Il Piacere di Thaise

di
genere
sentimentali

Un racconto di desiderio, carne e perdizione



Prefazione

Ci sono donne che si ricordano per un sorriso, per un gesto, per un profumo.
E poi c’è Thaise.

Una brasiliana di 32 anni, mulatta dalla pelle calda come il sole di Bahia, i capelli ricci color miele, gli occhi profondi e quella bocca… quella bocca da pompare l’anima, da svuotare ogni pensiero, da leccare fino a dimenticarsi chi si è.

Io sono Angelo, e da quando l’ho incontrata, la mia vita non è stata più la stessa.
Non ho fatto l’amore con Thaise. No.
Ho scopato il peccato.



Il racconto

L’ho vista per la prima volta in un bar di Copacabana.
Era seduta da sola, gambe accavallate, gonna corta, canottiera senza reggiseno.
Beveva una caipirinha, succhiando lentamente la cannuccia, le labbra lucide, lo sguardo addosso a me.

«Te gusta, né?» mi ha detto con un sorriso da puttana consapevole.
Non aspettava una risposta. Voleva che la seguissi.

E io l’ho fatto.

La sua casa era a due isolati, un loft piccolo, pieno di specchi e odore di sesso nell’aria.
Appena chiusa la porta, mi ha baciato con violenza, la lingua dentro la mia bocca, le mani già nei miei jeans.

«Togliti tutto», ha ordinato.

Poi si è inginocchiata. La bocca di Thaise è una cosa che andrebbe venerata.
Mi ha preso in bocca con fame, guardandomi negli occhi, affondando piano, fino a ingoiarlo tutto.
Le sue labbra scivolavano lente, poi veloci, poi si fermavano solo per succhiare la punta e farmi impazzire.

«Assaggia me adesso», ha sussurrato ansimante, sfilandosi la gonna.

Non portava niente sotto. Solo una figa perfetta, liscia, lucida, palpitante.
Le ho aperto le cosce, e lei si è lasciata cadere all’indietro, gemendo già prima che la toccassi.

Leccarla è stato come drogarsi.
Il gusto salato della pelle, il profumo forte, la lingua che scivolava sul clitoride e tra le labbra gonfie.
Thaise si contorceva, gemeva, mi graffiava i capelli, urlava.

«Vai, Angelo… continua… sì… così… fammi venire con la tua lingua…»

E lo fece. Tremò come un animale in estasi, venendo in faccia a me, senza freni.

Ma non bastava.

Si mise a quattro zampe, mi guardò da sopra la spalla con un sorriso maledetto.

«Scopami adesso. Forte.»

Non ho aspettato.
Le sono entrato dentro con una spinta sola.
La sua figa mi ha risucchiato come una bocca calda e viva.
Le mani sui fianchi, i colpi violenti, il suono della pelle contro la pelle, il suo culo che rimbalzava.
Ogni spinta era più profonda, più bagnata, più animale.

«Sì, Angelo! Così! Spaccami! Vienimi dentro! Voglio tutto il tuo sperma, dentro la mia figa!»

L’ho presa con rabbia, mentre lei si veniva ancora.
Poi ho goduto come non mai, svuotandomi dentro di lei, fino all’ultima goccia, ansimando sul suo collo sudato.



Epilogo: Thaise non si dimentica

Il giorno dopo mi svegliai con il suo culo nudo addosso.
Si stava strofinando lentamente, svegliandomi col suo profumo e la sua pelle.

«Lo rifacciamo, amor?» mi sussurrò con la voce roca.

Non servivano parole.
Le affondai un dito, poi un altro. Era già pronta, già calda, già bagnata.
Mi salì sopra, cavalcandomi piano, guardandomi dritto negli occhi mentre si mordeva il labbro.

«Questa figa è tua, Angelo. Solo tua. Ma devi guadagnartela… ogni volta.»

E così fece. Mi cavalcò come una regina, mi scopò come una porca, mi usò come se il mondo finisse quella mattina.

Quando venimmo insieme, urlando i nostri nomi, capii che non ne sarei più uscito.

Thaise non si dimentica.
Thaise si desidera.
Sempre.



Fine
scritto il
2025-06-10
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