Meg e Jack - La cena

Scritto da , il 2022-01-24, genere etero

Una cena, un approccio positivo al cibo ed al vino sono le prime sensazioni che una donna trasmette ad un uomo, soprattutto al primo incontro. Forse è per questo che i prospettici amanti, di una notte o di un lungo periodo, si approcciano principalmente dinanzi ad una tavola imbandita e condita delle migliori intenzioni.
Certo, anche il vino ha il suo posto essenziale nella danza che si va a determinare: un rosso corposo, è sinonimo di meditazione e ricercatezza di sensazioni, di voglia di essere sé stessi e presenti; sicché un bianco, secco e senza aromi di frutta, del sottobosco o di agrumi, è sintomo di spensieratezza e della ricerca di nessuna compromissione, ricerca del godimento nel senso assoluto.
Questa è solo la premessa della cena che immagino. Ma un attimo, torniamo indietro ai motivi che hanno scatenato questa riflessione.
Meg, è una donna, un vulcano di sensazioni pronta ad esplodere se stimolata nei modi giusti e che la fanno vibrare e tendere come la corda di un cello. Meg, è considerevolmente attraente, un corpo sinuoso, un seno ben fatto, un culo alto e duro, due gambe slanciate ma soprattutto è una mente.
Jack, è un uomo, bramoso di sensazioni, pronto a scoprire e godere della vita, del sesso, delle donne ed a sperimentare la realizzazione delle sue fantasie, dei suoi desideri. Jack, però, ha bisogno di trovare la giusta musa, l’ispirazione e la vena di follia che lo alimenti, per fuggire dalla routine quotidiana, incastonato nel suo fisico normale ed attraente, un po' brizzolato.
Ecco, questi sono i personaggi di un sogno, di un desiderio che si materializza, alla fine di questo gennaio 2022, dopo che i due duellanti si sono conosciuti on line, un po' causa la pandemia, un po' perché siamo ormai una società digitalizzata, molto perché il caso ha voluto così; e quando ci si mette il destino c’è poco da fare, tutto scorre come lui vuole.
Distanze, si certo, ci sono distanze: una è al nord l’altro è al sud, entrambi in grandi città caotiche e piene di stimoli, ma loro si sono trovati nel mondo digitale, dove sono assenti gli odori e la chimica e ci si può affidare solo alle parole.
Le parole, appunto, sono il fulcro di questa storia, di questo racconto, che si evolve sillaba dopo sillaba, passando per molti argomenti e producendo una miriade di sensazioni bidirezionali.
Entrambi hanno immaginato di andare a cena insieme, in realtà Jack avrebbe voluto forzare i tempi e raggiungerla dopo soli tre giorni di chat, smanioso di sentire il calore e il sapore di Meg nel frangente di assaggiare una tartare di carne condita con ovuli, ginepro e salvia, unta di olio e glassa di balsamo, il tutto innaffiato da vino… (e da qui in poi cambia il punto di vista della narrazione).
Ci siamo percepiti, e questo ti ha portato ad accettare l’invito a cena in occasione di un mio viaggio di lavoro nella tua città. Sei arrivata al rendez vous con puntualità, con il tuo piumino nero, da cui si scorgeva una gonna lunga al ginocchio, di colore scuro, stivaletti, calze ricamate; io sono jeans, camicia bianca e pull over blu a V, con una giacca bohemiens beige, scarpe sportive.
Appuntamento per un aperitivo veloce, tu un calice di bollicine ed io un negroni, in attesa che si faccia ora per il nostro tavolo.
Toglie il piumino e solo allora scorgo che indossi una canotta di lycra nera, aderente, da cui spunta il pizzo del reggiseno a bralette e su una giacca di demì tailleur abbinata alla gonna ma di colore in contrasto sul verde con risvolto del bavero nero.
È ora andiamo al ristorante, carino ed accogliente, vicino ad un fiume. Mi hai detto che preferiresti bere un bianco freddo ghiacciato, uno Chablis; sicché ti immagino con il calice colmo nelle giuste proporzioni mentre lo porti alle labbra e mi guardi negli occhi. I tuoi sono luminosi, nell’angolo scorgo una scintilla, una luce e so che dopo i nostri discorsi in mail e chat è luce di lussuria, di voglia.
Prendo il mio calice, e sorseggio un po' di questo nettare, nella speranza che faccia il suo effetto, che sciolga presto i nostri animi, anche se so che non ce ne sarà bisogno, ci siamo già intesi, capiti compresi, percepiti.
La cena scorre veloce, come se il tempo non avesse regole, il cameriere è sempre pronto a riempire i calici, anche per il timore che dopo potremmo aver freddo all’esterno. Finiamo cosi come abbiamo iniziato sempre guardandoci negli occhi, mentre più volte ti sfioro la mano calda.
