Nicole e Gis – Le bocche dell’immenso piacer
di
Angelo B
genere
orge
“Il peccato, quando è in famiglia, ha un sapore che non ti dimentichi più.
Specie se a servirlo sono tua cognata… e tua nipote.”
I. Il patto
Non avrei mai dovuto entrare in quella stanza.
Ma quando ricevetti il messaggio, scritto a mano, con solo tre parole – “Vieni. È ora.” – capii che qualcosa stava per cambiare.
La stanza era Il Cuore del Culto, il luogo dove ogni iniziazione veniva spinta al limite. Ma io… non ero un novizio qualsiasi.
E soprattutto, dentro mi aspettavano loro.
Gis. La sorella di mia moglie. Donna altera, carnale, con una bellezza matura e predatrice. Mi aveva sempre guardato in silenzio, con quel sorriso da chi sa troppo.
E Nicole. La figlia di mia sorella. Diciannove anni. Seno pieno, sguardo furbo, bocca da tentazione. Venuta dal Brasile sei mesi prima, si era lasciata risucchiare dal culto come se l’aspettasse da sempre.
E io, idiota, avevo fatto finta di non vederlo.
Adesso, però, erano lì. Nude.
Nicole distesa sul divano, le gambe aperte come se non fosse la prima volta. Gis in piedi accanto a lei, con una cintura di cuoio in mano.
“Zio,” sussurrò Nicole, “sei pronto a sporcarti con noi?”
Gis rise piano.
“Non è più tua nipote da un pezzo. L’ho allevata io. Ti ha sempre desiderato. Ma ora… è nostra.”
II. Le bocche
Mi fecero inginocchiare. Gis mi prese il viso tra le mani, mi guardò con occhi accesi.
“Questa notte, ci servi. Niente più ruoli. Solo fame.”
Mi strapparono i vestiti con lentezza. Le dita di Nicole erano veloci, maliziose. Mi sfiorava l’inguine con innocenza teatrale. Gis invece era precisa: voleva che soffrissi, che tremassi prima ancora di cominciare.
Mi stesero sul tappeto rosso. Mi legarono le mani sopra la testa. Nicole salì sopra di me, nuda, sorridente, con i capezzoli duri come pietre.
“Guarda come sono cresciuta, zio…”
Le sue labbra scesero lentamente sul mio petto, sul ventre, poi più giù.
Gis si inginocchiò all’altezza della mia bocca, si spinse dentro con le sue dita, mi costrinse a leccarla mentre Nicole mi prendeva tutto con la sua lingua impudente.
Due bocche. Due donne. Famiglia.
Peccato puro. Inferno dolcissimo.
Quando iniziarono a baciarsi tra loro sopra di me, alternandosi nel prendere e nel dare, nel mordere e nel succhiare, non potevo più pensare.
Nicole godeva gemendo il mio nome, mia nipote trasformata in una succube disinibita.
Gis la dominava, la leccava davanti a me, poi mi guardava e diceva:
“Te la sei persa, ma ora puoi guardare mentre la distruggiamo insieme.”
III. Il fondo
Quando raggiunsi l’orgasmo, Nicole mi guardava negli occhi, le sue labbra intorno a me, gonfie, esagerate.
E Gis sussurrava:
“Non finisce qui. Ora lo beviamo.”
Mi videro svuotarmi, e si divisero il frutto, baciandosi, leccandosi, passandosi quel seme come fosse vino sacro.
Poi… arrivò il rito finale.
Nicole prese un coltello rituale. Mi fece un piccolo taglio sul petto. Lo leccò.
Gis prese il sangue sulla lingua. Poi si inginocchiarono ai miei piedi.
“Ora sei nostro. In eterno. Zio, marito, uomo… qualunque cosa fossi, è finita.”
Mi misero un anello nero all’anulare. Lo chiamavano il sigillo delle bocche.
Solo chi lo riceveva… sapeva cosa significava.
IV. L’epilogo – Il vuoto
Mi svegliai nel mio letto. Nudo. L’anello ancora al dito. Nessuna traccia di loro.
Ma ogni notte… le sento.
Sento Nicole che mi chiama “zio” mentre gode.
Sento Gis che mi ordina di inginocchiarmi.
Sento le loro bocche che mi cercano, dentro ai sogni, nella mente, nel corpo.
E so che torneranno.
Perché ormai, appartengo a loro.
Alle bocche dell’immenso piacere.
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