Elisabetta quinta. Il gruppo si allarga
di
Direttore
genere
confessioni
Elisabetta quinta. Il gruppo si allarga.
La mattina le due ragazze si svegliarono una fra le braccia dell’altra. Giovanna diede un bacio ad Elisabetta e provò enorme piacere nell’essere ricambiata con la lingua in bocca. Le mani percorsero le line dei corpi sinuosi e morbidi. Sulle tette e sui glutei, sulla schiena e sulla pancia. Ancora baci, in bocca e sulle guance, sul collo e sulle spalle.
Avevano trascorso una notte d’amore e di sesso, ma non era sufficiente. Ne volevano ancora. Si ridettero appuntamento per la sera stessa. Dopo una veloce doccia fatta insieme, si rivestirono, e raggiunsero il luogo di lavoro.
La giornata sembrava non passare mai.
Alberto noto una certa superficialità e sventatezza in Elisabetta. Cosa aveva? …ha nulla, rispose lei. E’ che stasera ho un incontro importante con una amica che ha dei problemi e devo cerare di parlarle. Lui non insistette, conoscendo le sue qualità nel tenere le relazioni umane e riconoscendole la capacità di portare sempre a termine positivamente qualsiasi problema avessero avuto i suoi amici.
Tanto mercoledì prossimo si sarebbero incontrati nell’arem e lei ne avrebbe sicuramente parlato.
La sera Elisabetta spiegò al marito che usciva con un’amica. Era un’impiegata sua collega, che aveva un problema a cui lei voleva porre rimedio. Anche il marito non fece ulteriori domande conoscendo la sua serietà nel rapporto di amicizia.
Si incontrarono in piazza dove c’era un rinomato locale dove si poteva mangiare un buon sushi. Qui potettero gustare i famosi nigiri, i maki, gli uramaki, i gunka e gli origiri. Innaffiarono il tutto con un calice a testa di bollicine della Franciacorta.
Uscirono. L’aria fresca del primo autunno le costrinse ad indossare un golfino di kashmir. Si avviarono lungo il lago tenendosi per mano. si sedettero su una panchina dove potettero parlare con tranquillità e liberamente.
Da piccola era stata stuprata dal padre senza che la madre potesse difenderla. negli anni questo rapporto incestuoso l’aveva segnata negativamente e dalla scomparsa del padre, non aveva potuto né voluto aver qualsivoglia rapporto con nessuno. Aveva sempre praticato l’autoerotismo e la stimolazione clitoridea. la sera prima, per la prima volta l’aveva fatta con lei, provando un enorme piacere. Elisabetta allora le raccontò con garbo e serenità quanto fosse bello stimolarsi a vicenda, donna -donna, ma anche donna – uomo e perché no, uomo- uomo. Le raccontò di quanto facesse bene all’organismo il rapporto sessuale ricco e completo, e come ci si sentisse bene dopo averlo fatto. Come era stato per loro la sera precedente.
Si dilungarono nella discussione e nei racconti erotici di Elisabetta che praticava la sodomia, la penetrazione multipla, la bevuta di sperma e quant’altro faceva con i suoi colleghi e suo marito. Ma tralasciò di parlare per ora dell’harem e degli incontri amorosi del mercoledì. Lasciò tutto nel vago. Si accorse che lei, mentre si avventurava a raccontare con dovizia di particolare i suoi rapporti, si eccitava e con delicatezza la baciò sulle labbra. Elisabetta spinse subito la lingua nella cavità orale e succhiò la sua abbondante saliva.
Subito a casa di Giovanna.
Direttamente sul letto senza passare per il divano. Saltati i preliminari, si spogliarono e si distesero subito per un eccitante e riempitivo 69. Ancora una volta le dita e le mani esplorarono sentieri che producevano farfalle nello stomaco e che permettevano orgasmi questa volta non impennati, ma dilungati nel tempo. Orgasmi multipli sempre di intensa soddisfazione e appagamento. Anche il buco del culo ebbe la sua importanza ed Elisabetta inizio l’amica a prendere prima un dito, poi due, poi tre dita nel culo, in maniera graduale e indolore, ma che le provocasse il piacere della sodomia, mentre lei le leccava il clitoride. Anche Giovanna, emulando Elisabetta, carezzava il buco del culo mentre le linguettava il clitoride. anche volle entrare con le dita nel buco del culo di Elisabetta, ma lì si accorse che non bastavano due, tre, quattro dita, per riempire quel pozzo, poteva entrare tutta la sua esile manina con parte dell’esile braccio. Lo fece, ed Elisabetta gridò dal piacere nell’esplodere in quell’orgasmo multiplo. Giovanna stava imparando rapidamente la sodomia e la praticava con estrema perizia.
