“Corpo a corpo” – Capitolo 23
di
penna
genere
confessioni
Questa serie di racconti prende spunto da un’esperienza dell’autore che, attraverso la penna, confessa con fantasia l’evoluzione della realtà.
Per contatti: pennaefantasia@gmail.com
Loretta aveva ancora addosso la luce del compleanno appena trascorso. Un alone di energia nuova, radiosa. Ogni suo gesto, ogni sorriso, ogni sguardo sembrava portare con sé l’eco della notte con Clara, Mauro e Carlo. Non era cambiata: era emersa.
E ora, tornare nella sala del corso di salsa aveva un sapore più pieno, più vero.
La musica latina avvolgeva lo spazio come un richiamo alle origini. Tutte le coppie erano già in pista, disposte in cerchio come da consuetudine. Gli insegnanti, un uomo dalla barba ordinata e una donna con capelli cortissimi e movenze feline, guidavano con precisione e passione.
«Oggi vedremo una combinazione sensuale, complessa e musicale. Non conta solo la tecnica, ma l’intenzione. Il corpo deve parlare, raccontare.»
Loretta e Carlo si scambiarono uno sguardo. Non servivano parole.
La coreografia cominciava con una camminata stretta, fianco a fianco. Il corpo di lui leggermente dietro, in controllo, il corpo di lei che si lasciava guidare ma con una resistenza leggera, decisa, come una provocazione continua. I movimenti si intensificavano: incroci di braccia, spin eleganti, giochi di sguardi. E poi quel momento in cui lui la tirava verso sé, con un gesto secco, facendole perdere l’equilibrio quel tanto che bastava a farla ridere e poi sciogliersi sul petto di lui.
Ridevano. Ridevano davvero.
La classe tutta si era fatta più leggera, complice, come se l’aria fosse piena di una gioia sensuale che si trasmetteva da una coppia all’altra. Ma erano Loretta e Carlo il fulcro. Ogni loro passo aveva qualcosa in più. Quel qualcosa che non si può fingere. Che si riconosce subito, anche senza volerlo.
Mauro, questa volta, si era fermato in fondo alla sala. Appoggiato alla parete, con una bottiglietta d’acqua in mano, osservava. Guardava con una calma che non era distacco, ma concentrazione.
I suoi occhi seguivano Loretta, ogni curva, ogni movimento, ogni gesto. Non c’era solo l’orgoglio o il desiderio velato: c’era eccitazione pura. L’intensità dei due in pista lo travolgeva.
Quando Loretta si voltava verso di lui, durante una rotazione, e gli dedicava un sorriso appena accennato, Mauro si sentiva come dentro una spirale di piacere che cresceva lenta, costante.
Nella fase finale della lezione, gli insegnanti chiesero alle coppie di provare la sequenza completa, una dietro l’altra, come in una piccola esibizione. Loretta e Carlo furono gli ultimi. La sala si fece più silenziosa. E quando la musica partì, loro danzarono come se fossero soli.
Il corpo di lei si piegava, si offriva, si riprendeva. Carlo guidava, contenendo quell’energia esplosiva con una presenza solida, fisica. I loro sguardi si cercavano, si trovavano, poi fuggivano, poi tornavano.
Alla fine, quando la musica si spense e Loretta si lasciò andare tra le braccia di Carlo, ci fu un attimo sospeso. Poi qualche applauso, qualche sorriso. Ma per Mauro, quello fu il momento in cui non riuscì più a trattenere il desiderio.
Il rientro a casa fu quasi rituale. La macchina scivolava nel traffico lento, tra i lampioni che si riflettevano sul parabrezza. Loretta accanto a Mauro, ancora in vestito da ballo. Carlo dietro, le mani poggiate sulle ginocchia, rilassato.
A metà tragitto, Mauro posò la mano sulla coscia di Loretta, stringendo piano. Lei si voltò verso di lui e annuì con un cenno quasi impercettibile. Poi, lentamente, si girò verso Carlo.
