La fidanzata del mio amico…fine
di
Eros.
genere
trio
Rientrammo in camera che il sole cominciava a inclinarsi, lasciando quella luce calda e languida che faceva sembrare tutto più lento e sospeso. La mia ragazza si era sdraiata sul letto, ancora sudata dal mare, il costume le aderiva alle curve con una sensualità disarmante. La guardavo e avevo ancora addosso il sapore di Marta sulla lingua. Non avevo smesso di pensarci nemmeno un secondo.
Mi chinai su di lei senza dire niente, facendole scivolare lentamente le dita sotto l’elastico del costume. Lei sorrise, mezza assonnata.
«Mmm… sei carico, amore?»
Le baciai la pancia, poi il seno, risalendo con la lingua tra le pieghe salate del suo collo.
«Mi fai impazzire», le sussurrai all’orecchio mentre le aprivo le gambe e scivolavo dentro di lei, spingendo forte, senza delicatezza. Era già bagnata.
Si strinse a me con un gemito roco, mentre la scopavo con lentezza e potenza. La tenevo per i fianchi, affondando col bacino finché le palle sbattevano umide contro la sua carne. Le sue unghie sulla mia schiena, la sua bocca sulla mia, e dentro la mia testa le immagini di Marta. Marta cavalcata da me, urlante, sporca, sottomessa e vogliosa.
La mia ragazza mi guardava con occhi pieni di desiderio, ma c’era qualcosa di diverso.
«Cos’hai?», mi chiese, a un certo punto, mentre stavo per venire.
«Niente», mentii.
«No, no… hai lo sguardo strano. Fammi indovinare… ti sto eccitando così tanto o stai pensando a qualcos’altro?»
La provocazione mi lasciò spiazzato. Sorrisi appena.
«E se ti dicessi entrambe?»
Lei mi strinse ancora di più con le gambe.
«Allora scopami come se fossi quella a cui stai pensando.»
Quel momento cambiò tutto.
Mi venne dentro con un ruggito strozzato, mentre lei mi graffiava e si contorceva sotto di me. Restammo un attimo in silenzio, ansimanti. Poi si alzò, si infilò una maglietta leggera e andò in bagno. Io restai lì, steso, nudo, il cazzo ancora semi duro, la testa piena di confusione e lussuria.
Passarono una decina di minuti. Lei uscì dal bagno e si affacciò alla finestra.
«Li senti?», mi chiese.
«Chi?»
«Marta e Luca… stanno facendo sesso.»
Mi alzai. Il cuore iniziò a battermi forte.
«Come fai a saperlo?»
«Si sentono i gemiti. Marta geme più forte di prima. E poi… guarda là.»
Mi avvicinai. La nostra finestra dava proprio su una parte laterale della loro stanza, schermata solo da una tenda leggera. La finestra era socchiusa. Si vedevano le ombre, i movimenti. I suoni arrivavano nitidi. Il respiro profondo, il rumore del letto, e poi la voce roca di Marta:
«Più forte, dai…»
La mia ragazza mi guardò, sorpresa.
«Vuoi spiarli?», le chiesi sottovoce, provocandola.
Lei esitò un secondo, poi disse:
«Solo se vieni con me.»
Ci infilammo entrambi nella zona laterale del giardino, nell’ombra. Ci accucciammo sotto la finestra. Da lì potevamo vedere tutto.
Marta era a quattro zampe, nuda, i capelli sciolti sulle spalle, e Luca dietro di lei che la prendeva con un ritmo veloce. Il viso di lei era in estasi. Non si era ancora accorta di noi.
La mia ragazza mi guardò, sorpresa, eccitata.
«Stanno facendo sul serio…»
Le accarezzai il culo sopra la maglietta.
«Ti sta bagnando questa scena?», sussurrai.
Lei annuì, si morse il labbro.
«Tantissimo.»
Le alzai la maglietta piano, le abbassai gli shorts e le mutandine. Lei non disse una parola, solo si piegò in avanti, appoggiandosi alla parete.
E io, senza pensarci, le infilai il cazzo dritto nel culo.
