🌃 Aurora – notte di vetro

di
genere
esibizionismo

Racconto di pura erotica urbana

(Lei: 19 anni. Ragazza della porta accanto. Ora: la tua troia senza freni.)



Capitolo 1 – Dentro la notte

La città sotto di noi sembrava dormire.
Ma la suite al decimo piano dell’Hotel Eden era più viva che mai.

Aurora era in piedi davanti alla parete di vetro, nuda, con i tacchi ancora ai piedi.
Le luci accese la facevano brillare come una statua impura.
Io mi sedetti sulla poltrona. La guardavo.

Le tette sode si alzavano e si abbassavano a ogni respiro.
La fica lucida, rasata, pulsava.

— «Tocca il culo. Fallo per me. Ma non voltarti ancora.»

Lei sorrise, e obbedì.
Si passò la mano tra le natiche, lenta, scivolando fino all’entrata.
Poi si portò le dita alla bocca, leccandosi il sapore della propria fica.

— «Ti piace vedermi così?»
— «Voglio che ti sporchi. Che ti guardino.»

Mi alzai, spogliato. Il cazzo era già duro.
La raggiunsi da dietro.

— «Guarda fuori. Fammi entrare.»

Spalancò le gambe. Si piegò in avanti, le mani sul vetro.
Il culo perfetto, teso.
E io la presi.

Duro. In piedi. Senza pietà.

Aurora gemette.
Ogni colpo faceva sbattere le sue tette contro il vetro.
Il suono umido della mia pelle contro la sua riempiva la stanza.

— «Cazzo, sì… voglio che mi marchi!»

Poi venne.
Con un urlo selvaggio.
Il corpo scosso, la fica stretta, viva.

Io mi tirai fuori e sborrai su di lei.
Sul ventre, sul seno, sulle cosce tremanti.

— «E non è che l’inizio.»



Capitolo 2 – Sul tavolo, davanti agli specchi

Il vetro era ancora appannato.
Aurora camminava scalza, i fianchi nudi e la bocca lucida.
Si voltò verso gli specchi della parete opposta.
Il suo corpo riflesso da ogni angolo: seno, ventre, culo, figa aperta.

— «Mettimi lì. Fammi venire guardandomi.»

Si stese sul tavolo.
Gambe aperte. Bocca dischiusa.
Io mi chinai tra le sue cosce.

Le leccai la fica come fosse un frutto sacro.
La lingua dentro. Il naso contro il suo clitoride.

Aurora tremava.
I tacchi che battevano. I gemiti che rimbalzavano sui vetri.
La guardavo negli occhi.

— «Guardati. Guardati mentre godi.»

Mi alzai.
Le presi le caviglie. La feci mia. Ancora. Forte.

Il cazzo affondava nella sua figa bagnata.
Il culo sbatteva sul legno. Le tette si muovevano a ogni colpo.

Venne ancora.
Squirtando.
Un getto che esplose sul tavolo, sulle mie cosce, sulla sua pancia.

La riempii ancora.
Senza uscire. A fondo.

— «Hai visto cosa sei diventata?»
— «Tua. Sempre più troia.»



Capitolo 2.5 – La bocca che comanda

Aurora restò in ginocchio davanti a me.
Con la saliva e il piacere ancora sulla pelle.
Mi fece sedere sulla sedia, poi si inginocchiò tra le mie gambe.

— «Adesso goditi la mia bocca.»

Prese il cazzo tra le mani, lo baciò piano.
Poi lo inghiottì tutto, senza esitazione.

Slurp. Lingua. Gola. Occhi fissi nei miei.

Mi pompava forte, affondo dopo affondo, tutta lingua e sputi.
Mi leccava le palle, mi baciava la base, poi tornava su a prendersi tutto.

Sputò. Mi strinse il cazzo tra le tette, lo massaggiò.
Poi tornò con la bocca, più profonda. Più troia. Più sua.

— «Sborra. In gola. Fammi bere.»

Ed esplosi.

Con un gemito feroce, le sborrai in bocca, a lungo.
Aurora non si mosse. Ingoiò. Poi si pulì le labbra con due dita.
E sorrise.

— «Ora portami fuori. Fammi tua davanti a tutti.»



Capitolo 3 – Sul balcone, nuda davanti al mondo

Uscì.
Nuda. Sul balcone del decimo piano.

Il corpo illuminato dalle luci della suite.
La città sotto. Gli occhi ovunque.

Le tette perfette. Il culo alto. La fica gocciolante.

Si piegò sulla ringhiera.
Gambe divaricate. Mani aperte sul metallo.

— «Fottimi. Così. Davanti a tutti.»

Io la presi da dietro.
Duro. Crudo. Selvaggio.

Ogni spinta faceva tremare la ringhiera.
Il cazzo affondava nella sua figa stretta.
Le tette sbattevano. Il culo si apriva.

Aurora gemeva.
Urlava.

— «Guardatemi! Guardatemi mentre vengo!»

E poi…
Squirtò.

Un’esplosione di piacere puro.
Il balcone bagnato. Le cosce tremanti. Il viso devastato.

Io mi sfilai. La sborra di nuovo sulla sua schiena, sulle chiappe.
La mia troia. La mia visione.

Aurora si voltò, occhi pieni di fuoco.

— «Non ho più freni. Ora… mi appartengo. Ma tu… tu mi hai creata.»



🔥 Fine

Aurora – La ragazza della porta accanto. Ora Dea di Vetro.
scritto il
2025-07-11
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