Alidiana

di
genere
prime esperienze

Titolo: “Caldo bestiale”
Parte 1

Era una di quelle serate d’agosto in cui l’aria è ferma, calda da morire, come se stessi per scioglierti. Tutto il giorno in spiaggia, a guardare il sole sparire sull’acqua, birra in mano, sabbia ovunque addosso. Non pensavo succedesse nulla, poi è arrivata lei.

Alidiana. Nome strano, corpo da peccato. Capelli lunghi, neri, spettinati dal vento, un bikini rosso che le stava addosso come un secondo skin, fatto apposta per farmi impazzire. Nei giorni prima ci eravamo scambiati solo qualche sguardo, qualche sorriso troppo lungo… ma niente di serio. Fino a quella sera.

«Sei sempre così tardi in spiaggia?» mi lanciò, sedendosi accanto a me sul muretto. Le sue cosce sfiorarono le mie. Ero ancora bagnato, lei pure. L’aria bruciava tra noi.

«Solo quando ho buone ragioni,» risposi senza distogliere lo sguardo da quelle labbra lucide, pronte a divorarmi.

Lei rise piano, sfrontata.

«E stavolta ce l’hai?»

Non serviva altro. Le presi la nuca con forza e la baciai. Le sue labbra si spalancarono, fameliche, come se quel momento lo avesse sognato da giorni. Morsi, baci rubati, la voglia che ci consumava. Ci alzammo insieme, senza una parola, e la presi per mano portandola dietro le dune. Il mare si sentiva ma non si vedeva, solo il rumore delle onde a coprire tutto.

Appena soli, mi spinse contro una roccia liscia e si inginocchiò davanti a me.

«Zitto,» sussurrò con quegli occhi scuri che bruciavano di desiderio. Mi sfilò i pantaloni e me lo prese in bocca senza esitare, con fame bestiale. Sentivo la lingua calda che mi lambiva, le mani che mi stringevano il bacino, la testa che scoppiava di piacere.

«Cristo, Alidiana…»

Lei sorrise, con il mio cazzo ancora tra le labbra, e lo fece scorrere su e giù con una voracità che mi stava facendo perdere la testa.

Quando non ce la feci più, la tirai su di scatto, le alzai il bikini e la sollevai contro la roccia. Si strinse a me, calda e bagnata fino all’estremo.

Entrai in lei con un solo colpo, profondo e deciso. Mi stringeva forte, il corpo tutto acceso.

Gemette, graffiandomi la schiena.

«Più forte,» ringhiò.

E io spinsi ancora, duro, senza pietà.



Titolo: “Caldo bestiale”
Parte 2

La tenevo sollevata, le gambe strette attorno alla mia vita, quel culo perfetto che si apriva sotto le mie mani. Ogni colpo era una spinta feroce dentro quel corpo fatto per essere scopato all’aperto, sotto le stelle, con la pelle sudata che scivolava contro la mia.

«Angelo… continua così, cazzo… Cristo…» ansimava vicino al mio orecchio, mordendomi il collo e graffiandomi la schiena come se volesse segnarmi per sempre. Ogni sua parola mi dava fuoco, la sua follia era contagiosa.

Le mani le scivolarono tra le cosce mentre la scopavo senza pietà. Si toccava, affondava le dita sul clitoride, gemiti brevi, veloci, elettrici.

«Sto venendo… non ti fermare…» mi supplicò tirandomi i capelli con forza.

Le strinsi la gola con una mano, mentre continuavo a pomparla con tutta la forza che avevo. Il rumore dei nostri corpi che sbattevano l’uno contro l’altro copriva quello del mare.

Quando venne, urlò nel vento, tutta contratta, come se volesse svuotarmi dentro.

Ma io non avevo ancora finito.

La buttai sulla sabbia calda, a quattro zampe. Quel bikini era ormai solo un ricordo, strappato, sfilato, spostato. Quel culo alto, rotondo, bagnato di sudore e piacere era mio.

Glielo sbattei dentro di nuovo con forza, facendola urlare.

«Ti piace, troia?» ringhiai, mentre le schiaffeggiavo le chiappe, facendole diventare rosse sotto le mie dita.

«Sì… fammi tua… fammi male…»

Le tirai i capelli, le inarcammo la schiena. I capezzoli sfioravano la sabbia, duri a ogni spinta. Una mano sul fianco, l’altra sulla nuca, dentro di lei il mio cazzo pulsava come un animale selvaggio.