Gemette sorpresa, ma non protestò. Si inarcò ancora di più.
«Sì… così… scopami…»
Mentre affondavo nel suo culo con forza, sentivamo Marta gridare dall’altra stanza.
«Dai… sbattimi… più forte… fammi urlare…»
Ma poi qualcosa cambiò.
Marta si voltò. E ci vide.
I suoi occhi si fermarono sui nostri. Per un attimo, un istante lunghissimo, ci guardò senza dire niente. Poi sorrise.
Un sorriso sporco. Maledettamente sporco.
Fece un cenno a Luca, che non capì subito. Poi si sfilò lentamente da sotto di lui e si voltò completamente verso la finestra, nuda, gocciolante, le cosce lucide. Ci guardava con l’intensità di una pornostar che si esibisce dal vivo per due spettatori segreti.
Aprì di più la finestra, quasi volesse amplificare l’accesso.
«Guardateci», disse piano, sapendo che avremmo sentito.
Poi si sdraiò sul letto, gambe spalancate, e si toccò davanti a noi. Il dito tra le labbra, gli occhi fissi su di me, sul mio cazzo che stava scopando il culo della mia ragazza.
Mentre le affondavo dentro, più forte, con colpi profondi e sordi, la mia ragazza tremava.
«Oh cazzo… ci guarda… ci sta guardando…»
«Sì… e le piace.»
Marta cominciò a masturbarsi più velocemente. Sollevò le gambe, le divaricò del tutto. Luca, in piedi accanto al letto, guardava incerto, spiazzato.
«Continuate», sussurrò Marta.
«Fatemi godere anche così…»
Io non mi fermai. Presi a scopare il culo della mia ragazza con più forza. Le mani sui suoi fianchi, la tenni ben ferma mentre dentro di me il desiderio saliva alle stelle.
«Lo vedi come ci guarda?», le sussurrai.
«Lo vedi come si tocca per noi?»
La mia ragazza mugolava, la faccia arrossata, gli occhi socchiusi dalla vergogna e dall’eccitazione.
«Scopami forte… fammi venire mentre lei ci guarda…»
Marta si mise a cavalcioni su Luca, ma voltata verso di noi. Ogni movimento del bacino era una provocazione, ogni sguardo una fiamma. Sembrava volerci scopare con gli occhi.
E mentre cavalcava il cazzo di Luca, si stringeva i seni, si passava le dita sulle labbra e si mordeva il labbro inferiore.
Il letto scricchiolava, i gemiti si mescolavano, le mie palle schiaffeggiavano il culo della mia ragazza e il suo ano mi stringeva in modo maledettamente eccitante.
Poi Marta cominciò a urlare.
«Sì! Così! Guardami! Guardatemi mentre vengo…»
E venne davvero. Si inarcò sopra Luca, le cosce che tremavano, le mani strette al lenzuolo. Un orgasmo forte, sudato, sporco, esibito. Un orgasmo per noi.
E io non resistetti più. Mi spinsi a fondo nel culo della mia ragazza e venni dentro di lei, senza fiato, tenendola stretta mentre tremava con me.
Restammo così per un momento eterno, poi lei si voltò a guardarmi, ancora ansimante.
«Cosa… cazzo… è stato… questo?»
Le accarezzai la schiena, il respiro ancora spezzato.
«La cosa più sporca e bella… che abbiamo mai fatto.»
Lei si rivestì lentamente. Rientrammo in camera nostra in silenzio.
La sua faccia era sconvolta, ma appagata. Le sue cosce tremavano appena, ma non diceva nulla.
Si stese sul letto e dopo pochi minuti si addormentò nuda, con un leggero sorriso sulle labbra.
Io ero ancora nudo. Seduto sulla sedia, al buio, col cazzo semi duro, gli occhi fissi sul soffitto. Pensavo a Marta. Alla sua lingua, alla sua voglia, al suo corpo.
E poi… sentii la porta aprirsi piano.
La porta si aprì piano, in silenzio.
Io non mi mossi. Rimasi lì, immobile, nudo, seduto sulla sedia.
