Luca ed Elisa 41° Capitolo
di
Nandostar
genere
incesti
Ludmilla e Joele erano andati ad una cena fuori con amici di famiglia.
Lui aveva una camicia e dei jeans, lei aveva un vestito a tubino con le spalline, un reggiseno a balconcino e le calze nere.
Portava i tacchi.
I capelli erano raccolti con una coda alta.
Joele: “Stasera sei bellissima mamma.”
Ludmilla: “Grazie! Sono felice che tu non mi abbia buttato fuori casa.”
Joele: “Bè, il rapporto tra noi è diverso.”
Ludmilla: “Posso chiederti una cosa?”
Joele: “Cosa?”
Ludmilla: “Sono ancora tua mamma? Mi senti come tale?”
Joele: “Si ed è per questo che quando facciamo l’amore ci metto molta passione. Voglio che tu stia bene e ti senta amata.”
Ludmilla: “Al giorno d’oggi scopare e amare non equivale alla stessa cosa.”
Rimasero in silenzio, mentre Joele mise una mano sopra la coscia sinistra della mamma e la lasciò li.
Ludmilla: “Cosa provi?”
Joele: “Sento ti possederti.”
Ludmilla: “Sono tua? Mi vuoi?”
Joele: “Hai notato che hai i seni più sodi del solito?”
Ludmilla: “Si a dire il vero si ma non so il perchè.”
Joele, salì con la mano un pò e percepì che mamma aveva e autoreggenti.
Joele: “Hai le autoreggenti.”
Ludmilla: “Si.”
Joele: “Vieni con le autoreggenti ad una cena di famiglia?”
Ludmilla: “Alla cena di famiglia c’era il mio maschio però. L’uomo che mi scopa.”
Joele salì ancora con la mano e si intrufolò con la mano tra e gambe.
Ludmilla: “Dai che fai guida.”
Joele era forte e arrivò a stimolare la mamma per bene.
Lei si muoveva sul sedile, ma era legato dalla cintura quindi rimaneva ferma con il pube, mentre il figlio le infilava le dita e si contorceva sul sedile.
Tratteneva i rumori tipici come se qualcuno la sentisse, e guardava il figlio guidare concentrato mentre con le dita le entrava dentro.
Con le mani si era attaccata al polso del figlio, ma lui era forte e non riusciva a farlo uscire.
Dopo un pò Joele smise, mentre Ludmilla grondava di umori.
Ludmilla: “Ti sporco i sedile con i miei umori, tra l’altro sono di pelle.”
Joele era silenzioso.
Arrivati a casa scambiarono qualche parola, ma poi Joele lasciò solo il tempo di andare al bagno a sua madre, poi, dopo essersi spogliato prese Ludmilla
Joele: “Vieni mamma, voglio che domani quando andrai in ufficio tu abbia un sorriso a 32 denti.”
Joele aiutò a spogliare Ludmilla.
Il suo corpo nascondeva bene i suoi anni.
Ludmilla: “Hai visto che tette che ho? Sono durissime.”
Joele: “Sono bellissime.”
Ludmilla: “Le ho avute così quando ho avuto il latte.”
Joele: “Hai il latte anche ora.”
Ludmilla: “Cosa?”
Joele non lasciò parlare la mamma, con la spinta la buttò nel letto, le prese le gambe e gliele piegò in su, e si abbassò a leccarle la figa.
Ludmilla: “Come ho il latte?”
Joele si mise a leccarla per bene, mentre con le mani le teneva le gambe in su e divaricate.
Ludmilla cominciava a sentire piacere, e piegava la testa in avanti per vedere il figlio.
Sentiva il figlio respirare mentre la leccava e sentiva la lingua aprirgli le grandi labbra ed entrare dentro.
Lei si sdraiò ed inarcò la schiena, prendendo la testa del figlio tra le mani.
Joele: “Ti faccio morire stasera.”
Le leccate aumentavano di velocità e Ludmilla cominciò a gemere sempre di più.
Sentiva la lingua di lui cercare di entrare.
Joele si sistemò meglio in modo da esser più comodo.
Ecco la prima ondata di umori e Ludmilla urlò stringendo le lenzuola e muovendo il pube.
Il figlio non smetteva e continuava.
Con le mani prese la mamma dai fianchi e la sollevò un pò e ancora un pò finchè si trovò in ginocchio con la mamma tra le mani ed il pube piantato in bocca.
Ludmilla era sollevata con il busto inclinato e il pube fermo tra le mani del figlio che continuava a leccarla.
Quando Ludmilla esplose di nuovo dal piacere il figlio si fermò e sentì la mamma contorcersi ed urlare cercando una posizione, ma lui era forte rispetto a lei.
Sentiva il pene del figlio durissimo e grosso che le sbatteva sulla schiena.
Ludmilla: “Mettimi giù Joele, mettimi giù non ce la faccio più.”
Joele la fece distendere e continuò a leccarla di brutto.
Joele: “Cosa vuoi?”
Ludmilla: “Essere scopata.”
Joele: “Cosa vuoi?”
Ludmilla: “Voglio essere scopata, non ce la facciò più scopami voglio sentire il tuo cazzo grosso dentro, ho fame.”
