Sultanato del Piacere – Istanbul a Tre

di
genere
incesti

Istanbul ci accolse come un ventre caldo e profondo. La città brillava tra cupole e minareti, e noi tre—io, Nicole e Gis—eravamo già dentro un vortice di desiderio che non voleva conoscere confini. L’hotel era un sogno: marmi bianchi, tappeti orientali, una terrazza che dominava il Bosforo.

Nicole (uscendo nuda dalla doccia):
«Guarda come mi scivola l’acqua sulla fica… la vuoi, zio? Il tuo cazzo è già duro, lo vedo. Vieni qua, non farmi aspettare.»

Aveva il corpo giovane, provocante, e lo sguardo da diavola che conoscevo fin troppo bene. Dietro di lei, Gis mi sfilava la camicia con calma.

Gis (a voce bassa):
«A Istanbul, siamo noi a gestire il tuo piacere. Tu ci servi, ci godi, ci comandi. Ma solo quando lo decidiamo noi.»

Mi spinsero sul tappeto della terrazza. Nicole si sedette sulla mia faccia, calda, bagnata, profumata. Gis si inginocchiò e prese il mio cazzo in bocca. Era il nostro rito di benvenuto.



La mattina dopo, girammo per il Gran Bazar. Nicole indossava solo una tunica leggera, nulla sotto. Si piegava apposta, lasciando intravedere il culo nudo e la fica rasata.

Nicole (sorridendo maliziosa):
«Non porto niente. Sento l’aria che mi entra. Sento il plug nel culo… mi muovo e mi eccito. Sto gocciolando, zio. Tocca, senti…»

Io (a bassa voce, trattenendo l’istinto):
«Ti scopo qui sul tappeto se non smetti. Ti faccio venire davanti a tutti.»

Gis (senza voltarsi, contrattando per una coperta):
«Lascia che si bagni, amore. Più tardi, nel bagno turco, la scopi davanti a me. E io ti prendo la bocca mentre lei urla.»

Il bagno turco fu un’esplosione. Nicole mi si offrì a quattro zampe. La presi da dietro, con forza. Il suo culo tondo tremava a ogni colpo, la fica calda mi avvolgeva tutta. Gis ci guardava, si toccava, e poi ci raggiunse per venire con noi.



La sera, vestiti eleganti, andammo a cena in un palazzo ottomano affacciato sulla città. Nicole era seduta a gambe aperte. Nessuno lo vedeva, ma sotto il tavolo portava un vibratore telecomandato.

Nicole (sussurrando tra i denti):
«Il vibratore… mi sta facendo impazzire. La mia fica pulsa, zio. Voglio venire mentre mi guardi. Qui. Ora.»

Io:
«Ti prendo in bagno tra due portate. Ti scopo fino a farti gridare il mio nome.»

Gis (passandomi il telecomando):
«Aumenta. Fallo salire al massimo. Se viene al tavolo, la premiamo dopo. Se resiste… le toccherà un doppio orgasmo.»

In bagno, la presi forte. Nicole era completamente bagnata, la fica pronta, aperta, desiderosa. Le alzai il vestito, la spinsi contro lo specchio, le entrai dentro con foga. Gis entrò mentre la stavo scopando e la baciò. Le loro lingue si toccavano, mentre io affondavo sempre più.



L’ultima notte la passammo su una barca privata, navigando lenti sul Bosforo.

Nicole si tolse il vestito a piedi scalzi, con la luna che le disegnava il corpo.

Nicole (guardandomi nuda):
«Voglio cavalcarti sotto le stelle. Con il culo all’aria. La fica è tua. Il mio corpo è tuo. Fammi tua, ancora.»

Gis (seduta sui cuscini):
«Io mi offrirò dopo. In ginocchio, il culo in alto. Mi apri e mi riempi. Come ami fare. Come ami vederci godere.»

Nicole si sedette su di me, lenta, sensuale. Mi prese dentro tutta. Gis si avvicinò da dietro, le baciava il collo, le massaggiava i seni.

Nicole (in estasi):
«Sì… sì… così… sento tutto… mi spacchi la fica… lo voglio… tutto… dentro…»

Gis (leccandole il lobo):
«Vieni. Vieni per lui. Lascia che ti svuoti. Siamo sue. Anche il culo, se serve. Noi gli apparteniamo.»

Io spingevo forte, il mio cazzo stretto dalla sua fica calda, le mani sui loro fianchi, il cuore che batteva come impazzito. Venni dentro Nicole, con la bocca piena di Gis.

Il Bosforo si muoveva sotto di noi. Ma era il nostro piacere a far tremare il mondo.



Epilogo – La promessa

All’alba, le luci della città sparivano all’orizzonte.

Nicole (stringendomi la mano):
«Non voglio più nient’altro. Solo te. Il tuo cazzo. Il tuo amore. E questa libertà.»

Gis (guardandomi con occhi pieni):
«Se questo è il nostro peccato… che duri per sempre. Noi tre. Sempre. Anche nel culo, se serve.»

Io sorrisi.
Non servivano parole. Solo corpi, fiato, e questa verità eterna: quelle due donne erano il mio paradiso. E io il loro re.
scritto il
2025-07-07
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