Elisabetta sesta. Il recupero di Giovanna e la soddisfazione del gruppo

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confessioni

Elisabetta sesta. Il recupero di Giovanna e la soddisfazione del gruppo.
Dopo che Elisabetta aveva avuto il consenso di Giovanna a partecipare ai loro incontri, doveva condividere il percorso intrapreso con i suoi maschietti. Che sicuramente avrebbero gradito la novità, ma bisognava istruirli sulla metodologia da adottare.
Prima di tutto doveva condividere quella novità con il marito. Non sapeva come l’avrebbe presa il rapporto nascosto che aveva avuto nei giorni scorsi con Giovanna.
Difatti, quella notte stessa, rincasando all’una di notte, lo trovò sveglio, gli raccontò per filo e per segno il suo rapporto con Giovanna e le prospettive che si aprivano. Gli raccontò della delicatezza della situazione e della fragilità di Giovanna. Lui era offeso per l’esclusione sua da quel rapporto. “fra di noi non possono esserci segreti. Dovevi dirmelo che eri andata a letto con una donna. Non accetto il tuo tradimento.” “non è un tradimento, ma era la necessità di rispettare una donna fragile che aveva sofferto nell’adolescenza e giovinezza ed aiutarla a riprendere una vita sessuale sana dopo gli stupri e le violenze che aveva subito in casa, Ho voluto creare un ambiente sicuro e di fiducia, ascoltandola, comprenderla e supportarla nelle sue decisioni, facendole anche provare un approccio sessuale basato sulla dolcezza e il piacere. Ho cercato di offrirle uno spazio sicuro dove si sentisse libera di parlare, di amare e di godere, senza giudizi o interruzioni. Non l’ho voluta forzare a parlare, o a prendere decisioni in merito alle relazioni sessuali, ma ho creato le condizioni perché lei si sentisse sostenuta e non diventare ancora una volta un oggetto di piacere nelle mani di altri.
In poche parole liberarla dalla schiavitù dell’oppressione sessuale, perché nel sesso recuperasse la sua libertà di vita.”
E poi, se Giovanna vorrà e a lui fosse piaciuta, fra qualche giorno avrebbe potuto egli stesso godere con lei il piacere del sesso libero ritrovato.”
Infine Elisabetta, per rabbonire il marito, gli racconto nei minimi particolari le loro carezza, i loro baci, gli orgasmi raggiunti con la mano nella fessa e nel culo di Giovanna, e che fra qualche giorno, sarebbe potuto anche lui godere di una penetrazione celestiale con la sua amica.
su questo racconto il, marito si eccitò e consumò con la moglie una passionevole chiavata “multipla”: prima la penetrò nella focosa vagina, dove sborrò una lava incandescente che fece raggiungere a lei un esaltante orgasmo. Poi pretese una pompata con la bocca per sollevare le sorti del Vesuvio che si era assopito ed infine, penetrarla nelle forre della schiena per inondarla con un’onda schiumosa che si infrangeva sulle pareti della parte profonda del culo di Elisabetta.
Esausti e stanchi per la lunga giornata (ormai erano le tre di notte) si addormentarono avendo prima concordato di invitare per la sera successiva i loro due amici di letto, il D.G. ed Alberto per informarli della novità che si prospettava e concordare le corrette modalità di approccio.
Il giorno dopo in ufficio Elisabetta invitò i due amici a cena per la sera, preavvertendoli di grosse e piacevoli novità.
Loro gia pregustavano una chiavata colossale nel letto coniugale dei due “sposini”.
Ma Elisabetta non ci pensava proprio. Anzi…
Alle otto di sera si ritrovarono i quattro intorno al tavolo da pranzo di Elisabetta ed il marito.
Dopo che avevano gustato un antipasto tirolese a base di salumi e formaggi, una lasagna bolognese carica di: carne macinata, polpettine fritte, fegatini, uova sode e piselli; un brasato fatto con il cappello del prete alla piemontese reso morbido con oltre quattro ore di cottura con contorno di patate al forno; un tiramisù, il tutto innaffiato da bollicine della Franciacorta che loro amavano molto, Elisabetta raccontò anche a loro, come al marito la sera precedente, il suo rapporto con Giovanna, l’impiegata di settimo livello che da qualche mese era entrata a far parte del loro ufficio. I due, poiché la conoscevano già per la sua timidezza, ritrosia a parlare e a relazionare con gli uomini, furono meravigliati del cambiamento della ragazza, apprezzando il buon lavoro fatto da Elisabetta. Apprezzarono tutte le analisi e le motivazioni psicologiche, e la proposta che Elisabetta gli fece perché la ragazza non si spaventasse, ma si sentisse accolta in un ambiente sicuro e di fiducia, dove l’avrebbero ascoltata, compresa e supportata nelle sue decisioni, facendole anche provare un approccio sessuale basato sulla dolcezza e il piacere.