Joele la leccò ancora e ancora arrivò a far venire la mamma, che pur avendo le gambe piegate sul torace dal figlio si incurvò in avanti cercando di accarezzare il figlio sulla schiena.
Ludmilla: “Che lingua che hai, che lingua.”
Ludmilla aveva la figa talmente pronta che sentì il figlio indurire la lingua e penetrarla.
DAI RACCONTATEMI COSA PENSATE VOI DEGLI INCESTI? ESISTONO VERAMENTE? PER ME NO! IN PRIVATO ALL’INDIRIZZO: raccontitop@gmail.com
GRAZIE PER AVERMI LETTO.
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Ludmilla: “Posso chiederti una cosa?”
Joele: “Cosa?”
Ludmilla: “Sono ancora tua mamma? Mi senti come tale?”
Joele: “Si ed è per questo che quando facciamo l’amore ci metto molta passione. Voglio che tu stia bene e ti senta amata.”
Ludmilla: “Al giorno d’oggi scopare e amare non equivale alla stessa cosa.”
Rimasero in silenzio, mentre Joele mise una mano sopra la coscia sinistra della mamma e la lasciò li.
Ludmilla: “Cosa provi?”
Joele: “Sento ti possederti.”
Ludmilla: “Sono tua? Mi vuoi?”
Joele: “Hai notato che hai i seni più sodi del solito?”
Ludmilla: “Si a dire il vero si ma non so il perchè.”
Joele, salì con la mano un pò e percepì che mamma aveva e autoreggenti.
Joele: “Hai le autoreggenti.”
Ludmilla: “Si.”
Joele: “Vieni con le autoreggenti ad una cena di famiglia?”
Ludmilla: “Alla cena di famiglia c’era il mio maschio però. L’uomo che mi scopa.”
Joele salì ancora con la mano e si intrufolò con la mano tra e gambe.
Ludmilla: “Dai che fai guida.”
Joele era forte e arrivò a stimolare la mamma per bene.
Lei si muoveva sul sedile, ma era legato dalla cintura quindi rimaneva ferma con il pube, mentre il figlio le infilava le dita e si contorceva sul sedile.
Tratteneva i rumori tipici come se qualcuno la sentisse, e guardava il figlio guidare concentrato mentre con le dita le entrava dentro.
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Dopo un pò Joele smise, mentre Ludmilla grondava di umori.
Ludmilla: “Ti sporco i sedile con i miei umori, tra l’altro sono di pelle.”
Joele era silenzioso.
Arrivati a casa scambiarono qualche parola, ma poi Joele lasciò solo il tempo di andare al bagno a sua madre, poi, dopo essersi spogliato prese Ludmilla
Joele: “Vieni mamma, voglio che domani quando andrai in ufficio tu abbia un sorriso a 32 denti.”
Joele aiutò a spogliare Ludmilla.
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Joele: “Sono bellissime.”
Ludmilla: “Le ho avute così quando ho avuto il latte.”
Joele: “Hai il latte anche ora.”
Ludmilla: “Cosa?”
Joele non lasciò parlare la mamma, con la spinta la buttò nel letto, le prese le gambe e gliele piegò in su, e si abbassò a leccarle la figa.
Ludmilla: “Come ho il latte?”
Joele si mise a leccarla per bene, mentre con le mani le teneva le gambe in su e divaricate.
Ludmilla cominciava a sentire piacere, e piegava la testa in avanti per vedere il figlio.
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Lei si sdraiò ed inarcò la schiena, prendendo la testa del figlio tra le mani.
Joele: “Ti faccio morire stasera.”
Le leccate aumentavano di velocità e Ludmilla cominciò a gemere sempre di più.
Sentiva la lingua di lui cercare di entrare.
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Il figlio non smetteva e continuava.
Con le mani prese la mamma dai fianchi e la sollevò un pò e ancora un pò finchè si trovò in ginocchio con la mamma tra le mani ed il pube piantato in bocca.
Ludmilla era sollevata con il busto inclinato e il pube fermo tra le mani del figlio che continuava a leccarla.
Quando Ludmilla esplose di nuovo dal piacere il figlio si fermò e sentì la mamma contorcersi ed urlare cercando una posizione, ma lui era forte rispetto a lei.
Sentiva il pene del figlio durissimo e grosso che le sbatteva sulla schiena.
Ludmilla: “Mettimi giù Joele, mettimi giù non ce la faccio più.”
Joele la fece distendere e continuò a leccarla di brutto.
Joele: “Cosa vuoi?”
Ludmilla: “Essere scopata.”
Joele: “Cosa vuoi?”
Ludmilla: “Voglio essere scopata, non ce la facciò più scopami voglio sentire il tuo cazzo grosso dentro, ho fame.”
Joele la leccò ancora e ancora arrivò a far venire la mamma, che pur avendo le gambe piegate sul torace dal figlio si incurvò in avanti cercando di accarezzare il figlio sulla schiena.
Ludmilla: “Che lingua che hai, che lingua.”
Ludmilla aveva la figa talmente pronta che sentì il figlio indurire la lingua e penetrarla.
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