Fino all’Ultima Goccia
di
Angelo B
genere
orge
1. La Notte del Delirio
Era tutto surreale.
Lei, la mia ragazza. La donna che amavo, che conoscevo fin dentro l’anima, era lì — davanti a me — con il cazzo di un altro tra le labbra, mentre mi cavalcava con la fica grondante.
E non bastava.
Aveva una mano su un altro cazzo alla sua destra e l’altra su quello di un tipo a sinistra, che nel frattempo le tastava i seni sotto il reggiseno abbassato. Lei gemeva, sbavava, godeva. E lo faceva per me. Guardandomi. Offrendosi.
Io, Michele, la prendevo da sotto. La scopavo con forza lenta, ma profonda. Sentivo ogni scossa del suo corpo. La sua fica stretta, bagnata, viva.
Lei tremava e si lasciava andare. Ogni movimento era una bestemmia erotica fatta carne.
«Ti piace così? Con il mio cazzo dentro mentre pompi gli altri?»
«Sì… cazzo… sì Michele… mi fai impazzire…»
Aveva il viso bagnato di saliva, i seni tesi, il corpo acceso. Gli altri la toccavano, le sussurravano oscenità. Lei rideva, li provocava, li stringeva più forte. Era la regina del piacere, ma solo per me.
Tutti potevano guardarla, ma solo io la scopavo.
Solo io le facevo tremare la fica così.
Solo io la facevo urlare.
Il ragazzo davanti si sbottonò i jeans e le offrì il suo cazzo duro. Lei lo prese in bocca con fame, con grazia, con bisogno.
Succhiava con forza, si staccava per gemere e tornava a ingoiare. Intanto io le aprivo le gambe e la scopavo da dietro, affondando colpi da delirio.
«Guarda come li fai godere. Ma sei mia. Solo mia.»
Lei si voltò, sporca di lussuria.
«Scopami forte, Michele. Fammi venire davanti a tutti… fammi esplodere la fica…»
E io non aspettavo altro.
Le tirai i capelli, la presi ancora più a fondo, le toccai il clitoride mentre la sfondata proseguiva.
«Sì… sì… sto venendo… cazzo sto venendooo…»
E venne.
Con un urlo selvaggio, che fece girare anche chi era lontano.
La fica le si contrasse, impazzita. Io le venni dentro con una sborrata calda, violenta, piena.
Lei si lasciò cadere su di me. Respirava forte. Con il cazzo di uno ancora in mano, il sapore di un altro in bocca, e la mia sborra che le colava dentro.
Silenzio.
⸻
2. Il Ritorno – Seconda Parte da Paura
L’alba filtrava dalle tapparelle. Lei si spogliò lentamente. Seni gonfi, capezzoli rossi, la fica ancora lucida. Il mio cazzo si risvegliò al solo guardarla.
«Ancora duro per me?»
Annuii.
Lei si inginocchiò. Mi prese il cazzo in bocca e lo succhiò come se dovesse risucchiarmi l’anima.
Sputava, leccava, affondava.
Poi si alzò. E si infilò quel cazzo dentro la fica senza esitazione.
«Ora comando io.»
E cominciò a scoparmi a ritmo folle. Il culo sbatteva contro di me, le urla crescevano.
Le presi i seni, li strinsi, li morsi. Lei mi cavalcava come una puttana indemoniata.
«Fammi squirtare, Michele… fammi urlare ancora…»
La ribaltai. Le spalancai le gambe. E la presi come un animale, come un uomo affamato.
E venne. Spruzzò ovunque.
Lo squirt esplose dalla sua fica come una fontana, bagnando il letto, il mio petto, il suo ventre.
Tremava.
Rideva.
Sborrava e rideva.
Io venni su di lei, dentro, ovunque.
Nudi. Bagnati. Disfatti.
⸻
3. La Vacanza Hard – Dove Regnano Fica, Culo e Cazzo
Tre giorni dopo eravamo su una costa selvaggia del sud. Sabbia fine, villa in pietra, terrazza sul mare. Nessuno attorno. Solo noi. E il bisogno di scopare ancora.
La prima notte fu solo l’inizio.
Lei si mise in posa sul divano di fronte al tramonto:
culo all’insù, fica aperta, dita tra le labbra.
Mi guardò. «Vieni qui. Voglio sentirmelo tutto nel culo, stavolta.»
Non risposi. Le infilai due dita nella fica, bagnata già. Le allargai il culo con la lingua, poi col mio cazzo.
Entrai piano, poi fino in fondo. Lei urlava, rideva, godeva.
«Sì… così… sì… ficcami il cazzo ovunque…»
La sera dopo, sul bordo piscina, la presi da dietro mentre succhiava il mio dito sporco del suo squirt.
La facevo godere con due dita in fica e il cazzo nel culo. Lei stringeva, tremava, si contorceva.
«Michele… mi fai esplodere il cuore…»
E lo fece. Spruzzò ancora. E ancora.
Ci svegliavamo col cazzo duro e la fica umida. Scopavamo ovunque: sulla sdraio, nella doccia, sul lavandino, sul tetto sotto le stelle.
Ogni goccia di sborra era un atto d’amore. Ogni orgasmo un grido di libertà.
⸻
Fine – Rinati nella Carne
Alla fine di quella vacanza, ci guardammo negli occhi, stesi nudi su un letto ancora umido di godimento.
«Mi hai fatto riscoprire chi sono.»
«E tu a me.»
«Non sono solo tua.»
«Lo so.»
«Ma il mio cazzo? Solo tuo.»
«E la tua fica? Solo mia.»
Ci stringemmo forte. La sua fica era ancora calda. Il mio cazzo ancora pronto.