Per evitare che loro quella sera si eccitassero e chiedessero una relazione a quattro fra le lenzuola del letto coniugale, omise di raccontare gli intimi passaggi sessuali avuti con Giovanna, rinviando al giorno dopo l’esplicita visualizzazione del
rapporto sessuale con la ragazza. Concordò con loro che sarebbero stati gentili e dolci nell’approcciarsi a lei, e che nella prima parte dell’incontro sarebbe stata la sola Elisabetta a farla godere e raggiungere l’orgasmo prima del loro intervento che voleva, Elisabetta, che fosse calmo, tranquillo, non violento, dialogante, rispettoso, in modo da sviluppare in lei autostima e sicurezza in se stessa, comunicare con lei in tono assertivo utilizzando un linguaggio del corpo e un tono di voce adeguato ed infine, ma non per ultimo, ascoltandola attivamente e rispettando le sue opinioni. In pratica chiedeva a loro, ma anche a sé stessa, un comportamento che non tendesse a prevalere su di lei, ma che fosse incline alla calma ed alla cooperazione.
I due, onestamente, rimasero un po' delusi per l’epilogo della serata. Avevano sperato in un piccante incontro, ma furono costretti, dagli eventi, a rinviare al giorno dopo la soddisfazione dei loro istinti.

La mattina, Elisabetta e Giovanna raggiunsero l’harem di buon’ora. Si preparano un caffè che bevettero sul divano. Parlavano dei loro desideri, delle loro prospettive e della necessita di fare un sesso sano, piacevole e consapevole.
La “padrona di casa” distese con dolcezza Giovanna sul divano. Le sfilò i tacchi da 12. prese a carezzarle i piedi, a passare le dita della sua mano fra le dita del piede, a massaggiare il plantare e il dorso del piede, fino a salire sulle ginocchia. esaurito il massaggio rilassante, porto il piede sinistro alla bocca. Leccò con dolcezza tutte le parti del piede, infilò la lingua fra le dita insalivandole abbondantemente, imbocco gli alluci come fossero una sorta di cazzo da pompare, solleticò sotto i plantari e sul dorso dei due piedi, con slinguate che partivano dal tallone ed arrivavano nel cavo popliteo, creando in lei una poderosa stimolazione sessuale. Già scorreva sulle sue gambe lo squirting, il liquido vaginale eruttato dalla sua eiaculazione, eruzione che confermava il suo primo orgasmo avvenuto in assenza di stimolazione clitoridea. Giovanna era pronta ad affrontare quella masnada dei suoi compari. Che arrivarono con tempestività, nel pieno del primo orgasmo di Giovanna.
Le due ragazze si ricomposero, accolsero i maschietti, scambiandosi sorrisi e baci con un po’ di rossore di Giovanna che era intimidita dalla presenza del suo capo e del suo tutor. Si conoscevano per il lavoro, ora si sarebbero conosciuti nelle loro intimità.
Il D.G. portò per le ragazze un mazzo di 33 rose rosse a simboleggiare un amore completo e incondizionato, un simbolo potente e romantico. Ad indicare un amore profondo ed intenso, quasi divino. Per suggellare un rapporto consolidato con Elisabetta ed augurale per l’integrazione di Futura di Giovanna. Un segnale del D.G. davvero bello ed apprezzato dalle due ragazze. Alberto, depose in frigo una bottiglia di un prezioso “bollicine” della Franciacorta, che avrebbero utilizzato a fine mattinata per festeggiare il buon esito dell’incontro, mentre il marito depose sul tavolo un vassoio di dolci di una nota pasticceria bresciana conosciuta a livello nazionale ed internazionale. Ognuno ne assaggiò un pezzo. fu il preludio perché Elisabetta dette la mano a Giovanna e la Portò sul letto, dicendo ai maschietti di riscaldarsi intanto i “muscoli”.
Finalmente poté sfilare il tanga ed affondare con dolcezza le labbra della sua bocca sulle umide labbra della vagina di Giovanna. Succhiò il miele che scendeva dal profondo lago. Salì, baciava e leccava la pancia, le meravigliose tette, succhiò i capezzoli e trasse dai pigmenti delle areole il dolce lubrificante che le permise di baciare voluttuosamente la sua amica in bocca. Lingue che si cercavano, che si intrecciavano. Salive scambiate e lubrificanti che spalmate sulle rispettive vagine esaltavano i loro clitoridi che portarono le due ragazze ad un contemporaneo orgasmo. Elisabetta allora non sazia, passò a leccarle il confine fra la fessa e il culo, scivolando gradualmente verso il saporito pozzetto della sua amica. La perforò con la lingua tagliante come sapeva fare lei e sgrillettando il suo clitoride, le fece arrivare un orgasmo esplosivo che fece schizzare tutto intorno, sul letto, sulle sue gambe, in bocca ad Elisabetta tutto lo squirting.
