei qui a sbaciucchiarti tutto il giorno; ma hai un’ appuntamento con un’ eletta che ti attende alla fine di questo corridoio e non puoi tardare. Su muoviamoci, ma mentre camminiamo vorrei che mi spiegassi questa storia della libreria profumeria amore.”. Ci siamo inoltrati lungo il nostro percorso, spingendo affiancati quella maledetta scatola e chiacchierando approfonditamente del futuro esercizio commerciale che avremmo gestito insieme. Sempre seguendo quella maledetta monorotaia.
Quando io e Tato ci mettiamo a chiacchierare di qualcosa di astratto, riusciamo a perderci nei nostri discorsi dimenticandoci di tutto il resto. Di fatti stavo quasi dimenticando che, non tutte le telecamere di sorveglianza del corridoio erano spente. Per fortuna che lui mi ha chiesto del cappello di pelle nera da me indossato la prima volta che ci eravamo visti in questo corridoio. Con la sua richiesta mi ha riportato alla realtà, dato che mi sono ricordata di averlo gettato a terra quando ci siamo incontrati all’ inizio del tratto di corridoio in cui ho disattivato le telecamere di sorveglianza e che dalla prossima curva finirà. Da lì fino agli ascensori che portano al tribunale le telecamere sono attive.
Era arrivato il momento di infliggere nuovamente i tormenti a Tato e stringerli il più possibile, come avevano fatto quelle due grasse stronze. Mi sentivo malissimo al pensiero di quello che dovevo fare, e le lacrime timidamente e poi a frotte incominciarono a scorrermi sulle guance, mentre affondavo il mio volto sulla sua muscolosa spalla. Lui lo capito e mi ha baciato nuovamente sui capelli dicendo:” È arrivato il momento di separarci ancora amore. Non avere timore e fai quello che devi. Io ti amo e lo farò sempre indipendente da quello che mi farai, ricordalo qualora la situazione ti imponesse di infliggeremi altri tormenti o punizioni.”.
Singhiozzando gli ho stretto le mollette d’ acciaio ai capezzoli fissando un peso alla catenella che le collega. Ho dovuto ammanettargli i pollici il più stretto possibile con le piccole manette rigide di quella stronza culona di Ezada. A differenza di quell’ altra stronza di Julie prima di sodomizzare Tato con il plug anale, ho lubrificato per bene le parti per rendere l’ operazione la più delicata possibile; purtroppo però ho dovuto girare la chiave per quattro volte, dilatando al massimo quell’ odioso oggetto. Infine prima di imbavagliarlo di nuovo, ho baciato il mio amore con passione e gli ho ripulito un ultima volta il viso. Cacciandogli poi in bocca il balgag rosso e stringendo al massimo il cinturino che glielo fissava praticamente in gola. In fine con un’ultima carezza gli ho detto:” Coraggio amore ancora un ultimo sforzo, poi sarai in mia custodia esclusiva ed il tuo benessere sarà la mia principale occupazione. Io torno indietro per riprendere il cappello ed a rifarmi il trucco. Non preoccuparti però, sarò agli ascensori ad aspettarti quando arriverai la. Adesso che sei sotto bromuro amore, puoi guardarmi il culo mentre vado via.”. “ Mmmphg Mmmphff mmmmmpphhh “, ha risposto Tato mentre andavo via.
Ho seguito alla lettera il consiglio della mia fatata compagna e mi sono deliziato la vista e lo spirito. Con la sublime visione di quel suo culetto da sballo, strizzato in quei pantaloni di pelle nera, che le sembravano incollati addosso. Bene dopo quella piacevole e deliziosa pausa in cui mi erano schizzati gli occhi fuori dalle orbite, non mi restavano che duecento cinquanta metri di corridoio da percorrere. Senza l’ aiuto di Clara e con il limone di Sorrento infilato nel culo non sarebbe stata una cosa semplice, ma era bene che mi affrettassi. Perché non avevo nessuna intenzione di indispettire l’ eletta con un eventuale ritardo, inoltre avevo una voglia matta di rivedere il mio amore anche se erano pochi istanti che ci eravamo lasciati.
Nonostante la difficoltà di trascinare quella maledetta scatola attaccata alla monorotaia per le mie parti intime ed i tormenti stretti il più possibile; la mia situazione era cambiata. Se prima di incontrare il mio amore ero così disperato, da arrivare a dubitare di lei e del sentimento che ci unisce. Adesso dopo aver visto Clara, aver ricevuto il suo aiuto e gradito molto le sue effusioni, il mio spirito volava alto sulle ali dell’ entusiasmo. Permettendomi anche di accelerare i miei passi e di guardare al futuro con rinnovate speranze.
Nell’ immediato però mi sarebbe toccato un processo, sebbene fossi innocente e la qualcosa nonostante le rassicurazioni di Clara un po’ mi preoccupava. Soprattutto mi sembrava strana l’ assenza di sua madre, perché mi pareva difficile che non tentasse di interferire nel nostro rapporto. Certo le mie impressioni sulla madre di Clara, erano forse influenzate dall’ immagine stereotipata della tipica suocera rompicoglioni umana. Mentre l’ eletta anziana suprema era una Fata, però a conti fatti almeno in quel caso, non mi sembrava ci fossero poi delle grandi differenze tra le due specie. Di conseguenza avevo il timore di ritrovarmela tra i piedi e non sarebbe stato piacevole temevo.
Ad un certo punto del mio calvario il corridoio si allargò in uno stanzone rettangolare, in cui nella parete opposta a quella attraversata dalla monorotaia c’ era una sorta di bassa banchina e dietro di essa le porte di due ascensori. Sulla banchina ad aspettarmi c’erano quelle stronze di Ezada e Julie ed un poco più discosta da loro la mia bellissima Clara. Il mio amore mi dava le spalle, ma avrei riconosciuto quel suo culetto da sballo tra mille oramai. Stava guardando il display conta piani, posto sopra la porta di uno dei due ascensori, quando si è girata aveva uno sguardo preoccupato, ma vedendomi arrivato a destinazione si è immediatamente rasserenato. Appena al pelo perché in quell’ ascensore che stava scendendo credo ci fosse l’eletta che mi avrebbe giudicato.
Finalmente arrivo alla banchina di fronte agli ascensori che portano in tribunale. Ho recuperato il cappello che ora porto sulla testa e mi sono rifatta il trucco. Tato ancora non è arrivato, ma ci sono quelle due stronze di Ezada e Julie che mentre chiacchierano tra di loro, ridono sguaiatamente. Io riesco a stento a trattenermi, dall’estrarre la mia pistola di ordinanza e gambizzarle seduta stante, per quello che hanno fatto al mio uomo. Me la pagheranno, ma adesso ho cose più importanti da fare. Come scoprire chi è l’ eletta incaricata del processo a Tato.
“ Tormentatrice capo Clara hai sentito che l’ eletta anziana suprema presiederà al processo del prossimo candidato. Spero mi scelga come assistente, perché ho un gran voglia di bastonare un maschio.”. Mi ha detto Ezada, mentre Julie a sua volta diceva:” Io invece spero che il candidato faccia attendere l’eletta e che tua madre mi dia l’incarico, di andare ad accelerare la camminata del candidato a frustate. Toh guarda sembra che il mio desiderio potrebbe avverarsi, stando al display conta piani, l’ eletta anziana suprema è appena salita in ascensore e del candidato ancora non se ne vede traccia.”.
La situazione era cambiata in peggio improvvisamente con l’arrivo di mia madre, che non si sarebbe fatta alcuni scrupolo a spedire Julie e la sua frusta sulle tracce di Tato, qualora lui non fosse stato presente al suo arrivo. Stavo guardando preoccupata il display conta piani dell’ ascensore che effettuava la sua caduta vertiginosa, quando uno sbuffo di delusione di Julie, mi ha fatto rivolgere lo sguardo verso il corridoio e per fortuna Tato era arrivato. Appena in tempo perché dopo pochi momenti, le porte dell’ ascensore si aprirono e ne uscì l’ eletta anziana suprema cioè mia madre. Indossava il classico abbigliamento di un giudice del mondo delle Fate. Un vestito con le maniche lunghe che aderendole al corpo come una seconda pelle la copriva fino al polpaccio, fatto in lucido latex colore viola ametista. Ai piedi calzava un paio di décolleté di vernice nera con un altissimo tacco a spillo e da sotto le maniche del vestito spuntavano un paio di guanti in latex nero che le ricoprivano le mani. Ad onor del vero e con una punta di invidia devo ammettere che le stava ancora benissimo, nonostante l’ età avanzata mia madre era una delle Fate più belle che si siano mai viste. Purtroppo però era anche una pedante bacchettona, che arroccata al suo scranno di eletta anziana suprema, aveva una sua personale visione del mondo delle Fate e chi non rientrava nei suoi canoni passava guai seri. Come spesso mi era già capitato in passato, perché una figlia eterosessuale dichiarata ed adesso con tanto di fidanzato ufficiale, non aveva spazio nel suo mondo delle Fate ideale.
Vederla qui come giudice del mio amore mi preoccupava parecchio. Normalmente non si occupava di queste faccende, se era qui ci doveva essere un motivo e quel motivo di certo non era una cosa positiva per me e per Tato. Così le andai incontro preoccupata dicendo:” Buon giorno mamma il vestito da giudice ti sta ancora benissimo, ma suppongo ci sia un motivo specifico perché tu abbia deciso di presiedere il prossimo processo, dato che di solito non ti occupi di queste cose.”.
“ In effetti un motivo c’è, anzi forse più di uno Tormentatrice capo e te ne parlerò in ascensore, adesso caricaci su il candidato da giudicare come da regolamento e saliamo l’ interrogatorio lo aspetta prima del processo e sarai tu ad assistermi.”. Mi ha risposto mia madre gelandomi il sangue nelle vene, voleva interrogare Tato ed io avrei dovuto bastonarlo. Mi feci forza e le risposi provando ad intercedere per il mio uomo:” Molto bene eletta anziana suprema, mentre lo carico posso togliergli i tormenti?”
“ No i terrà i tormenti anche durante l’interrogatorio e se mi accorgo che le bastonate che gli darai non hanno abbastanza forza. Chiederò ad una tra Ezada o Julie di sostituirti. Spero di essere stata chiara.”. Disse acida mia madre, poi apostrofò le due culone, ordinando loro di seguirci in tribunale, prendendo però un altro ascensore.
La disperazione mi colse dopo le parole di quella stronza di mia madre. Tato oltre ad essere innocente si era anche offerto volontariamente per aiutarci in un momento di grave crisi per noi Fate. Adesso avrei dovuto bastonarlo a lungo perché essendo imbavagliato, non potrà rispondere alle inutili domande che mia madre gli porrà, dato che oltretutto essendo innocente non c’è niente da rispondere e mia madre sicuramente gli farà dare il massimo di bastonate prescritte, magari raddoppiandole a processo finito.
Non doveva andare così ed in ascensore avrei provato nuovamente a perorare la causa di Tato, magari tirando in ballo Ifigenia e l’ esperimento che dobbiamo condurre sarei riuscita a farle cambiare idea, ma ne dubitavo. Però adesso devo staccare il mio amore dalla scatola che lo teneva attaccato alla monorotaia e caricarlo sull’ascensore. Con molta fatica trattenni le emozioni e mi avvicinai a Tato estraendo la chiave universale dalla tasca dei pantaloni. La inserii nella serratura della scatola, sganciandolo dalla monorotaia e lo presi per un braccio sussurrandogli all’ orecchio:” Amore fatti forza, mia madre vuole interrogati prima del processo. Ti prego perdonami per le bastonate che ti darò.”. Poi lo portai in ascensore di fronte alla parete opposta a quella di entrata. Dove ad altezza delle ginocchia c’ era una scatola, simile a quella che lo aveva tenuto attaccato alla monorotaia. “ Candidato mettiti in ginocchio!”. Gli ordinai con voce alterata dalle emozioni e poi presi la manetta che gli serrava le parti basse per l’anello che aveva sulla parte superiore, inserendolo nella toppa presente nella parte inferiore della scatola e bloccandolo così alla parete dell’ ascensore. Delicatamente appoggiai la mia mano guantata di pelle nera sulla sua nuca, spingendogli con dolcezza la fronte ad aderire alla parete e terminando il gesto con una carezza sulla sua spalla ordinandogli:” Rimani in questa posizione e non guardare noi Fate a meno che non ti sia richiesto.”.
Mia madre ci raggiunse in ascensore senza dire una parola, ma guardando Tato come fosse un rospo da vivisezionare. Io pigiai il tasto del piano corrispondente al tribunale e mi posizionai vicino al mio uomo poggiandogli una mano sulla spalla. Per confortarlo e per trarre forza da lui e dal nostro amore.
Dopo aver rapidamente messo in ordine i miei pensieri, mi preparavo a difendere Tato a spada tratta quando mia madre mi anticipò dicendomi:” Povera sciocca, credevi forse che sabotare le telecamere di sorveglianza, avrebbe reso invisibili i contatti che hai avuto con il tuo maschio nel corridoio. Non ho nemmeno bisogno di sapere come hai fatto a sabotare il sistema di videosorveglianza, la quantità di energia che ha prodotto quello lì è sufficiente, per farmi capire che tra di voi è avvenuta un’interazione e tu non avresti dovuto farlo. Avresti dovuto trattarlo come un normale candidato come ti era stato ordinato. Con il tuo comportamento scriteriato, hai rovinato la prima parte dell’ esperimento che io ed Ifigenia avevamo programmato. Era nostra intenzione valutare l’apporto energetico che il tuo uomo poteva fornirci, utilizzando su di lui parte del metodo che usiamo per i candidati colpevoli. Quindi adesso per punire te, tu dovrai bastonarlo fino a quando mi aggrada. Ora da te non voglio sentire più una parola e ti assicuro ancora una volta che se mi accorgo che lo bastonerai con poca energia, darò l’incarico ad Ezada. Inoltre potrei suggerire a lei ed a Julie di mettersi in lista come volontarie per detenere un anomalia, offrendosi in coppia per una sola anomalia, ti sopravanzerebbero sicuramente in graduatoria. Puoi pure continuare a tenere pateticamente la mano sulla spalla del tuo uomo fino a quando saremo in ascensore per averne conforto e magari metterti a piangere per sfogarti; ma se in tribunale non avrai il trucco perfetto e non ti comporterai come ordinato, darò l’incarico ad Ezada, stanne certa.”.
Adesso non potevo dire più niente ne aiutare Tato in alcun modo. Potevo solo dargli conforto accarezzandolo dolcemente e ritmicamente con la mia mano su di una sua guancia, ricevendone a mia volta da quel contatto. Ero pure costretta a trattenere il pianto, mentre dentro di me versavo lacrime amare.
La mia futura suocera comincia a starmi pesantemente antipatica, per non dire altro. Che bisogno c’ era di maltrattare sua figlia così, non le bastavano le bastonate a cui mi condannerà e che la costringerà a somministrarmi.
A questo punto vorrei farmi sentire. Vorrei dire alla vecchia che per essere io uno che si è offerto volontario per salvare le Fate, mi stanno trattando proprio di merda. Non solo vorrei anche farle presente, che come madre si comporta in maniera miserevole nei confronti di sua figlia. La quale come me e con me si è impegnata in questo balordo esperimento, al fine di trovare l’energia per la magia delle Fate. Vorrei appunto ma non posso perché sono imbavagliato, ammanettato, attaccato per le palle ad una parete dell’ ascensore e per di più genuflesso.
Il resto della risalita dell’ ascensore avvenne in un silenzio, così pesante che avrebbe potuto essere tagliato con un coltello, mentre Clara trattenendo a stento le lacrime insistentemente mi accarezzava la guancia. Arrivati al piano le porte si aprirono e la vecchia uscì impettita. Clara dopo avere estratto la chiave universale dalla tasca, trasse un profondo respiro, chinandosi mi liberò dalla scatola che mi teneva attaccato alla parete dell’ ascensore e prendendomi per un braccio mi aiutò ad alzarmi ordinando:” Candidato in piedi l’ aula del tribunale ti attende.”. Mi alzai abbastanza facilmente grazie all’aiuto del mio amore e sempre trattenuto per un braccio da lei uscì dall’ ascensore, andando incontro al mio destino.
L’aula dove sarei stato giudicato era più intima di quello che mi sarei aspettato. Aveva supergiù le dimissioni di un campo da paddle ed il soffitto sarà stato alto circa quattro metri. Era illuminata dalla fredda luce di numerosi neon pendenti dall’alto. Al centro della sala si trovava una gogna di legno scuro fissata al pavimento, più o meno sessanta centimetri di fronte ad essa sul pavimento era imbullonato un gancio di ferro ed a circa un metro di distanza da esso da un argano fissato al soffitto pendeva una lunga catena. Di fronte alla catena ad un paio di metri di distanza c’ era un soppalco, coperto da un tappeto azzurro, su cui trovavano posto un’ elegante poltrona di colore viola centralmente ed ai lati due poltroncine di colore nero. Mia suocera sedeva sulla poltrona ed ai suoi lati si trovano Ezada e Julie.
Clara mi ha portato davanti alla gogna, vicino fino al punto che le punte delle dita dei miei piedi toccavano il legno di cui era fatta e la ha aperta ordinandomi:” Candidato inginocchiati di fronte a te ed in modo che le tue caviglie siano all’ interno dei fori della gogna.”. Le ho ubbidito con qualche difficoltà, perché ammanettato come ero avevo un’ agilità pari a quella di un gatto di marmo. Dopodiché lei ha chiuso la gogna, bloccandomi al pavimento per le caviglie. Ha estratto la chiave universale dalla tasca e mi ha tolto il lucchetto che chiudeva la catena, che mi teneva le manette che ho ai polsi attaccate alla pancia. Nel farlo mi si è avvicinata molto ed è riuscita a darmi un veloce bacio sulla guancia sussurrandomi:” Tato perdonami ma come ha detto mia madre, se non ti bastono io lo farà Ezada e lei di sicuro ti farebbe molto più male. Tu sei forte, resisti e se puoi infondi anche un po’ della tua forza in me, ne ho tanto bisogno per sopportare quello che sto per farti.”. Poi ha agganciato le manette che ancora mi tenevano i polsi dietro la schiena alla catena che prendeva dal soffitto. Con un telecomando ha azionato l’argano, che ha lentamente incominciato a tirare la catena con le mie braccia attaccate verso l’alto, fino a raggiungere una posizione di strappado. Portando così buona parte del mio peso a gravarmi dolorosamente sulle giunture delle spalle e fortuna che ero in ginocchio perché se fossi stato in piedi allora mi sarei ritrovato tutto il peso del mio corpo sulle spalle. Infine tramite il lucchetto ha fissato la catena che prima avevo intorno alla pancia, all’ anello presente sulla parte superiore della manetta che porto intorno all’ uccello e poi la ha tirata con forza all’ indietro, fissandola al gancio presente sul pavimento alle mie spalle. Legato come ero anche solo alzare la testa mi provocava fitte di dolore un po’ dappertutto. Ma riuscì a farlo, perché volevo almeno guardare in faccia la vecchia acida che mi avrebbe giudicato.
“ Il candidato mi sta guardando nonostante non gli sia stato richiesto. Tormentatrice capo somministrargli dieci bastonate sui piedi ed altrettante sul sedere e voglio che mentre lo punisci tu conti ad alta voce in colpi che gli infliggerai. Poi incominceremo l’interrogatorio.”. Ha ordinato perentoriamente la mia futura suocera.