Anche Elisabetta allora provò a forzare, cercando di penetrare con la mano nel suo buco del culo. Si accorse ancora una volta quanto a lei fosse gradito questo tentativo. lo fece durare a lungo, lentamente per non crearle dolore. infine riuscì a mettergliela tutta dentro e carezzò le pareti dell’intestino. E con gradualità e costanza cominciò a stantuffare in modo che lei provasse il piacere della penetrazione. Quel lieve movimento provocava in Giovanna lo sfregamento del clitoride sulla bocca di Elisabetta. e le due cose insieme, le fecero esplodere l’orgasmo che da tempo desiderato.
Appagate le due ragazze, continuarono a carezzarsi dolcemente e a baciarsi. carezze e baci determinavano sempère più complicità ed intimità. Ormai Giovanna era pronta per essere iniziata ai giochi dell’harem. Avrebbe chiesto ai suoi uomini una prima volta dolce, paziente, in cui lei doveva recuperare il rapporto positivo con gli uomini. Di trattarla con delicatezza e rispondere solo alle sue richieste. Non dovevano essere frettolosi e arroganti e predominanti, ma delicati come non mai. Sapeva che trovando i modi giusti, anche quel caprone del D.G. che non vedeva sempre l’ora di inculare ed essere inculato, avrebbe contribuito a rasserenare Giovanna e permetterle di godere delle loro chiavate.
Alla fine Elisabetta raccontò a Giovanna dell’harem e del gruppo dei quattro, glielo raccontò per filo e per segno, le replicò quanto detto in precedenza ma accanto alle azioni e scene sessuali questa volta vi aggiunse nomi e volti che lei conosceva.
La invitò a partecipare al primo incontro il prossimo mercoledì. Se lei voleva, Elisabetta avrebbe parlato con i maschietti e preparato il terreno.
Si. Voleva
La mattina le due ragazze si svegliarono una fra le braccia dell’altra. Giovanna diede un bacio ad Elisabetta e provò enorme piacere nell’essere ricambiata con la lingua in bocca. Le mani percorsero le line dei corpi sinuosi e morbidi. Sulle tette e sui glutei, sulla schiena e sulla pancia. Ancora baci, in bocca e sulle guance, sul collo e sulle spalle.
Avevano trascorso una notte d’amore e di sesso, ma non era sufficiente. Ne volevano ancora. Si ridettero appuntamento per la sera stessa. Dopo una veloce doccia fatta insieme, si rivestirono, e raggiunsero il luogo di lavoro.
La giornata sembrava non passare mai.
Alberto noto una certa superficialità e sventatezza in Elisabetta. Cosa aveva? …ha nulla, rispose lei. E’ che stasera ho un incontro importante con una amica che ha dei problemi e devo cerare di parlarle. Lui non insistette, conoscendo le sue qualità nel tenere le relazioni umane e riconoscendole la capacità di portare sempre a termine positivamente qualsiasi problema avessero avuto i suoi amici.
Tanto mercoledì prossimo si sarebbero incontrati nell’arem e lei ne avrebbe sicuramente parlato.
La sera Elisabetta spiegò al marito che usciva con un’amica. Era un’impiegata sua collega, che aveva un problema a cui lei voleva porre rimedio. Anche il marito non fece ulteriori domande conoscendo la sua serietà nel rapporto di amicizia.
Si incontrarono in piazza dove c’era un rinomato locale dove si poteva mangiare un buon sushi. Qui potettero gustare i famosi nigiri, i maki, gli uramaki, i gunka e gli origiri. Innaffiarono il tutto con un calice a testa di bollicine della Franciacorta.
Uscirono. L’aria fresca del primo autunno le costrinse ad indossare un golfino di kashmir. Si avviarono lungo il lago tenendosi per mano. si sedettero su una panchina dove potettero parlare con tranquillità e liberamente.
