Secondo giorno di scuola

di
genere
bondage

Siamo entrati in aula passando dal mio spogliatoio privato, dove ho lasciato la giacca ed il cappello ed entrandovi abbiamo avuto la sgradita sorpresa di trovare l’ eletta anziana suprema e la preside ad aspettarci. Mia madre non appena ha visto che Dafne era con noi, ha provato a scacciarla. La nostra amica le ha tenuto testa ribadendo che sarebbe rimasta dove era, Ifigenia si è messa di mezzo e poi la situazione è precipitata per il povero Tato ovviamente. Dato che la stronza che mi ha generato ha deciso che il mio amore non sarebbe stato legato ad una sedia per subire le torture, ma bensì le avrebbe patite posto dolorosamente in bilico su di un cavalletto. Il cavalletto è un robusto prisma triangolare in legno alla cui base sono fissate le quattro gambe che lo tengono in piedi e lungo le sue fiancate ci sono degli anelli metallici a cui fissare il candidato colpevole. Il quale passerà tutto il tempo soffrendo seduto in bilico sull’angolo acuto, che alla lunga cagionerà traumi alle zone perianale ed inguinale (genitali compresi) del malaugurato costretto a tale supplizio.
Immediatamente io e Dafne stavamo per opporci ad una si iniqua decisione, però l’ eletta anziana suprema forte del potere assoluto che ancora deteneva sulle Fate, non ci ha permesso nemmeno di aprire bocca e ci ha spedite ad accendere il braciere per arroventare i ferri con cui avrei infierito sul mio amore. Ha preso Tato e lo ha sbattuto in mezzo alle cadette munite di pungoli elettrici, affinché le mie alunne facessero pratica su di lui con i pungoli. All’ inizio le cadette lo colpivano una alla volta ed il mio amore è riuscito a rimanere in piedi, però quando si sono messe a colpirlo tutte insieme lui è crollato a terra in preda ai crampi spastici.
Mentre io e Dafne dopo aver acceso il braciere stavamo arroventando i ferri con cui avrei dovuto torturarlo. Sono arrivate le bidelle con il cavalletto e lo hanno sostituito alla sedia, poi mia madre mi ha ordinato di legare Tato sul cavalletto. Mestamente mi sono avvicinata al mio amore che era ancora a terra rantolante per le scariche elettriche ricevute dalle mie allieve e gli ho detto:” Tato amore adesso devo legarti al cavalletto riesci a metterti in piedi?”. Lui ha mugugnato qualcosa sotto il bavaglio ed ha cercato di alzarsi, ma solo con le sue forze non ci sarebbe riuscito, così mi è toccato aiutarlo prendendolo per un braccio. Una volta in piedi lo ho trascinato fino al cavalletto perché lui era ancora in preda ai crampi per le scosse elettriche e non riusciva a coordinare i movimenti. Gli ho liberato temporaneamente le caviglie e lo ho aiutato a mettersi a cavalcioni di quell’ orrendo strumento di tortura. A quel punto lui per evitare di appoggiarsi allo spigolo del cavalletto si è messo in punta di piedi. Questa posizione però non gli era concessa, ed io ho fatto passare due cinghie intorno alla catena che aveva in vita e che gli bloccava le manette dietro la schiena. Poi le ho fissate agli anelli posti sulle fiancate del cavalletto, stringendo il più possibile in modo da costringerlo a sedersi sullo spigolo. Tramite un argano ho fatto scendere una catena dal soffitto che ho legato alla catena di collegamento delle manette che gli serravano i gomiti dietro la schiena. Infine gli ho legato le caviglie ai lati della base del cavalletto, per rendere ancora più dolorosa la posizione in avrebbe subito i supplizi previsti.