«Me lo vuoi succhiare prima che ti vengo in faccia?» ansimai.

Lei si voltò con gli occhi lucidi, le labbra gonfie e bagnate.

«Sì. Vienimi addosso. In bocca. Dove vuoi.»

Mi tirai fuori e lei lo prese subito tra le labbra, succhiando forte, mentre con una mano mi accarezzava le palle e con l’altra si toccava. Bastarono pochi secondi. Sentii la pressione salire, la sua lingua calda, le dita che mi stringevano la base — e poi esplosi.

Gliela riempii in bocca, tanto da farla tossire. Un rivolo le scese sul mento. Lei se lo leccò via col dito e sorrise.

«Domani, stesso posto?» mi chiese, nuda, ancora tremante.

«Domani,» risposi. «E stavolta vengo con una bottiglia d’acqua. Perché tu mi disidrati.»



Titolo: “Caldo bestiale”
Parte 3 – Il culo di Alidiana

Il mare sembrava applaudirci. Il cielo era nero e pieno di stelle, e noi eravamo lì, mezzi nudi, sporchi di sabbia, sudore e voglia. Lei stesa sulla schiena, le gambe spalancate, la bocca ancora lucida della mia sborra, gli occhi accesi come brace.

«Ce l’hai ancora duro?» mi chiese mordendosi il labbro inferiore.

Non risposi. Le presi una caviglia e la tirai verso di me.

«Girati,» le ordinai a voce bassa. «Voglio il tuo culo.»

Obbedì subito. Si mise a quattro zampe, i fianchi oscillavano piano mentre cercava posizione. Le mani affondavano nella sabbia, il culo alto, rotondo, la pelle liscia e tirata, quella fessura stretta che gridava di essere presa.

Mi avvicinai lentamente, le passai un dito tra le chiappe, spingendolo piano sull’anellino che già pulsava. Piccolo, chiuso, ma bastava quel tocco per farla tremare.

«Non sai quanto ho desiderato questo momento,» le sussurrai, sputando sulla mano e cominciando a massaggiarla.
«Preparami bene, Angelo… voglio sentirti dentro… tutto.»

Insistetti con un dito, poi due, lenti, decisi. Il suo respiro si fece affannoso, i gemiti bassi e strozzati. Ogni volta che spingevo un po’ più in profondità, la sentivo cedere, rilassarsi. Il culo si apriva piano, come un fiore che sboccia nella notte.

Quando fu pronta, avvicinai la testa del mio cazzo bagnata contro quel buco che mi implorava.

«Fallo adesso. Spingilo dentro. Voglio sentirti tutto nel culo.»

E lo feci.

Con una spinta lenta ma potente, entrai. La sentii stringermi come una morsa calda. Quel culo mi risucchiava, centimetro dopo centimetro, una sfida e un trionfo.

«Aaaah… sì… Cristo, è grosso…»

La tenni ferma per i fianchi e cominciai a muovermi, piano all’inizio, poi più forte. Ogni colpo era un rumore sordo, carne che sbatte contro carne, il suo corpo che si piegava sotto il mio mentre si mordeva il braccio per non urlare.

Le chiappe sbattevano contro il mio bacino. Ogni affondo la faceva gemere più forte. Le presi i capelli, la tirai su, la baciai mentre la scopavo nel culo senza pietà.

«Sei la troia più bella che abbia mai preso,» le sussurrai nell’orecchio.
«Sì, lo sono… e questo è il mio buco solo per te.»

Il ritmo aumentava, le mani le stringevano i fianchi come manici di una giostra impazzita. Sentivo che stavo per venire di nuovo.

«Voglio che mi riempi il culo, Angelo… vienimi dentro, fammi sentire caldo anche lì…»

Con un ultimo affondo, mi lasciai andare. Sprofondai tutto dentro e venni, lungo e potente, riempiendola fino a sentirla tremare sotto di me. Rimasi fermo, ancora dentro, godendomi le contrazioni del suo sfintere che mi strizzava come se non volesse lasciarmi andare.

Quando uscìi, la mia sborra colò fuori lentamente, calda, bianca, mischiata al suo piacere. Lei si sdraiò sulla sabbia, a pancia in giù, un sorriso soddisfatto sulle labbra.

«Domani… portami pure una bottiglia d’acqua,» disse con voce roca, «ma anche una bottiglia d’olio. Perché questo culo, da ora in poi, è roba tua.»
scritto il
2025-07-02
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