Clara ha preso una robusta canna di bambù lunga circa un metro, un metro e mezzo da una rastrelliera fissata ad una delle pareti laterali della stanza. Poi si è portata alle mie spalle “ Una!” ha esclamato prima di colpirmi con forza sulla pianta dei piedi e così via fino ad arrivare a dieci. Ho fatto il pugile e di pugni ne ho presi parecchi nell’ arco della mia breve carriera, per cui pensavo di essere preparato a ricevere delle bastonate oltretutto da una donna che pesa la metà di me come Clara. Invece sarà perché la pianta dei piedi è una parte del corpo particolarmente sensibile, però ho sentito un male boia, che mi ha costretto a mugugnare per il dolore che sentivo. Acuito dalla posizione in cui ero stato legato. Perché ad ogni colpo che ricevo, anche inconsciamente io mi muovevo, andando così a sforzare dolorosamente le articolazioni delle spalle ed a strattonare le palle che erano incatenate al terreno. Senza contare i tormenti che ancora avevo. I capezzoli continuamente stretti dalle mollette d’ acciaio avevano oramai perso la sensibilità pulsando dolorosamente, così come le ultime falangi dei pollici anche loro strettamente legate dalle piccole manette rigide. Il tormento che mi dava più fastidio e mi preoccupava maggiormente però era il limone di Sorrento che avevo infilato nel culo, soprattutto ero preoccupato di come avrebbe reagito alle pagaiate che in quella parte anatomica avrei ricevuto a momenti.
Dopo i piedi infatti toccavano al mio sedere le bastonate e Clara dopo aver riposto la canna di bambù nella rastrelliera, ne trasse una grossa pagaia in legno nero, venendo a piazzarsi nuovamente alle mie spalle esclamando:” Una!”. La pagaiata è stata forte ma meno dolorosa di quello che pensassi. Perché il mio amore mi aveva colpito sulle chiappe, che nel mio caso sono abbondantemente fornite di muscoli, in grado di procurare una resistenza più elastica al colpo subito. Ripartendo l’effetto della bastonata su di una zona più ampia, il dolore che causa risulta attenuato almeno in parte. Nonostante che il plug anale la cui parte terminale con la serratura sporgeva di un paio di centimetri dal mio buco del culo, fosse stato violentemente spinto su per il retto, causandomi temporaneamente la sensazione di essere a inculato da un rinoceronte.
Purtroppo anche questa piccola astuzia messa in pratica dal mio amore presto mi fu negata. Perché quella cicciona di Ezada disse alla mia futura suocera:” Eletta anziana suprema la zona dove la tormentatrice capo Clara colpisce il candidato è sbagliata. Se lo colpisse più in alto vicino alla zona lombosacrale, dove ci sono meno muscoli a proteggere ossa e nervi dalla pagaiata, il dolore provocato sarebbe maggiore.”.
“ Hai ragione tormentatrice assistente Ezada. Per favore mostra a mia figlia dove deve colpire.”. ha risposto la vecchia ordinando a Clara di dare la pagaia ad Ezada e di farle posto.
La pagaiata che ho ricevuto è stata estremamente dolorosa, anche perché il colpo è stato così forte da spingermi violentemente verso il basso e così facendo ho gravato eccessivamente sulle articolazioni delle spalle che si sono strappate. Poi è toccato di nuovo a Clara colpirmi con forza nel punto indicatole da quella grassa stronza e per nove volte, dato che secondo la vecchia inacidita il colpo datomi da Ezada era un esempio ai fini didattici. Non rientrando così nel computo delle bastonate che mi erano state imposte legalmente.
“ Molto bene adesso possiamo incominciare l’interrogatorio. Candidato se confessi i crimini contro le donne che hai commesso, riceverai un trattamento migliore. Ora nel tuo interesse, con voce chiara ed in poche parole spiegami i tuoi crimini.”. ha pomposamente detto l’ eletta anziana suprema.
Al di là del fatto che non avevo niente da confessare, però anche se avessi voluto farlo e per evitare altre bastonate ero oramai pronto a farlo. Imbavagliato come ero, potevo solo mugugnare. Come in effetti feci:” Mmmphg Mmmphff mmmmmpphhh gggg “.
La vecchia non la prese bene ed ordinò, che mi fossero somministrate altre venti bastonate sui piedi ed altre venti sulla parte anatomica precedentemente indicata da Ezada.
Clara eseguì con una scarica di bastonate, che questa volta oltre che farmi ripetutamente mugugnare di dolore mi fece anche piangere per il male che provavo.
La mia futura suocera riprese la parola dicendo:” Candidato se continui a non rispondere alle mie domande. La situazione per te peggiorerà ancora, perché non solo ti farò nuovamente dare venti bastonate sui piedi e venti sul sedere, ma ordinerò che a fine processo indipendente dall’ esito, tu riceva altre cinquanta bastonate sui piedi ed altrettante sul sedere. La tormentatrice capo Clara si occuperà della tua punizione fino in fondo. Adesso per l’ ultima volta vuoi confessare i tuoi crimini contro le donne?”.
Dopo le ultime botte oramai mi sentivo come quella volta che fui investito da un taxi davanti al Madison Square Garden. Ero praticamente in un bozzolo di dolore continuo. I muscoli che interagivano con le articolazioni delle mie spalle, si erano strappati ed il rimanere appeso nella posizione di strappado, mi dava la sensazione di essere ripetutamente accoltellato fra le scapole. Non avendo quasi più la forza per mugugnare, rimasi zitto ben sapendo che sarei stato nuovamente bastonato.
Avrei anche voluto essere di conforto a Clara, quello che mi stava facendo per lei doveva essere tremendo. Però nel bozzolo di dolore continuo in cui ero sprofondato c’ era spazio solo per il male che stavo patendo e paura per il male che avrei patito. Non potevo esserle di aiuto, non riuscivo neanche più a sopportare dignitosamente le bastonate che mi dava.
“ Allora non hai niente da dire? Come vuoi candidato. Tormentatrice capo Clara bastonalo ancora.”. Ha ribadito la vecchia ed la mia fatata compagna, dopo aver preso nuovamente la canna di bambù dalla rastrelliera ed essersi posizionata alle mie spalle, ha esclamato:” Una!”. Ricominciando a colpirmi con violenza la pianta dei piedi.
Lei ritmicamente mi colpiva, ogni volta scandendo ad alta voce il numero di bastonate che mi stava infierendo. Il timbro della sua voce si faceva sempre più acuto, angosciato ed isterico man mano che mi bastonava. Io ormai non ero più neanche un essere umano, ma abbrutito dal male continuo che pativo. Ero regredito nella scala evolutiva allo stadio di un bruco, con unicamente due neuroni funzionanti, uno per percepire il dolore e l’ altro per avere paura del dolore in arrivo.
Non c’ è la facevo più ed a circa metà delle pagaiate che avrei dovuto ricevere sono svenuto. Sarei stato ben felice di rimanere privo di sensi per tutto il resto del processo. Questo però non stava bene all’ eletta anziana suprema che ordinò a Clara di farmi rinvenire con una secchiata di acqua ghiacciata. Appena riaperti gli occhi, mi ritrovai con il mio amore di fronte a me, che tenendomi per i capelli mi aveva alzato la testa per guardarmi in faccia. Era bellissima come sempre, ma in quel momento il suo viso finemente cesellato era oscurato da un velo di angoscia, disperazione e cordoglio. Il suo sofisticato makeup incominciava a sbavarsi, a causa delle lacrime che lentamente cominciava a versare. Nonostante ciò con voce afflitta mi apostrofò:” Candidato non ti è permesso perdere i sensi durante la bastonatura. Devi patire ad ogni singolo colpo che ti è inferto. Aggiungerò altre due bastonate a quelle che ti sono state imposte. Perché durante l’ ultimo paio di colpi che ti ho dato eri svenuto e non li hai sentiti. Forza ricominciamo e dodici!”.
Dopo un’ altra scarica di bastonate alla fine arrivammo al processo, che fu molto rapido. La mia futura suocera prese la parola dicendo:” Nonostante la tua scarsa collaborazione durante l’interrogatorio candidato sarai comunque processato. Vedo che negli incartamenti mancano gli atti d’accusa ed anche le prove a tuo carico dei tuoi misfatti compiuti. Il che anche in assenza di una tua spontanea confessione, mi fa supporre che tu sia innocente. Per cui dichiaro che sei un’anomalia del sistema. Come tale sarai affidato in custodia esterna alla qui presente tormentatrice capo Clara. Il fatto che tu sia innocente, non giustifica però il comportamento vergognoso che hai tenuto nel corso dell’ interrogatorio. Per questo sarai bastonato ancora cinquanta volte sulla pianta dei piedi ed altrettante sul sedere dalla tormentatrice capo. Solo allora il tuo processo sarà concluso. Inoltre come punizione ulteriore per il comportamento altrettanto vergognoso da te tenuto nella cella di arrivo, quando le qui presenti tormentatrici assistenti Ezada e Julie sono venute a prelevarti. Per tutto il tempo che resterai all’ interno dell’ istituto di produzione e punizione terrai i tormenti che ti sono stati imposti da loro, a cui sarà aggiunta anche una benda. Perché essendo tu un’anomalia non hai il permesso di vedere ciò che avviene nell’ istituto. Finita la tua punizione, dato che la tua carceriera non ha ancora terminato la sua giornata lavorativa presso questo istituto, lei ti rinchiuderà nella gabbia di contenzione che ha nel suo spogliatoio privato. Fissando la catenella che collega le mollette strette ai suoi capezzoli, alle sbarre della gabbia, abbastanza in alto da costringerti a restare in punta di piedi per tutto il tempo che resterai lì rinchiuso come ulteriore punizione. Una volta finito il suo turno di servizio potrà togliergti i tormenti eccetto il bavaglio e la benda e potrà portarti a casa sua, dove è presente un locale adatto alla tua custodia. La tormentatrice capo dovrà comunque aspettare di essere uscita dall’ istituto di produzione e punizione per guarirti con la magia e toglierti gli ultimi tormenti, la manetta di castità invece può toglierla quando uscirai dalla gabbia. Clara bendalo, finisci di bastonarlo e terminiamo questo processo.”.
Era una Clara distrutta quella che vedevo davanti a me attraverso le nebbie della mia sofferenza. Adesso piangeva senza ritegno ed il suo elaborato trucco era tutto sbavato. Restava comunque di una bellezza allucinante e la sua vista infuse forza e determinazione nei miei muscoli straziati. Aveva in mano una mascherina cieca di cuoio nero e mentre mi bendava, incurante del borbottio di riprovazione prodotto da sua madre, mi baciò sulla testa sussurrandomi:” Tato amore resisti ancora un po’, finto questo supplizio passerò il resto della mia vita a farti felice per ripagare le sofferenze che ti ho causato. Ti amo, oh uomo non sai quanto ti io ti ami, ma presto potrò dimostrartelo.”. Poi ho sentito il rumore dei suoi tacchi a spillo sul pavimento, mentre dopo aver preso la canna di bambù si metteva alle mie spalle dicendo con voce rotta dall’ angoscia:” Una!”.
“ Una!” ho gridato mentre ricominciavo a bastonare il mio amore. Il processo era finito, lui era stato dichiarato un’anomalia in quanto non aveva mai commesso crimini contro le donne. Eppure gli toccavano ancora un totale di cento colpi tra bastonate alla pianta dei piedi e pagaiate sul sedere e dovevo essere io a somministrarglieli.
Tutto per un esperimento che dovrebbe dare accesso ad una nuova fonte di energia per noi Fate. A me sembrava una stronzata, provare a trarre da Tato energia con le punizioni come fosse un candidato colpevole qualunque. Tanto è vero che la quantità di energia con cui mi aveva rifornito, solo con la sua virile ed amorevole presenza vicino a me fino ad allora. Adesso si stava affievolendo e più lo bastonavo, meno energia lui produceva.
Povero amore era totalmente sfinito. Se prima sussultava sotto i miei crudeli colpi, ora dopo aver superato metà della sua punizione, giaceva inerte sotto le mie bastonate. Intonando una litania di singhiozzi storpiati dal perfido bavaglio che ancora portava. Straziandomi il cuore, come mi straziavano il cuore le condizioni in cui lo stavo riducendo. La pelle che gli ricopriva la pianta dei piedi a causa dei colpi da me inferti aveva incominciato a spaccarsi in alcuni punti e da essi il sangue aveva iniziato lentamente a fluire. Il suo sedere era di un colore rosso acceso quasi violaceo e nella zona lombosacrale dove lo avevo colpito più spesso, la pelle stava per spaccarsi come gli era successo alle piante dei piedi. Per fortuna che lo avevo bendato, altrimenti non sarei più riuscita a colpirlo, vedendo la sofferenza allucinante che gli provocavo riflessa nei suoi occhi. Durante il resto del supplizio lui è svenuto altre due volte. Costringendomi a riportarlo in se con una secchiata d’ acqua ghiacciata ed a somministrargli altre bastonate in vece di quelle che non aveva patito perché privo di sensi.
“ Cinquanta!”. Esclamai con sollievo somministrandogli l’ultima pagaiata sul sedere.
“ Ottimo torturatrice capo Clara, dichiaro finito il processo, adesso rinchiudilo nella gabbia di contenzione del tuo spogliatoio come ti ho ordinato e presentati da Ifigenia a rapporto il prima possibile. Io qui ho finito e vado a riferire al consiglio delle Fate elette sull’anomalia. Tu sbrigati che Ifigenia ti attende e renditi presentabile prima.”. Sentenziò mia madre, alludendo allo stato pietoso in cui le lacrime che stavo versando avevano ridotto il mio elaborato trucco e poi rivolgendosi alle grassone, ordinò loro di andare a ripristinare il sistema informatico, che controllava le telecamere di sorveglianza nel corridoio di transito per i candidati.
Adesso io e Tato eravamo soli, ma non potendo usare la mia magia su di lui non c’era molto che potessi fare per dare sollievo alle sue pene. Comunque la prima cosa che dovevo fare era liberarlo dalla posizione di strappado in cui lo avevo legato, per lui doveva essere stato dolorosissimo essere bastonato in quella posizione. Purtroppo la catena collegata all’ argano fissato al soffitto, non scendeva fino al pavimento, ma solo fino ad un metro e mezzo da esso. Così gli dissi” Amore mio hai sentito il processo è finito adesso ti libero da questa scomoda posizione in cui ti ho legato. Per prima cosa sgancerò la catena fissata alle manette che ti legano i polsi. Cerca di resistere ancora un po’ stando in ginocchio mentre la libero.”.
“ Mmppf mmmmmpfff mmghppffgh!”. Mugugnò lui in cenno d’assenso. Sganciai la catena e Tato cascò a pancia in giù inerte come un sacco di patate, era svenuto un’ altra volta, facendomi venire un mezzo infarto perché lo credevo morto. Ormai disperata urlando il suo nome, mi accasciai vicino a lui piangendo disperatamente e dopo averlo alzato un po’ con delicatezza, presi il suo volto bendato ed imbavagliato e lo baciai implorandolo:” Tato amore ti supplico non morirmi tra le braccia proprio ora!”.
Di nuovo mi sentivo come quando ero stato investito da un taxi davanti al Madison Square Garden. Però questa volta il taxista dopo avermi investito, aveva fatto retromarcia e mi era passato sopra un’ altra volta. Ero di nuovo un bruco avvolto nel suo bozzolo di dolore, solo che adesso ero anche accecato dalla benda che Clara mi aveva messo. Curiosamente però tra le nebbie dense di delirio che mi avvolgevano, sentii distintamente la vecchia dire che il processo era finito. Non avrei ricevuto più altre bastonate e dopo il mio fatato amore me lo confermò, dicendomi anche di restare in ginocchio mentre mi liberava, dalla dolorosa posizione in cui mi aveva legato. Restare in ginocchio! No non mi era possibile, non nelle condizioni in cui ero ridotto. Con uno sforzo estremo provai a gridarlo a Clara:” Mmppf mmmmmpfff mmghppffgh!!”. Lei purtroppo non mi ha capito liberando le manette dal gancio che le teneva attaccate alla catena pendente dal soffitto. In un attimo il continuo dolore di coltellate che sentivo tra le scapole, si è trasformato in un secco colpo d’ascia ed io sono svenuto per la quarta volta. Accidenti ero finito più volte KO in una mezza giornata nel mondo delle Fate, di quanti ne avessi subiti in tutta la mia breve carriera come pugile, sia come dilettante che come professionista.
“ Tato amore ti supplico non morirmi tra le braccia proprio ora!”. Sono state le parole e la voce angosciata di Clara a riportarmi in me questa volta. Purtroppo assieme alla mia coscienza, sono tornati anche i miei sensi ed il dolore tutto in una volta. Così ho incominciato a squittire di dolore sotto il bavaglio in maniera assai poco dignitosa. Essendo bendato percepivo la presenza del mio amore solo con l’ udito, il tatto e l’ olfatto. Lei sentendo i miei mugugni si rianimò “ Grazie al cielo Tato sei vivo, ascolta so che sarà difficile ma devi alzarti. Perché devo portarti nel mio spogliatoio privato e chiuderti in gabbia prima di terminare il mio turno di servizio, poi ti porterò fuori di qui e ti guarirò con la mia magia. Adesso riprenditi un attimo mentre libero il tuo soldatino e le caviglie dalla gogna, però poi con il mio aiuto dovrai alzarti e fare ancora un po’ di strada fino al mio spogliatoio.” Ha detto Clara mentre mi accarezzava il volto, poi mi ha delicatamente messo in ginocchio e mentre mi aiutava a restare dritto ha aperto il lucchetto, che fissava una catena alla manetta che ancora mi serrava i genitali. Dopo di ché mi ha posato sul pavimento in posizione prona ed è andata a liberarmi dalla gogna.
Tato era vivo ma doveva ancora raggiungere la gabbia di contenimento nel mio spogliatoio e nelle condizioni in cui lo avevo ridotto a bastonate sarebbe stato molto difficile. Dato che era senza forze, debole come un pulcino appena nato, mi sarebbe toccato sostenerlo, sospingerlo e lui pesava sui cento chili. Per fortuna che il percorso fino al mio spogliatoio non era lungo. Avessi avuto anche solo metà della sua forza fisica normale, avrei potuto caricarmelo in spalla e portarlo dove volevo senza difficoltà. Purtroppo non era così e liberando le sue caviglie dalla gogna mi accorsi che sarebbe stato ancora più difficile di quello che pensavo. Perché con quella maledetta canna di bambù avevo ridotto la pianta dei suoi piedi in condizioni disastrose. Adesso non c’era più un millimetro quadrato di pelle sana e dove non era rosso brunastra era spaccata e sanguinava copiosamente. La vista dello scempio che avevo fatto della pianta dei piedi di Tato, mi fece scoppiare a piangere a dirotto. Aumentando a dismisura il senso di colpa che già provavo. Spostai lo sguardo sul suo fondoschiena ed anche lì con la pagaia avevo fatto disastri. Non mi sarei mai perdonata per quello che ero stata costretta a fargli.
Tato nel frattempo si girò su di un fianco sempre mugugnando di dolore. Io mi ero dimenticata che fissate perfidamente ai suoi capezzoli, si trovavano due mollette d’ acciaio collegate tra loro da una catenella che aveva un peso attaccato. Lui invece ne era dolorosamente cosciente e girandosi su di un fianco, provava a diminuire il male che le mollette gli causavano. Povero amore oltre alle mollette, aveva ancora i pollici strettamente ammanettati ed un plug anale king size, come tormenti aggiuntivi ed io non potevo ancora levarglieli.
