Il richiamo del desiderio

di
genere
prime esperienze

Sarah era piegata sul letto, le mani aggrappate con forza alla testiera. Il suo corpo, teso e pronto, sembrava un invito irresistibile.

«Finiscimi. Scopami forte. Fino a farmi urlare il tuo nome.»

Affondai in lei con tutta la forza che avevo ancora in corpo. I nostri corpi si scontravano come onde impazzite. Il suono della carne bagnata, le sue grida sempre più sporche, il letto che tremava sotto di noi.

Sentivo il calore della sua fica stringermi con avidità, succhiarmi dentro come se volesse tutto di me. Ogni colpo era più profondo, più deciso, mentre il suo culo si alzava per accogliermi ancora, senza fine.

«Lo senti?» le sussurrai all’orecchio, ansimando.
«Questo è il mio cazzo. È per te. Solo per te.»

Lei annuì con un gemito spezzato.
«Sì… sborra dentro… fammelo sentire… voglio tutto il tuo piacere… voglio scoppiare con te…»

Le nostre pelli bagnate, i gemiti sovrapposti, il letto che cigolava impazzito: tutto si consumava in quell’istante.
Affondai l’ultimo colpo con un grido roco, e la sborra esplose dentro di lei come un fiume rovente.
Lei urlò il mio nome, tremando, in un orgasmo feroce che la piegò in due.

Rimanemmo fermi, sudati, avvinghiati.
Il suo corpo ancora caldo sotto il mio, la sua fica che mi stringeva come a non voler lasciarmi andare.



Risveglio

Il mattino filtrava dolce dalle tende, accarezzando la pelle sudata di Sarah e la mia.
Lei era ancora piegata su di me, il respiro lento ma profondo, le mani a cercare con delicatezza il mio viso.

Aprii gli occhi e la vidi: gli occhi ancora un po’ appannati dal sonno, il sorriso malizioso che prometteva nuovi piaceri.
Le labbra sfiorarono le mie, un bacio lento e caldo, come una promessa.

Le dita iniziarono a scivolare lungo il mio corpo, risvegliando ogni fibra.
Sentii il suo culo premere contro di me, la sua fica ancora calda e pronta.
Il cazzo si mosse da solo sotto le sue carezze, desideroso di riprendere quel gioco di piacere che ci aveva consumato.

«Non abbiamo ancora finito,» sussurrò, la voce roca di passione.
E io non avrei mai potuto darle torto.



Il richiamo del piacere

Sarah mi guardava con quegli occhi pieni di desiderio, le labbra leggermente dischiuse, come se aspettasse solo il mio segnale.
Le mie mani scivolarono sul suo culo, rotondo e morbido, mentre lei si muoveva lentamente sopra di me, facendo scorrere il suo piacere sulle mie dita.
Il cazzo si svegliò subito, duro e pulsante, rispondendo al richiamo della sua fica calda e umida.

La sua bocca cercò la mia, mordendomi il labbro con un sorriso complice.
«Falla finita? No, voglio ancora, voglio il tuo cazzo dentro, voglio sentire tutta la tua sborra, voglio urlare di nuovo il tuo nome.»

Le sue mani afferrarono con forza il mio membro, iniziando a muoversi su e giù con un ritmo deciso, mentre il suo corpo ondeggiava lento ma determinato.
Ogni movimento era un invito a lasciarmi andare, a cedere completamente a quel vortice di piacere.

Sentii il caldo che cresceva dentro di me, la sborra pronta a esplodere di nuovo mentre lei mi stringeva forte, quasi a volermi consumare.
Il letto tremava sotto i nostri colpi, la sua voce si mescolava ai miei gemiti in un’unica sinfonia di desiderio.

Quando la sborra scese, calda e viscosa, dentro di lei, fu come un uragano che ci travolse entrambi.
Lei mi guardò negli occhi, sorridendo con quella luce di pura soddisfazione che solo il vero piacere sa dare.



Una giornata di piacere

La giornata proseguì tra le lenzuola, un turbine di cazzo, fica, culo e sborra.
Ogni angolo della casa fu testimone di quella fame senza limiti, di quella voglia che non conosceva freni.

Sarah si offriva a me con tutto il suo corpo, il culo alto, le cosce aperte, la fica rovente che chiedeva solo di essere riempita, scopata, dominata.
Il mio cazzo entrava e usciva, lento o veloce, duro come un chiodo, pronto a farla urlare di piacere più volte.

Tra baci appassionati, schiaffi delicati sul culo e mani che afferravano la sua fica ansiosa, la sborra non mancò mai di scorrere dentro di lei, calda e intensa, a ogni orgasmo.
I suoi gemiti e le sue grida erano la colonna sonora perfetta di quella danza sfrenata, dove il desiderio bruciava più forte di qualsiasi altra cosa.

Ogni volta che il cazzo entrava, la sua fica si stringeva, il culo si sollevava e lei si abbandonava a quel piacere senza fine, urlando il mio nome con la forza di chi conosce l’estasi più profonda.

E così, senza sosta, senza tregua, quella giornata fu un unico, lungo, esplosivo orgasmo di cazzo, fica, culo e sborra.



Epilogo: Il punto di non ritorno

Alla fine, stremati e felici, ci abbracciammo nel silenzio carico di soddisfazione.
Il nostro respiro si fece lento, le mani ancora intrecciate, i corpi esausti ma sazi di un piacere che solo il sesso vero può donare.

Sarah mi guardò con gli occhi brillanti di un’intensità nuova, e con un ultimo sorriso disse:
«Se questo è il nostro modo di vivere il desiderio, non voglio mai smettere.»

E io, con il cazzo ancora pulsante tra le sue gambe, sapevo che non sarebbe mai più esistito un ritorno.
Quel giorno ci aveva segnati per sempre, incatenati a quel fuoco senza fine, prigionieri volontari del piacere più vero.

Non c’era più spazio per le mezze misure, per i dubbi, per le paure.
C’era solo lei, il suo culo, la sua fica, la mia sborra e quel cazzo che avrebbe continuato a scuotere ogni fibra del nostro essere.

Era il nostro punto di non ritorno.
E non avremmo mai più voluto tornare indietro.
scritto il
2025-07-09
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