Mi sento liquida, morbida, in attesa. Comincio a tamburellare con le dita, come faccio sempre quando sono impaziente di qualcosa. In un momento mi dimentico di essere in un locale pubblico con te. Guardo la tua mano, quella che sta sfiorando la mia. Abbasso la testa e guardandoti negli occhi - decisa, controllata - sfioro le tue dita con le labbra. Tu mi lasci fare, non riesci a staccare gli occhi dai miei. Ci stiamo quasi dimenticando che ci sono persone attorno a noi. Ho un unico desiderio: sedermi in braccio a te, ma non te lo dico. Forse lo immagini e lo desideri anche tu.
Ci alziamo e usciamo dal locale, decidiamo per una passeggiata lungo la strada che costeggia il fiume, la direzione è la stessa del tuo appartamento e del mio hotel. Ti stringo a me per una spalla, più per proteggerti dal freddo che per altri fini, ma il movimento è inevitabile che ci porti viso a viso per un bacio profondo e umido. È una danza, le lingua si aggrovigliano, si avvolgono l’un per l’altra, sono umide, sono voraci e determinate, mentre tu sei poggiata alla ringhiera dove ti schiaccio, noncurante che tu possa percepire la mia erezione.
“Devo fare la pipì”
Sì hai capito bene. Non posso aspettare di arrivare in un luogo chiuso, appartato. Devo fare la pipì adesso. Ti vedo un po’ imbarazzato, perché siamo per strada e hai capito benissimo che il mio non è un bisogno fisiologico, ma la voglia di essere guardata da te oscena, senza freni, con le gambe aperte e lo sguardo fisso.
Mi baci e mi porti in un vicoletto. Mi guardi diversamente, anche il tono della tua voce è cambiato. In modo risoluto, che però non riesce a nascondere la tua eccitazione, mi dici di accovacciarmi e di fare la pipì. Mi metto giù. Tu sei in piedi davanti a me. Ho le gambe aperte, mi lascio andare continuando a guardarti. Tu ti allontani per vedere meglio questa donna che è venuta a cena con te e che adesso sta pisciando per strada come una cagna. Guardi tutto. Non resisti. Ti avvicini. Sei davanti a me accovacciato, mentre continuo a fare la pipì sento la tua mano. Sono eccitata e tu sai bene che adesso è difficile controllarmi.
Mi penetri con le dita, sempre più forte mentre mi baci. Continuo a schizzare piena di piacere, senza controllo.
Per un attimo ci stacchiamo e ci guardiamo, un ultimo bacio e con un cenno degli occhi senza parlare capisci che ti voglio portare nel mio hotel, non fai resistenza perché lo vuoi anche tu. Arriviamo alla reception, prendo la chiave e ci avviamo all’ascensore.
Entriamo, mano nella mano, entrambi consapevoli che una volta chiuse le porte scorrevoli è l’inizio di ciò che ci siamo promessi. Ti poni davanti a me, questa volta sei tu che mi baci e mi schiacci contro la parete della cabina e poggi il tuo monte di venere sulla mia erezione, non prima di aver aperto il piumino per consentire una migliore adesione dei corpi.
Mi tieni la testa con le due mani, mentre io con la destra ti cingo la vita e con la sinistra esploro il tuo seno ed i tuoi capezzoli che sembrano voler bucare la stoffa, soffermandoci con le dita e stringendoli. Mugoli nella mia bocca. Terzo piano siamo arrivati, la stanza è a pochi metri, ma noi ci arriviamo baciandoci ed indietreggiando piano piano per non cadere.
Apro la porta, con non poche difficoltà, ti spingo dentro e richiudo con un piede, non voglio staccarmi da te. Ti faccio scivolare il piumino e mi levo la giacca, ti stringo e esploro il tuo corpo da sopra i vestiti. Ti stringo il culo e ti sollevo poggiandoti sullo schienale del divano.
Ti levo la giacca, la canotta e ti sfilo la gonna, lasciandoti con la bralette e le calze, ricamate, aperte dietro e avanti e scopro che sei senza mutandine. Non resisto e mi tuffo con la bocca tra le tue gambe, le allargo, schiudo la tua fica con le dita e mi tuffo dentro con la lingua, prima leccando il clitoride, poi scendo a bagnare le grandi e piccole labbra, sei liscia con un piccolo ciuffo.
Non ho freni, ti mangio la fica e te la scopo con la lingua fino e dentro, e mentre colano saliva e umori, con un dito ti accarezzo il fiore dell’ano, così da bagnarlo e preparalo al dito che, dopo poco, inesorabile ti inserisco dentro. Mugoli, ti dimeni, sei un fiume in piena di piacere mentre il mio unico scopo è occuparmi del tuo orgasmo e sentire il tuo sapore nella mia bocca.