Dovevo fare qualcosa per i suoi piedi però, dato che nello stato in cui li avevo ridotti non sarebbero stati in grado di sostenerlo durante la camminata. Non potevo ancora usare la mia magia per guarirli, ma quanto meno dovevo fasciarli. Malauguratamente nell’ aula dove si era tenuto il suo processo non era presente una cassetta del pronto soccorso, ne qualcosa che potessi usare per fasciargli i piedi. Così decisi di usare la mia camicia, bellamente fregandomene dei regolamenti dell’ istituto. Facendo di necessità virtù, tolsi la camicia, rimanendo così solo col reggiseno bianco e la strappai in modo da potergli fasciare i piedi. Per il fondo schiena di Tato non c’ era molto che potessi fare a parte cercare di trattarlo il più delicatamente possibile, così come per le sue altre parti del corpo tormentate. Fui costretta a legargli nuovamente la catena intorno alla pancia ed a fissarla con un lucchetto alle manette, che gli legavano i polsi dietro la schiena. Perché quella bacchettona stronza di mia madre aveva ordinato così . Poi è venuto il momento di sollevare Tato, ma solo con le mie forze non sarei mai riuscita a farlo. I quasi cento chili di muscoli del mio amore da sola non potevo alzarli. Così lo implorai:” Tato lo so che hai male dappertutto, ma adesso devi proprio metterti in piedi, io ti aiuterò il più possibile. Forza che dobbiamo muoverci.”. Con molta fatica e grazie soprattutto al mio amore che incredibilmente trovò le forze per alzarsi. Tirandolo per un braccio riuscii a metterlo seduto, intanto il suo mugolare sotto il bavaglio aumentava di intensità e frequenza. Poi sempre tirandolo per un braccio, riuscimmo ad alzarci mentre lui continuava a mugugnare. Compiendo un sanguinoso passo dopo l’ altro, Tato riuscì a raggiungere l’ ascensore. Prima tappa del percorso che lo avrebbe portato alla gabbia di contenzione nel mio spogliatoio. Sanguinosi perché nonostante avesse i piedi fasciati, lasciò le impronte del suo passaggio impresse nel suo sangue. Giunti in ascensore lo abbracciai stretto, tirandolo a me e contemporaneamente appoggiandomi con la schiena su di una parete. Sperando in questo mondo di alleviargli il dolore alla pianta dei piedi, permettendogli di scaricare buona parte del suo peso su di me e non sui suoi piedi. Questo sembrò placare in parte la sua sofferenza. Intanto piangevo ed a parole lo spronavo a resistere, gli chiedevo perdono e gli giuravo amore eterno. Dall’ ascensore al mio spogliatoio privato il percorso fortunatamente era breve, ma non indolore per Tato, ogni volta che lo tiravo per un braccio i suoi mugugni di dolore aumentavano. Finalmente arrivammo nel mio spogliatoio e potei guidare il mio uomo su di una brandina che avevo a disposizione. “ Tato amore finalmente siamo arrivati nel mio spogliatoio, resta qui seduto a riprendere le forze. Perché dopo ti aspetta un ultimo paio d’ ore di sofferenza. Dovrò rinchiuderti nella gabbia di contenzione ed appenderti per la catena che collega le mollette d’ acciaio che hai pinzate sui capezzoli, in modo che tu debba stare in punta di piedi. Non sai quanto mi dispiace, ma non posso fare altrimenti. Adesso devo rendermi presentabile per il colloquio che avrò con Ifigenia, dopo il quale potrò tornare da te e portarti via da questo posto tremendo. Cerca di riprendere forze nel frattempo.”.
Dopo essermi lavata il viso ed il busto rapidamente, indossai la camicia che avevo di riserva e poi mi truccai con cura. Con il massimo della delicatezza prelevai Tato dalla brandina, dove lui si era sdraiato su di un fianco e lo guidai fin dentro la gabbia di contenzione. A quel punto chiusi la porta e dall’ esterno presi la catenella che collegava le mollette che il mio amore aveva pinzate ai capezzoli dicendogli:” Tato adesso devi metterti in punta di piedi, in modo da permettermi di agganciare questa maledetta catenella più in alto, quella emerita stronza di mia madre ha ordinato così ed io devo ubbidirle. Non hai idea di quanto mi senta in colpa, ma purtroppo non posso fare altrimenti. Cercherò di sbrigarmi il più possibile nelle mie incombenze, ma mi aspettano ancora due ore di servizio. Poi ti porterò fuori di qui e potrò curarti con la mia magia. Perdonami, ti amo e ti amerò sempre.”.
“ Mmngghhppff mmpff ghhhmmppff.”. Mugugnò il mio amore attraverso il bavaglio mentre coraggiosamente si alzava in punta di piedi. Agganciai la catenella e gli diedi un bacio attraverso le sbarre. Ifigenia mi attendeva, poi mi sarei occupata del benessere di Tato per il resto della mia vita.
Alternando un stato di coscienza con uno di semincoscienza rapidamente tra loro ed essendo ancora inibito nella maggior parte dei movimenti. Dato che ero ancora ammanettato per bene, imbavagliato e per di più bendato. Gli unici miei contatti con il mondo esterno erano la voce di Clara e le sue mani con cui cercava in ogni modo di aiutarmi, anche se a volte involontariamente mi causava un male pazzesco.
Perché ogni volta che per spostarmi mi prendeva per un braccio, io sentivo delle fitte di dolore tremendo. La posizione di strappado in cui il mio amore mi aveva legato, aveva fatto il suo dovere e le articolazioni delle mie spalle ne avevano subito le conseguenze. Per assurdo nella condizione fisiologica in cui ero ridotto, le manette che mi legavano le braccia erano inutili. Dato che le mie spalle erano oramai disarticolate da tempo ed i muscoli che le sostenevano strappati e devastati. Non potevo più muovere gli arti superiori come una persona normale, anzi quasi non li muovevo più. Anche solo sfiorarli mi permetteva di vedere le stelle, dal male che provavo. Figuriamoci essere preso, sostenuto e trattenuto da un braccio. Clara non lo sapeva ma involontariamente continuava ad infierire su di me, ogni volta che per aiutarmi mi sosteneva prendendomi un braccio. Avrei voluto dirle di non farlo, ma ero imbavagliato ed allora l’ unica cosa che potevo fare era mugugnare di dolore, come in effetti feci durante tutto il tragitto dall’aula del tribunale fino allo spogliatoio privato del mio fatato amore. Il percorso è stato breve ma intenso, sentivo male ad ogni passo compiuto. Però il viaggio in ascensore non mi è dispiaciuto, Clara mi ha abbracciato e tenendomi stretto a se si è appoggiata ad una parete, dandomi così un po’ di sollievo. Mentre mi abbracciava, piangendo mi incitava a resistere, chiedendomi perdono e giurandomi amore eterno. Inoltre ho piacevolmente scoperto che era senza camicia, domandandomi il perché e comunque gradendo molto il contatto prolungato che ebbi con il suo busto mezzo nudo.
Arrivati in quello che ha detto essere il suo spogliatoio privato, mi ha fatto sedere su di una brandina in modo da riposarmi il più possibile, mentre lei si metteva in ordine per poter terminare il suo turno di servizio. Restare seduto con un limone di Sorrento infilato nel culo, è fisiologicamente difficile se non impossibile. Così con grande fatica e qualche mugugno di dolore, riuscì a mettermi sdraiato su di un fianco. Quella al momento era la posizione più antalgica che potessi assumere e mi sarebbe piaciuto molto aspettare che il mio amore finisse il suo lavoro su quella brandina. Le disposizioni della mia futura suocera però me lo impedivano, mi toccava la gabbia, appeso per i capezzoli in modo da dover restare in punta di piedi. Finito di rimettersi in ordine Clara mi ha fatto alzare dalla brandina con garbo, mi chiuso nella stretta gabbia di contenimento e dall’ esterno ha preso la catenella che univa le mollette di acciaio che mi serravano i capezzoli. Poi con voce piena di preoccupazione mi ha chiesto di mettermi in punta di piedi. Io le ho risposto con i soliti mugugni e patendo le pene dell’ inferno ho fatto come voleva. Lei ha agganciato la catenella ad una delle sbarre trasversali della gabbia, in modo che fossi obbligato a restare in punta di piedi, a meno che non volessi asportarmi i capezzoli traumaticamente. Infine mi ha baciato attraverso le sbarre ed è uscita lasciandomi solo legato ed appeso come un salame. Ora non mi resta che aspettare con ansia il suo ritorno.
Il pensiero di Tato e delle condizioni in cui ero stata costretta a lasciarlo, rimase fisso nella mia mente per tutto il tempo che impiegai a terminare il mio turno di servizio presso l’ istituto di produzione e punizione.
Mi presentai a rapporto da Ifigenia e come prima cosa mi lamentai del trattamento che ero stata costretta ad infliggere a Tato. Facendole inoltre ben presente le condizioni in cui mi era stato ordinato di lasciarlo. Lei quasi non mi ascoltò, aveva una lunga lista di domande da farmi e non aveva tempo da perdere con le mie lamentele.
Il suo comportamento mi fece molto arrabbiare, l’ avevo sempre creduta una Fata comprensiva e gentile, quasi un’ amica. Invece anche lei trattava Tato come un rospo da vivisezionare e la cosa non mi stava affatto bene.
Rimasi a rispondere pazientemente alle domande di Ifigenia per più di due ore. Finite le quali lei disse che l’ indomani mi sarebbero arrivati nuovi ordini, perché il mio servizio nelle tormentatrici continuava. Poi cercando di fare l’amicona mi propose di rimanere ancora un po’ con lei, a fare amichevolmente due chiacchiere tra Fate. Io le risposi glaciale che il mio turno di servizio era finito ed io avevo una cosa molto più importante da fare, salutandola appena schizzai fuori dal suo ufficio e mi precipitai da Tato.
“ Tato sono qua adesso ti libero dalla gabbia e ti tolgo i tormenti che posso.“. dissi appena entrata nel mio spogliatoio privato, tra i mugugni di benvenuto del mio amore. Senza preoccuparmi della catenella Sganciai direttamente le mollette di acciaio dai suoi capezzoli, lui cadde pesantemente sulla pianta dei piedi lanciando un mugugno acuto da sotto il bavaglio e svenne per la quinta volta. Fortuna che la gabbia di contenzione in cui era relegato, era costruita in modo che il suo ospite potesse stare esclusivamente in piedi. Di conseguenza questa volta rimase inerte, ma non cascò a terra come un sacco di patate. Aprendo la porta della gabbia mi preparai a ricevere l’ urto dei suoi quasi cento chili di peso ed a fatica riuscì a farlo delicatamente adagiare per terra. Gli liberai i pollici dalle piccole manette rigide che li imprigionavano ormai da ore. Notando con orrore che le ultime falangi dei suoi pollici, erano diventate quasi nere per la stasi sanguigna cagionata da quelle perfide manette. Poi fu la volta del plug anale che venne fuori con un po’ di difficoltà. Avevo appena inserito la chiave universale nella toppa della manetta di castità, quando il mio amore finalmente rinvenne mugugnando di sollievo.
“ Tato è finita ancora un piccolo sforzo, presto saremo fuori dall’ istituto e potrò usare la mia magia su di te. Vedrai ti rimetterò a nuovo in un’ attimo e non ti resteranno nemmeno le cicatrici. Adesso però devi farti forza, alzarti e camminare ancora un po’.”. Indossai la giacca in pelle nera della divisa da tormentatrice e lo presi per un braccio aiutandolo ad alzarsi, mentre lui purtroppo riprendeva a mugugnare di dolore.
Appena usciti dal portone principale dell’ istituto di produzione e punizione, con un po’ di fatica gli tolsi il balgag ed immediatamente lo baciai con passione, scatenando la mia magia e guarendolo all’ istante. Allora gli tolsi la benda e constatai con estrema soddisfazione, che i suoi gentili occhi azzurri da me tanto amati, erano privi di quell’ alone di sofferenza allucinante, che li aveva caratterizzati l’ ultima volta in cui mi ero specchiata in essi. Erano pieni invece di amore e lo sguardo adorante che mi lanciava, mi riempiva di energia e di gioia. Lui dopo essersi soffermato a lungo a guardare la mia figura, con palese gradimento ed approvazione, volse lo sguardo ai suoi piedi completamente risanati ma ancora fasciati con i resti della mia camicia dicendo:” Ah ecco a cosa ti è servita, sai mi domandavo dove fosse finita la tua camicia, fin dal tuo abbraccio in ascensore. Sei magnifica amore e grazie per avermi rimesso a posto per la seconda volta. Adesso che ne diresti di darmi un altro dei tuoi baci, credo di esserne diventato dipendente.”.
Feci immediatamente quello che mi aveva chiesto con trasporto ed infinito piacere. Abbracciandolo stretto e baciandolo con passione. Mentre stavamo limonando da professionisti, quelle grasse stronze di Ezada e Julie sono uscite anche loro dall’ istituto, chiacchierando insieme. Del loro discorso non mi importava un granché, per cui non feci caso alle loro parole, salvo per una che ripetevano spesso:” Anomalia!”.
“ Piacere no di certo, lo sai che non tollero vederti con un uomo, pensa al ribrezzo che mi ispira vedere che te lo scopi. Comunque spero tu ti sia accorta di quel che è successo.” Ha detto quella bacchettona di mia madre.
“ Che mi stavo facendo una fantastica scopata e nel frattempo la mia magia è ritornata in me più forte di prima. Si mamma me ne sono accorta, ma penso dipenda dalla quantità di energia, con cui il desiderio che il mio Tato aveva di me mi ha rifornito. Non mi era mai successo prima di ricevere una scarica di energia così forte.”.
“ Non si era mai vista ne percepita una scarica di energia così forte Clara. Ne tra l’altro si era mai vista una prova delle Fate riuscita in così breve tempo.” Si è intromessa Ifigenia un’eletta benemerita per meriti magici scientifici. Non ché mia ex insegnante di magia, quando frequentavo un esclusivo collegio per Fate scelto da mia madre.
Non ho finito il collegio, dato che sono scappata dal mondo delle Fate appena ne ebbi la possibilità. In parte perché volevo ribellarmi a mia madre, ma soprattutto perché essendo attratta dai maschi della specie umana, volevo vivere in un mondo dove fossero presenti. Ad ogni modo con Ifigenia ho sempre avuto un buon rapporto e la stimo molto come insegnante.
“ Aspetta hai detto che la prova delle Fate è riuscita e la mia magia è tornata. Quindi io e Tato possiamo vivere insieme?”. Ho chiesto ad Ifigenia piena di speranza.
Ad intromettersi questa volta è stata mia madre mortificando la mia speranza con le seguenti parole:” Non avere tanta fretta signorina. La prova sarà anche riuscita, ma le condizioni che la hanno resa così breve devono essere attentamente studiate. Sai benissimo che ormai siamo in via di estinzione a causa della carenza di energia per alimentare la nostra magia. Ora quello che è accaduto tra di voi, potrebbe salvare la nostra specie dall’oblio. Ti rendi conto che hai ricevuto una scarica di energia, pari a quanta ne viene prodotta dall’istituto di produzione e punizione in un intero giorno e da un solo maschio oltretutto. Il tuo bruto verrà con noi nel nostro mondo, dobbiamo studiarlo e studiare approfonditamente l’anomalo rapporto che intercorre tra voi due.”.
“ Tato nel mondo delle Fate, ma per potere accedervi dovrebbe essere un candidato e come maschio sarebbe comunque confinato nel perimetro dell’istituto di produzione e punizione. Però lui non è assolutamente un candidato e quindi non può essere richiamato nel nostro mondo con la magia. L’unico modo che ha di accedere al mondo delle Fate è se lui lo vuole, ma anche così non potrebbe andare mai in giro libero per il nostro mondo. No Tato non si presterà a fare da cavia per i vostri esperimenti.”. Stavo difendendo il mio Tato a spada tratta, quando ad intromettersi questa volta è stato proprio lui dicendo: “ Clara se la tua specie è in pericolo, allora anche tu lo sei amore. Se posso aiutarvi, sarò felice di farlo.”.
“ Il tuo uomo comincia a piacermi con questa sua generosa offerta di aiuto. Aiuto di cui al momento abbiamo assolutamente bisogno Clara e credo che anche tu te ne sia resa conto. Quindi è deciso il mondo delle Fate vi attende. Oltretutto dato che è un masochista, potrebbe anche apprezzare il trattamento che avrà, quando sarà nell’istituto di produzione e punizione”. ha affermato mia madre, forte dell’offerta di aiuto formulata da un incauto ma generoso Tato.
Il mio amore non aveva la minima idea di quello che sarebbe potuto capitargli. Allora conoscevo poco di ciò che avveniva fra le mura dell’istituto di produzione e punizione ai candidati colpevoli. Dato che tale istituto era ancora in fase di sviluppo, quando dieci anni prima lasciai il mondo delle Fate. Sapevo che la sua funzione principale era duplice. Punire i maschi rei di crimini contro le donne, cioè i candidati colpevoli e produrre energia dalle punizioni inflitte ai suddetti criminali. È vero Tato è un masochista ma saperlo rinchiuso nelle mani delle tormentatrici dell’istituto. Al fine di essere ripetutamente punito per dei crimini che non ha commesso, mi sembrava ingiusto. Soprattutto considerato il fatto che si era offerto come volontario per aiutarci.
Per cui decisi di battermi per fargli ottenere il trattamento più favorevole possibile. “ No mamma sai benissimo che Tato non ha commesso crimini contro le donne. Quindi il suo destino nel nostro mondo non può essere quello di un candidato colpevole. Ne può rimanere confinato tra le mura dell’istituto di produzione e punizione, tra le grinfie delle tormentatrici. Inoltre dimentichi che lui è mio, abbiamo superato la prova delle Fate e non ci potete separare.”.
“ Hai ragione Clara, sono convinta che a produrre tutta quella quantità di energia sia stata principalmente l’interazione che intercorre tra voi due. Di conseguenza separarvi non gioverebbe alla nostra ricerca. Però come ben sai il mondo delle Fate ha delle regole ferree che devono essere seguite.
Il tuo uomo entrerà nel nostro mondo attraverso l’istituto di produzione e punizione. Subirà il processo come un normale candidato, però essendo innocente, non verrà considerato un candidato colpevole ma un’anomalia del sistema e come tale non sarà confinato nell’istituto. Potrà vivere con te nel nostro mondo seppur con le dovute restrizioni.” Ha detto Ifigenia e mia madre per una volta non ha avuto niente da obbiettare, riguardo al destino di Tato nel mondo delle Fate. Nei confronti del mio destino invece aveva in mente una variante che espose senza mezzi termini. “ Molto bene il generoso bruto sarà un anomalia. Però secondo le regole stabilite dal consiglio delle Fate, per poterlo avere in custodia. Tu Clara devi avere prestato servizio come tormentatrice presso l’istituto di produzione e punizione per almeno dieci anni. Per cui grazie alla nostra magia il tempo che il tuo uomo impiegherà per raggiungere il nostro mondo. Per te varrà dieci anni, che spenderai al servizio del consiglio delle Fate, come tormentatrice presso l’istituto di produzione e punizione. Questo è ciò che ho deciso ed essendo io eletta anziana suprema, ciò che decido è legge per tutte le Fate. Adesso saluta il tuo uomo, lo rivedrai tra dieci anni. Lui invece ti rivedrà tra poco.”.
Il volere dell’ eletta anziana suprema va eseguito, per cui a malincuore ho baciato Tato e gli ho promesso che lo avrei aspettato nel mondo delle Fate.
