Angy 3

di
genere
etero

Passarono qualche giorno e arrivò il suo compleanno. Volevo farle un regalo speciale, qualcosa che le permettesse di esplorare il suo corpo e quella zona ancora inesplorata. Così le regalai una serie di plug anali: piccolo, medio e grande.

Quando li aprì, il suo sorriso fu il più bello che avessi visto. «Sei un pazzo,» mi disse ridendo, ma con gli occhi pieni di eccitazione.

Non aspettai molto per essere ricompensato. Senza alcun preavviso, lei mi sorprese con un pompino spontaneo e intenso, uno di quelli che solo lei aveva saputo farmi in tutta la mia vita, un misto di dolcezza e fame che mi lasciò senza fiato.

Quella sera arrivarono messaggi e foto: il suo culo in primo piano con il plug che luccicava al sole, un video di lei che si masturbava la fica con il plug infilato nel culo, il viso contratto dal piacere.

«Quando riuscirò a infilarmi quello grande,» mi scrisse, «vengo da te e me lo metti tu in culo.»

Qualche giorno dopo, mantenne la promessa. Arrivò da me con un’aria sfacciata, una scintilla maliziosa negli occhi. Ce ne andammo nel mio garage, lontani da occhi indiscreti, appoggiati alla macchina di mia madre. L’atmosfera era carica di desiderio, il caldo dell’asfalto sotto i piedi e il profumo di vernice nuova nell’aria.

Iniziammo subito a baciarci con passione, le mani esploravano ogni centimetro di pelle, ogni curva e ogni muscolo. Lei si lasciò andare, accettò il mio tocco mentre le inserivo con calma e rispetto il plug piccolo, poi quello medio, fino a quando finalmente provò il più grande.

Quella sera, il piacere si mescolava con la complicità di due corpi che si stavano scoprendo a vicenda, uniti da un segreto eccitante e da una promessa di esplorazioni sempre più audaci.

Il garage era avvolto in un’ombra calda e densa, il rumore ovattato delle nostre respirazioni si mescolava a quello distante delle auto in strada. Le luci soffuse creavano giochi di ombre sui nostri corpi, nudi e sudati, mentre io lentamente le infilavo il plug grande, quello che fino a poco prima era solo un desiderio nascosto nei nostri pensieri.

Appena sentì quel corpo estraneo dentro di sé, lei emise un gemito di piacere quasi animalesco, una combinazione di sorpresa, eccitazione e totale abbandono. Urlò, una voce roca e carica di piacere puro che rimbombò sulle pareti del garage. Il suo corpo tremava, le mani si aggrappavano alla macchina, mentre io la tenevo stretta per non farla cadere.

«Sei una porca disumana,» le sussurrai mentre la giravo delicatamente verso di me.

Lei si voltò di scatto, con quegli occhi pieni di fuoco e desiderio, pronta a tutto.

Senza esitazioni, le arrivai in faccia con tutta la potenza che avevo, una scarica calda e abbondante che le inondò il viso, scendendo tra le labbra, sulla pelle e persino nei capelli.

L’odore salino e intenso si mescolava all’aroma dolce del lubrificante alla fragola, creando un cocktail perverso che inebriava i sensi. Lei non si scompose, anzi, con quel fare da porca disumana, iniziò a leccarsi con voracità, ingoiando tutto con una fame che mi fece vibrare ogni nervo.

Poi, senza perder tempo, con una lingua affilata e scorrevole, mi accarezzò il cazzo ancora pulsante e caldo, solleticando le palle come solo lei sapeva fare.

Ma non era ancora finita.

Con un sorriso malizioso e uno sguardo carico di sfida, si abbassò lentamente, le mani che mi tenevano saldamente mentre la sua bocca si posava sul mio cazzo con movimenti lenti e calcolati.

Poi, con una dolce crudeltà, infilò la punta della lingua proprio nel suo buco anale, stimolandolo con un’intensità che mi fece sobbalzare.

«Voglio assaggiare il mio culo dal tuo cazzo,» mi sussurrò all’orecchio, la voce roca e piena di desiderio.

Sentii il calore crescere di nuovo, mentre lei si avvicinava a me e mi baciava con passione, la lingua che giocava con la mia in un misto di tenerezza e perversione assoluta.

Era un momento di totale abbandono, di piacere primordiale, dove ogni limite svaniva e restavamo solo io e lei, persi in un vortice di sapori, odori e sensazioni che bruciavano più di qualsiasi fuoco.

Finita quella notte nel garage, ci salutammo con un misto di stanchezza e bramosia, sapendo già che quel momento non sarebbe stato l’ultimo. Da quel giorno in poi, il nostro appuntamento divenne fisso, un rituale selvaggio e appassionato che si consumava un po’ ovunque, senza troppe cerimonie, purché si scoprisse come conigli in calore.

Ancora oggi ho impresso nella mente il sapore intenso e dolce della sua fica, l’odore caldo e avvolgente della sua pelle, la sensazione indimenticabile del mio cazzo che le scivolava in gola e, soprattutto, il calore umido e stretto del suo culo quando finalmente ci sono riuscito a penetrarla a fondo.

Ci vedemmo frequentemente anche negli anni successivi, fino a circa sette o otto anni fa. Nei momenti più difficili della vita, lei mi scriveva, confidandosi, e io facevo altrettanto. Tra una chiacchiera e l’altra, mentre guidavo, spesso si materializzava un pompino improvviso e irresistibile, uno di quei pompini che solo lei ha saputo farmi, capace di farmi impazzire di piacere con ogni movimento della bocca.

Abbiamo scopato ovunque: in strada, nascosti dietro angoli o parcheggi, a casa di amici distratti, nelle nostre case o in alberghi rubati alla routine. E non mancò il giorno in cui gliel’ho infilato in culo così profondamente da farle perdere completamente la ragione, tanto che non riusciva più a parlare, rapita dal piacere e dall’abbandono totale.

Quella storia, quella passione selvaggia, quel legame fatto di desiderio e confidenza, ha segnato una parte importante della mia vita, un capitolo di cui porto con me il sapore, l’odore e la voglia di rivederla ancora, anche solo per rivivere quella follia di piacere senza limiti.
di
scritto il
2025-07-24
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