“Dono di compleanno” – Capitolo 22
di
penna
genere
confessioni
Questa serie di racconti prende spunto da un’esperienza dell’autore che, attraverso la penna, confessa con fantasia l’evoluzione della realtà.
Per contatti: pennaefantasia@gmail.com
Il cielo di fine settembre era limpido, ma l’aria cominciava a farsi più tagliente. Le foglie dei platani in centro città si accartocciavano sui marciapiedi, e le luci del tramonto dipingevano d’oro le facciate degli edifici.
Era un giovedì sera e Mauro, come aveva ripreso a fare, parcheggiò in prossimità della sala da ballo dove Loretta e Carlo proseguivano il loro corso di salsa. Come sempre, dopo la lezione, li riaccompagnava nella villetta.
Quella sera però, aveva qualcosa da condividere Carlo. Il compleanno della moglie era sempre più prossimo e, Mauro stava valutando qualcosa che andava oltre i regali costosi e le cene eleganti, con le solite coppie di amici.
Non appena Loretta si concesse un bagno ristoratore, Mauro si confidò con Carlo di fronte ad un calice di vino «Vorrei organizzare qualcosa per Loretta. Qualcosa che non dimenticherà.»
Carlo lo guardò con attenzione. «Non il solito ristorante?»
Mauro scosse il capo, lento. «No. Lei… è cambiata. Ha bisogno di essere celebrata, davvero. Non solo con una cena e due regali. Voglio che si senta al centro del suo desiderio. Nostro, soprattutto.»
Calò un silenzio. Carlo lo interruppe solo con una domanda semplice, sussurrata:
«Hai mai pensato di regalarle… un'altra presenza?»
Mauro si irrigidì per un istante. Poi appoggiò lentamente la tazza e incrociò lo sguardo di Carlo.
«Un’altra donna?»
Carlo annuì. «Una compagnia sensuale. Che venga solo per quella sera. Un dono.»
L’idea, all’inizio, sembrava folle. Eppure, nella mente di Mauro, prese subito forma.
Una fantasia che Loretta aveva accennato, un giorno, tra il serio e il faceto…
Quel ricordo bastò. Sorrise.
La sera del compleanno tutto era pronto e Loretta completamente allo scuro.
Mauro e Carlo la accompagnarono nella suite di un hotel lussuoso in centro. Lei con il suo solito passo elegante, avvolta in un lungo abito nero che le accarezzava i fianchi e le spalle nude, portava i capelli raccolti in una piega morbida e quel sorriso consapevole che l’autunno le stava lasciato in dono.
Era convinta che ci sarebbe stata una cena, intima, a tre. E in effetti, le candele accese, il vino rosso sul tavolo, la musica soffusa nella stanza davano quell’impressione.
«Buon compleanno, amore mio!» disse Mauro, avvicinandosi e baciandola con dolcezza sulle labbra. «Stasera non ci saranno regali impacchettati. Ma con Carlo abbiamo preparato qualcosa per te. Per noi.»
Loretta lo guardò, sorpresa. Poi posò la borsa sul divano, le spalle che si rilassavano. «Mi hai incuriosita.»
Mauro prese la mano di Carlo, e insieme la condussero verso la camera da letto della suite. Lì, ad attenderli, seduta sul bordo del letto, c’era una donna. Sui quarant’anni, pelle ambrata, capelli scuri e mossi che le cadevano sulle spalle. Indossava solo una sottoveste nera di seta, gambe accavallate, lo sguardo sereno.
«Lei è Clara,» disse Carlo, a voce bassa. «Ed è qui solo per te. Per farti esplorare quello che desideri. Con noi, se vuoi. O da sola.»
Loretta restò immobile per un attimo. Guardò Mauro. Vide nei suoi occhi nessuna insicurezza, solo amore e apertura. Guardò Carlo, che le sorrideva come si guarda una regina. Poi si voltò verso Clara. E si avvicinò.
«Mi toccheresti?» chiese, sottovoce.
Clara non rispose. Le prese solo la mano e la portò sulla pelle nuda della coscia. Loretta tremò appena.
La notte che seguì fu lenta, intensa, stratificata. Clara era morbida, attenta, guidava senza invadere. Le sue dita sfioravano Loretta come se conoscessero già la sua pelle. La baciava tra il seno e il collo, mentre Mauro le accarezzava la schiena e Carlo le baciava le caviglie.
Loretta non era solo desiderata. Era venerata.
Il piacere era come una spirale lenta. Una danza a quattro corpi, ma un cuore solo: il suo. Ogni gemito che usciva dalle sue labbra era una liberazione. Ogni sguardo incrociato, un nuovo tassello della sua consapevolezza erotica.
Quando Carlo entrò in lei, mentre Clara e Mauro le baciavano il seno e i capezzoli turgidi, Loretta perse il controllo. Si lasciò andare completamente, in un orgasmo che non fu solo fisico, ma mentale. Un'apertura, un’esplosione che le percorse tutto il corpo come un’onda lunga, lenta e profonda.
Più tardi, avvolti nelle lenzuola, con il silenzio e il respiro del centro città che arrivava ovattato dalle finestre chiuse, Loretta guardò i tre corpi accanto a lei. Li accarezzò piano, con le dita che sembravano sfiorare il senso stesso della felicità.
«Avete superato ogni mia fantasia,» disse. «E mi avete fatto sentire… potente.»
Mauro le prese la mano. «Volevamo che ti ricordassi chi sei. Che non hai confini, solo possibilità.»
Loretta chiuse gli occhi. Era il compleanno più vero della sua vita. Non per ciò che aveva ricevuto. Ma per ciò che aveva concesso a sé stessa di vivere.