Dopo avere goduto con Clara del più incredibile amplesso da me mai avuto, ho seguito attentamente il dibattito tra il mio amore e le altre Fate. Badando bene a non interferire troppo, dato che la fobia di essere trasformato in un rospo era sempre presente in me. Però ero fermamente deciso ad aiutare Clara assieme alle sue colleghe ed in oltre l’idea di stare insieme a lei in qualsiasi mondo fosse, era quello che avevo in mente da tempo. Di conseguenza non ho potuto esimermi dall’ offrirmi volontario per i loro esperimenti fatati e così, dopo essere stato baciato da Clara ed aver ricevuto da lei la promessa che mi avrebbe atteso nel suo mondo, è incominciato per me un’ altro viaggio.
Nel momento che il solito turbinio di suoni e di colori mi ha ghermito, ero pronto per un’altro salto tra i mondi. Non ero pronto però a quello che avrei trovato ad attendermi nel mondo delle Fate, perché ingenuamente pensavo che avrei trovato Clara ad aspettarmi come mi aveva appena promesso.
Quando mi ripresi dal viaggio, ero sdraiato nudo pancia a terra, sul pavimento in cemento di quella che sembrava una piccola cella. Non ero più bendato ma le fascette ferma cavi autobloccanti che mi legavano, erano state sostituire da tre paia di manette d’acciaio. Le manette che mi legavano le mani dietro la schiena, erano a loro volta fissate con un lucchetto ad una catena che mi girava intorno alla vita, limitando così ulteriormente le mie possibilità di movimento. Un altro paio di manette mi legava i gomiti tra loro e l’ultimo paio fissato alle mie caviglie avevano una catena di collegamento abbastanza lunga da permettermi di muovermi solo a piccoli passi e di non slogarmi le scapole. In ultimo mi avevano ammanettato anche l’uccello, utilizzando una manetta di castità, cioè una manetta singola a cui era stato saldato un tubo ricurvo in acciaio. Le mie palle erano intrappolate tra la manetta ed il tubo attaccato alla parte centrale della manetta stessa. Quello che restava della mia virilità era dentro il tubo che fortunatamente aveva l’estremità forata, così nel caso avrei potuto minzionare, ma se avessi avuto un erezione avrei avuto dei dolorosi problemi. Sulla base della manetta sopra la serratura vi era anche un grosso anello di metallo, la cui funzione però in quel momento mi sfuggiva. Unicamente abbigliato di manette, sarei dovuto essere eccitato, ma l’assenza di Clara un po’ mi preoccupava, perché ero alla mercé di chiunque fosse entrato nella cella.
Con non poca fatica riuscii ad alzarmi in piedi. La porta blindata che chiudeva la mia cella aveva lo spioncino aperto, così riuscii a sbirciare oltre la porta. Non si vedeva molto altro che un anonimo muro dipinto di bianco, la cui unica particolarità era una sorta di monorotaia, fissata sul muro più o meno alla altezza dell’inguine di un uomo di altezza normale.
Dopo poco ho sentito il ticchettio deciso, che fanno le scarpe con i tacchi a spillo, quando chi le calza cammina spedito su di un pavimento di cemento. Improvvisamente nel riquadro dello spioncino è comparso il volto di una bella donna. Occhi marroni e capelli scuri era molto truccata e mi ha sorriso dicendo in maniera molto autoritaria ed ad alta voce:” Bene bene ecco qui un candidato da spedire sotto processo. Adesso fai due passi indietro, mettiti in ginocchio e sbrigati verme!”.
Ho obbedito principalmente perché speravo che oltre la porta assieme alla bruna arrabbiata ci fosse anche Clara di cui sentivo molto la mancanza. Invece purtroppo con la bruna è entrata anche una gradevole rossa dallo sguardo cattivo. Ambedue erano piuttosto formose ed oltre ad essere pesantemente truccate, vestivano una sorta di divisa che faceva felice il feticista che è in me.
In testa avevano un cappello con visiera simile a quello della polizia ma fatto di lucido cuoio nero. Indossavano una camicia bianca a maniche corte con taschini di taglio maschile e che doveva essere di una taglia inferiore rispetto a quella che avevano, dato che aderiva al loro petto evidenziandone le forme generose. Un paio di pantaloni di pelle nera, guanti e stivali con il tacco a spillo vertiginoso sempre in pelle nera completavano il loro abbigliamento. Assieme ad un cinturone nero a cui era agganciata una frusta di cuoio nero, delle giberne ed una fondina con tanto di pistola. Uno stemma argentato, raffigurante due fruste incrociate, era presente sia sul cappello che sul taschino sinistro della camicia ed una sorta di gradi fregiava ambedue le maniche. Le due Fate entrate nella mia cella differivano nell’abbigliamento esclusivamente per il tipo di guanti e stivali che indossavano. La bruna aveva un paio di stivali allacciati sul davanti che le arrivavano appena sotto al ginocchio e vi erano infilati dentro i pantaloni. I suoi guanti erano corti e la coprivano solo fino al polso. La rossa invece aveva un paio di cuissardes sempre sopra i pantaloni di pelle ed un paio di guanti lunghi che la coprivano quasi fino alle ascelle.
Mentre le fissavo piacevolmente abbagliato dal loro abbigliamento, in me si instillava un po’ di preoccupazione, per la mia sorte in questo fatato mondo dove ero stato spedito. Tutto era successo così in fretta ed io come al solito mi ero lasciato travolgere dagli eventi, piuttosto che cercare di modificarli. A questo punto vista l’assenza di Clara, era possibile anche che gli altri accordi che avevamo in un certo senso stipulato con le Fate elette fossero saltati e che mi toccasse il destino di un candidato colpevole. Non mi era dato saperlo, così educatamente dissi alle mie carceriere:” Buongiorno signore non è mia intenzione creare problemi, quali sono le procedure che devo seguire?”.
La bruna mi ha immediatamente sferrato un calcio nelle palle, sbattendomi a terra ammutolito dal dolore. Poi rivolgendosi alla rossa ha esclamato:” Un chiacchierone Julie oggi ci è capitato un chiacchierone. Sai quanto mi piacciono i chiacchieroni da tormentare. Penso proprio che questo ragazzone muscoloso si sia guadagnato tutti i tormenti che possiamo infliggergli. Che ne dici?”.
“ Dico che lo stronzo si è appena guadagnato un trattamento completo dei tuoi Ezada. Forza mettiamogli i tormenti!”. Ha risposto laconicamente e con un timbro di voce crudele la rossa. Dopo di ché si è messa alle mie spalle e prendendomi per i capelli mi ha fatto alzare mettendomi nuovamente in ginocchio, mentre mi ordinava di spalancare la bocca e mi ha imbavagliato con un grosso balgag rosso. Stringendo il più possibile il cinturino che me lo teneva fissato oltre l’arcata dentale, quasi slogandomi la mandibola. Ezada la bruna che mi era rimasta di fronte ha estratto da una delle numerose giberne che aveva fissate alla cintura, un plug anale di discrete dimensioni con serratura e chiave nella sua parte terminale, dicendo allegramente:” Questo giocattolino è uno dei miei tormenti preferiti da infliggere, non so, forse perché è così intimo. A te l’onore Julie e tu verme, metti la fronte sul pavimento ed alza al massimo il tuo culo peloso o ti prendo di nuovo a calci nelle palle!”.
Ho eseguito gli ordini e sono stato ricompensato dalla rossa, che senza il minimo di delicatezza, non ci ha messo molto ad infilarmi quell’aggeggio nel retto. Ho sentito il rumore di una serratura che scatta ed ad ogni giro di chiave il molesto intruso si dilatava maggiormente. Al quarto ed ultimo giro di chiave mi sembrava di avere un limone di Sorrento infilato nel culo.
Adesso ero disperato, perché se le mie solerti tormentatrici mi avessero ordinato di alzarmi e di camminare, conciato come ero dubitavo fortemente di poterlo fare. Invece i miei dubbi sono stati spazzati da Ezada che mi ha inflitto un altro tormento. Applicando ai miei capezzoli, due crudeli mollette di acciaio collegate tra di loro con una catenella. Tirando la quale mi ha fatto alzare in piedi, per poi farmi dirigere fuori della cella. Fino alla monorotaia che avevo precedentemente visto dallo spioncino della mia cella. Allora ho notato che attaccata alla monorotaia c’era una scatola in metallo. Mi ha fatto mettere contro il muro in corrispondenza della suddetta scatola e prendendo l’anello della manetta che avevo fissata alle mie gioie ed al soldatino. Lo ha inserito in una toppa, presente nel lato della scatola rivolto verso il pavimento ed ho sentito lo scatto di una serratura mentre ciò avveniva. Adesso ero bloccato a quella scatola del cazzo, che letteralmente mi teneva per le palle.
“ Adesso tu da bravo ragazzo ti dirigerai lungo questo corridoio alla tua sinistra fino agli ascensori che portano alla sala delle udienze, dove sarai processato per i tuoi immondi crimini. Li troverai sia me che Julie ad aspettarti e spero che tocchi ad una di noi assistere la consigliera eletta che ti interrogherà. Ma prima ho ancora un tormento da applicarti mio caro verme.”. Nel dire ciò la bruna mi ha ammanettato insieme i pollici con un piccolo paio di manette rigide, stringendole il più possibile. La rossa ha applicato un peso in metallo alla catenella che univa le mollette fissate ai miei capezzoli dicendo:” Adesso verme è meglio che ti sbrighi perché hai un chilometro da percorrere per giungere al tribunale. Se fai aspettare l’eletta, quella si arrabbierà molto e manderà le tormentatrici a cercarti ed a punirti per il ritardo. Dando loro il permesso di usare le loro fruste su di un candidato non ancora giudicato colpevole. Spero tu mi dia l ’opportunità di mostrarti quanto sono brava con la mia frusta verme!”.
Dopo ho sentito il rumore dei loro tacchi a spillo sul cemento mentre si dirigevano altrove. Lasciandomi solo crudelmente ammanettato, attaccato per il cazzo ad una scatola collegata ad una monorotaia e tormentato incessantemente dai giocattolini di Ezada. Avendo oltretutto l’arduo compito, di dover percorrere un chilometro in quelle pietose condizioni e camminando solo lateralmente, perché ero praticamente attaccato al muro.
Per quanto io sia stato fin dalla più tenera età un masochista per lo più frustrato, forse la situazione in cui mi ero cacciato era un po’ troppo. Oltretutto dove era Clara, ma soprattutto indossava anche lei la divisa da tormentatrice, se sì avevo un motivo in più per cercarla. Così decisi di fare come mi era stato ordinato e mi incamminai alla mia sinistra in direzione degli ascensori che mi avrebbero portato nell’ aula di tribunale, dove sarei stato giudicato da un’eletta, sperando di incontrare li Clara e non sua madre che oramai ero certo mi odiasse. Camminare in modo incongruo, con quelle cavigliere dalla catena corta, il plug anale nel retto ed attaccato per le palle a quella monorotaia del cazzo non era affatto facile però. Andavo ad una velocità dolorosamente lenta grazie ai tormenti di Ezada e mi immaginavo già l’eletta, che dava il permesso a quell’arpia di Julie di frustarmi. Perso tra i miei pensieri ed i miei tormenti proseguii mogio mogio lungo il corridoio, sperando che non mi venisse un erezione, perché nelle condizioni in cui ero sarebbe stata sicuramente molto dolorosa.
Dieci anni senza il mio amore sono stati lunghi e soprattutto solitari. Tra le altre Fate non ho molte amiche a parte Dafne il mio primo amore, con cui ai tempi del collegio ci lasciammo perché le confessai il mio profondo interesse per i maschi della specie umana. Abbiamo avuto modo di riavvicinarci ed in questi anni la sua costante presenza mi è stata di conforto. Dato che essendo io dichiaratamente eterosessuale nonché felicemente fidanzata, sono praticamente messa al bando dalle mie colleghe.
Ho avuto però molto tempo per prepararmi all’ arrivo di Tato. Ho trovato una stupenda villetta mono famigliare ad un solo piano fuori città. In un bellissimo borgo di campagna posto in riva ad un lago. La ho arredata con gusto e resa idonea ad ospitare una anomalia.
Lui è stato con me nei miei pensieri, per tutto il tempo. Il sapore dei suoi timidi baci, il calore del suo muscoloso corpo, mi sono rimasti appiccicati addosso. Ho cercato di ricordare tutte le cose che mi ha detto e spesso mi sono trovata a parlare con lui, nonostante non fosse con me. Mi mancava così tanto che ho visto e rivisto tutti e dieci gli incontri che ha disputato come pugile professionista e quelli da dilettante svolti alle olimpiadi. Trovando un Tato che non conoscevo, un combattente feroce, agile e potente allo stesso tempo. Un avversario implacabile e senza paura. All’ inizio sono rimasta scioccata dalle immagini, poi però mi sono ricordata che erano degli atleti che si affrontavano in un incontro sportivo ed allora mi sono appassionata alla nobile arte della boxe. Perché vedere il mio amore combattere sul ring, per me era proprio un bel vedere.
Comunque ho anche rinnovato completamente il mio guardaroba e sono molto curiosa di vedere la reazione di Tato a questa mia variazione di look. Adesso mi vesto in modo sexy e seducente ed ho un makeup più appariscente. Sinceramente mi sento più a mio agio vestita così e sono certa che il mio amore apprezzerà il mio cambiamento.
Come aveva ordinato mia madre mi sono dovuta arruolare nelle tormentatrici dell’istituto di produzione e punizione. In dieci anni ho fatto carriera ed ho avuto modo di vedere quello che avviene nell’ istituto. Ho punito i candidati colpevoli ed inflitto loro tormenti il più possibile.
Sono convinta che mia madre, abbia cercato fin dall’inizio di influenzarmi, stimolando il mio astio nei confronti dei candidati colpevoli. Dato che il primo ed il secondo tra i tanti candidati, che ho prelevato dalla cella di arrivo ed attaccato alla monorotaia per mandarli a giudizio. Erano i miei due ex fidanzati con cui avevo fallito la prova delle Fate e dopo che sono stati giudicati colpevoli. Mi è stato affidato l’ esclusivo compito di tormentarli, durante la loro permanenza presso l’ istituto e mi è piaciuto molto farlo. Adesso i due vermi hanno finito di scontare la loro pena, sono stati rispediti nel loro mondo e purtroppo non ricordano il modo in cui li ho ripagati per i torti che mi avevano fatto. Salvo che nei loro frequenti incubi notturni, da dove il mio ricordo li tormenterà per sempre, castrando il loro desiderio di prevaricazione nei confronti delle donne.
In definitiva questo è quello che succede dentro l’istituto di produzione e punizione. I maschi colpevoli di crimini contro le donne, sono prelevati dai loro mondi magicamente, sospesi nel tempo e scaraventati in catene all’ interno della cella di arrivo. Da quel punto incomincia il loro peggiore incubo ed una volta giudicati colpevoli peggiora notevolmente. Dai tormenti inflitti ai condannati, viene tratta l’ energia per alimentare la nostra magia. I candidati colpevoli durante il periodo trascorso nell’ istituto di produzione e punizione, vengono ricondizionati e scontata la loro pena, non presentano più comportamenti deleteri nei confronti delle donne.
Purtroppo negli ultimi anni il vecchio sistema di trarre energia dal desiderio che gli uomini hanno di noi, non rifornisce abbastanza la nostra magia. Il motivo di questa drastica diminuzione nella produzione di energia, ha un eziopatologia multifattoriale complessa che, le nostre migliori menti nella ricerca magico scientifica ancora non sono riuscite a risolvere. Di conseguenza abbiamo dovuto cercare un’alternativa ad esso, trovandola appunto nell’ istituto di produzione e punizione. Nonostante questo nuovo modo di produzione di energia, però c’è sempre meno energia a disposizione per la nostra magia. Se continua così, la nostra magia si indebolirà sempre di più, fino a sparire e quando ciò avverrà sarà la fine per noi Fate.
Quello che è successo tra me e Tato, durante il nostro fantastico amplesso potrebbe essere una soluzione. Potrebbe salvare noi Fate ed il nostro mondo e questo è uno dei motivi per cui sono impaziente di rivedere il mio uomo. Anche se come ho già detto, il motivo principale è che mi manca da morire.
Sono però molto preoccupata, per il trattamento che Tato riceverà dalle tormentatrici durante il breve periodo che trascorrerà nell’ istituto come candidato e per l’ interrogatorio ed il processo che subirà, dato che a giudicarlo sarà un’ eletta di cui ancora non conosco il nome, sperando che non sia mia madre ma magari Dafne, dato che è un giudice qui all’ istituto di produzione e punizione.
Inoltre come anomalia durante tutta la sua permanenza nel mondo delle Fate, dovrà sottostare a delle rigide regole atte a limitare il suo abbigliamento e la sua mobilità. In pratica per tutto il tempo che starà con me in questo mondo fatato, dovrà indossare esclusivamente dei mezzi di contenimento personale. In poche parole sarà sempre nudo, legato ed ovviamente sotto la mia custodia. Ho tentato di intercedere in suo favore presso il consiglio delle Fate elette, in maniera di rendere meno coercitiva la sua permanenza in questo mondo. Durante i dieci anni che ho trascorso qui, ho provato e riprovato a fare accettare le mie opinioni. Purtroppo però non c’è stato niente da fare, soprattutto per l’opposizione di quella bacchettona di mia madre.
Contemporaneamente ho studiato il modo per rendere meno duro il trattamento che riceverà presso l’ istituto di produzione e punizione. Soprattutto ho ricercato il modo di aiutarlo durante il chilometro che dovrà percorrere incatenato alla monorotaia. A tal proposito mi è risultato utile il fatto che noi Fate ultimamente ci stiamo tecnologizzando sempre più. Al fine di utilizzare il meno possibile la magia, dato che l’energia che la alimenta sta esaurendo. Nell’ottica del risparmio di magia, sono state installate delle telecamere di sorveglianza lungo tutto il percorso, che parte dalla cella di arrivo fino all’ aula del tribunale dove avviene il giudizio del candidato. Finalmente dopo anni di tentativi sono riuscita a scoprire come manomettere, il sistema informatico che gestisce le telecamere di sorveglianza. Purtroppo solo per i cinquecento metri presenti a metà del percorso, però durante quel tragitto oscurato alle telecamere, potrò aiutare e confortare il mio amore al meglio che posso senza utilizzare la magia. Mi toccherà anche spiegargli che, nel mondo delle Fate sarà sempre tenuto nudo e legato. Però adesso ho proprio urgenza di riunirmi a lui, perché mi manca tantissimo e lo voglio sempre di più.
Oggi finalmente dopo tanto tempo rivedrò Tato e dopo il suo interrogatorio e processo, sarà giudicato un anomalia ed affidato alla mia esclusiva custodia. Questa mattina mi sono alzata molto presto, perché abitando fuori città impiego più di un’ ora di viaggio in macchina per raggiungere l’ istituto di produzione e punizione. Ho indossato la mia divisa da tormentatrice e mi sono truccata con particolare attenzione, perché voglio apparire al meglio per il mio amato. Poi ho raggiunto l’ istituto ed ho messo in atto il mio piano di sabotaggio con successo. Però nel farlo ho avuto alcuni contrattempi e non sono riuscita ad essere fra le due tormentatrici incaricate di accoglierlo, prelevarlo dalla cella di arrivo ed attaccarlo alla monorotaia. Spero che le due colleghe che gli sono capitate non lo abbiano tormentato e siano state cortesi con lui, considerato il fatto che è un candidato in attesa di processo e quindi non un candidato colpevole da punire.