La luce del corridoio disegnava l’ombra sul pavimento prima ancora che la vedessi in volto.
Era Marta.
Entrò scalza, con addosso solo una t-shirt larga e nulla sotto.
Nuda sotto.
I suoi capezzoli spingevano contro il tessuto, i fianchi nudi, la pelle ancora calda di sesso.
Non disse nulla. Mi guardò. Il suo sguardo era come la notte: scuro, silenzioso, eccitante.
Chiuse la porta lentamente, senza far rumore.
Poi voltò lo sguardo verso il letto.
La mia ragazza dormiva ancora, sul fianco. Nuda. Il culo scoperto dalle lenzuola, la schiena morbida, il respiro lento.
Marta si voltò verso di me.
«Shhh…», sussurrò, con quel mezzo sorriso maledettamente perverso.
Poi si inginocchiò accanto al letto.
Mi alzai, ancora in silenzio, e mi avvicinai dietro di lei.
Vidi la sua testa avvicinarsi piano alla mia ragazza. Le sfiorò la coscia con la punta delle dita.
Poi passò la lingua… una linea lenta e umida… dall’interno coscia verso il basso ventre.
La mia ragazza si mosse appena. Un sospiro. Un brivido. Ma non si svegliò.
Marta la leccò ancora. Più decisa.
Poi si fermò.
Si girò verso di me.
«Voglio svegliarla così.»
Ed entrò completamente tra le sue gambe. Le labbra di Marta si incollarono alla sua figa, con movimenti lenti, suadenti, profondi.
La mia ragazza si mosse di nuovo.
Un altro gemito. Più forte.
«Mmmhh…»
Poi, d’un tratto, aprì gli occhi.
Confusa. Persa. Fino a quando capì.
Fino a quando vide Marta tra le sue cosce.
E me, dietro, che la guardavo, già duro come il peccato.
«Che… cosa…?»
Le sue parole erano un misto di stupore e voglia.
«Non dire nulla», le sussurrai, «goditelo…»
E lei… lo fece.
Allargò le gambe.
Affondò la testa nel cuscino e si lasciò mangiare da Marta, mentre io le accarezzavo i capelli.
Marta sembrava impazzita. Le leccava la figa come se fosse la cosa più buona che avesse mai assaggiato. La lingua si muoveva decisa, affamata, mentre le mani le stringevano i fianchi, le aprivano le cosce, le accarezzavano il clitoride con una precisione da maestra.
La mia ragazza gemeva forte adesso, senza più freni.
«Oh Dio… oh cazzo… sto… sto venendo…»
Io mi inginocchiai dietro Marta. Il mio cazzo era durissimo.
Senza dire una parola, le sollevai la t-shirt e la infilai dentro.
Lei gemette, con la bocca ancora affondata nella figa della mia ragazza.
Le diedi una spinta forte.
Un colpo secco.
Lei ansimò, ma non smise di leccarla.
Continuava, mentre io la scopavo da dietro.
Le tenevo i fianchi, i miei colpi erano forti, sporchi, veloci.
La sua fica stretta mi avvolgeva come un guanto caldo e bagnato.
Era una scena da film porno.
Io che scopo Marta.
Marta che lecca la mia ragazza.
La mia ragazza che geme a letto, mentre si fa venire sulla lingua di un’altra.
Il letto tremava, l’aria era densa di odore di sesso, pelle e sudore.
Poi la mia ragazza si irrigidì.
«Sì… sì… SÌ!»
Venni insieme a lei.
Dentro Marta. Con forza. Con rabbia. Con desiderio.
Svuotato. Stravolto.
Crollai a letto accanto a loro.
La mia ragazza respirava forte, esausta. Marta si sdraiò sull’altro lato, tra noi.
Tre corpi nudi. Tre respiri accesi.
Silenzio.
Poi la mia ragazza parlò.
«Cazzo… questo era il sogno più sporco che abbia mai fatto.»
Le sorrisi.
«Non era un sogno.»
Lei rise, appoggiando la testa sul mio petto.
Marta ci guardava.
«La prossima volta… la sveglio con la lingua sul culo», sussurrò.
