“Liberi di giocare” - Capitolo 18

di
genere
confessioni

Questa serie di racconti prende spunto da un’esperienza dell’autore che, attraverso la penna, confessa con fantasia l’evoluzione della realtà.
Per contatti: pennaefantasia@gmail.com

Passò qualche settimana prima che Loretta, Mauro e Carlo tornassero a condividere la loro intimità. Con il mese di settembre gli impegni avevano ripreso a farsi sentire. L’occasione la creò Mauro che, con Loretta al seguito, invitò Carlo nel suo loft in città.
L’arredamento minimalista e il silenzio ovattato di quello spazio, dove si erano susseguiti diversi momenti di passione appagante, creavano un’atmosfera sospesa, come se tutto lì dentro fosse in attesa di un nuovo respiro condiviso.
Con l’arrivo di Carlo, Loretta si sfilò le scarpe con un gesto fluido. Indossava un paio di jeans modellanti che le valorizzavano i glutei pieni e una camicetta nera trasparente che lasciava poco all’immaginazione. I capelli sciolti le accarezzavano il collo mentre si voltava verso Mauro, che stava ancora versando i calici di vino. Carlo si aggirava nel loft con movimenti lenti, studiando gli spazi con sguardo curioso e affamato.
«Mi piace sempre qui,» disse Carlo, accarezzando con le dita il bordo del tavolo dello spazio giorno. «È... libero.»
Mauro sorrise, porgendogli il bicchiere. «Libero è la parola giusta.»
Carlo prese posto sul divano grigio, stendendo le gambe con disinvoltura. Mauro si avvicinò a Loretta e la baciò, piano, lungo, come se ogni secondo di quel gesto servisse a costruire il clima che stava per esplodere. Poi si voltò, e si inginocchiò davanti a Carlo, sfiorandogli la coscia. Era un gesto di confidenza, ma anche di resa. Carlo non lo fermò. Lo guardava con attenzione, quasi come se volesse leggerlo dentro.
Loretta si sistemò su una poltrona, incrociando le gambe. La luce al tramonto la disegnava come una visione: statica, ma vibrante di desiderio.
Mauro si chinò e baciò il ventre di Carlo, poi più in basso. Le mani di quest’ultimo si strinsero sui cuscini mentre i movimenti della bocca del marito di Loretta si facevano precisi, generosi, desiderosi di dare. Il corpo di Carlo si tendeva piano, non per sottomissione ma per piacere assoluto.
Loretta li osservava con occhi lucidi. Non era solo erotismo. Era un gesto d’amore, una dichiarazione muta che passava attraverso ogni carezza, ogni sussulto. Mauro si muoveva con cura, come se ogni centimetro del corpo di Carlo fosse sacro. Quando Carlo gemette, mordendosi il labbro per trattenere il suono, Mauro si fermò. Si voltò verso Loretta.
«Ora... tocca a te.»
Loretta si alzò, la vestaglia scivolò a terra. Avanzò lentamente e si inginocchiò accanto al marito. «Sei stato meraviglioso,» sussurrò. Poi si girò verso Carlo. «Ma adesso voglio che tu entri in me. Mentre lui guarda. Voglio che ci sia anche lui, dentro il mio piacere.»
Carlo si alzò. Nudo, si avvicinò a Loretta, la prese tra le braccia e la distese sul tappeto morbido. Mauro si mise accanto, in ginocchio, le mani tremanti. Non di insicurezza, ma di desiderio contenuto.
Carlo entrò in lei con lentezza, la osservava mentre la possedeva, e le carezze sul viso la facevano fremere. Mauro la baciava, accarezzandole i seni, sussurrandole parole che solo loro due potevano capire. Il ritmo si fece più intenso, più profondo, e Loretta non resisteva più: il piacere la travolgeva come un’onda di calore liquido, il corpo scosso da un fremito primordiale.
Fu proprio quando venne, con un grido sommesso e le mani che strinsero entrambe le braccia dei suoi uomini, che Carlo si fermò, ancora dentro di lei, e Mauro le sussurrò: «Tu sei tutto ciò che amo.»
Poi fu Carlo a lasciarsi andare, dentro di lei, con un gemito soffocato nel collo. E in quell’istante, Mauro lo guardava, e non c’era rivalità. Solo gratitudine.
Silenzio.
Loretta rimase distesa sul tappeto, il petto che si sollevava lentamente. Carlo le accarezzava il fianco, mentre Mauro, ancora nudo, si stese accanto a lei.
«Questa sera...» disse lei, con voce roca, «...non voglio dimenticarla mai.»
Dopo un tempo indefinito, mentre il cielo si faceva indaco e le prime luci della città si accendevano sotto il loft, Carlo si rivestì lentamente. Si avvicinò a Loretta, che sorseggiava il vino con le gambe raccolte sotto di sé.
«Ti va di riprendere le lezioni di salsa?» chiese con un sorriso. «Vorrei... tornare a ballare con te. Credo che possiamo andare ancora più in profondità.»
Loretta lo guardò, facendo una smorfia buffa.
«Sì. Questa volta, mi lascerò andare.» sussurrò provocandolo.
di
scritto il
2025-07-30
4 2 4
visite
6
voti
valutazione
5.5
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.