“Gioco delle coppie N.2” – Capitolo 42

di
genere
confessioni

Questa serie di racconti prende spunto da un’esperienza dell’autore che, attraverso la penna, confessa con fantasia l’evoluzione della realtà.
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Rimasti a lungo nella vasca, con l’acqua a disegnare tracce rosate sulla pelle, si separarono soltanto quando l’aria più secca della zona relax salutò la loro pelle umida. Carlo si appoggiò al bordo, respirò come per raccogliere il ritmo. Le bollicine avevano lasciato sulle guance e sulle spalle un lieve rossore, segni di un’intimità che non ammette fretta.
Mauro fu il primo a sollevare il busto. L’acqua gli colò sul petto e sui capelli; offrì la mano a Loretta con un gesto che era insieme cortese e possessivo. Lei accettò, si lasciò tirare su con grazia, e il pareo — bagnato e ora più leggero — scivolò attorno alle cosce. Camminarono verso la sala dove il camino gettava riflessi aranciati sui lettini; l’aria profumava di legno, oli essenziali e qualcosa di caldo che ricordava la stoffa appena stirata.
Noemi apparve dietro, i capelli ancora umidi, il bikini dorato che catturava lo splendore delle fiamme. Si passò una mano tra i capelli e si sdraiò sul lettino centrale. Carlo la seguì, le dita ancora intrecciate alle sue, e si pose dietro di lei in una gestione del corpo che era protezione e gioco al tempo stesso.
Mauro e Loretta scelsero il lettino di fronte, strategico: la distanza giusta per essere spettatori senza sentirsi esclusi. Loretta si piegò in avanti, un gomito sulle ginocchia, osservando come Carlo apriva gli spazi intorno a Noemi con attenzione. Le sue mani non erano annotazioni frettolose, ma carezze misurate: un tocco sulla clavicola, un bacio piano sull’arco del collo, gesti che trasformavano la pelle in una mappa delicata.
«Ti piace guardare?» sussurrò Mauro accanto a Loretta. Lei non rispose subito: sorrise.
«Mi piace vedere come ti guardano,» replicò, e nella voce c’era una punta di orgoglio.
Mauro annuì e appoggiò la mano sulla sua schiena, un contatto che amplificava il segreto condiviso.
I movimenti di Carlo avevano una grazia simile a quella di chi sa ascoltare la risposta dell’altro corpo.
Noemi si lasciava andare, ogni tanto piegava leggermente le gambe, un fremito che era segnale e guida. Quando aprì gli occhi e cercò Loretta con lo sguardo, fu un momento che attraversò la stanza come una corrente: Loretta rispose e, per un istante, si scambiarono una promessa senza parole. Era come se i lettini fossero due rive dello stesso fiume, e gli sguardi fossero ponti.
La conversazione, quando arrivò, fu lieve e piena di intonazioni che non cercavano spiegazioni.
«Stare così mi mette calma,» disse Noemi, le mani intrecciate sul petto. «Mi sento esposta ma al sicuro.» Loretta inclinò la testa. «È la sensazione più vera che esista,» osservò, e il suono delle parole si mischiò alle fiamme.
Carlo chinò il capo e le sue labbra sorseggiarono la pelle di Noemi con un movimento quasi rituale; lei rispose piegando indietro la testa, gli occhi chiusi. In quel gioco c’era anche uno scambio di fiducia: lasciarsi vedere, lasciarsi toccare, accogliere il piacere altrui come se fosse proprio.
La stanza sembrava ridotta a quel piccolo teatro. Ogni tanto Noemi estendeva un braccio verso Loretta, come se volesse invitarla a entrare nel cerchio senza fretta. Il gesto, sospeso, prometteva nuove traiettorie per la sera. Mauro lo percepì, sorrise e strinse la mano di Loretta sotto la coperta leggera.
«Andrà così?» chiese con un filo di voce. Lei lo guardò, poi voltò lo sguardo verso Noemi e Carlo, la faccia illuminata dal fuoco. «Sì. E ci sarà tempo per tutto,» rispose.
L’atmosfera era densa e fragrante, ma priva di pressione. E proprio in quella misura — nella capacità di fermarsi e osservare, nel concedersi il lento accumularsi del desiderio — si nascondeva la promessa di una notte che avrebbe saputo essere più ampia del singolo atto. Le luci, il crepitio, i loro respiri: tutto creava una sinfonia in cui ogni nota attendeva la successiva.
Quando si spostarono, la pelle era ancora calda; i contatti avevano disegnato memoria. Nessuno affrettò il passo. Erano già dentro qualcosa che non aveva bisogno di essere spiegato, ma solo vissuto, a modo loro.
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2025-08-26
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