Ifigenia ha ordinato a due cadette di spostare il braciere sotto il cavalletto su cui era legato Tato, per tenerlo al caldo ha detto ridendo e poi mi ha detto che potevo cominciare la lezione. Io ho incominciato ha spiegare meccanicamente come utilizzare i ferri roventi ed i punti del corpo umano dove applicarli in modo da causare il maggior dolore possibile ad un maschio. Ponendo l’ accento sulla necessità di cambiare il ferro dopo qualche applicazione perché si sarebbe raffreddato, risultando meno letale. Quando mi è toccato mettere in pratica sul mio amore quello che avevo spiegato, ho preso un ferro arroventato e mi sono posta di fronte a lui. Non sapevo cosa dirgli ne tantomeno avevo voglia di torturarlo ero titubante, lui nonostante stesse già nuotando in un mare di dolore deve averlo capito e per farmi coraggio mi ha fatto l’ occhiolino. Io lo ho baciato sulla fronte, gli ho chiesto perdono ed ho iniziato ad infierire su di lui con il ferro rovente.
Questa è stata la prima ed ultima volta in cui incoraggerò Clara a marchiarmi con un ferro rovente, perché il dolore che provoca è bestiale. Pensavo che dopo il temporale elettrico che le cadette mi avevano scatenato addosso, una semplice ustione fosse poca cosa. Invece se ad infliggertela è una tormentatrice addestrata, è come se un vulcano ti eruttasse sulla pelle e da lì direttamente nel sistema nervoso afferente. Senza contare il nauseante odore di barbecue che tale operazione scatena. Ho ululato sguaiatanente sotto il bavaglio ed è partito il rodeo del dolore a cavallo del cavalletto. Dato che dimenandomi sono riuscito a posizionare il suo angolo acuto esattamente nella riga del mio culo e nel farlo è capitato che mi sono frantumato i coglioni contro i suoi bordi obliqui. Clara ha continuato ad infierire su di me con metodica applicazione mentre io oltre ad ululare di dolore mi sono messo a piangere come una fontana e dopo il terzo cambio di ferro sono svenuto. Lei mi ha svegliato con una secchiata di acqua ghiacciata ed ha continuato ad ustionarmi. In totale ha cambiato sei volte il ferro ed io ero riuscito a svenire una volta sola. Terminato il barbecue stavamo per passare ad un’ altro tipo di supplizio, se non fosse stato per Ofelia. L’ eletta anziana suprema ha fatto notare al mio fatato amore, che mancavano ancora i due punti più dolorosi per un maschio da ustionare e le ha ordinato di rosolarmi le palle. Io sono inorridito ed il soldatino deve avere raggiunto il minimo storico riguardo alle sue dimensioni. Perché se si fosse ritratto di qualche millimetro in più, avrei potuto sfilarlo dalla manetta di castità senza problemi.
Era una Clara bellissima ma distrutta quella che mi è comparsa davanti con un ferro rovente in mano. Piangeva a dirotto ripetendo che non poteva farlo. Sua madre insisteva affinché facesse quello che le aveva ordinato, altrimenti la avrebbe fatta arrestare e sbattere in cella. Io avrei voluto aiutarla, ma nel bozzolo di dolore in cui mi ero rinchiuso, riuscivo a malapena a resistere alla tentazione di darla vinta a quelle due emerite stronze. Perdendo così l’ amore della mia vita, ma mandando affanculo le Fate ed il loro mondo che al momento cominciavo a non sopportare più. È comparsa Dafne vicino a Clara e le ha detto:” Fatti coraggio tesoro ma devi farlo, tua madre e la preside non aspettano altro che un pretesto per poterti sbattere in cella e nel quale caso per Tato sarebbe molto peggio.”. Allora lei si è fatta forza, mi ha chiesto perdono per l’ ennesima volta e mi ha abbrustolito un coglione. Sono immediatamente svenuto, Clara mi ha risvegliato con una secchiata di acqua ghiacciata, poi ha infierito sull’ altro coglione ed io sono svenuto ancora all’ istante. Mi ha risvegliato per la seconda volta in pochi minuti, poi ha preso il mio volto tra le sue mani inguantate in pelle nera, mi ha baciato sulla fronte e mi ha esortato a resistere, scusandosi ancora per quello che mi stava facendo e che mi avrebbe fatto. Mi ha lasciato per andare a rimettersi in ordine prima di continuare la lezione, Dafne invece è rimasta al mio fianco indispettendo le due vecchie megere che hanno chiamato a raccolta le cadette intorno a me. Affinché potessero valutare da vicino l’ operato della mia amata Fata e susseguentemente esercitarsi con i ferri roventi sulla mia carcassa. Però la magia dei bei ricordi stava funzionando, perché non solo non avevo più paura della mia futura moglie, ma guardandola trovavo la forza per resistere. In compenso avevo sviluppato una notevole carica di odio nei confronti della mia futura suocera ed Ifigenia ovviamente e fino a quando Clara non mi avesse risanato, il soldatino era fuori dai giochi perché le palle erano kaputt.