Dentro, una certezza nuova: la maturità non toglie nulla. Se sei pronta, ti regala tutto.
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Il cielo di fine settembre era limpido, ma l’aria cominciava a farsi più tagliente. Le foglie dei platani in centro città si accartocciavano sui marciapiedi, e le luci del tramonto dipingevano d’oro le facciate degli edifici.
Era un giovedì sera e Mauro, come aveva ripreso a fare, parcheggiò in prossimità della sala da ballo dove Loretta e Carlo proseguivano il loro corso di salsa. Come sempre, dopo la lezione, li riaccompagnava nella villetta.
Quella sera però, aveva qualcosa da condividere Carlo. Il compleanno della moglie era sempre più prossimo e, Mauro stava valutando qualcosa che andava oltre i regali costosi e le cene eleganti, con le solite coppie di amici.
Non appena Loretta si concesse un bagno ristoratore, Mauro si confidò con Carlo di fronte ad un calice di vino «Vorrei organizzare qualcosa per Loretta. Qualcosa che non dimenticherà.»
Carlo lo guardò con attenzione. «Non il solito ristorante?»
Mauro scosse il capo, lento. «No. Lei… è cambiata. Ha bisogno di essere celebrata, davvero. Non solo con una cena e due regali. Voglio che si senta al centro del suo desiderio. Nostro, soprattutto.»
Calò un silenzio. Carlo lo interruppe solo con una domanda semplice, sussurrata:
«Hai mai pensato di regalarle… un'altra presenza?»
Mauro si irrigidì per un istante. Poi appoggiò lentamente la tazza e incrociò lo sguardo di Carlo.
«Un’altra donna?»
Carlo annuì. «Una compagnia sensuale. Che venga solo per quella sera. Un dono.»
L’idea, all’inizio, sembrava folle. Eppure, nella mente di Mauro, prese subito forma.
Una fantasia che Loretta aveva accennato, un giorno, tra il serio e il faceto…
Quel ricordo bastò. Sorrise.
La sera del compleanno tutto era pronto e Loretta completamente allo scuro.
Mauro e Carlo la accompagnarono nella suite di un hotel lussuoso in centro. Lei con il suo solito passo elegante, avvolta in un lungo abito nero che le accarezzava i fianchi e le spalle nude, portava i capelli raccolti in una piega morbida e quel sorriso consapevole che l’autunno le stava lasciato in dono.
Era convinta che ci sarebbe stata una cena, intima, a tre. E in effetti, le candele accese, il vino rosso sul tavolo, la musica soffusa nella stanza davano quell’impressione.
«Buon compleanno, amore mio!» disse Mauro, avvicinandosi e baciandola con dolcezza sulle labbra. «Stasera non ci saranno regali impacchettati. Ma con Carlo abbiamo preparato qualcosa per te. Per noi.»
Loretta lo guardò, sorpresa. Poi posò la borsa sul divano, le spalle che si rilassavano. «Mi hai incuriosita.»
Mauro prese la mano di Carlo, e insieme la condussero verso la camera da letto della suite. Lì, ad attenderli, seduta sul bordo del letto, c’era una donna. Sui quarant’anni, pelle ambrata, capelli scuri e mossi che le cadevano sulle spalle. Indossava solo una sottoveste nera di seta, gambe accavallate, lo sguardo sereno.
«Lei è Clara,» disse Carlo, a voce bassa. «Ed è qui solo per te. Per farti esplorare quello che desideri. Con noi, se vuoi. O da sola.»
Loretta restò immobile per un attimo. Guardò Mauro. Vide nei suoi occhi nessuna insicurezza, solo amore e apertura. Guardò Carlo, che le sorrideva come si guarda una regina. Poi si voltò verso Clara. E si avvicinò.
«Mi toccheresti?» chiese, sottovoce.
Clara non rispose. Le prese solo la mano e la portò sulla pelle nuda della coscia. Loretta tremò appena.
La notte che seguì fu lenta, intensa, stratificata. Clara era morbida, attenta, guidava senza invadere. Le sue dita sfioravano Loretta come se conoscessero già la sua pelle. La baciava tra il seno e il collo, mentre Mauro le accarezzava la schiena e Carlo le baciava le caviglie.
Loretta non era solo desiderata. Era venerata.
Il piacere era come una spirale lenta. Una danza a quattro corpi, ma un cuore solo: il suo. Ogni gemito che usciva dalle sue labbra era una liberazione. Ogni sguardo incrociato, un nuovo tassello della sua consapevolezza erotica.
Quando Carlo entrò in lei, mentre Clara e Mauro le baciavano il seno e i capezzoli turgidi, Loretta perse il controllo. Si lasciò andare completamente, in un orgasmo che non fu solo fisico, ma mentale. Un'apertura, un’esplosione che le percorse tutto il corpo come un’onda lunga, lenta e profonda.
Più tardi, avvolti nelle lenzuola, con il silenzio e il respiro del centro città che arrivava ovattato dalle finestre chiuse, Loretta guardò i tre corpi accanto a lei. Li accarezzò piano, con le dita che sembravano sfiorare il senso stesso della felicità.
«Avete superato ogni mia fantasia,» disse. «E mi avete fatto sentire… potente.»
Mauro le prese la mano. «Volevamo che ti ricordassi chi sei. Che non hai confini, solo possibilità.»
Loretta chiuse gli occhi. Era il compleanno più vero della sua vita. Non per ciò che aveva ricevuto. Ma per ciò che aveva concesso a sé stessa di vivere.
Dentro, una certezza nuova: la maturità non toglie nulla. Se sei pronta, ti regala tutto.
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