Laura: figa e culo da perdere la testa
di
Angelo B
genere
prime esperienze
Non avevo ancora recuperato dal giorno prima.
Laura mi aveva fatto venire in gola mentre veniva con la sua bocca piena di me.
Era il nostro gioco ormai.
Ma quella mattina, quando mi svegliai, capii subito che stavolta era diversa.
Laura era nuda. A cavalcioni sul mio ventre. Le tette libere, i capezzoli tesi.
Il viso da porca. Il corpo che urlava solo una cosa: scopami.
«Stai fermo,» mi disse. «Oggi comando io. E oggi mi distruggi la figa. E poi… il culo.»
Il mio cazzo si alzò solo a sentirle parlare.
Lei lo prese in mano, se lo strofinò sulla fessura già bagnata.
Lo guidò dentro.
Lenta. Decisa. Profonda.
Affondò tutta.
Si fermò un attimo. Poi mi guardò negli occhi:
«Hai mai sentito una figa così stretta? Così calda? Così viva?»
No. Mai.
Laura iniziò a muoversi.
Oscenamente. Selvaggiamente.
Le mani sulle mie spalle, le unghie che scavavano.
Si cavalcava il mio cazzo con foga, ansimando, godendo, urlando.
«Mi apri, Artur… mi spacchi, porco… più forte, fammi tremare!»
La figa di Laura era un vortice.
Calda, stretta, affamata.
Scivolava su di me come se fosse lubrificata col desiderio.
Ogni spinta un colpo di pistola.
Poi scese. Mi leccò il cazzo ancora sporco del suo stesso godere.
«Ora mi spacchi il culo.»
Si girò. Si mise in ginocchio. Il culo perfetto, tondo, sodo.
Lo aprì con le mani.
Me lo offrì.
«Guardalo. Te lo sto dando. Solo a te. Fammi urlare.»
Lubrificai appena con la mia saliva e con i suoi stessi liquidi.
La punta entrò.
Lei tremò.
Poi spinse indietro da sola.
Mi trovai dentro quel culo teso, stretto come una morsa.
Un paradiso proibito.
Un inferno perfetto.
«Scopami così, Artur. Fammi tua. Fammi male.»
E la scopai.
Nel culo. A fondo. Senza pietà.
Le prendevo i fianchi, la piegavo, la afferravo per i capelli.
«Sì! Sì! Sì! Così! Sto venendo anche col culo pieno!»
Il suo orgasmo fu bestiale. Tremava, bagnava il pavimento, mi stringeva dentro.
Io le venni dentro il culo. Tutto. Profondo.
E lei non si mosse.
Rimase lì.
A quattro zampe.
Sporca. Soddisfatta.
Con la figa che gocciolava e il culo che pulsava.
Si girò.
Se lo leccò via da sola.
Poi si stese accanto a me, sfinita e felice.
«Sei l’unico che mi prende così. Non ho più figa. Non ho più culo. Ho solo te.»
⸻
Finale epocale.
Figa devastata.
Culo conquistato.
Bocca distrutta.
E Laura, la tua rovina più bella.
Laura mi aveva fatto venire in gola mentre veniva con la sua bocca piena di me.
Era il nostro gioco ormai.
Ma quella mattina, quando mi svegliai, capii subito che stavolta era diversa.
Laura era nuda. A cavalcioni sul mio ventre. Le tette libere, i capezzoli tesi.
Il viso da porca. Il corpo che urlava solo una cosa: scopami.
«Stai fermo,» mi disse. «Oggi comando io. E oggi mi distruggi la figa. E poi… il culo.»
Il mio cazzo si alzò solo a sentirle parlare.
Lei lo prese in mano, se lo strofinò sulla fessura già bagnata.
Lo guidò dentro.
Lenta. Decisa. Profonda.
Affondò tutta.
Si fermò un attimo. Poi mi guardò negli occhi:
«Hai mai sentito una figa così stretta? Così calda? Così viva?»
No. Mai.
Laura iniziò a muoversi.
Oscenamente. Selvaggiamente.
Le mani sulle mie spalle, le unghie che scavavano.
Si cavalcava il mio cazzo con foga, ansimando, godendo, urlando.
«Mi apri, Artur… mi spacchi, porco… più forte, fammi tremare!»
La figa di Laura era un vortice.
Calda, stretta, affamata.
Scivolava su di me come se fosse lubrificata col desiderio.
Ogni spinta un colpo di pistola.
Poi scese. Mi leccò il cazzo ancora sporco del suo stesso godere.
«Ora mi spacchi il culo.»
Si girò. Si mise in ginocchio. Il culo perfetto, tondo, sodo.
Lo aprì con le mani.
Me lo offrì.
«Guardalo. Te lo sto dando. Solo a te. Fammi urlare.»
Lubrificai appena con la mia saliva e con i suoi stessi liquidi.
La punta entrò.
Lei tremò.
Poi spinse indietro da sola.
Mi trovai dentro quel culo teso, stretto come una morsa.
Un paradiso proibito.
Un inferno perfetto.
«Scopami così, Artur. Fammi tua. Fammi male.»
E la scopai.
Nel culo. A fondo. Senza pietà.
Le prendevo i fianchi, la piegavo, la afferravo per i capelli.
«Sì! Sì! Sì! Così! Sto venendo anche col culo pieno!»
Il suo orgasmo fu bestiale. Tremava, bagnava il pavimento, mi stringeva dentro.
Io le venni dentro il culo. Tutto. Profondo.
E lei non si mosse.
Rimase lì.
A quattro zampe.
Sporca. Soddisfatta.
Con la figa che gocciolava e il culo che pulsava.
Si girò.
Se lo leccò via da sola.
Poi si stese accanto a me, sfinita e felice.
«Sei l’unico che mi prende così. Non ho più figa. Non ho più culo. Ho solo te.»
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Finale epocale.
Figa devastata.
Culo conquistato.
Bocca distrutta.
E Laura, la tua rovina più bella.
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