«Fallo godere,» sussurrò. «Fallo adesso.»
Carlo si chinò in avanti, una mano già sulla cintura di Mauro. Il gesto fu sicuro, esperto. Mauro trattenne un respiro, mentre Loretta lo guardava, godendo dello spettacolo. La mano di Carlo si mosse con decisione, ma anche con una cura che era tutta personale. Sapeva dove toccare, quando fermarsi, quando insistere. Loretta si girò leggermente, continuando a fissare Mauro negli occhi. La sua espressione era quella di chi regna.
Il suono della pelle contro pelle era soffuso, coperto dal motore. Il respiro di Mauro si fece più veloce, poi rotto, poi denso. La sua mano cercava il bracciolo, stringendolo. Loretta si avvicinò e gli sussurrò all’orecchio, con voce sicura:
«È bello vederti così, amore. È bello che tu ci lasci fare.»
Mauro gemette piano. Poi esplose. Un piacere potente, caldo, lungo, che lo fece piegare leggermente in avanti, con un rantolo profondo. Carlo si ritirò, discreto. Loretta lo baciò sulla guancia, poi si voltò verso Mauro.
«Non è ancora finita, amore. Stasera... ti voglio dentro di me. Mentre Carlo ci guarda e si tocca per noi.»
Mauro guidava ancora, ma adesso era come in trance. Lo sguardo fisso sulla strada, il corpo ancora scosso.
Quando arrivarono alla villetta, le luci basse accoglievano i loro passi. Loretta si tolse le scarpe prima ancora di entrare. Il legno sotto i piedi nudi. L’aria che odorava di casa e desiderio.
Carlo la seguiva, silenzioso. Mauro chiuse la porta dietro di sé, respirando ancora forte.
Lei si fermò al centro del soggiorno. Si voltò, si spogliò lentamente. Nuda e bellissima. Poi sollevò lo sguardo verso di loro prima di accompagnare mauro in camera da letto per condividerne la passione sotto gli occhi di Carlo.
Per contatti: pennaefantasia@gmail.com
Loretta aveva ancora addosso la luce del compleanno appena trascorso. Un alone di energia nuova, radiosa. Ogni suo gesto, ogni sorriso, ogni sguardo sembrava portare con sé l’eco della notte con Clara, Mauro e Carlo. Non era cambiata: era emersa.
E ora, tornare nella sala del corso di salsa aveva un sapore più pieno, più vero.
La musica latina avvolgeva lo spazio come un richiamo alle origini. Tutte le coppie erano già in pista, disposte in cerchio come da consuetudine. Gli insegnanti, un uomo dalla barba ordinata e una donna con capelli cortissimi e movenze feline, guidavano con precisione e passione.
«Oggi vedremo una combinazione sensuale, complessa e musicale. Non conta solo la tecnica, ma l’intenzione. Il corpo deve parlare, raccontare.»
Loretta e Carlo si scambiarono uno sguardo. Non servivano parole.
La coreografia cominciava con una camminata stretta, fianco a fianco. Il corpo di lui leggermente dietro, in controllo, il corpo di lei che si lasciava guidare ma con una resistenza leggera, decisa, come una provocazione continua. I movimenti si intensificavano: incroci di braccia, spin eleganti, giochi di sguardi. E poi quel momento in cui lui la tirava verso sé, con un gesto secco, facendole perdere l’equilibrio quel tanto che bastava a farla ridere e poi sciogliersi sul petto di lui.
Ridevano. Ridevano davvero.
La classe tutta si era fatta più leggera, complice, come se l’aria fosse piena di una gioia sensuale che si trasmetteva da una coppia all’altra. Ma erano Loretta e Carlo il fulcro. Ogni loro passo aveva qualcosa in più. Quel qualcosa che non si può fingere. Che si riconosce subito, anche senza volerlo.
Mauro, questa volta, si era fermato in fondo alla sala. Appoggiato alla parete, con una bottiglietta d’acqua in mano, osservava. Guardava con una calma che non era distacco, ma concentrazione.
