La fidanzata del mio amico…2

di
genere
trio

Era lì, aperta. Gambe spalancate, figa gonfia e rossa, il culo ancora umido e segnato dalle nostre spinte. Si era lasciata andare completamente, stesa sul letto come una puttana fiera del proprio ruolo.
“Fatemi quello che volete…” aveva detto.

E in quel momento, nessuno dei due era più in grado di ragionare. Non c’era amicizia, non c’erano fidanzate addormentate nelle stanze accanto. Solo carne, voglia e sudore. E lei.

Io mi buttai su di lei per primo. Le aprii le labbra con due dita e glielo infilai tutto, senza dolcezza. Marta sussultò, ma sollevò subito le gambe, piegandole sul petto. La sua figa accoglieva il mio cazzo come se lo stesse aspettando da sempre. Calda, zuppa, stretta. Le sue mani mi graffiavano la schiena mentre le affondavo dentro. Lanciava piccoli urli, senza ritegno. Si stava lasciando scopare senza limiti, con una fame che la faceva tremare.

Luca si avvicinò da dietro, lentamente. Le passò una mano sulla guancia, poi scivolò più giù, sul collo, sul petto, sui seni. Le leccò un capezzolo mentre la sua mano esplorava il culo. La allargò con due dita, la osservava, come ipnotizzato. Poi mi guardò.

“Vai piano,” disse, ma con un tono che era tutto tranne che protettivo.

Io annuii. Sapevo dove stava andando a parare. Lui si mise dietro di lei, le allargò il culo con le mani, glielo leccò per un istante — un gesto animale, sporco, eccitante — poi puntò il suo cazzo e spinse.

Entrò piano, ma deciso.

Marta lanciò un urlo rotto, si aggrappò a me, mi graffiò il petto. Stava venendo invasa. Di nuovo. E stavolta in contemporanea.

Io nella figa. Lui nel culo.

Eravamo dentro di lei insieme.

Un doppio ritmo che la faceva sobbalzare a ogni spinta. Le nostre anche che si toccavano. Le nostre mani sui suoi fianchi, sulle sue cosce. I nostri gemiti mescolati ai suoi. Un casino di carne e piacere. Le sue unghie graffiavano le lenzuola, la bocca aperta, la lingua fuori. Marta non era più una ragazza normale. Era una bestia in calore.

“Oddio… non… non ce la faccio…” gemeva. “Così… così è troppo…”

Ma non voleva fermarsi.

Anzi, ci muoveva contro. Ci incitava. Si contorceva. Ci urlava dentro di prenderla più forte. Il letto cigolava, sbatteva contro la parete. Le nostre spinte erano feroci, piene. I nostri corpi sudati, incollati a lei, come se volessimo fonderci.

Luca uscì per un attimo. Si inginocchiò sopra il viso di Marta e glielo infilò in bocca. Lei lo prese come se avesse sete. Lo succhiava con voracità, mentre io continuavo a scoparle la figa. Ogni colpo la faceva ondeggiare, e il cazzo di Luca le scivolava ancora più in gola. Era un gioco di forze, di incastri perfetti.

Poi si voltarono entrambi verso di me.

Lei mi guardò con la bocca piena. “Scopami dietro di nuovo…”

Non potevo dirle di no.

Mi tirai fuori dalla figa e mi riposizionai. Il suo culo sembrava fatto apposta per ricevermi. Ero ancora lubrificato, scivolai dentro con una facilità peccaminosa. Marta si strinse di nuovo a Luca, mentre lui le risucchiava il capezzolo e le infilava due dita nella figa.

Lei era completamente riempita. Di nuovo.

Io nel culo. Le sue dita nella figa. La sua lingua che cercava ancora il cazzo del fidanzato.
Era insaziabile.

“Non vi fermate… vi prego…” sussurrava, quasi piangendo di piacere.

Io accelerai. Ogni colpo la faceva urlare. Le sue natiche sbattevano contro il mio ventre. Sentivo le sue viscere stringersi. Mi stavo avvicinando al limite.

Luca lo capì. Si mise di nuovo davanti a lei, le prese il viso tra le mani e glielo infilò in bocca.

Era perfetto. Uno davanti. Uno dietro.

Io le urlai: “Lo vuoi tutto nel culo, vero?”

Lei ansimava. “Sì… tutto… fino a farmi scoppiare…”

“E la bocca? Ce la fai ancora?”

“Voglio il suo sperma in gola… e il tuo dentro…”

E bastò quello.

Feci ancora qualche colpo, poi mi bloccai. Il mio corpo esplose. Un’ondata calda e pulsante mi attraversò. Sborrai tutto dentro il suo culo, profondo, senza togliermelo. La tenevo stretta, affondato in lei, mentre tremavo. Lei gemeva, impazzita, sentendomi venire dentro di sé. Luca la stava scopando in bocca. Gli occhi chiusi, il viso contratto.

Poi esplose anche lui.

Si tirò fuori all’ultimo, e le venne sul viso. Uno schizzo bianco, denso, che le colò sulla guancia, sulla bocca, sul mento. Marta rimase lì, con la lingua fuori, raccogliendo ogni goccia possibile. Lo guardava come se avesse ricevuto un premio.

Io mi ritirai lentamente, ancora tremante. Lei si accasciò tra noi. Il corpo stremato. Le cosce sporche, il culo rosso, la bocca impiastricciata.

Il silenzio cadde per qualche secondo.

Poi Marta si voltò verso di noi. Ci guardò entrambi.
Un sorriso sporco, soddisfatto, e quasi incredulo.

“Siamo… dei fottuti animali…” sussurrò.

Luca rise. Io pure.

Lei si alzò a fatica dal letto. Andò in bagno, nuda, le gambe tremanti. Si voltò solo un secondo sulla soglia, nuda, fiera.

“E domani… voglio farlo di nuovo.”
di
scritto il
2025-07-24
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