Da piccola era stata stuprata dal padre senza che la madre potesse difenderla. negli anni questo rapporto incestuoso l’aveva segnata negativamente e dalla scomparsa del padre, non aveva potuto né voluto aver qualsivoglia rapporto con nessuno. Aveva sempre praticato l’autoerotismo e la stimolazione clitoridea. la sera prima, per la prima volta l’aveva fatta con lei, provando un enorme piacere. Elisabetta allora le raccontò con garbo e serenità quanto fosse bello stimolarsi a vicenda, donna -donna, ma anche donna – uomo e perché no, uomo- uomo. Le raccontò di quanto facesse bene all’organismo il rapporto sessuale ricco e completo, e come ci si sentisse bene dopo averlo fatto. Come era stato per loro la sera precedente.
Si dilungarono nella discussione e nei racconti erotici di Elisabetta che praticava la sodomia, la penetrazione multipla, la bevuta di sperma e quant’altro faceva con i suoi colleghi e suo marito. Ma tralasciò di parlare per ora dell’harem e degli incontri amorosi del mercoledì. Lasciò tutto nel vago. Si accorse che lei, mentre si avventurava a raccontare con dovizia di particolare i suoi rapporti, si eccitava e con delicatezza la baciò sulle labbra. Elisabetta spinse subito la lingua nella cavità orale e succhiò la sua abbondante saliva.
Subito a casa di Giovanna.
Direttamente sul letto senza passare per il divano. Saltati i preliminari, si spogliarono e si distesero subito per un eccitante e riempitivo 69. Ancora una volta le dita e le mani esplorarono sentieri che producevano farfalle nello stomaco e che permettevano orgasmi questa volta non impennati, ma dilungati nel tempo. Orgasmi multipli sempre di intensa soddisfazione e appagamento. Anche il buco del culo ebbe la sua importanza ed Elisabetta inizio l’amica a prendere prima un dito, poi due, poi tre dita nel culo, in maniera graduale e indolore, ma che le provocasse il piacere della sodomia, mentre lei le leccava il clitoride. Anche Giovanna, emulando Elisabetta, carezzava il buco del culo mentre le linguettava il clitoride. anche volle entrare con le dita nel buco del culo di Elisabetta, ma lì si accorse che non bastavano due, tre, quattro dita, per riempire quel pozzo, poteva entrare tutta la sua esile manina con parte dell’esile braccio. Lo fece, ed Elisabetta gridò dal piacere nell’esplodere in quell’orgasmo multiplo. Giovanna stava imparando rapidamente la sodomia e la praticava con estrema perizia.
Anche Elisabetta allora provò a forzare, cercando di penetrare con la mano nel suo buco del culo. Si accorse ancora una volta quanto a lei fosse gradito questo tentativo. lo fece durare a lungo, lentamente per non crearle dolore. infine riuscì a mettergliela tutta dentro e carezzò le pareti dell’intestino. E con gradualità e costanza cominciò a stantuffare in modo che lei provasse il piacere della penetrazione. Quel lieve movimento provocava in Giovanna lo sfregamento del clitoride sulla bocca di Elisabetta. e le due cose insieme, le fecero esplodere l’orgasmo che da tempo desiderato.
Appagate le due ragazze, continuarono a carezzarsi dolcemente e a baciarsi. carezze e baci determinavano sempère più complicità ed intimità. Ormai Giovanna era pronta per essere iniziata ai giochi dell’harem. Avrebbe chiesto ai suoi uomini una prima volta dolce, paziente, in cui lei doveva recuperare il rapporto positivo con gli uomini. Di trattarla con delicatezza e rispondere solo alle sue richieste. Non dovevano essere frettolosi e arroganti e predominanti, ma delicati come non mai. Sapeva che trovando i modi giusti, anche quel caprone del D.G. che non vedeva sempre l’ora di inculare ed essere inculato, avrebbe contribuito a rasserenare Giovanna e permetterle di godere delle loro chiavate.
Alla fine Elisabetta raccontò a Giovanna dell’harem e del gruppo dei quattro, glielo raccontò per filo e per segno, le replicò quanto detto in precedenza ma accanto alle azioni e scene sessuali questa volta vi aggiunse nomi e volti che lei conosceva.
La invitò a partecipare al primo incontro il prossimo mercoledì. Se lei voleva, Elisabetta avrebbe parlato con i maschietti e preparato il terreno.
Si. Voleva
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valutazione
6.4
6.4
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