Stavo percorrendo il tragitto che stava compiendo il mio Tato ma in direzione opposta, preparandomi mentalmente all’ incontro che di lì a poco avrei avuto con il mio amato.
Ciò a cui non mi ero preparata erano le crudeli condizioni, in cui le tormentatrici che lo avevano accolto, lo avevano ridotto. Di fatti quando lo ho visto venire verso di me in manette, attaccato per le palle a quella monorotaia del cazzo e con la maggior parte dei tormenti applicabili ad un candidato addosso. Con molta fatica sono riuscita a trattenere le lacrime che stavo per versare e che mi avrebbero sbavato il trucco. Quelle due stronze avevano esagerato con il mio uomo ed una volta scoperto chi fossero, avrei trovato il modo di fargliela pagare profumatamente.
Mi sono fatta forza e mi sono avvicinata a lui che ancora non mi aveva notata. Guardandolo meglio e più da vicino notai che Tato oltre ad essere crudelmente imbavagliato, aveva le mollette stringi capezzoli, i pollici ammanettati con un paio di piccole manette rigide ed in ultimo un plug anale. Riconobbi immediatamente nei tormenti che gli avevano inflitto il trattamento completo di quella cicciona di Ezada e della sua amichetta Julie, già non le sopportavo prima figuriamoci adesso dopo quello che avevano fatto a Tato. Con loro avrei fatto i conti più tardi, adesso dovevo occuparmi del mio uomo. Purtroppo quando ci siamo incontrati eravamo ancora in un tratto del percorso in cui erano ancora in funzione le telecamere di sorveglianza. Di conseguenza al momento mi era impossibile aiutarlo, anzi dovevo comportarmi normalmente e maltrattarlo come avrebbe fatto una qualsiasi tormentatrice, incontrando un candidato che attaccato alla monorotaia si dirigeva in tribunale. Così apostrofai il mio Tato rudemente.
” Candidato fermati immediatamente! A quanto pare sei un ribelle, almeno a giudicare da i tormenti che ti hanno inflitto le mie colleghe all’ accoglienza.”. Gli ho detto mentre a passo deciso mi avvicinavo a lui, che finalmente mi aveva riconosciuto e mi stava fissando con uno sguardo stupito e meravigliato allo stesso tempo. Allora il mio amore ha detto “ Mmmphg Mmmphff mmmmmpphhh gggg!”. Dato che il crudele balgag che gli era stato imposto non gli permetteva di dire altro.
“ Chi ti ha dato il permesso di mugugnare o di guardarmi candidato!” Gli ho gridato in faccia e prendendolo per i capelli dietro la nuca, gli ho spinto con forza la testa in avanti facendogli sbattere la fronte contro il muro che aveva di davanti. Poi sempre con un tono molto arrabbiato nella voce gli ho ordinato:” Resta immobile così e non osare guardarmi. A quanto pare sei un ribelle vero e proprio, vediamo se questi tormenti sono stretti a sufficienza per castrare i tuoi istinti!”. Nel dire ciò ho strattonato il piccolo paio di manette rigide che gli imprigionava i pollici, gli ho palpato approfonditamente il culo per controllare se il plug anale fosse ben fissato ed avvicinandomi il più possibile a lui per controllare la tensione delle pinze che aveva attaccate ai capezzoli, sono riuscita a sussurrargli all’orecchio:” Tato amore scusa ma ci sono delle telecamere di sorveglianza attive in questo tratto del tuo percorso ed io devo comportarmi da tormentatrice nei tuoi confronti. Però tra una ventina di metri, oltre la prossima curva iniziano i cinquecento metri del tuo calvario in cui sono riuscita ad oscurare le telecamere e potrò aiutarti senza essere vista. Ti amo, fatti forza, ci rivediamo oltre la prossima curva e non guardarmi il culo mentre vado via, con il tuo soldatino così ammanettato, l’ultima cosa che ti serve amore è un erezione.” Gli ho fatto rapidamente l’ occhiolino e me ne sono andata dicendo:” Quando sarai condannato ribelle, verrò a trovarti per assicurarmi che la tua punizione sia la più crudele e dura possibile ed allora vedremo se ancora avrai voglia di ribellarti.”. Lo ho lasciato lì con la testa ancora addossata al muro e mi sono incamminata oltre la prossima curva con la mente che mi esplodeva per il caleidoscopio di emozioni e sensazioni che l’aver finalmente ritrovato il mio amore mi aveva scatenato.
Non avendo molto da fare oltre che camminare a passo di lumaca attaccato ad una monorotaia e sopportare i tormenti che mi erano stati inflitti. Decisi di provare a valutare quanti metri del mio calvario avevo percorso. Per fare ciò mi è bastato calcolare approssimativamente la lunghezza della catena che mi limitava la camminata, tenere conto del numero di passi che avevo effettuato e moltiplicarli per il valore che avevo precedentemente stabilito. Il problema era che non avendo un’ orologio, non sapevo il tempo che stavo impiegando a percorrere la distanza che ero riuscito a stabilire. Per cui la mia esistenza si trovava in un limbo senza tempo, in cui ogni centimetro di spazio percorso mi costava fatica e dolore. L’unico pensiero che riusciva a darmi sollievo era quello di Clara, la mia dolce discreta Fata bella da fare impallidire le stelle. Chissà dove era adesso, chissà se mi stava pensando come facevo continuamente io con lei. Chissà se era davvero innamorata di me, oppure questa storia fin dal suo inizio era una trappola, per portarmi qui nell’ istituto di produzione e punizione a fare da batteria alle Fate. Dopo avere percorso al massimo duecento metri in un tempo che mi è sembrato infinito. Ero arrivato al punto che dubitavo perfino di Clara, tanto ero messo male.
Perso nelle mie magagne non mi accorsi della presenza di una tormentatrice che con voce arrabbiata quasi digrignando mi urlò:” Candidato fermati immediatamente! A quanto pare sei un ribelle, almeno a giudicare da i tormenti che ti hanno inflitto le mie colleghe all’ accoglienza.”.
Anche con quel tono ringhioso avrei riconosciuto la voce del mio amore fra mille. Ho volto lo sguardo verso di lei e come sempre sono rimasto basito dalla sua bellezza ultraterrena. Oltretutto indossava la divisa da tormentatrice, le stava divinamente ed i fregi che ornavano cappello e taschino della camicia erano dorati. Come stivali calzava un paio di cuissardes dal tacco vertiginosamente a spillo ed i guanti di pelle nera che indossava erano corti, coprendola solo fino al polso. Aveva acconciato i suoi serici e lunghi capelli biondi in una lunga treccia che sporgeva sopra la sua spalla sinistra e le scendeva fino sul seno. Era molto truccata e le sue sublimi labbra erano evidenziate da un rossetto rosso rubino, che mi ha fatto subito impazzire. Devo anche ammettere che dopo aver avuto modo di vedere quale fosse l’ uniforme delle tormentatrici, avevo provato inutilmente ad immaginare come l’ avrebbe indossata Clara e l’effetto che mi avrebbe fatto vederla. Non ci sono riuscito minimamente, perché sarebbe come volere immaginare la luna vedendola attraverso le nubi.
Anche il mio soldatino la ha riconosciuta ed ha provato a farle un presentat arm degno di cotanta bellezza. Purtroppo essendo intubato ho avuto una dolorosissima sensazione alle parti basse ed ho mugugnato un misto di dolore e sorpresa attraverso il bavaglio.
“ Chi ti ha dato il permesso di mugugnare o di guardarmi candidato!”. Mi ha urlato in faccia Clara prendendomi per i capelli dietro la nuca e sbattendomi la fronte contro il muro che avevo davanti. Io a quel punto proprio non sapevo più cosa pensare, se recitava era davvero una grande attrice, perché a me non sembrava Clara dal modo in cui mi stava trattando. Oltretutto eravamo soli in quel dannato corridoio che bisogno aveva di bistrattarmi in quella maniera. Così quando dopo avermi ordinato di non guardarla, di tenere la fronte appoggiata alla parete ed aver detto che voleva controllare se i miei tormenti erano stretti a sufficienza. Mi ha strattonato il piccolo paio di manette rigide che mi legava i pollici, causandomi un ulteriore vampata di dolore. Il dubbio di essere stato fregato da lei, mi insorse spontaneo. Quando poi ha controllato rudemente che il plug anale fosse posizionato correttamente ben all’ interno del mio culo, ero oramai certo di essere stato fregato. Chi invece non aveva dubbi su cosa fare era il mio soldatino che continuava a provare stoicamente ad erigersi anche se non ne aveva la benché minima possibilità. Incurante delle fitte inguinali che questo suo sconsiderato comportamento mi cagionava, maledetto cazzone.
Poi però a togliermi dall’ abisso di disperazione in cui ero sprofondato è stata proprio Clara che per controllare scrupolosamente il corretto e più doloroso posizionamento, delle pinzette che mi stringevano i capezzoli. Mi si è avvicinata abbastanza per sussurrarmi tutto il suo amore, spiegarmi brevemente il perché del suo rude comportamento nei miei confronti ed il piano che aveva escogitato per aiutarmi senza essere scoperta. Ora non mi resta che percorrere altri venti metri del mio calvario, superare la curva e ricongiungermi con il mio amore. Sempre che la comparsa di Clara non sia stata un’allucinazione causata dalle miserevoli condizioni in cui vesso.
Sono qui appena dietro la curva ad aspettare il mio Tato, eccitata come potrebbe esserlo una groupie davanti alla porta del camerino del suo idolo. Rivedere tutti quei suoi muscoli prigionieri di dei legami, mi ha quasi fatta bagnare. Al tempo stesso mi sento tremendamente in colpa per quello che gli ho fatto, quello che gli è capitato e che gli capiterà in questo mondo. In fondo se lui è qui, la colpa è solo mia. È vero è un masochista, per cui in un certo senso potrebbe apprezzare il trattamento che sta ricevendo. Però non so se sopporterà anche di vivere costantemente mio prigioniero, non potere indossare vestiti ed essere sempre legato. Senza contare che sarà l’ unica anomalia in un mondo di sole donne, perché al di fuori delle mura dell’istituto di maschi non c’è ne sono. Io e lui saremo sempre sotto gli occhi di tutte le Fate e costantemente giudicati dal loro. Temo che non sarà una vita facile per noi due però sono certa che il nostro amore ci darà la forza per sopportarla.
Sento lo sferragliare del metallo che lo tiene prigioniero, eccolo sta arrivando. Lentamente e penosamente ha superato la curva, adesso per i prossimi cinquecento metri non ci saranno telecamere a spiare il nostro incontro. Mi tolgo quel ridicolo cappello che sono costretta ad indossare con la divisa, lo butto a terra ed in pochi rapidi passi lo raggiungo e finalmente posso riabbracciarlo. Anche se è un po’ complicato dato che lui è sempre attaccato per il cazzo alla monorotaia e non può ricambiare il mio abbraccio perché è ammanettato. “ Amore mio adesso ti libero da questi odiosi tormenti.” Per prima cosa gli tolgo il plug anale, poi le manette serra pollici e le pinzette che gli tormentano i capezzoli. Per ultimo il crudele bavaglio che lo ammutolisce e gli rende difficile respirare. Chi lo ha imbavagliato ha stretto al massimo il cinturino del balgag. Con un po’ di fatica riesco ad estrarre la palla di gomma rossa che ha infilata in bocca e che viene via con un rumore, simile a quello che si ottiene stampando un bottiglia di champagne. Poi le mie labbra cercano e trovano le sue. Ci baciamo, io ho atteso dieci anni questo momento, lui solo qualche ora; ma la passione che ci divora è la stessa.
“ Ohhh Tato non hai idea di quanto tu mi sia mancato!” gli ho detto mentre lo palpavo dappertutto con le mie mani inguantate, quasi volessi accertarmi che il mio amore fosse realmente con me è non un illusione dettata dal desiderio che avevo di lui.
Io ero letteralmente andato in visibilio solo al prepotente contatto, che avevo avuto con le stupende e generose labbra della mia Fata. Figuriamoci poi quando mi ha messo la lingua in bocca. Però purtroppo anche il mio soldatino era andato in visibilio, con le spiacevoli e dolorose conseguenze che l’ingabbiata situazione delle mie parti basse causava. Che palle, anelavo con tutto il cuore il contatto con il mio amore, ma quando lo ricevevo mi toccava soffrire.
Di conseguenza a malincuore e con tutto il tatto possibile mi toccava chiederle di trattenersi un po’ nelle sue effusioni. Dicendole:“ Sicuramente no Clara. Come tu non hai idea di quanto mi faccia felice averti qui con me e quanto io ti sia grato, per avermi tolto quella roba grande come un limone di Sorrento dal culo. Masochisticamente parlando, questa è una parte della mia perversione che ancora non avevo preso in considerazione.
Sei stupenda come sempre, anzi con la divisa che indossi, ti trovo ancora più eccitante.
Questo al momento però è un gran problema, perché è da prima che mi sbattessi la fronte contro il muro, che ho un doloroso tentativo di erezione e tu non avrai mai idea di quanto sia complicato e tecnicamente impossibile averne una completa. Almeno fintanto che il mio fioretto è infilato in un fodero da sciabola ricurvo. Camminare attaccato per l’uccello a questa monorotaia è già difficile e scomodo normalmente, ma se ti viene duro è ancora peggio credimi. Per cui potrà sembrarti strana come richiesta da parte mia; ma potresti evitare di toccarmi o baciarmi, fintanto che ho l’uccello in gabbia. Perché ogni volta che lo fai, il galletto prova ad alzare la cresta, con le spiacevoli conseguenze che ciò comporta in questa intubata situazione. Anche se il solo guardarti devo ammettere che un discreto smottamento inguinale me lo causa e pensa che non ho ancora avuto modo di ammirare il tuo culo.
Comunque adesso che facciamo?”.
“ Avevo immaginato che una situazione del genere sarebbe potuta accaderti, soprattutto considerando la tua passione per la cattività e credo di aver portato la soluzione. Prendi questa pillola amore.”. Dissi a Tato mentre gli infilavo in bocca una compressa di bromuro ad effetto rapido, poi gli ho dato da bere per aiutarlo a deglutirla. Povero amore era finito in una situazione in cui anche una normale e piacevole funzione corporea, gli causava dolore
Adesso però doveva continuare il suo percorso in dirittura del tribunale, dove aveva un appuntamento con una delle elette che lo avrebbe giudicato, sperando che fosse Dafne e non quella bacchettona di mia madre.
“ Bevi ancora un po’ Tato, hai bisogno di reidratarti anche in vista dei settecentocinquanta metri che devi ancora percorrere per raggiungere gli ascensori che portano al tribunale.”.
“ Non potresti staccarmi da questa monorotaia e togliermi almeno le manette che ho alle caviglie. Così avrei meno difficoltà a percorrere questo corridoio fino agli ascensori?”. Mi ha chiesto Tato speranzoso di una mia risposta affermativa. Evidentemente anche al suo masochismo c’era un limite.
“ No amore vorrei ma non posso farlo. In questo corridoio al momento non dovrebbe passare nessuno, però se una tormentatrice passasse e ti vedesse staccato dalla monorotaia e senza cavigliere. Denuncerebbe immediatamente la situazione anomala che ha visto e per noi sarebbero guai seri. Già averti tolto i tormenti è un rischio calcolato, ma di più non posso fare. A parte spingere la scatola con cui sei attaccato alla monorotaia, in modo da diminuiti il fastidio e magari velocizzare la tua camminata. Poi però prima di arrivare all’ultimo tratto di corridoio in cui le telecamere sono in funzione, dovrò rimetterti i tormenti e ben stretti come li ho trovati. Perché all’ arrivo ci saranno sicuramente quelle grasse stronze di Ezada e Julie e se ti vedessero senza i tormenti che ti hanno imposto. Sicuramente lo denuncerebbero all’eletta che ti deve giudicare. Mi dispiace amore, non hai idea del magone che mi viene al pensiero di quello che dovrò farti tra poco. Non so se riuscirai mai a perdonarmi, perché è tutta colpa mia, se ti trovi in questa situazione.”. Poi non c’è la ho più fatta e sono scoppiata in un pianto isterico appoggiata alla sua muscolosa spalla.
Tato è riuscito a baciarmi sulla testa mentre singhiozzavo a dirotto ed a confortarmi con le sue parole:” Amore mio non darti pena per questa tua incombenza, i tormenti li sopporto volentieri se sei tu ad impormeli, come sopporterò il resto se ti ho vicina. Oltretutto grazie a quella pillola che mi hai dato la situazione smottamento inguinale è sotto controllo. A proposito che cosa mi hai somministrato?”. “ Bromuro ad effetto rapido Tato, ma non preoccuparti quando saremo fuori da questo istituto e ti avrò in mia custodia, userò un po’ di magia per guarirti dal rude trattamento subito ed annullare l’effetto del bromuro. Adesso però dobbiamo muoverci amore.”. Dissi mentre dopo essermi posizionata di fianco e leggermente più indietro di lui, con una mano mi misi a spingere la scatola che lo teneva attaccato alla monorotaia. Con l’altra mano cercavo inutilmente di rimediare al disastro che il mio pianto, aveva fatto del mio sofisticato makeup.
“ Geniale Clara, assicurati però che il mio uccello sia uscito dalla gabbia prima di annullare l’ effetto del bromuro, altrimenti avremo dei problemi.”. Le ho risposto mettendomi a camminare il più veloce possibile nonostante avessi le caviglie incatenate tra loro.
Clara è semplicemente fantastica insieme stiamo spingendo questa scatola che, mi tiene attaccato per le palle a questa cazzo di monorotaia, ad una velocità che da solo non riuscirei mai a raggiungere. Inoltre senza quel limone di Sorrento piazzato nel culo, riesco a tenere un ritmo indiavolato nel mio seppur limitato passo. Per un po’ camminiamo affiancati e silenti. Ognuno perso nei propri pensieri. Però tra poco mi toccherà subire un processo, nonostante io sia innocente e mi piacerebbe sapere come sia possibile. Ho un po’ paura di sapere cosa mi capiterà, nonostante ciò chiedo alla mia Fata:” Amore una volta che saremo arrivati in tribunale cosa succederà e come mi devo comportare. Te lo chiedo perché quando Ezada e Julie sono venute a prelevarmi. Io ho fatto ciò che mi è stato ordinato e dopo aver affermato che non volevo creare problemi, ho chiesto come dovevo comportarmi. In tutta risposta Ezada mi ha tirato un calcio nelle palle, Julie mi ha imbavagliato e poi mi hanno inflitto il resto dei tormenti. Di conseguenza vorrei sapere che atteggiamento dovrò assumere davanti all’ eletta che mi giudicherà. Onde evitare l’ inasprimento del trattamento a cui sarò sottoposto in tribunale. Inoltre una volta che sarò giudicato un anomalia e verrò affidato alla tua custodia. Cosa faremo e quali sono i termini di custodia a cui dovrò sottostare?”.
Di nuovo quelle due grasse stronze, Ezada non doveva prendere a calci nelle palle il mio amore, me la pagherà cara molto cara. Comunque sapevo che sarebbe arrivato questo momento. Quando mi sarebbe toccato spiegare a Tato che per tutto il lungo periodo che trascorrerà nel mondo delle Fate, sarà sempre nudo, legato e sotto il mio stretto controllo. Però adesso come faccio a dirglielo.