Ma non ci fu una prossima volta.
Perché quello, fu il nostro picco.
Il nostro momento perfetto.
E, in fondo, bastava così.
Mi chinai su di lei senza dire niente, facendole scivolare lentamente le dita sotto l’elastico del costume. Lei sorrise, mezza assonnata.
«Mmm… sei carico, amore?»
Le baciai la pancia, poi il seno, risalendo con la lingua tra le pieghe salate del suo collo.
«Mi fai impazzire», le sussurrai all’orecchio mentre le aprivo le gambe e scivolavo dentro di lei, spingendo forte, senza delicatezza. Era già bagnata.
Si strinse a me con un gemito roco, mentre la scopavo con lentezza e potenza. La tenevo per i fianchi, affondando col bacino finché le palle sbattevano umide contro la sua carne. Le sue unghie sulla mia schiena, la sua bocca sulla mia, e dentro la mia testa le immagini di Marta. Marta cavalcata da me, urlante, sporca, sottomessa e vogliosa.
La mia ragazza mi guardava con occhi pieni di desiderio, ma c’era qualcosa di diverso.
«Cos’hai?», mi chiese, a un certo punto, mentre stavo per venire.
«Niente», mentii.
«No, no… hai lo sguardo strano. Fammi indovinare… ti sto eccitando così tanto o stai pensando a qualcos’altro?»
La provocazione mi lasciò spiazzato. Sorrisi appena.
«E se ti dicessi entrambe?»
Lei mi strinse ancora di più con le gambe.
«Allora scopami come se fossi quella a cui stai pensando.»
Quel momento cambiò tutto.
Mi venne dentro con un ruggito strozzato, mentre lei mi graffiava e si contorceva sotto di me. Restammo un attimo in silenzio, ansimanti. Poi si alzò, si infilò una maglietta leggera e andò in bagno. Io restai lì, steso, nudo, il cazzo ancora semi duro, la testa piena di confusione e lussuria.
Passarono una decina di minuti. Lei uscì dal bagno e si affacciò alla finestra.
«Li senti?», mi chiese.
«Chi?»
«Marta e Luca… stanno facendo sesso.»
Mi alzai. Il cuore iniziò a battermi forte.
«Come fai a saperlo?»
«Si sentono i gemiti. Marta geme più forte di prima. E poi… guarda là.»
Mi avvicinai. La nostra finestra dava proprio su una parte laterale della loro stanza, schermata solo da una tenda leggera. La finestra era socchiusa. Si vedevano le ombre, i movimenti. I suoni arrivavano nitidi. Il respiro profondo, il rumore del letto, e poi la voce roca di Marta:
«Più forte, dai…»
La mia ragazza mi guardò, sorpresa.
«Vuoi spiarli?», le chiesi sottovoce, provocandola.
Lei esitò un secondo, poi disse:
«Solo se vieni con me.»
Ci infilammo entrambi nella zona laterale del giardino, nell’ombra. Ci accucciammo sotto la finestra. Da lì potevamo vedere tutto.
Marta era a quattro zampe, nuda, i capelli sciolti sulle spalle, e Luca dietro di lei che la prendeva con un ritmo veloce. Il viso di lei era in estasi. Non si era ancora accorta di noi.
La mia ragazza mi guardò, sorpresa, eccitata.
«Stanno facendo sul serio…»
Le accarezzai il culo sopra la maglietta.
«Ti sta bagnando questa scena?», sussurrai.
Lei annuì, si morse il labbro.
«Tantissimo.»
Le alzai la maglietta piano, le abbassai gli shorts e le mutandine. Lei non disse una parola, solo si piegò in avanti, appoggiandosi alla parete.
E io, senza pensarci, le infilai il cazzo dritto nel culo.
Gemette sorpresa, ma non protestò. Si inarcò ancora di più.
«Sì… così… scopami…»
Mentre affondavo nel suo culo con forza, sentivamo Marta gridare dall’altra stanza.
«Dai… sbattimi… più forte… fammi urlare…»
Ma poi qualcosa cambiò.
Marta si voltò. E ci vide.
