“Caterina – Una notte da ingoiare”
di
Angelo B
genere
sentimentali
Lei ha 19 anni. Lui ne ha 60. Un incontro casuale in un bar, uno sguardo troppo lungo, una provocazione accennata. Caterina è giovane, sfacciata, e già padrona dei suoi desideri. Lui è maturo, esperto, e ancora incredibilmente vivo. Una notte sola. Un pompino indimenticabile. Una scopata senza tregua. Nessuna promessa, solo sudore, ingordigia, e pelle. Questo racconto è un viaggio diretto e carnale nel piacere puro, senza freni né futuro — solo presente. Una notte da vivere, da ricordare… e da ingoiare.
Non ero lì per cercare nulla, e forse proprio per questo la trovai.
Caterina aveva 19 anni, e l’età addosso come un profumo pericoloso. La vidi entrare nel locale come una miccia accesa: jeans attillati, top bianco trasparente, niente reggiseno, e una voglia negli occhi che nessuna coetanea sapeva ancora mostrare con quel controllo.
Si sedette vicino a me, ignorando tutti gli sguardi.
“Non sei giovane,” mi disse.
“Nemmeno tu,” le risposi.
Mi sorrise. “Ma io so godere. Tu sai far godere?”
Non risposi. Pagai da bere e la portai fuori. Mi seguì come se l’avesse già deciso.
**
A casa mia durò pochissimo la parte dei vestiti.
Mi spogliò con la furia di chi ha fame. Mi leccava il collo, mi slacciava i pantaloni con i denti, e una volta nudo, si inginocchiò davanti a me con un rispetto animalesco.
Mi prese in bocca senza esitazione, profonda, affamata, sputando e succhiando, sbattendomi contro la gola.
Non cercava tenerezza. Cercava sfogo. Cercava gusto.
Ogni colpo di lingua era una dichiarazione di guerra. Si fermava solo per guardarmi negli occhi e dire:
“Mi senti in fondo?”
E riprendeva, più giù, più bagnata.
Mi venne da stringerle i capelli, tirarle indietro la testa mentre glielo ficcavo giù in gola. Lei godeva di quell’umiliazione. Sbavava, si strozzava leggermente, ma non mollava.
Quando venni, non si fermò. Ingoiò tutto. Mi guardò e si leccò le labbra.
“E ora scopami forte. Come un uomo. Non come un vecchio.”
La gettai sul letto. La girai a pancia in giù e la presi da dietro, tirandole i fianchi contro di me.
Le entravo dentro con forza, le mani che stringevano le sue piccole anche.
Ogni colpo le strappava un gemito.
“Di più… più forte…”
Le afferrai il collo e la piegai indietro, scopandola mentre le sussurravo:
“È questo che volevi, piccola puttana?”
“Sì… usami…”
Ed io obbedii.
Cambiammo posizioni come se il tempo fosse scomparso.
Sopra di me, mi cavalcava impazzita, si torturava i capezzoli da sola mentre gemeva. Poi la presi per le braccia e la portai sopra il tavolo, la sollevai in braccio, la tenni in aria mentre la scopavo duro, i suoi talloni che mi battevano sulla schiena.
Non dormimmo mai.
Alle cinque del mattino si rivestì.
“Sarà solo questa volta, vecchio mio,” disse, mettendosi il top ancora umido.
“Lo so.”
“Ma stanotte… me la ricorderò tra le gambe per anni.”
E se ne andò.
Rimasi nudo sul letto, il corpo ancora scosso dal suo odore, la bocca umida delle sue labbra.
Un ricordo da ingoiare.
Una notte che nessuna giovane o vecchia potrà mai cancellare.
9
voti
voti
valutazione
5.7
5.7
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Sevda – La puttanella di Istanbulracconto sucessivo
“Angelina – Altare Profano”
Commenti dei lettori al racconto erotico