Sinceramente a questo punto credo di odiare visceralmente la Fata che mi ha generato e con lei odio anche quella stronza di Ifigenia. Quelle due vecchie megere mi stanno facendo massacrare il mio amore, non era bastato loro farmelo abbrustolire come una bistecca a media cottura. No hanno dovuto per forza obbligarmi ad ustionargli le palle. Spero vivamente che durante la riunione del consiglio delle Fate elette di oggi pomeriggio, vengano esautorate dei loro poteri e siano giudicate un pericolo per la nostra specie. Nel quale caso sarebbero private della magia e bandite dal mondo delle Fate. Finirebbero in un’ altro mondo a caso e per guadagnarsi da vivere, sarebbero costrette a lavorare come una umana qualunque.
Dafne è rimasta con Tato mentre io sono andata nel mio spogliatoio privato a rimettermi in ordine. Sia esteticamente che psichicamente perché comunque rosolare i genitali dell’ uomo che ami e che vorresti sposare con un ferro rovente, qualche problemino a livello psicologico lo può causare. Certo finite le lezioni lo avrei risanato magicamente, però intanto lo avevo castrato e nel modo più doloroso immaginabile. Il mio amore, nonostante quello che gli avevo fatto, non ha cercato di evitare il contatto con me, anzi mi è sembrato che toccandolo io gli infondessi forza e determinazione. A quanto pare la magia dei bei ricordi sta funzionando e speriamo che continui a farlo perché la lezione non è ancora finita e Tato ne avrà bisogno per riuscire a terminarla.
Sono rientrata in classe e le mie alunne stavano esercitandosi con i ferri roventi sul mio futuro marito, agli ordini delle due megere. Dafne era rigida, impalata vicino a Tato e si vedeva che stava faticando a trattenere le emozioni. Quando ho fatto per riprendere la lezione, mia madre mi ha fermato, dicendo che le cadette dovevano finire di esercitarsi. Ho aspettato che le mie allieve terminassero ustionare l’ amore della mia vita e poi ho spiegato loro come torturarlo con il pungolo elettrico in modo da causargli il maggior dolore possibile. Dopo di ciò ho preso un pungolo elettrico e mi sono messa di fronte a Tato gli ho accarezzato una guancia dicendogli mestamente:” Coraggio amore non dargliela vinta a quelle due, resisti e ricorda che questa sera abbiamo una cena in programma!”. Lui mi ha mugugnato qualcosa sotto il balgag, mi ha guardato dritta negli occhi e mi ha fatto un cenno di assenso con il capo. Allora ho iniziato a torturarlo con il pungolo elettrico senza pietà, come mi era stato ordinato e lui ha ripreso a dimenarsi sul cavalletto, ululando di dolore e versando lacrime amare.