Intanto i tre maschietti si stavano riscaldando. Alberto amava baciare il marito di Elisabetta sulla bocca. Gli piaceva sentire le labbra che toccavano una pelle resa ruvida dalla barba rasa il giorno prima, gli piaceva sentire la sua lingua che cercava quella di un altro uomo, prima di penetrargli nel culo a gustare i suoi profumi prima e dopo una eiaculazione anale. In questo miscuglio di sapori e desideri, il D.G., mentre i due si baciavano, penetrò nel culo del marito i suoi trenta centimetri per sei, e dopo una breve ma intensa stantuffata, gli esplose nel culo una quantità di lava incandescente da coprire un’intera città. Lo sperma si agitava e frangeva nell’intestino dell’amico, provocandogli un piacere “viscerale” e un’erezione poderose, che permise ad Alberto di prenderlo in bocca appena in tempo per scolarsi la sua abbondante eiaculazione.
Elisabetta, intravista la scena, corse a baciare il culo del marito che stava per espellere la lava iniettata dal D.G..
La tenne tutta in bocca. Raggiunse Giovanna, la girò sul letto, accosto la sua bocca al suo culo e spinse dentro una parte di quella lava, lubrificandolo efficacemente. Con la restante prelibatezza, la bacò in bocca, facendole deglutire quella delizia del D.G. A Giovanna piacque la bevuta. Era ormai pronta per gli ometti.
Elisabetta chiese l’intervento del marito, che aveva un cazzo più piccolo degli altri e quindi avrebbe fatto meno male ad incularla. ma era anche un cazzo particolare: stortava con una leggera curva verso sinistra mentre la capocchia tendeva a rientrare verso il centro. Un cazzo piccolo, ma sinuoso, che all’interno dei buchi femminili ben figurava. Il maritò si distese sul letto alle spalle di Giovanna, le baciò il collo, le carezzava i seni, stringeva i capezzoli e piano piano appoggiò il cazzo alla foce della forra. La capocchia scivolò dentro docilmente, data la lubrificazione che la moglie le aveva fatto e millimetro per millimetro, come si era raccomandata la moglie, le fece provare la sinuosità del suo cazzo. Cominciò a stantuffare prima lentamente, poi sempre più insistente, provocando in lei mugugni di piacere e con la contemporanea slinguata di Elisabetta sul clitoride, raggiunse il primo orgasmo grazie ad un cazzo maschile ficcato nel suo fondo schiena
ma l’opera andava portata a termine. Venne davanti alletto Alberto che le fece prima odorare il suo cazzo, le fece provare la dolcezza del passaggio della capocchia sulle labbra e con molta delicatezza provò ad affondare quel cazzo nella sua bocca. Giovanna gradì molto i sapori del ragazzo e cominciò a succhiare con voluttà quel cazzo che dopo un bocchino con fiocchi eruttò lo sperma nella sua bocca. A quel punto intervenne il D.G. che volle partecipare al banchetto baciando in bocca Giovanna e condividendo con lei lo sperma appena eruttato. poi si rivolse ad Alberto e prese il cazzo ormai sopito, ma ancora pieno di rivoli di miele. Succhio tutto, lecco per pulire le ultime gocce sulle palle, ed eccitato, si portò su Giovanna cercando la sua vagina. La penetro con decisione e Giovanna sentì tutti i suoi 30 centimetri che le perforavano le caverna bollente. Ci volle poco per il Direttore far vibrare il suo cazzo poco prima che la inondasse del prezioso liquido. Liquido che fu bevuto da Elisabetta che ora riteneva di essere giunto il suo momento.
Prese il cazzo di Alberto in bocca, afferro con le due mani quello del D.G., li fece gonfiare in modo che uno la inculasse e l’altro la chiavasse contemporaneamente. Giovanna volle partecipare al quadro leccando il culo del direttore. Volle provare l’emozione di perforare con la sua lingua il buco maschile. Perforazione che fece esplodere immediatamente il Direttore nell’intestino di Elisabetta un’enorme quantità di sperma. La sensazione dell’inondazione fece raggiungere l’orgasmo alla ragazza che volle prendere in bocca anche il cazzo del marito li parcheggiato in attesa di essere chiavato dalla moglie. Chiavata che arrivò subito appena il cazzo si era di nuovo gonfiato. Il marito le entrò nella pucchiacca allagata, ballando in quel meandro appena sfondato prima da Alberto e poi dai 30 cm del direttore, ma la sua eiaculazione non fu da meno, eccitato dalla visione di quella moglie odalisca penetrata da altri uomini.
Giovanna dopo questa giornata ritorno a praticare un sesso sereno.
Quella fu la prima di una lunga serie di incontri di cui racconterò più avanti in cui Giovanna incontrò, anche in sede separata, prima l’amica e poi ogni singolo componente maschile con l’aggiunta di…
scritto il
2025-08-15
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