Il suo processo dovrebbe essere una formalità e non essendoci accuse a suo carico, dovrebbe evitare l’ interrogatorio che normalmente è molto doloroso per il candidato. Lo so perché come tormentatrice capo mi accade spesso di assistere l’ eletta durante un processo. Il mio compito e di assicurare il candidato nel modo prescritto alla gogna per le caviglie. Farlo mettere in ginocchio, poi legarlo in posizione di strappado ed infine bastonarlo sia sulle piante dei piedi che sul sedere. Usando una canna di bambù robusta ma flessibile per colpire i piedi ed una pagaia di lucido ebano nero per colpirlo sul sedere. Per il candidato non è affatto una cosa piacevole e se l’eletta che lo interroga vuole può raddoppiare la sua punizione. Ordinando che al candidato dopo il processo vegano somministrate, lo stesso numero di bastonate che ha ricevuto durante l’ interrogatorio. Inoltre nel caso in cui il candidato si presenti a giudizio oberato di tormenti, è facoltà dell’ eletta decidere se fargli tenere i tormenti anche durante l’interrogatorio oppure no. Nel caso in cui tra i tormenti del candidato ci fosse anche il bavaglio, il poveretto non potendo rispondere durante l’ interrogatorio, verrà sicuramente bastonato ripetutamente. Fino ad un massimo di cinquanta bastonate ai piedi ed altre cinquanta bastonate sul sedere, ovviamente raddoppiabili.
Come ho detto però il processo di Tato dovrebbe essere solo una formalità. Oltre ad essere innocente si è anche offerto volontario per aiutarci nella nostra continua ricerca di fonti di energia alternative per la nostra magia e questo dovrebbe pur contare qualcosa. Quindi penso e spero che l’eletta che lo giudicherà, tenga conto della situazione anomala del mio uomo e lo tratti con misericordia durante il processo.
“ Amore il tuo processo dovrebbe essere solo una formalità, a meno che non si metta di mezzo quella bacchettona di mia madre. Comunque anche ci fosse lei non ci sono accuse a tuo carico perché sei innocente, quindi alla fine dovranno stabilire che sei una anomalia. A quel punto controlleranno la lista delle volontarie che, si sono offerte per detenere in custodia una anomalia e lo assegneranno ad una di esse. Dato però che io sono l’unica ad essersi offerta è sicuro che sarai affidato a me non ti preoccupare di questo. Inoltre Ifigenia stessa ha detto che per la buona riuscita dell’ esperimento, noi non possiamo essere separati e nemmeno mia madre oserebbe farlo.
Una volta che sarai assegnato alla mia custodia, sarà mio compito assicurare il tuo benessere e fare si che tu sia sempre correttamente contenuto e privo di abiti. Io ti assicuro che il tuo benessere sarà il centro della mia vita, ma purtroppo dovrò tenerti costantemente legato e nudo. Non conosco ancora i termini dello esperimento che Ifigenia e le altre hanno stabilito per noi, però posso assicurarti che sarò vicino a te sempre.
Tato riuscirai mai a perdonarmi per la situazione in cui ti ho cacciato?”.
Clara dovrà tenermi nudo e legato costantemente per il resto del tempo che trascorreremo insieme nel mondo delle Fate! Il maso-feticista che è in me stava facendo salti di gioia. Per fortuna che ero sotto gli effetti del bromuro, altrimenti anche il mio soldatino avrebbe festeggiato la notizia almeno con un presentatarm, molto doloroso nella situazione in cui mi trovavo. Però non si vive di solo masochismo od almeno è quello che pensavo fosse il mio caso. Perché avevo in mente un mucchio di cose piacevoli da fare con lei se fossi stato libero. Ad esempio non la avevo ancora abbracciata né palpata come si deve ed ora più passavo il tempo legato, più desideravo essere libero per poter metterle le mani addosso per benino. Dannazione una mezza misura mai, o passo mio tempo vicino a Clara anelando di essere legato da lei, o passo il tempo legato da Clara sognando di essere libero per metterle amorevolmente le mani addosso. Praticamente un supplizio tantalico continuo, in cui il mio desiderio per lei si moltiplicava di continuo in maniera esponenziale.
Però Clara si sentiva già molto in colpa per quello che mi era successo e se adesso le avessi manifestato le mie remore, in merito al trattamento coercitivo a cui mi avrebbe sottoposto da lì a poco. Non credo sarebbe riuscita a sopportare un peso simile. Ho cercato di minimizzare dicendo:” Amore non ho niente da perdonarti e poi sono io ad essermi offerto volontario per aiutare la tua specie ma soprattutto te Clara. Se così deve essere, me ne farò una ragione e non hai idea di quanto io sia felice, per il fatto che da ora in poi staremo sempre insieme. Oltretutto il masochista che è in me, se non fosse ammanettato ed attaccato per le palle a questa monorotaia del cazzo, al momento starebbe facendo salti di gioia. Certo mi piacerebbe molto poterti abbracciare, stringerti a me e penso mi mancherà questa possibilità. Però sono convinto che la nostra vita insieme non si limiterà alla nostra permanenza qui nel tuo mondo. Chissà una volta finito con successo l’esperimento a cui saremo sottoposti, potremmo ritornare nel mio mondo insieme. Allora magari potremmo unire i nostri due esercizi commerciali ed aprire un libreria profumeria. Sai penso che se la studiamo bene, potrebbe essere una novità che attira l’attenzione. Forse potremmo diventare perfino ricchi. Oh almeno è quello che spero per noi. Poi se non dovesse andare bene, potremmo sempre aprire un sexy shop specializzato in abbigliamento ed oggettistica sadomaso. Con la tua presenza e la mia esperienza avremmo sicuramente un successo clamoroso.”.
Sono sempre più innamorata di Tato che ancora una volta con la sua sensibilità riesce a capire la triste situazione in cui mi trovo. Dandomi conforto con le sue pacate parole. Inoltre mi ha fatto molto ridere con il suo discorso sul sexy shop. È riuscito a farmi passare del piangere per disperazione per le sue condizioni, al farmi piangere dal ridere per la sua arguta ed ironica battuta. Mi fermo ridendo prendo il suo volto tra le mani, lo bacio appassionatamente e ripetutamente. Poi dovrò lavargli la faccia, perché adesso ha quasi più stampi di rossetto sul volto; di quante impronte di ditate ci siano su di un iPad, in esposizione da un concessionario Apple. Al momento però non riesco a trattenermi ed oltre ai numerosi baci palpo uno ad uno i suoi numerosi muscoli, con le mie mani inguantate di pelle nera. È stupendo e sento che la quantità di energia aumenta sempre di più in me.
Però abbiamo una tabella di marcia da rispettare e Tato non deve fare tardi all’ appuntamento che ha con l’eletta. Quindi a malincuore mi tocca staccarmi da lui, lavargli il viso e rimettermi ad aiutarlo a spingere la scatola che lo tiene attaccato alla monorotaia. Dicendo “ Tato ma come ho fatto a vivere senza di te fino ad ora. Ti amo, ti adoro e starei qui a sbaciucchiarti tutto il giorno; ma hai un’ appuntamento con un’ eletta che ti attende alla fine di questo corridoio e non puoi tardare. Su muoviamoci, ma mentre camminiamo vorrei che mi spiegassi questa storia della libreria profumeria amore.”. Ci siamo inoltrati lungo il nostro percorso, spingendo affiancati quella maledetta scatola e chiacchierando approfonditamente del futuro esercizio commerciale che avremmo gestito insieme. Sempre seguendo quella maledetta monorotaia.
Quando io e Tato ci mettiamo a chiacchierare di qualcosa di astratto, riusciamo a perderci nei nostri discorsi dimenticandoci di tutto il resto. Di fatti stavo quasi dimenticando che, non tutte le telecamere di sorveglianza del corridoio erano spente. Per fortuna che lui mi ha chiesto del cappello di pelle nera da me indossato la prima volta che ci eravamo visti in questo corridoio. Con la sua richiesta mi ha riportato alla realtà, dato che mi sono ricordata di averlo gettato a terra quando ci siamo incontrati all’ inizio del tratto di corridoio in cui ho disattivato le telecamere di sorveglianza e che dalla prossima curva finirà. Da lì fino agli ascensori che portano al tribunale le telecamere sono attive.
Era arrivato il momento di infliggere nuovamente i tormenti a Tato e stringerli il più possibile, come avevano fatto quelle due grasse stronze. Mi sentivo malissimo al pensiero di quello che dovevo fare, e le lacrime timidamente e poi a frotte incominciarono a scorrermi sulle guance, mentre affondavo il mio volto sulla sua muscolosa spalla. Lui lo capito e mi ha baciato nuovamente sui capelli dicendo:” È arrivato il momento di separarci ancora amore. Non avere timore e fai quello che devi. Io ti amo e lo farò sempre indipendente da quello che mi farai, ricordalo qualora la situazione ti imponesse di infliggeremi altri tormenti o punizioni.”.
Singhiozzando gli ho stretto le mollette d’ acciaio ai capezzoli fissando un peso alla catenella che le collega. Ho dovuto ammanettargli i pollici il più stretto possibile con le piccole manette rigide di quella stronza culona di Ezada. A differenza di quell’ altra stronza di Julie prima di sodomizzare Tato con il plug anale, ho lubrificato per bene le parti per rendere l’ operazione la più delicata possibile; purtroppo però ho dovuto girare la chiave per quattro volte, dilatando al massimo quell’ odioso oggetto. Infine prima di imbavagliarlo di nuovo, ho baciato il mio amore con passione e gli ho ripulito un ultima volta il viso. Cacciandogli poi in bocca il balgag rosso e stringendo al massimo il cinturino che glielo fissava praticamente in gola. In fine con un’ultima carezza gli ho detto:” Coraggio amore ancora un ultimo sforzo, poi sarai in mia custodia esclusiva ed il tuo benessere sarà la mia principale occupazione. Io torno indietro per riprendere il cappello ed a rifarmi il trucco. Non preoccuparti però, sarò agli ascensori ad aspettarti quando arriverai la. Adesso che sei sotto bromuro amore, puoi guardarmi il culo mentre vado via.”. “ Mmmphg Mmmphff mmmmmpphhh “, ha risposto Tato mentre andavo via.
Ho seguito alla lettera il consiglio della mia fatata compagna e mi sono deliziato la vista e lo spirito. Con la sublime visione di quel suo culetto da sballo, strizzato in quei pantaloni di pelle nera, che le sembravano incollati addosso. Bene dopo quella piacevole e deliziosa pausa in cui mi erano schizzati gli occhi fuori dalle orbite, non mi restavano che duecento cinquanta metri di corridoio da percorrere. Senza l’ aiuto di Clara e con il limone di Sorrento infilato nel culo non sarebbe stata una cosa semplice, ma era bene che mi affrettassi. Perché non avevo nessuna intenzione di indispettire l’ eletta con un eventuale ritardo, inoltre avevo una voglia matta di rivedere il mio amore anche se erano pochi istanti che ci eravamo lasciati.
Nonostante la difficoltà di trascinare quella maledetta scatola attaccata alla monorotaia per le mie parti intime ed i tormenti stretti il più possibile; la mia situazione era cambiata. Se prima di incontrare il mio amore ero così disperato, da arrivare a dubitare di lei e del sentimento che ci unisce. Adesso dopo aver visto Clara, aver ricevuto il suo aiuto e gradito molto le sue effusioni, il mio spirito volava alto sulle ali dell’ entusiasmo. Permettendomi anche di accelerare i miei passi e di guardare al futuro con rinnovate speranze.
Nell’ immediato però mi sarebbe toccato un processo, sebbene fossi innocente e la qualcosa nonostante le rassicurazioni di Clara un po’ mi preoccupava. Soprattutto mi sembrava strana l’ assenza di sua madre, perché mi pareva difficile che non tentasse di interferire nel nostro rapporto. Certo le mie impressioni sulla madre di Clara, erano forse influenzate dall’ immagine stereotipata della tipica suocera rompicoglioni umana. Mentre l’ eletta anziana suprema era una Fata, però a conti fatti almeno in quel caso, non mi sembrava ci fossero poi delle grandi differenze tra le due specie. Di conseguenza avevo il timore di ritrovarmela tra i piedi e non sarebbe stato piacevole temevo.
Ad un certo punto del mio calvario il corridoio si allargò in uno stanzone rettangolare, in cui nella parete opposta a quella attraversata dalla monorotaia c’ era una sorta di bassa banchina e dietro di essa le porte di due ascensori. Sulla banchina ad aspettarmi c’erano quelle stronze di Ezada e Julie ed un poco più discosta da loro la mia bellissima Clara. Il mio amore mi dava le spalle, ma avrei riconosciuto quel suo culetto da sballo tra mille oramai. Stava guardando il display conta piani, posto sopra la porta di uno dei due ascensori, quando si è girata aveva uno sguardo preoccupato, ma vedendomi arrivato a destinazione si è immediatamente rasserenato. Appena al pelo perché in quell’ ascensore che stava scendendo credo ci fosse l’eletta che mi avrebbe giudicato.
Finalmente arrivo alla banchina di fronte agli ascensori che portano in tribunale. Ho recuperato il cappello che ora porto sulla testa e mi sono rifatta il trucco. Tato ancora non è arrivato, ma ci sono quelle due stronze di Ezada e Julie che mentre chiacchierano tra di loro, ridono sguaiatamente. Io riesco a stento a trattenermi, dall’estrarre la mia pistola di ordinanza e gambizzarle seduta stante, per quello che hanno fatto al mio uomo. Me la pagheranno, ma adesso ho cose più importanti da fare. Come scoprire chi è l’ eletta incaricata del processo a Tato.
“ Tormentatrice capo Clara hai sentito che l’ eletta anziana suprema presiederà al processo del prossimo candidato. Spero mi scelga come assistente, perché ho un gran voglia di bastonare un maschio.”. Mi ha detto Ezada, mentre Julie a sua volta diceva:” Io invece spero che il candidato faccia attendere l’eletta e che tua madre mi dia l’incarico, di andare ad accelerare la camminata del candidato a frustate. Toh guarda sembra che il mio desiderio potrebbe avverarsi, stando al display conta piani, l’ eletta anziana suprema è appena salita in ascensore e del candidato ancora non se ne vede traccia.”.
La situazione era cambiata in peggio improvvisamente con l’arrivo di mia madre, che non si sarebbe fatta alcuni scrupolo a spedire Julie e la sua frusta sulle tracce di Tato, qualora lui non fosse stato presente al suo arrivo. Stavo guardando preoccupata il display conta piani dell’ ascensore che effettuava la sua caduta vertiginosa, quando uno sbuffo di delusione di Julie, mi ha fatto rivolgere lo sguardo verso il corridoio e per fortuna Tato era arrivato. Appena in tempo perché dopo pochi momenti, le porte dell’ ascensore si aprirono e ne uscì l’ eletta anziana suprema cioè mia madre. Indossava il classico abbigliamento di un giudice del mondo delle Fate. Un vestito con le maniche lunghe che aderendole al corpo come una seconda pelle la copriva fino al polpaccio, fatto in lucido latex colore viola ametista. Ai piedi calzava un paio di décolleté di vernice nera con un altissimo tacco a spillo e da sotto le maniche del vestito spuntavano un paio di guanti in latex nero che le ricoprivano le mani. Ad onor del vero e con una punta di invidia devo ammettere che le stava ancora benissimo, nonostante l’ età avanzata mia madre era una delle Fate più belle che si siano mai viste. Purtroppo però era anche una pedante bacchettona, che arroccata al suo scranno di eletta anziana suprema, aveva una sua personale visione del mondo delle Fate e chi non rientrava nei suoi canoni passava guai seri. Come spesso mi era già capitato in passato, perché una figlia eterosessuale dichiarata ed adesso con tanto di fidanzato ufficiale, non aveva spazio nel suo mondo delle Fate ideale.
Vederla qui come giudice del mio amore mi preoccupava parecchio. Normalmente non si occupava di queste faccende, se era qui ci doveva essere un motivo e quel motivo di certo non era una cosa positiva per me e per Tato. Così le andai incontro preoccupata dicendo:” Buon giorno mamma il vestito da giudice ti sta ancora benissimo, ma suppongo ci sia un motivo specifico perché tu abbia deciso di presiedere il prossimo processo, dato che di solito non ti occupi di queste cose.”.
“ In effetti un motivo c’è, anzi forse più di uno Tormentatrice capo e te ne parlerò in ascensore, adesso caricaci su il candidato da giudicare come da regolamento e saliamo l’ interrogatorio lo aspetta prima del processo e sarai tu ad assistermi.”. Mi ha risposto mia madre gelandomi il sangue nelle vene, voleva interrogare Tato ed io avrei dovuto bastonarlo. Mi feci forza e le risposi provando ad intercedere per il mio uomo:” Molto bene eletta anziana suprema, mentre lo carico posso togliergli i tormenti?”
“ No i terrà i tormenti anche durante l’interrogatorio e se mi accorgo che le bastonate che gli darai non hanno abbastanza forza. Chiederò ad una tra Ezada o Julie di sostituirti. Spero di essere stata chiara.”. Disse acida mia madre, poi apostrofò le due culone, ordinando loro di seguirci in tribunale, prendendo però un altro ascensore.
La disperazione mi colse dopo le parole di quella stronza di mia madre. Tato oltre ad essere innocente si era anche offerto volontariamente per aiutarci in un momento di grave crisi per noi Fate. Adesso avrei dovuto bastonarlo a lungo perché essendo imbavagliato, non potrà rispondere alle inutili domande che mia madre gli porrà, dato che oltretutto essendo innocente non c’è niente da rispondere e mia madre sicuramente gli farà dare il massimo di bastonate prescritte, magari raddoppiandole a processo finito.
Non doveva andare così ed in ascensore avrei provato nuovamente a perorare la causa di Tato, magari tirando in ballo Ifigenia e l’ esperimento che dobbiamo condurre sarei riuscita a farle cambiare idea, ma ne dubitavo. Però adesso devo staccare il mio amore dalla scatola che lo teneva attaccato alla monorotaia e caricarlo sull’ascensore. Con molta fatica trattenni le emozioni e mi avvicinai a Tato estraendo la chiave universale dalla tasca dei pantaloni. La inserii nella serratura della scatola, sganciandolo dalla monorotaia e lo presi per un braccio sussurrandogli all’ orecchio:” Amore fatti forza, mia madre vuole interrogati prima del processo. Ti prego perdonami per le bastonate che ti darò.”. Poi lo portai in ascensore di fronte alla parete opposta a quella di entrata. Dove ad altezza delle ginocchia c’ era una scatola, simile a quella che lo aveva tenuto attaccato alla monorotaia. “ Candidato mettiti in ginocchio!”. Gli ordinai con voce alterata dalle emozioni e poi presi la manetta che gli serrava le parti basse per l’anello che aveva sulla parte superiore, inserendolo nella toppa presente nella parte inferiore della scatola e bloccandolo così alla parete dell’ ascensore. Delicatamente appoggiai la mia mano guantata di pelle nera sulla sua nuca, spingendogli con dolcezza la fronte ad aderire alla parete e terminando il gesto con una carezza sulla sua spalla ordinandogli:” Rimani in questa posizione e non guardare noi Fate a meno che non ti sia richiesto.”.
Mia madre ci raggiunse in ascensore senza dire una parola, ma guardando Tato come fosse un rospo da vivisezionare. Io pigiai il tasto del piano corrispondente al tribunale e mi posizionai vicino al mio uomo poggiandogli una mano sulla spalla. Per confortarlo e per trarre forza da lui e dal nostro amore.