Non voglio che controlli il tuo piacere, non voglio che resisti, voglio che ti lasci andare al più animalesco vibrare. Dopo alcuni minuti di questo trattamento, vieni, come una fontana, mi bagni il viso ed io succhio avidamente mentre ti levo le due dita che nel frattempo di tenevo nel culo.
Percepisco il tuo stato di benessere e di volerne ancora e così, senza che tu me lo chieda mi spoglio anche io, lasciandoti solo con le calze e gli stivaletti. Ti prendo per un braccio ti giro e ti faccio sedere sul divano, mi metto davanti a te poggio la mia mano sulla tua nuca e tu senza esitazioni mi prendi tutto il cazzo in bocca, in profondità, al primo affondo. Ti sorreggi con le mani ai miei fianchi, per farne entrare il più possibile. Ti stacchi e inizi a giocarci con la lingua, facendoci colare abbondate saliva che con una mano spalmi sulle palle e sul mio ano.
Accarezzi il mio buco con le tue dita unte della tua saliva, mentre continui un pompino profondo e bagnato, alternato a leccate alla cappella e alle palle, che a volte ti soffermi a succhiare. Sono in preda ad un sogno, ho gli spasmi, sento che questo trattamento mi farà durare poco. Leggo nei tuoi occhi che è quello che vuoi, bere di me, così ti impegni il più possibile per farmi capitolare.
È un attimo, una frazione di secondo, in cui il mio cazzo pulsa e ti riempie la bocca, più schizza e più lo tieni dentro per non perdere niente. In tutto questo turbinio, hai inserito un tuo dito nel mio culo, massaggiandomi dall’interno, aumentando l’eiaculazione. Dopo alcuni interminabili secondi, sono stremato, mi per ora svuotato e cado seduto al tuo fianco dove ti bacio e ci passiamo i nostri umori.
Restiamo così per un po', tra un bacio, una carezza, e un sorso di bollicine che abbiamo aperto subito dopo. Mentre sorseggi il tuo calice, con l’altra mano mi prendi il cazzo in mano ed inizi una lenta sega, ed in pochi minuti sono di nuovo duro per te.
Sei ancora un lago e tutta bagnata, decidi che è il momento di osare, di andare avanti, di proseguire la danza. Lasci il mio cazzo, ti alzi, ti metti di fronte a me e ti giri e ti siedi di schiena su di me, puntandolo sotto alle tue gambe il cazzo direttamente al buco del culo. Con un sol colpo ti impali, lasci che il tuo corpo si abitui per pochi istanti ed inizi la danza, facendolo entrare sempre più in profondità sino a che le mie palle non sbattono contro di te.
Con una mano mi porto sul tuo clitoride e inizio a sfregarlo, a muoverlo in modo circolare, poi su e giu e destra e sinistra. Inserisco, quindi, due dita dentro e ti scopo la fica con forza, mentre tu continui ad incularti con forza.
Ti fermi, levi il cazzo dal culo, ti giri e sali sopra di me e te lo metti in fica, iniziando una cavalcata forsennata, facendolo entrare tutto, per poi farlo uscire e calandoti sopra con forza. Ti stringo i capezzoli con le dita mentre tu continui la tua danza, li torturo, li mordo, li stringo.
Adesso tieni tutto il cazzo dentro e fai avanti e indietro, sei vicina all’orgasmo, vai sempre più veloce, vuoi il tuo piacere, vuoi godere a tutti i costi, sei forsennata, mi chiedi di spingere dentro più forte che posso. Andiamo avanti ancora per un po' e poi, senza che neanche ci sia bisogno di dirlo, arriviamo insieme, mentre sono dentro di te e ti riempio tutta.
Siamo stremati, un po' stanchi, ma appagati. Ci sdraiamo sul divano io dietro dite e ti cingo la vita con un braccio. Passano una ventina di minuti. Ti sei un po' assopita. Ti sveglio dolcemente con un bacio sul collo, mentre il mio cazzo ancora un po' duro è in mezzo al solco del culo.
Ti faccio alzare, ti prendo per mano e ti propongo di fare una doccia insieme. Andiamo in bagno, entriamo in doccia e ci insaponiamo a vicenda, ma ho una voglia, te lo scritto, te l’ho detto al telefono.
Si, voglio la tua pioggia dorata sul cazzo. Acconsenti a patto che sia reciproco. E, così, insieme ci bagnamo i sessi in modo completo e interminabile. Questo riaccende la voglia in piedi, in un attimo ti giro faccia alla parete e sotto lo scroscio della doccia ti scopo ancora una volta sia in fica che in culo, che ti riempio della mia sborra mentre tu urli il tuo piacere e veniamo un'altra volta insieme….
So che lo hai letto … ed hai inserito il tuo punto di vista

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