“Istinto maschile” – Capitolo 32
di
penna
genere
confessioni
Questa serie di racconti prende spunto da un’esperienza dell’autore che, attraverso la penna, confessa con fantasia l’evoluzione della realtà.
Per contatti: pennaefantasia@gmail.com
Era sera inoltrata quando Loretta si ritirò nella camera da letto della villetta con un libro e una tisana. Era stata una giornata lunga, ma serena, coronata dalla lezione di salsa che l’aveva vista protagonista tra le braccia di Carlo. Il tono dei loro scambi era stato intimo, complice, ormai familiare.
Anche per questo, nessuno si sorprese quando lei lasciò i due uomini da soli in salotto, con un semplice:
«Mi fido di voi.»
Mauro restò seduto sul tappeto, le gambe distese, un bicchiere di vino ancora mezzo pieno tra le mani. Carlo era sul divano, con le braccia appoggiate alle ginocchia, lo sguardo su di lui da diversi minuti. Aveva detto poco, ma osservato molto.
Mauro alzò lo sguardo e lo sorprese in quell’osservazione silenziosa.
«Cosa c’è?»
Carlo si morse appena il labbro. Poi, con una voce calma ma tesa, rispose: «Lo sai da tempo cosa c’è. Solo che non te l’ho mai detto senza avere Loretta tra noi. Come se dovessi chiedere il permesso. Ma stanotte... no.»
Mauro lo guardò, serio. Non spaventato. Non sorpreso. Solo in attesa.
Carlo si alzò lentamente. Si avvicinò. Si fermò a un passo da lui. «Voglio averti. Non come parte di un gioco. Non per completare un triangolo. Voglio te. Da solo. Senza mediazioni.»
Mauro abbassò lo sguardo per un istante. Le parole gli erano entrate dentro con una forza inaspettata. Lì, in quel salotto silenzioso, qualcosa cambiava. Non c’era più un copione da seguire. Nessun ruolo da rispettare.
Solo desiderio. Diretto. Crudo.
«E se dicessi di no?» sussurrò Mauro.
Carlo si inginocchiò davanti a lui. Gli prese il bicchiere dalle mani, lo posò sul tavolino, poi tornò a guardarlo negli occhi.
«Allora mi alzo e scivolo tra le cosce di Loretta.»
Mauro deglutì. Il cuore gli batteva in gola. Perché non era solo una questione fisica. Era potere. Era desiderio puro, non filtrato. E per la prima volta, sentiva di poter scegliere senza dover compiacere nessuno.
E scelse.
Allungò la mano. Sfiorò il petto di Carlo.
«Allora prendimi qui.»
Non servì altro.
Carlo lo baciò con urgenza trattenuta. Non era dolcezza, era necessità. Le mani correvano lungo il corpo di Mauro come se volessero impararne ogni dettaglio. Lo spogliò lentamente, non con foga, ma con attenzione. Mauro restava in silenzio, vulnerabile, ma non passivo.
Quando Carlo lo spinse dolcemente con la schiena sul tappeto, fu chiaro che la guida, questa volta, era solo sua. Nessuna regola. Nessuna voce femminile a tracciare i confini. Solo due uomini, uno che desiderava apertamente, e uno che si lasciava desiderare senza riserve.
L’unione fu fisica, certo, ma soprattutto emotiva. Mauro scopriva cosa significava essere il centro non del controllo, ma del desiderio altrui. Sentiva le mani di Carlo che lo sorreggevano, i suoi occhi che non distoglievano mai lo sguardo, il respiro che si accordava al suo.
Fu intenso, ruvido, ma anche profondamente intimo.
Quando tutto si placò, restarono uno accanto all’altro, ancora sul tappeto. Nessuno parlò per diversi minuti. Solo il respiro, il sudore sulla pelle, e la consapevolezza che qualcosa era cambiato.
Mauro si voltò verso Carlo.
«Hai fatto qualcosa che non avrei mai chiesto, ma che ho sempre voluto.»
Carlo sorrise piano. «Istinto.»