E fu chiaro: non era l’ultima volta. Non lo sarà mai.
Era tutto surreale.
Lei, la mia ragazza. La donna che amavo, che conoscevo fin dentro l’anima, era lì — davanti a me — con il cazzo di un altro tra le labbra, mentre mi cavalcava con la fica grondante.
E non bastava.
Aveva una mano su un altro cazzo alla sua destra e l’altra su quello di un tipo a sinistra, che nel frattempo le tastava i seni sotto il reggiseno abbassato. Lei gemeva, sbavava, godeva. E lo faceva per me. Guardandomi. Offrendosi.
Io, Michele, la prendevo da sotto. La scopavo con forza lenta, ma profonda. Sentivo ogni scossa del suo corpo. La sua fica stretta, bagnata, viva.
Lei tremava e si lasciava andare. Ogni movimento era una bestemmia erotica fatta carne.
«Ti piace così? Con il mio cazzo dentro mentre pompi gli altri?»
«Sì… cazzo… sì Michele… mi fai impazzire…»
Aveva il viso bagnato di saliva, i seni tesi, il corpo acceso. Gli altri la toccavano, le sussurravano oscenità. Lei rideva, li provocava, li stringeva più forte. Era la regina del piacere, ma solo per me.
Tutti potevano guardarla, ma solo io la scopavo.
Solo io le facevo tremare la fica così.
Solo io la facevo urlare.
Il ragazzo davanti si sbottonò i jeans e le offrì il suo cazzo duro. Lei lo prese in bocca con fame, con grazia, con bisogno.
Succhiava con forza, si staccava per gemere e tornava a ingoiare. Intanto io le aprivo le gambe e la scopavo da dietro, affondando colpi da delirio.
«Guarda come li fai godere. Ma sei mia. Solo mia.»
Lei si voltò, sporca di lussuria.
«Scopami forte, Michele. Fammi venire davanti a tutti… fammi esplodere la fica…»
E io non aspettavo altro.
Le tirai i capelli, la presi ancora più a fondo, le toccai il clitoride mentre la sfondata proseguiva.
«Sì… sì… sto venendo… cazzo sto venendooo…»
E venne.
Con un urlo selvaggio, che fece girare anche chi era lontano.
La fica le si contrasse, impazzita. Io le venni dentro con una sborrata calda, violenta, piena.
Lei si lasciò cadere su di me. Respirava forte. Con il cazzo di uno ancora in mano, il sapore di un altro in bocca, e la mia sborra che le colava dentro.
Silenzio.
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2. Il Ritorno – Seconda Parte da Paura
L’alba filtrava dalle tapparelle. Lei si spogliò lentamente. Seni gonfi, capezzoli rossi, la fica ancora lucida. Il mio cazzo si risvegliò al solo guardarla.
«Ancora duro per me?»
Annuii.
Lei si inginocchiò. Mi prese il cazzo in bocca e lo succhiò come se dovesse risucchiarmi l’anima.
Sputava, leccava, affondava.
Poi si alzò. E si infilò quel cazzo dentro la fica senza esitazione.
«Ora comando io.»
E cominciò a scoparmi a ritmo folle. Il culo sbatteva contro di me, le urla crescevano.
Le presi i seni, li strinsi, li morsi. Lei mi cavalcava come una puttana indemoniata.
«Fammi squirtare, Michele… fammi urlare ancora…»
La ribaltai. Le spalancai le gambe. E la presi come un animale, come un uomo affamato.
E venne. Spruzzò ovunque.
Lo squirt esplose dalla sua fica come una fontana, bagnando il letto, il mio petto, il suo ventre.
Tremava.
Rideva.
Sborrava e rideva.
Io venni su di lei, dentro, ovunque.
Nudi. Bagnati. Disfatti.
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3. La Vacanza Hard – Dove Regnano Fica, Culo e Cazzo
Tre giorni dopo eravamo su una costa selvaggia del sud. Sabbia fine, villa in pietra, terrazza sul mare. Nessuno attorno. Solo noi. E il bisogno di scopare ancora.
La prima notte fu solo l’inizio.
Lei si mise in posa sul divano di fronte al tramonto:
culo all’insù, fica aperta, dita tra le labbra.
Mi guardò. «Vieni qui. Voglio sentirmelo tutto nel culo, stavolta.»
Non risposi. Le infilai due dita nella fica, bagnata già. Le allargai il culo con la lingua, poi col mio cazzo.
Entrai piano, poi fino in fondo. Lei urlava, rideva, godeva.
«Sì… così… sì… ficcami il cazzo ovunque…»
La sera dopo, sul bordo piscina, la presi da dietro mentre succhiava il mio dito sporco del suo squirt.
La facevo godere con due dita in fica e il cazzo nel culo. Lei stringeva, tremava, si contorceva.
«Michele… mi fai esplodere il cuore…»
E lo fece. Spruzzò ancora. E ancora.
Ci svegliavamo col cazzo duro e la fica umida. Scopavamo ovunque: sulla sdraio, nella doccia, sul lavandino, sul tetto sotto le stelle.
Ogni goccia di sborra era un atto d’amore. Ogni orgasmo un grido di libertà.
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Fine – Rinati nella Carne
Alla fine di quella vacanza, ci guardammo negli occhi, stesi nudi su un letto ancora umido di godimento.
«Mi hai fatto riscoprire chi sono.»
«E tu a me.»
«Non sono solo tua.»
«Lo so.»
«Ma il mio cazzo? Solo tuo.»
«E la tua fica? Solo mia.»
Ci stringemmo forte. La sua fica era ancora calda. Il mio cazzo ancora pronto.
E fu chiaro: non era l’ultima volta. Non lo sarà mai.
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