I suoi occhi si fermarono sui nostri. Per un attimo, un istante lunghissimo, ci guardò senza dire niente. Poi sorrise.
Un sorriso sporco. Maledettamente sporco.
Fece un cenno a Luca, che non capì subito. Poi si sfilò lentamente da sotto di lui e si voltò completamente verso la finestra, nuda, gocciolante, le cosce lucide. Ci guardava con l’intensità di una pornostar che si esibisce dal vivo per due spettatori segreti.
Aprì di più la finestra, quasi volesse amplificare l’accesso.
«Guardateci», disse piano, sapendo che avremmo sentito.
Poi si sdraiò sul letto, gambe spalancate, e si toccò davanti a noi. Il dito tra le labbra, gli occhi fissi su di me, sul mio cazzo che stava scopando il culo della mia ragazza.
Mentre le affondavo dentro, più forte, con colpi profondi e sordi, la mia ragazza tremava.
«Oh cazzo… ci guarda… ci sta guardando…»
«Sì… e le piace.»
Marta cominciò a masturbarsi più velocemente. Sollevò le gambe, le divaricò del tutto. Luca, in piedi accanto al letto, guardava incerto, spiazzato.
«Continuate», sussurrò Marta.
«Fatemi godere anche così…»
Io non mi fermai. Presi a scopare il culo della mia ragazza con più forza. Le mani sui suoi fianchi, la tenni ben ferma mentre dentro di me il desiderio saliva alle stelle.
«Lo vedi come ci guarda?», le sussurrai.
«Lo vedi come si tocca per noi?»
La mia ragazza mugolava, la faccia arrossata, gli occhi socchiusi dalla vergogna e dall’eccitazione.
«Scopami forte… fammi venire mentre lei ci guarda…»
Marta si mise a cavalcioni su Luca, ma voltata verso di noi. Ogni movimento del bacino era una provocazione, ogni sguardo una fiamma. Sembrava volerci scopare con gli occhi.
E mentre cavalcava il cazzo di Luca, si stringeva i seni, si passava le dita sulle labbra e si mordeva il labbro inferiore.
Il letto scricchiolava, i gemiti si mescolavano, le mie palle schiaffeggiavano il culo della mia ragazza e il suo ano mi stringeva in modo maledettamente eccitante.
Poi Marta cominciò a urlare.
«Sì! Così! Guardami! Guardatemi mentre vengo…»
E venne davvero. Si inarcò sopra Luca, le cosce che tremavano, le mani strette al lenzuolo. Un orgasmo forte, sudato, sporco, esibito. Un orgasmo per noi.
E io non resistetti più. Mi spinsi a fondo nel culo della mia ragazza e venni dentro di lei, senza fiato, tenendola stretta mentre tremava con me.
Restammo così per un momento eterno, poi lei si voltò a guardarmi, ancora ansimante.
«Cosa… cazzo… è stato… questo?»
Le accarezzai la schiena, il respiro ancora spezzato.
«La cosa più sporca e bella… che abbiamo mai fatto.»
Lei si rivestì lentamente. Rientrammo in camera nostra in silenzio.
La sua faccia era sconvolta, ma appagata. Le sue cosce tremavano appena, ma non diceva nulla.
Si stese sul letto e dopo pochi minuti si addormentò nuda, con un leggero sorriso sulle labbra.
Io ero ancora nudo. Seduto sulla sedia, al buio, col cazzo semi duro, gli occhi fissi sul soffitto. Pensavo a Marta. Alla sua lingua, alla sua voglia, al suo corpo.
E poi… sentii la porta aprirsi piano.
La porta si aprì piano, in silenzio.
Io non mi mossi. Rimasi lì, immobile, nudo, seduto sulla sedia.
La luce del corridoio disegnava l’ombra sul pavimento prima ancora che la vedessi in volto.
Era Marta.
Entrò scalza, con addosso solo una t-shirt larga e nulla sotto.
Nuda sotto.
I suoi capezzoli spingevano contro il tessuto, i fianchi nudi, la pelle ancora calda di sesso.