In quel momento, in un’altra stanza, Loretta chiudeva il libro senza fare rumore. Aveva capito. Eppure non era esclusa. Era semplicemente diventata spettatrice di un’intimità nuova.
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Era sera inoltrata quando Loretta si ritirò nella camera da letto della villetta con un libro e una tisana. Era stata una giornata lunga, ma serena, coronata dalla lezione di salsa che l’aveva vista protagonista tra le braccia di Carlo. Il tono dei loro scambi era stato intimo, complice, ormai familiare.
Anche per questo, nessuno si sorprese quando lei lasciò i due uomini da soli in salotto, con un semplice:
«Mi fido di voi.»
Mauro restò seduto sul tappeto, le gambe distese, un bicchiere di vino ancora mezzo pieno tra le mani. Carlo era sul divano, con le braccia appoggiate alle ginocchia, lo sguardo su di lui da diversi minuti. Aveva detto poco, ma osservato molto.
Mauro alzò lo sguardo e lo sorprese in quell’osservazione silenziosa.
«Cosa c’è?»
Carlo si morse appena il labbro. Poi, con una voce calma ma tesa, rispose: «Lo sai da tempo cosa c’è. Solo che non te l’ho mai detto senza avere Loretta tra noi. Come se dovessi chiedere il permesso. Ma stanotte... no.»
Mauro lo guardò, serio. Non spaventato. Non sorpreso. Solo in attesa.
Carlo si alzò lentamente. Si avvicinò. Si fermò a un passo da lui. «Voglio averti. Non come parte di un gioco. Non per completare un triangolo. Voglio te. Da solo. Senza mediazioni.»
Mauro abbassò lo sguardo per un istante. Le parole gli erano entrate dentro con una forza inaspettata. Lì, in quel salotto silenzioso, qualcosa cambiava. Non c’era più un copione da seguire. Nessun ruolo da rispettare.
Solo desiderio. Diretto. Crudo.
«E se dicessi di no?» sussurrò Mauro.
Carlo si inginocchiò davanti a lui. Gli prese il bicchiere dalle mani, lo posò sul tavolino, poi tornò a guardarlo negli occhi.
«Allora mi alzo e scivolo tra le cosce di Loretta.»
Mauro deglutì. Il cuore gli batteva in gola. Perché non era solo una questione fisica. Era potere. Era desiderio puro, non filtrato. E per la prima volta, sentiva di poter scegliere senza dover compiacere nessuno.
E scelse.
Allungò la mano. Sfiorò il petto di Carlo.
«Allora prendimi qui.»
Non servì altro.
Carlo lo baciò con urgenza trattenuta. Non era dolcezza, era necessità. Le mani correvano lungo il corpo di Mauro come se volessero impararne ogni dettaglio. Lo spogliò lentamente, non con foga, ma con attenzione. Mauro restava in silenzio, vulnerabile, ma non passivo.
Quando Carlo lo spinse dolcemente con la schiena sul tappeto, fu chiaro che la guida, questa volta, era solo sua. Nessuna regola. Nessuna voce femminile a tracciare i confini. Solo due uomini, uno che desiderava apertamente, e uno che si lasciava desiderare senza riserve.
L’unione fu fisica, certo, ma soprattutto emotiva. Mauro scopriva cosa significava essere il centro non del controllo, ma del desiderio altrui. Sentiva le mani di Carlo che lo sorreggevano, i suoi occhi che non distoglievano mai lo sguardo, il respiro che si accordava al suo.
Fu intenso, ruvido, ma anche profondamente intimo.
Quando tutto si placò, restarono uno accanto all’altro, ancora sul tappeto. Nessuno parlò per diversi minuti. Solo il respiro, il sudore sulla pelle, e la consapevolezza che qualcosa era cambiato.
Mauro si voltò verso Carlo.
«Hai fatto qualcosa che non avrei mai chiesto, ma che ho sempre voluto.»
Carlo sorrise piano. «Istinto.»
In quel momento, in un’altra stanza, Loretta chiudeva il libro senza fare rumore. Aveva capito. Eppure non era esclusa. Era semplicemente diventata spettatrice di un’intimità nuova.
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