Dopo aver rapidamente messo in ordine i miei pensieri, mi preparavo a difendere Tato a spada tratta quando mia madre mi anticipò dicendomi:” Povera sciocca, credevi forse che sabotare le telecamere di sorveglianza, avrebbe reso invisibili i contatti che hai avuto con il tuo maschio nel corridoio. Non ho nemmeno bisogno di sapere come hai fatto a sabotare il sistema di videosorveglianza, la quantità di energia che ha prodotto quello lì è sufficiente, per farmi capire che tra di voi è avvenuta un’interazione e tu non avresti dovuto farlo. Avresti dovuto trattarlo come un normale candidato come ti era stato ordinato. Con il tuo comportamento scriteriato, hai rovinato la prima parte dell’ esperimento che io ed Ifigenia avevamo programmato. Era nostra intenzione valutare l’apporto energetico che il tuo uomo poteva fornirci, utilizzando su di lui parte del metodo che usiamo per i candidati colpevoli. Quindi adesso per punire te, tu dovrai bastonarlo fino a quando mi aggrada. Ora da te non voglio sentire più una parola e ti assicuro ancora una volta che se mi accorgo che lo bastonerai con poca energia, darò l’incarico ad Ezada. Inoltre potrei suggerire a lei ed a Julie di mettersi in lista come volontarie per detenere un anomalia, offrendosi in coppia per una sola anomalia, ti sopravanzerebbero sicuramente in graduatoria. Puoi pure continuare a tenere pateticamente la mano sulla spalla del tuo uomo fino a quando saremo in ascensore per averne conforto e magari metterti a piangere per sfogarti; ma se in tribunale non avrai il trucco perfetto e non ti comporterai come ordinato, darò l’incarico ad Ezada, stanne certa.”.
Adesso non potevo dire più niente ne aiutare Tato in alcun modo. Potevo solo dargli conforto accarezzandolo dolcemente e ritmicamente con la mia mano su di una sua guancia, ricevendone a mia volta da quel contatto. Ero pure costretta a trattenere il pianto, mentre dentro di me versavo lacrime amare.
La mia futura suocera comincia a starmi pesantemente antipatica, per non dire altro. Che bisogno c’ era di maltrattare sua figlia così, non le bastavano le bastonate a cui mi condannerà e che la costringerà a somministrarmi.
A questo punto vorrei farmi sentire. Vorrei dire alla vecchia che per essere io uno che si è offerto volontario per salvare le Fate, mi stanno trattando proprio di merda. Non solo vorrei anche farle presente, che come madre si comporta in maniera miserevole nei confronti di sua figlia. La quale come me e con me si è impegnata in questo balordo esperimento, al fine di trovare l’energia per la magia delle Fate. Vorrei appunto ma non posso perché sono imbavagliato, ammanettato, attaccato per le palle ad una parete dell’ ascensore e per di più genuflesso.
Il resto della risalita dell’ ascensore avvenne in un silenzio, così pesante che avrebbe potuto essere tagliato con un coltello, mentre Clara trattenendo a stento le lacrime insistentemente mi accarezzava la guancia. Arrivati al piano le porte si aprirono e la vecchia uscì impettita. Clara dopo avere estratto la chiave universale dalla tasca, trasse un profondo respiro, chinandosi mi liberò dalla scatola che mi teneva attaccato alla parete dell’ ascensore e prendendomi per un braccio mi aiutò ad alzarmi ordinando:” Candidato in piedi l’ aula del tribunale ti attende.”. Mi alzai abbastanza facilmente grazie all’aiuto del mio amore e sempre trattenuto per un braccio da lei uscì dall’ ascensore, andando incontro al mio destino.
L’aula dove sarei stato giudicato era più intima di quello che mi sarei aspettato. Aveva supergiù le dimissioni di un campo da paddle ed il soffitto sarà stato alto circa quattro metri. Era illuminata dalla fredda luce di numerosi neon pendenti dall’alto. Al centro della sala si trovava una gogna di legno scuro fissata al pavimento, più o meno sessanta centimetri di fronte ad essa sul pavimento era imbullonato un gancio di ferro ed a circa un metro di distanza da esso da un argano fissato al soffitto pendeva una lunga catena. Di fronte alla catena ad un paio di metri di distanza c’ era un soppalco, coperto da un tappeto azzurro, su cui trovavano posto un’ elegante poltrona di colore viola centralmente ed ai lati due poltroncine di colore nero. Mia suocera sedeva sulla poltrona ed ai suoi lati si trovano Ezada e Julie.
Clara mi ha portato davanti alla gogna, vicino fino al punto che le punte delle dita dei miei piedi toccavano il legno di cui era fatta e la ha aperta ordinandomi:” Candidato inginocchiati di fronte a te ed in modo che le tue caviglie siano all’ interno dei fori della gogna.”. Le ho ubbidito con qualche difficoltà, perché ammanettato come ero avevo un’ agilità pari a quella di un gatto di marmo. Dopodiché lei ha chiuso la gogna, bloccandomi al pavimento per le caviglie. Ha estratto la chiave universale dalla tasca e mi ha tolto il lucchetto che chiudeva la catena, che mi teneva le manette che ho ai polsi attaccate alla pancia. Nel farlo mi si è avvicinata molto ed è riuscita a darmi un veloce bacio sulla guancia sussurrandomi:” Tato perdonami ma come ha detto mia madre, se non ti bastono io lo farà Ezada e lei di sicuro ti farebbe molto più male. Tu sei forte, resisti e se puoi infondi anche un po’ della tua forza in me, ne ho tanto bisogno per sopportare quello che sto per farti.”. Poi ha agganciato le manette che ancora mi tenevano i polsi dietro la schiena alla catena che prendeva dal soffitto. Con un telecomando ha azionato l’argano, che ha lentamente incominciato a tirare la catena con le mie braccia attaccate verso l’alto, fino a raggiungere una posizione di strappado. Portando così buona parte del mio peso a gravarmi dolorosamente sulle giunture delle spalle e fortuna che ero in ginocchio perché se fossi stato in piedi allora mi sarei ritrovato tutto il peso del mio corpo sulle spalle. Infine tramite il lucchetto ha fissato la catena che prima avevo intorno alla pancia, all’ anello presente sulla parte superiore della manetta che porto intorno all’ uccello e poi la ha tirata con forza all’ indietro, fissandola al gancio presente sul pavimento alle mie spalle. Legato come ero anche solo alzare la testa mi provocava fitte di dolore un po’ dappertutto. Ma riuscì a farlo, perché volevo almeno guardare in faccia la vecchia acida che mi avrebbe giudicato.
“ Il candidato mi sta guardando nonostante non gli sia stato richiesto. Tormentatrice capo somministrargli dieci bastonate sui piedi ed altrettante sul sedere e voglio che mentre lo punisci tu conti ad alta voce in colpi che gli infliggerai. Poi incominceremo l’interrogatorio.”. Ha ordinato perentoriamente la mia futura suocera.
Clara ha preso una robusta canna di bambù lunga circa un metro, un metro e mezzo da una rastrelliera fissata ad una delle pareti laterali della stanza. Poi si è portata alle mie spalle “ Una!” ha esclamato prima di colpirmi con forza sulla pianta dei piedi e così via fino ad arrivare a dieci. Ho fatto il pugile e di pugni ne ho presi parecchi nell’ arco della mia breve carriera, per cui pensavo di essere preparato a ricevere delle bastonate oltretutto da una donna che pesa la metà di me come Clara. Invece sarà perché la pianta dei piedi è una parte del corpo particolarmente sensibile, però ho sentito un male boia, che mi ha costretto a mugugnare per il dolore che sentivo. Acuito dalla posizione in cui ero stato legato. Perché ad ogni colpo che ricevo, anche inconsciamente io mi muovevo, andando così a sforzare dolorosamente le articolazioni delle spalle ed a strattonare le palle che erano incatenate al terreno. Senza contare i tormenti che ancora avevo. I capezzoli continuamente stretti dalle mollette d’ acciaio avevano oramai perso la sensibilità pulsando dolorosamente, così come le ultime falangi dei pollici anche loro strettamente legate dalle piccole manette rigide. Il tormento che mi dava più fastidio e mi preoccupava maggiormente però era il limone di Sorrento che avevo infilato nel culo, soprattutto ero preoccupato di come avrebbe reagito alle pagaiate che in quella parte anatomica avrei ricevuto a momenti.
Dopo i piedi infatti toccavano al mio sedere le bastonate e Clara dopo aver riposto la canna di bambù nella rastrelliera, ne trasse una grossa pagaia in legno nero, venendo a piazzarsi nuovamente alle mie spalle esclamando:” Una!”. La pagaiata è stata forte ma meno dolorosa di quello che pensassi. Perché il mio amore mi aveva colpito sulle chiappe, che nel mio caso sono abbondantemente fornite di muscoli, in grado di procurare una resistenza più elastica al colpo subito. Ripartendo l’effetto della bastonata su di una zona più ampia, il dolore che causa risulta attenuato almeno in parte. Nonostante che il plug anale la cui parte terminale con la serratura sporgeva di un paio di centimetri dal mio buco del culo, fosse stato violentemente spinto su per il retto, causandomi temporaneamente la sensazione di essere a inculato da un rinoceronte.
Purtroppo anche questa piccola astuzia messa in pratica dal mio amore presto mi fu negata. Perché quella cicciona di Ezada disse alla mia futura suocera:” Eletta anziana suprema la zona dove la tormentatrice capo Clara colpisce il candidato è sbagliata. Se lo colpisse più in alto vicino alla zona lombosacrale, dove ci sono meno muscoli a proteggere ossa e nervi dalla pagaiata, il dolore provocato sarebbe maggiore.”.
“ Hai ragione tormentatrice assistente Ezada. Per favore mostra a mia figlia dove deve colpire.”. ha risposto la vecchia ordinando a Clara di dare la pagaia ad Ezada e di farle posto.
La pagaiata che ho ricevuto è stata estremamente dolorosa, anche perché il colpo è stato così forte da spingermi violentemente verso il basso e così facendo ho gravato eccessivamente sulle articolazioni delle spalle che si sono strappate. Poi è toccato di nuovo a Clara colpirmi con forza nel punto indicatole da quella grassa stronza e per nove volte, dato che secondo la vecchia inacidita il colpo datomi da Ezada era un esempio ai fini didattici. Non rientrando così nel computo delle bastonate che mi erano state imposte legalmente.
“ Molto bene adesso possiamo incominciare l’interrogatorio. Candidato se confessi i crimini contro le donne che hai commesso, riceverai un trattamento migliore. Ora nel tuo interesse, con voce chiara ed in poche parole spiegami i tuoi crimini.”. ha pomposamente detto l’ eletta anziana suprema.
Al di là del fatto che non avevo niente da confessare, però anche se avessi voluto farlo e per evitare altre bastonate ero oramai pronto a farlo. Imbavagliato come ero, potevo solo mugugnare. Come in effetti feci:” Mmmphg Mmmphff mmmmmpphhh gggg “.
La vecchia non la prese bene ed ordinò, che mi fossero somministrate altre venti bastonate sui piedi ed altre venti sulla parte anatomica precedentemente indicata da Ezada.
Clara eseguì con una scarica di bastonate, che questa volta oltre che farmi ripetutamente mugugnare di dolore mi fece anche piangere per il male che provavo.
La mia futura suocera riprese la parola dicendo:” Candidato se continui a non rispondere alle mie domande. La situazione per te peggiorerà ancora, perché non solo ti farò nuovamente dare venti bastonate sui piedi e venti sul sedere, ma ordinerò che a fine processo indipendente dall’ esito, tu riceva altre cinquanta bastonate sui piedi ed altrettante sul sedere. La tormentatrice capo Clara si occuperà della tua punizione fino in fondo. Adesso per l’ ultima volta vuoi confessare i tuoi crimini contro le donne?”.
Dopo le ultime botte oramai mi sentivo come quella volta che fui investito da un taxi davanti al Madison Square Garden. Ero praticamente in un bozzolo di dolore continuo. I muscoli che interagivano con le articolazioni delle mie spalle, si erano strappati ed il rimanere appeso nella posizione di strappado, mi dava la sensazione di essere ripetutamente accoltellato fra le scapole. Non avendo quasi più la forza per mugugnare, rimasi zitto ben sapendo che sarei stato nuovamente bastonato.
Avrei anche voluto essere di conforto a Clara, quello che mi stava facendo per lei doveva essere tremendo. Però nel bozzolo di dolore continuo in cui ero sprofondato c’ era spazio solo per il male che stavo patendo e paura per il male che avrei patito. Non potevo esserle di aiuto, non riuscivo neanche più a sopportare dignitosamente le bastonate che mi dava.
“ Allora non hai niente da dire? Come vuoi candidato. Tormentatrice capo Clara bastonalo ancora.”. Ha ribadito la vecchia ed la mia fatata compagna, dopo aver preso nuovamente la canna di bambù dalla rastrelliera ed essersi posizionata alle mie spalle, ha esclamato:” Una!”. Ricominciando a colpirmi con violenza la pianta dei piedi.
Lei ritmicamente mi colpiva, ogni volta scandendo ad alta voce il numero di bastonate che mi stava infierendo. Il timbro della sua voce si faceva sempre più acuto, angosciato ed isterico man mano che mi bastonava. Io ormai non ero più neanche un essere umano, ma abbrutito dal male continuo che pativo. Ero regredito nella scala evolutiva allo stadio di un bruco, con unicamente due neuroni funzionanti, uno per percepire il dolore e l’ altro per avere paura del dolore in arrivo.
Non c’ è la facevo più ed a circa metà delle pagaiate che avrei dovuto ricevere sono svenuto. Sarei stato ben felice di rimanere privo di sensi per tutto il resto del processo. Questo però non stava bene all’ eletta anziana suprema che ordinò a Clara di farmi rinvenire con una secchiata di acqua ghiacciata. Appena riaperti gli occhi, mi ritrovai con il mio amore di fronte a me, che tenendomi per i capelli mi aveva alzato la testa per guardarmi in faccia. Era bellissima come sempre, ma in quel momento il suo viso finemente cesellato era oscurato da un velo di angoscia, disperazione e cordoglio. Il suo sofisticato makeup incominciava a sbavarsi, a causa delle lacrime che lentamente cominciava a versare. Nonostante ciò con voce afflitta mi apostrofò:” Candidato non ti è permesso perdere i sensi durante la bastonatura. Devi patire ad ogni singolo colpo che ti è inferto. Aggiungerò altre due bastonate a quelle che ti sono state imposte. Perché durante l’ ultimo paio di colpi che ti ho dato eri svenuto e non li hai sentiti. Forza ricominciamo e dodici!”.
Dopo un’ altra scarica di bastonate alla fine arrivammo al processo, che fu molto rapido. La mia futura suocera prese la parola dicendo:” Nonostante la tua scarsa collaborazione durante l’interrogatorio candidato sarai comunque processato. Vedo che negli incartamenti mancano gli atti d’accusa ed anche le prove a tuo carico dei tuoi misfatti compiuti. Il che anche in assenza di una tua spontanea confessione, mi fa supporre che tu sia innocente. Per cui dichiaro che sei un’anomalia del sistema. Come tale sarai affidato in custodia esterna alla qui presente tormentatrice capo Clara. Il fatto che tu sia innocente, non giustifica però il comportamento vergognoso che hai tenuto nel corso dell’ interrogatorio. Per questo sarai bastonato ancora cinquanta volte sulla pianta dei piedi ed altrettante sul sedere dalla tormentatrice capo. Solo allora il tuo processo sarà concluso. Inoltre come punizione ulteriore per il comportamento altrettanto vergognoso da te tenuto nella cella di arrivo, quando le qui presenti tormentatrici assistenti Ezada e Julie sono venute a prelevarti. Per tutto il tempo che resterai all’ interno dell’ istituto di produzione e punizione terrai i tormenti che ti sono stati imposti da loro, a cui sarà aggiunta anche una benda. Perché essendo tu un’anomalia non hai il permesso di vedere ciò che avviene nell’ istituto. Finita la tua punizione, dato che la tua carceriera non ha ancora terminato la sua giornata lavorativa presso questo istituto, lei ti rinchiuderà nella gabbia di contenzione che ha nel suo spogliatoio privato. Fissando la catenella che collega le mollette strette ai suoi capezzoli, alle sbarre della gabbia, abbastanza in alto da costringerti a restare in punta di piedi per tutto il tempo che resterai lì rinchiuso come ulteriore punizione. Una volta finito il suo turno di servizio potrà togliergti i tormenti eccetto il bavaglio e la benda e potrà portarti a casa sua, dove è presente un locale adatto alla tua custodia. La tormentatrice capo dovrà comunque aspettare di essere uscita dall’ istituto di produzione e punizione per guarirti con la magia e toglierti gli ultimi tormenti, la manetta di castità invece può toglierla quando uscirai dalla gabbia. Clara bendalo, finisci di bastonarlo e terminiamo questo processo.”.
Era una Clara distrutta quella che vedevo davanti a me attraverso le nebbie della mia sofferenza. Adesso piangeva senza ritegno ed il suo elaborato trucco era tutto sbavato. Restava comunque di una bellezza allucinante e la sua vista infuse forza e determinazione nei miei muscoli straziati. Aveva in mano una mascherina cieca di cuoio nero e mentre mi bendava, incurante del borbottio di riprovazione prodotto da sua madre, mi baciò sulla testa sussurrandomi:” Tato amore resisti ancora un po’, finto questo supplizio passerò il resto della mia vita a farti felice per ripagare le sofferenze che ti ho causato. Ti amo, oh uomo non sai quanto ti io ti ami, ma presto potrò dimostrartelo.”. Poi ho sentito il rumore dei suoi tacchi a spillo sul pavimento, mentre dopo aver preso la canna di bambù si metteva alle mie spalle dicendo con voce rotta dall’ angoscia:” Una!”.
“ Una!” ho gridato mentre ricominciavo a bastonare il mio amore. Il processo era finito, lui era stato dichiarato un’anomalia in quanto non aveva mai commesso crimini contro le donne. Eppure gli toccavano ancora un totale di cento colpi tra bastonate alla pianta dei piedi e pagaiate sul sedere e dovevo essere io a somministrarglieli.
Tutto per un esperimento che dovrebbe dare accesso ad una nuova fonte di energia per noi Fate. A me sembrava una stronzata, provare a trarre da Tato energia con le punizioni come fosse un candidato colpevole qualunque. Tanto è vero che la quantità di energia con cui mi aveva rifornito, solo con la sua virile ed amorevole presenza vicino a me fino ad allora. Adesso si stava affievolendo e più lo bastonavo, meno energia lui produceva.
Povero amore era totalmente sfinito. Se prima sussultava sotto i miei crudeli colpi, ora dopo aver superato metà della sua punizione, giaceva inerte sotto le mie bastonate. Intonando una litania di singhiozzi storpiati dal perfido bavaglio che ancora portava. Straziandomi il cuore, come mi straziavano il cuore le condizioni in cui lo stavo riducendo. La pelle che gli ricopriva la pianta dei piedi a causa dei colpi da me inferti aveva incominciato a spaccarsi in alcuni punti e da essi il sangue aveva iniziato lentamente a fluire. Il suo sedere era di un colore rosso acceso quasi violaceo e nella zona lombosacrale dove lo avevo colpito più spesso, la pelle stava per spaccarsi come gli era successo alle piante dei piedi. Per fortuna che lo avevo bendato, altrimenti non sarei più riuscita a colpirlo, vedendo la sofferenza allucinante che gli provocavo riflessa nei suoi occhi. Durante il resto del supplizio lui è svenuto altre due volte. Costringendomi a riportarlo in se con una secchiata d’ acqua ghiacciata ed a somministrargli altre bastonate in vece di quelle che non aveva patito perché privo di sensi.
“ Cinquanta!”. Esclamai con sollievo somministrandogli l’ultima pagaiata sul sedere.