Dopo il barbecue mi è toccata l’ elettrizzante esperienza del pungolo ed è inutile dire che Clara lo sapeva usare in maniera diabolicamente dolorosa. Inoltre dopo quasi due ore di rodeo sul cavalletto, avevo la riga del culo sfondata e le palle oramai le avevo date per disperse. Comunque dopo i ferri roventi le scariche elettriche erano quasi tollerabili, o forse a furia di subirlo mi stavo assuefacendo al dolore. Sono rimasto cosciente per tutto il supplizio, anche quando il mio amore mi ha folgorato quello che restava dei miei coglioni. Nella dolente nebbia in cui galleggiavo, avevo perso la nozione del tempo e di quello che accadeva intorno a me. Però nella mia mente scorrevano senza sosta le immagini piacevoli, che mi erano state impiantate magicamente da Clara e Dafne e da esse traevo la forza per resistere. La DTPS non era sparita del tutto, era cambiata quasi avesse realizzato chi erano le vere responsabili di tutto quello che pativo. Adesso Clara non era più il mio incubo peggiore, era tornata ad essere l’ amore della mia vita, un porto sereno dove approdare durante una tempesta. Le due megere erano le uniche responsabili di tutto, le temevo e nei loro confronti provavo un’ odio profondo. Un odio che non avrei mai potuto provare nei confronti della mia amata Fata e che provato nei confronti delle due vecchie stronze mi faceva venire voglia di farle a pezzi, solo il fatto che io fossi ammanettato come un candidato e legato al cavalletto mi impediva di farlo. Questa rabbia feroce che avevo sviluppato nei confronti della mia futura suocera ed Ifigenia, un po’ mi spaventava perché in tutta la mia vita non avevo mai desiderato fare del male a qualcuno. Certo nel corso della mia carriera pugilistica avevo cambiato i connotati a più di un’ avversario, ma era uno sport e chi avevo di fronte era un’ atleta come me. Adesso invece volevo usare tutta la mia forza su due vecchie decrepite e la cosa oltreché spaventarmi non mi piaceva affatto. Però non potevo farci niente, dato che la DTPS influenzava i miei ragionamenti.
Finiti gli elettrizzanti esempi di Clara mi sono toccate le sue allieve, che avevano sostituito i ferri roventi con i pungoli elettrici per esercitarsi su quello che restava del mio corpo. Pensavo che le megere volessero godersi i goffi tentativi di imitare la mia futura moglie da parte delle cadette a lungo. Invece l’ eletta anziana suprema ha detto loro:” Cadette avete già usato i pungoli sulla anomalia per cui la vostra esercitazione sarà più breve. In modo che la vostra insegnante possa mostravi come si prende a pugni un maschio e poi voi farete altrettanto. Se vi sbrigate dovreste finire questa parte della lezione prima della pausa pranzo, in modo che nel primo pomeriggio la tormentatrice capo Clara possa insegnarvi un modo diverso per legare un uomo al cavalletto e come infierire su di un maschio in quella posizione. Tormentatrice capo indossa i guanti con le nocche rinforzate e fai vedere alle tue alunne come si cambiano i connotati ad un’anomalia sbrigati”.
Oh merda ed adesso cosa voleva farmi patire quella suprema bagascia della mia futura suocera, stavo pensando quando Clara mi si è parata davanti. Aveva sostituito i guanti in pelle nera con un paio di guanti sempre dello stesso materiale ma con le nocche rinforzate da strisce di piombo, mi ha accarezzato una guancia chiedendomi perdono e poi ha iniziato a spiegare alle cadette come prendere a pugni un uomo. Sono riuscito a seguire buona parte della sua spiegazione ed essendo io un’ ex puglie devo ammettere che in linea teorica era molto ben impostata tecnicamente. Quando poi l’ amore della mia vita mi ha sferrato il primo cazzotto, ho dolorosamente scoperto che era molto abile anche in pratica e non solo in teoria. Di pugni ne ho presi tanti nell’ arco della mia breve carriera pugilistica e quindi ero preparato. Però ho scoperto che un conto è essere preso a pugni mentre si è in piedi e ci si può difendere, non di meno è tutta un’ altra cosa venire pestato quando si è legati al cavalletto. Dopo avermi cambiato i connotati la mia futura moglie, su indicazione di Ifigenia, si è anche occupata del mio costato ed almeno tre costole è riuscita a rompermele. Poi è toccato alle cadette esercitarsi nella nobile arte della boxe sul sottoscritto.
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2025-11-25
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