Non disse nulla. Mi guardò. Il suo sguardo era come la notte: scuro, silenzioso, eccitante.
Chiuse la porta lentamente, senza far rumore.
Poi voltò lo sguardo verso il letto.
La mia ragazza dormiva ancora, sul fianco. Nuda. Il culo scoperto dalle lenzuola, la schiena morbida, il respiro lento.
Marta si voltò verso di me.
«Shhh…», sussurrò, con quel mezzo sorriso maledettamente perverso.
Poi si inginocchiò accanto al letto.
Mi alzai, ancora in silenzio, e mi avvicinai dietro di lei.
Vidi la sua testa avvicinarsi piano alla mia ragazza. Le sfiorò la coscia con la punta delle dita.
Poi passò la lingua… una linea lenta e umida… dall’interno coscia verso il basso ventre.
La mia ragazza si mosse appena. Un sospiro. Un brivido. Ma non si svegliò.
Marta la leccò ancora. Più decisa.
Poi si fermò.
Si girò verso di me.
«Voglio svegliarla così.»
Ed entrò completamente tra le sue gambe. Le labbra di Marta si incollarono alla sua figa, con movimenti lenti, suadenti, profondi.
La mia ragazza si mosse di nuovo.
Un altro gemito. Più forte.
«Mmmhh…»
Poi, d’un tratto, aprì gli occhi.
Confusa. Persa. Fino a quando capì.
Fino a quando vide Marta tra le sue cosce.
E me, dietro, che la guardavo, già duro come il peccato.
«Che… cosa…?»
Le sue parole erano un misto di stupore e voglia.
«Non dire nulla», le sussurrai, «goditelo…»
E lei… lo fece.
Allargò le gambe.
Affondò la testa nel cuscino e si lasciò mangiare da Marta, mentre io le accarezzavo i capelli.
Marta sembrava impazzita. Le leccava la figa come se fosse la cosa più buona che avesse mai assaggiato. La lingua si muoveva decisa, affamata, mentre le mani le stringevano i fianchi, le aprivano le cosce, le accarezzavano il clitoride con una precisione da maestra.
La mia ragazza gemeva forte adesso, senza più freni.
«Oh Dio… oh cazzo… sto… sto venendo…»
Io mi inginocchiai dietro Marta. Il mio cazzo era durissimo.
Senza dire una parola, le sollevai la t-shirt e la infilai dentro.
Lei gemette, con la bocca ancora affondata nella figa della mia ragazza.
Le diedi una spinta forte.
Un colpo secco.
Lei ansimò, ma non smise di leccarla.
Continuava, mentre io la scopavo da dietro.
Le tenevo i fianchi, i miei colpi erano forti, sporchi, veloci.
La sua fica stretta mi avvolgeva come un guanto caldo e bagnato.
Era una scena da film porno.
Io che scopo Marta.
Marta che lecca la mia ragazza.
La mia ragazza che geme a letto, mentre si fa venire sulla lingua di un’altra.
Il letto tremava, l’aria era densa di odore di sesso, pelle e sudore.
Poi la mia ragazza si irrigidì.
«Sì… sì… SÌ!»
Venni insieme a lei.
Dentro Marta. Con forza. Con rabbia. Con desiderio.
Svuotato. Stravolto.
Crollai a letto accanto a loro.
La mia ragazza respirava forte, esausta. Marta si sdraiò sull’altro lato, tra noi.
Tre corpi nudi. Tre respiri accesi.
Silenzio.
Poi la mia ragazza parlò.
«Cazzo… questo era il sogno più sporco che abbia mai fatto.»
Le sorrisi.
«Non era un sogno.»
Lei rise, appoggiando la testa sul mio petto.
Marta ci guardava.
«La prossima volta… la sveglio con la lingua sul culo», sussurrò.
Ma non ci fu una prossima volta.
Perché quello, fu il nostro picco.
Il nostro momento perfetto.
E, in fondo, bastava così.
2
8
voti
voti
valutazione
6.9
6.9
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
La fidanzata del mio amico…4racconto sucessivo
Angy 1
Commenti dei lettori al racconto erotico