“ Ottimo torturatrice capo Clara, dichiaro finito il processo, adesso rinchiudilo nella gabbia di contenzione del tuo spogliatoio come ti ho ordinato e presentati da Ifigenia a rapporto il prima possibile. Io qui ho finito e vado a riferire al consiglio delle Fate elette sull’anomalia. Tu sbrigati che Ifigenia ti attende e renditi presentabile prima.”. Sentenziò mia madre, alludendo allo stato pietoso in cui le lacrime che stavo versando avevano ridotto il mio elaborato trucco e poi rivolgendosi alle grassone, ordinò loro di andare a ripristinare il sistema informatico, che controllava le telecamere di sorveglianza nel corridoio di transito per i candidati.
Adesso io e Tato eravamo soli, ma non potendo usare la mia magia su di lui non c’era molto che potessi fare per dare sollievo alle sue pene. Comunque la prima cosa che dovevo fare era liberarlo dalla posizione di strappado in cui lo avevo legato, per lui doveva essere stato dolorosissimo essere bastonato in quella posizione. Purtroppo la catena collegata all’ argano fissato al soffitto, non scendeva fino al pavimento, ma solo fino ad un metro e mezzo da esso. Così gli dissi” Amore mio hai sentito il processo è finito adesso ti libero da questa scomoda posizione in cui ti ho legato. Per prima cosa sgancerò la catena fissata alle manette che ti legano i polsi. Cerca di resistere ancora un po’ stando in ginocchio mentre la libero.”.
“ Mmppf mmmmmpfff mmghppffgh!”. Mugugnò lui in cenno d’assenso. Sganciai la catena e Tato cascò a pancia in giù inerte come un sacco di patate, era svenuto un’ altra volta, facendomi venire un mezzo infarto perché lo credevo morto. Ormai disperata urlando il suo nome, mi accasciai vicino a lui piangendo disperatamente e dopo averlo alzato un po’ con delicatezza, presi il suo volto bendato ed imbavagliato e lo baciai implorandolo:” Tato amore ti supplico non morirmi tra le braccia proprio ora!”.
Di nuovo mi sentivo come quando ero stato investito da un taxi davanti al Madison Square Garden. Però questa volta il taxista dopo avermi investito, aveva fatto retromarcia e mi era passato sopra un’ altra volta. Ero di nuovo un bruco avvolto nel suo bozzolo di dolore, solo che adesso ero anche accecato dalla benda che Clara mi aveva messo. Curiosamente però tra le nebbie dense di delirio che mi avvolgevano, sentii distintamente la vecchia dire che il processo era finito. Non avrei ricevuto più altre bastonate e dopo il mio fatato amore me lo confermò, dicendomi anche di restare in ginocchio mentre mi liberava, dalla dolorosa posizione in cui mi aveva legato. Restare in ginocchio! No non mi era possibile, non nelle condizioni in cui ero ridotto. Con uno sforzo estremo provai a gridarlo a Clara:” Mmppf mmmmmpfff mmghppffgh!!”. Lei purtroppo non mi ha capito liberando le manette dal gancio che le teneva attaccate alla catena pendente dal soffitto. In un attimo il continuo dolore di coltellate che sentivo tra le scapole, si è trasformato in un secco colpo d’ascia ed io sono svenuto per la quarta volta. Accidenti ero finito più volte KO in una mezza giornata nel mondo delle Fate, di quanti ne avessi subiti in tutta la mia breve carriera come pugile, sia come dilettante che come professionista.
“ Tato amore ti supplico non morirmi tra le braccia proprio ora!”. Sono state le parole e la voce angosciata di Clara a riportarmi in me questa volta. Purtroppo assieme alla mia coscienza, sono tornati anche i miei sensi ed il dolore tutto in una volta. Così ho incominciato a squittire di dolore sotto il bavaglio in maniera assai poco dignitosa. Essendo bendato percepivo la presenza del mio amore solo con l’ udito, il tatto e l’ olfatto. Lei sentendo i miei mugugni si rianimò “ Grazie al cielo Tato sei vivo, ascolta so che sarà difficile ma devi alzarti. Perché devo portarti nel mio spogliatoio privato e chiuderti in gabbia prima di terminare il mio turno di servizio, poi ti porterò fuori di qui e ti guarirò con la mia magia. Adesso riprenditi un attimo mentre libero il tuo soldatino e le caviglie dalla gogna, però poi con il mio aiuto dovrai alzarti e fare ancora un po’ di strada fino al mio spogliatoio.” Ha detto Clara mentre mi accarezzava il volto, poi mi ha delicatamente messo in ginocchio e mentre mi aiutava a restare dritto ha aperto il lucchetto, che fissava una catena alla manetta che ancora mi serrava i genitali. Dopo di ché mi ha posato sul pavimento in posizione prona ed è andata a liberarmi dalla gogna.
Tato era vivo ma doveva ancora raggiungere la gabbia di contenimento nel mio spogliatoio e nelle condizioni in cui lo avevo ridotto a bastonate sarebbe stato molto difficile. Dato che era senza forze, debole come un pulcino appena nato, mi sarebbe toccato sostenerlo, sospingerlo e lui pesava sui cento chili. Per fortuna che il percorso fino al mio spogliatoio non era lungo. Avessi avuto anche solo metà della sua forza fisica normale, avrei potuto caricarmelo in spalla e portarlo dove volevo senza difficoltà. Purtroppo non era così e liberando le sue caviglie dalla gogna mi accorsi che sarebbe stato ancora più difficile di quello che pensavo. Perché con quella maledetta canna di bambù avevo ridotto la pianta dei suoi piedi in condizioni disastrose. Adesso non c’era più un millimetro quadrato di pelle sana e dove non era rosso brunastra era spaccata e sanguinava copiosamente. La vista dello scempio che avevo fatto della pianta dei piedi di Tato, mi fece scoppiare a piangere a dirotto. Aumentando a dismisura il senso di colpa che già provavo. Spostai lo sguardo sul suo fondoschiena ed anche lì con la pagaia avevo fatto disastri. Non mi sarei mai perdonata per quello che ero stata costretta a fargli.
Tato nel frattempo si girò su di un fianco sempre mugugnando di dolore. Io mi ero dimenticata che fissate perfidamente ai suoi capezzoli, si trovavano due mollette d’ acciaio collegate tra loro da una catenella che aveva un peso attaccato. Lui invece ne era dolorosamente cosciente e girandosi su di un fianco, provava a diminuire il male che le mollette gli causavano. Povero amore oltre alle mollette, aveva ancora i pollici strettamente ammanettati ed un plug anale king size, come tormenti aggiuntivi ed io non potevo ancora levarglieli.
Dovevo fare qualcosa per i suoi piedi però, dato che nello stato in cui li avevo ridotti non sarebbero stati in grado di sostenerlo durante la camminata. Non potevo ancora usare la mia magia per guarirli, ma quanto meno dovevo fasciarli. Malauguratamente nell’ aula dove si era tenuto il suo processo non era presente una cassetta del pronto soccorso, ne qualcosa che potessi usare per fasciargli i piedi. Così decisi di usare la mia camicia, bellamente fregandomene dei regolamenti dell’ istituto. Facendo di necessità virtù, tolsi la camicia, rimanendo così solo col reggiseno bianco e la strappai in modo da potergli fasciare i piedi. Per il fondo schiena di Tato non c’ era molto che potessi fare a parte cercare di trattarlo il più delicatamente possibile, così come per le sue altre parti del corpo tormentate. Fui costretta a legargli nuovamente la catena intorno alla pancia ed a fissarla con un lucchetto alle manette, che gli legavano i polsi dietro la schiena. Perché quella bacchettona stronza di mia madre aveva ordinato così . Poi è venuto il momento di sollevare Tato, ma solo con le mie forze non sarei mai riuscita a farlo. I quasi cento chili di muscoli del mio amore da sola non potevo alzarli. Così lo implorai:” Tato lo so che hai male dappertutto, ma adesso devi proprio metterti in piedi, io ti aiuterò il più possibile. Forza che dobbiamo muoverci.”. Con molta fatica e grazie soprattutto al mio amore che incredibilmente trovò le forze per alzarsi. Tirandolo per un braccio riuscii a metterlo seduto, intanto il suo mugolare sotto il bavaglio aumentava di intensità e frequenza. Poi sempre tirandolo per un braccio, riuscimmo ad alzarci mentre lui continuava a mugugnare. Compiendo un sanguinoso passo dopo l’ altro, Tato riuscì a raggiungere l’ ascensore. Prima tappa del percorso che lo avrebbe portato alla gabbia di contenzione nel mio spogliatoio. Sanguinosi perché nonostante avesse i piedi fasciati, lasciò le impronte del suo passaggio impresse nel suo sangue. Giunti in ascensore lo abbracciai stretto, tirandolo a me e contemporaneamente appoggiandomi con la schiena su di una parete. Sperando in questo mondo di alleviargli il dolore alla pianta dei piedi, permettendogli di scaricare buona parte del suo peso su di me e non sui suoi piedi. Questo sembrò placare in parte la sua sofferenza. Intanto piangevo ed a parole lo spronavo a resistere, gli chiedevo perdono e gli giuravo amore eterno. Dall’ ascensore al mio spogliatoio privato il percorso fortunatamente era breve, ma non indolore per Tato, ogni volta che lo tiravo per un braccio i suoi mugugni di dolore aumentavano. Finalmente arrivammo nel mio spogliatoio e potei guidare il mio uomo su di una brandina che avevo a disposizione. “ Tato amore finalmente siamo arrivati nel mio spogliatoio, resta qui seduto a riprendere le forze. Perché dopo ti aspetta un ultimo paio d’ ore di sofferenza. Dovrò rinchiuderti nella gabbia di contenzione ed appenderti per la catena che collega le mollette d’ acciaio che hai pinzate sui capezzoli, in modo che tu debba stare in punta di piedi. Non sai quanto mi dispiace, ma non posso fare altrimenti. Adesso devo rendermi presentabile per il colloquio che avrò con Ifigenia, dopo il quale potrò tornare da te e portarti via da questo posto tremendo. Cerca di riprendere forze nel frattempo.”.
Dopo essermi lavata il viso ed il busto rapidamente, indossai la camicia che avevo di riserva e poi mi truccai con cura. Con il massimo della delicatezza prelevai Tato dalla brandina, dove lui si era sdraiato su di un fianco e lo guidai fin dentro la gabbia di contenzione. A quel punto chiusi la porta e dall’ esterno presi la catenella che collegava le mollette che il mio amore aveva pinzate ai capezzoli dicendogli:” Tato adesso devi metterti in punta di piedi, in modo da permettermi di agganciare questa maledetta catenella più in alto, quella emerita stronza di mia madre ha ordinato così ed io devo ubbidirle. Non hai idea di quanto mi senta in colpa, ma purtroppo non posso fare altrimenti. Cercherò di sbrigarmi il più possibile nelle mie incombenze, ma mi aspettano ancora due ore di servizio. Poi ti porterò fuori di qui e potrò curarti con la mia magia. Perdonami, ti amo e ti amerò sempre.”.
“ Mmngghhppff mmpff ghhhmmppff.”. Mugugnò il mio amore attraverso il bavaglio mentre coraggiosamente si alzava in punta di piedi. Agganciai la catenella e gli diedi un bacio attraverso le sbarre. Ifigenia mi attendeva, poi mi sarei occupata del benessere di Tato per il resto della mia vita.
Alternando un stato di coscienza con uno di semincoscienza rapidamente tra loro ed essendo ancora inibito nella maggior parte dei movimenti. Dato che ero ancora ammanettato per bene, imbavagliato e per di più bendato. Gli unici miei contatti con il mondo esterno erano la voce di Clara e le sue mani con cui cercava in ogni modo di aiutarmi, anche se a volte involontariamente mi causava un male pazzesco.
Perché ogni volta che per spostarmi mi prendeva per un braccio, io sentivo delle fitte di dolore tremendo. La posizione di strappado in cui il mio amore mi aveva legato, aveva fatto il suo dovere e le articolazioni delle mie spalle ne avevano subito le conseguenze. Per assurdo nella condizione fisiologica in cui ero ridotto, le manette che mi legavano le braccia erano inutili. Dato che le mie spalle erano oramai disarticolate da tempo ed i muscoli che le sostenevano strappati e devastati. Non potevo più muovere gli arti superiori come una persona normale, anzi quasi non li muovevo più. Anche solo sfiorarli mi permetteva di vedere le stelle, dal male che provavo. Figuriamoci essere preso, sostenuto e trattenuto da un braccio. Clara non lo sapeva ma involontariamente continuava ad infierire su di me, ogni volta che per aiutarmi mi sosteneva prendendomi un braccio. Avrei voluto dirle di non farlo, ma ero imbavagliato ed allora l’ unica cosa che potevo fare era mugugnare di dolore, come in effetti feci durante tutto il tragitto dall’aula del tribunale fino allo spogliatoio privato del mio fatato amore. Il percorso è stato breve ma intenso, sentivo male ad ogni passo compiuto. Però il viaggio in ascensore non mi è dispiaciuto, Clara mi ha abbracciato e tenendomi stretto a se si è appoggiata ad una parete, dandomi così un po’ di sollievo. Mentre mi abbracciava, piangendo mi incitava a resistere, chiedendomi perdono e giurandomi amore eterno. Inoltre ho piacevolmente scoperto che era senza camicia, domandandomi il perché e comunque gradendo molto il contatto prolungato che ebbi con il suo busto mezzo nudo.
Arrivati in quello che ha detto essere il suo spogliatoio privato, mi ha fatto sedere su di una brandina in modo da riposarmi il più possibile, mentre lei si metteva in ordine per poter terminare il suo turno di servizio. Restare seduto con un limone di Sorrento infilato nel culo, è fisiologicamente difficile se non impossibile. Così con grande fatica e qualche mugugno di dolore, riuscì a mettermi sdraiato su di un fianco. Quella al momento era la posizione più antalgica che potessi assumere e mi sarebbe piaciuto molto aspettare che il mio amore finisse il suo lavoro su quella brandina. Le disposizioni della mia futura suocera però me lo impedivano, mi toccava la gabbia, appeso per i capezzoli in modo da dover restare in punta di piedi. Finito di rimettersi in ordine Clara mi ha fatto alzare dalla brandina con garbo, mi chiuso nella stretta gabbia di contenimento e dall’ esterno ha preso la catenella che univa le mollette di acciaio che mi serravano i capezzoli. Poi con voce piena di preoccupazione mi ha chiesto di mettermi in punta di piedi. Io le ho risposto con i soliti mugugni e patendo le pene dell’ inferno ho fatto come voleva. Lei ha agganciato la catenella ad una delle sbarre trasversali della gabbia, in modo che fossi obbligato a restare in punta di piedi, a meno che non volessi asportarmi i capezzoli traumaticamente. Infine mi ha baciato attraverso le sbarre ed è uscita lasciandomi solo legato ed appeso come un salame. Ora non mi resta che aspettare con ansia il suo ritorno.
Il pensiero di Tato e delle condizioni in cui ero stata costretta a lasciarlo, rimase fisso nella mia mente per tutto il tempo che impiegai a terminare il mio turno di servizio presso l’ istituto di produzione e punizione.
Mi presentai a rapporto da Ifigenia e come prima cosa mi lamentai del trattamento che ero stata costretta ad infliggere a Tato. Facendole inoltre ben presente le condizioni in cui mi era stato ordinato di lasciarlo. Lei quasi non mi ascoltò, aveva una lunga lista di domande da farmi e non aveva tempo da perdere con le mie lamentele.
Il suo comportamento mi fece molto arrabbiare, l’ avevo sempre creduta una Fata comprensiva e gentile, quasi un’ amica. Invece anche lei trattava Tato come un rospo da vivisezionare e la cosa non mi stava affatto bene.
Rimasi a rispondere pazientemente alle domande di Ifigenia per più di due ore. Finite le quali lei disse che l’ indomani mi sarebbero arrivati nuovi ordini, perché il mio servizio nelle tormentatrici continuava. Poi cercando di fare l’amicona mi propose di rimanere ancora un po’ con lei, a fare amichevolmente due chiacchiere tra Fate. Io le risposi glaciale che il mio turno di servizio era finito ed io avevo una cosa molto più importante da fare, salutandola appena schizzai fuori dal suo ufficio e mi precipitai da Tato.
“ Tato sono qua adesso ti libero dalla gabbia e ti tolgo i tormenti che posso.“. dissi appena entrata nel mio spogliatoio privato, tra i mugugni di benvenuto del mio amore. Senza preoccuparmi della catenella Sganciai direttamente le mollette di acciaio dai suoi capezzoli, lui cadde pesantemente sulla pianta dei piedi lanciando un mugugno acuto da sotto il bavaglio e svenne per la quinta volta. Fortuna che la gabbia di contenzione in cui era relegato, era costruita in modo che il suo ospite potesse stare esclusivamente in piedi. Di conseguenza questa volta rimase inerte, ma non cascò a terra come un sacco di patate. Aprendo la porta della gabbia mi preparai a ricevere l’ urto dei suoi quasi cento chili di peso ed a fatica riuscì a farlo delicatamente adagiare per terra. Gli liberai i pollici dalle piccole manette rigide che li imprigionavano ormai da ore. Notando con orrore che le ultime falangi dei suoi pollici, erano diventate quasi nere per la stasi sanguigna cagionata da quelle perfide manette. Poi fu la volta del plug anale che venne fuori con un po’ di difficoltà. Avevo appena inserito la chiave universale nella toppa della manetta di castità, quando il mio amore finalmente rinvenne mugugnando di sollievo.
“ Tato è finita ancora un piccolo sforzo, presto saremo fuori dall’ istituto e potrò usare la mia magia su di te. Vedrai ti rimetterò a nuovo in un’ attimo e non ti resteranno nemmeno le cicatrici. Adesso però devi farti forza, alzarti e camminare ancora un po’.”. Indossai la giacca in pelle nera della divisa da tormentatrice e lo presi per un braccio aiutandolo ad alzarsi, mentre lui purtroppo riprendeva a mugugnare di dolore.
Appena usciti dal portone principale dell’ istituto di produzione e punizione, con un po’ di fatica gli tolsi il balgag ed immediatamente lo baciai con passione, scatenando la mia magia e guarendolo all’ istante. Allora gli tolsi la benda e constatai con estrema soddisfazione, che i suoi gentili occhi azzurri da me tanto amati, erano privi di quell’ alone di sofferenza allucinante, che li aveva caratterizzati l’ ultima volta in cui mi ero specchiata in essi. Erano pieni invece di amore e lo sguardo adorante che mi lanciava, mi riempiva di energia e di gioia. Lui dopo essersi soffermato a lungo a guardare la mia figura, con palese gradimento ed approvazione, volse lo sguardo ai suoi piedi completamente risanati ma ancora fasciati con i resti della mia camicia dicendo:” Ah ecco a cosa ti è servita, sai mi domandavo dove fosse finita la tua camicia, fin dal tuo abbraccio in ascensore. Sei magnifica amore e grazie per avermi rimesso a posto per la seconda volta. Adesso che ne diresti di darmi un altro dei tuoi baci, credo di esserne diventato dipendente.”.
Feci immediatamente quello che mi aveva chiesto con trasporto ed infinito piacere. Abbracciandolo stretto e baciandolo con passione. Mentre stavamo limonando da professionisti, quelle grasse stronze di Ezada e Julie sono uscite anche loro dall’ istituto, chiacchierando insieme. Del loro discorso non mi importava un granché, per cui non feci caso alle loro parole, salvo per una che ripetevano spesso:” Anomalia!”.
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