I suoi occhi seguivano Loretta, ogni curva, ogni movimento, ogni gesto. Non c’era solo l’orgoglio o il desiderio velato: c’era eccitazione pura. L’intensità dei due in pista lo travolgeva.
Quando Loretta si voltava verso di lui, durante una rotazione, e gli dedicava un sorriso appena accennato, Mauro si sentiva come dentro una spirale di piacere che cresceva lenta, costante.
Nella fase finale della lezione, gli insegnanti chiesero alle coppie di provare la sequenza completa, una dietro l’altra, come in una piccola esibizione. Loretta e Carlo furono gli ultimi. La sala si fece più silenziosa. E quando la musica partì, loro danzarono come se fossero soli.
Il corpo di lei si piegava, si offriva, si riprendeva. Carlo guidava, contenendo quell’energia esplosiva con una presenza solida, fisica. I loro sguardi si cercavano, si trovavano, poi fuggivano, poi tornavano.
Alla fine, quando la musica si spense e Loretta si lasciò andare tra le braccia di Carlo, ci fu un attimo sospeso. Poi qualche applauso, qualche sorriso. Ma per Mauro, quello fu il momento in cui non riuscì più a trattenere il desiderio.
Il rientro a casa fu quasi rituale. La macchina scivolava nel traffico lento, tra i lampioni che si riflettevano sul parabrezza. Loretta accanto a Mauro, ancora in vestito da ballo. Carlo dietro, le mani poggiate sulle ginocchia, rilassato.
A metà tragitto, Mauro posò la mano sulla coscia di Loretta, stringendo piano. Lei si voltò verso di lui e annuì con un cenno quasi impercettibile. Poi, lentamente, si girò verso Carlo.
«Fallo godere,» sussurrò. «Fallo adesso.»
Carlo si chinò in avanti, una mano già sulla cintura di Mauro. Il gesto fu sicuro, esperto. Mauro trattenne un respiro, mentre Loretta lo guardava, godendo dello spettacolo. La mano di Carlo si mosse con decisione, ma anche con una cura che era tutta personale. Sapeva dove toccare, quando fermarsi, quando insistere. Loretta si girò leggermente, continuando a fissare Mauro negli occhi. La sua espressione era quella di chi regna.
Il suono della pelle contro pelle era soffuso, coperto dal motore. Il respiro di Mauro si fece più veloce, poi rotto, poi denso. La sua mano cercava il bracciolo, stringendolo. Loretta si avvicinò e gli sussurrò all’orecchio, con voce sicura:
«È bello vederti così, amore. È bello che tu ci lasci fare.»
Mauro gemette piano. Poi esplose. Un piacere potente, caldo, lungo, che lo fece piegare leggermente in avanti, con un rantolo profondo. Carlo si ritirò, discreto. Loretta lo baciò sulla guancia, poi si voltò verso Mauro.
«Non è ancora finita, amore. Stasera... ti voglio dentro di me. Mentre Carlo ci guarda e si tocca per noi.»
Mauro guidava ancora, ma adesso era come in trance. Lo sguardo fisso sulla strada, il corpo ancora scosso.
Quando arrivarono alla villetta, le luci basse accoglievano i loro passi. Loretta si tolse le scarpe prima ancora di entrare. Il legno sotto i piedi nudi. L’aria che odorava di casa e desiderio.
Carlo la seguiva, silenzioso. Mauro chiuse la porta dietro di sé, respirando ancora forte.
Lei si fermò al centro del soggiorno. Si voltò, si spogliò lentamente. Nuda e bellissima. Poi sollevò lo sguardo verso di loro prima di accompagnare mauro in camera da letto per condividerne la passione sotto gli occhi di Carlo.
1
voti
voti
valutazione
6
6
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
“Dono di compleanno” – Capitolo 22racconto sucessivo
“Ombre sullo schermo” – Capitolo 24
Commenti dei lettori al racconto erotico