Come succhia Laura, non succhia nessuna
di
Angelo B
genere
prime esperienze
Racconto erotico completo – estremo, viscerale, definitivo)
⸻
Laura stava seduta sul divano, le gambe distese, il culo nudo e perfetto poggiato sulla pelle calda.
Aveva solo diciannove anni, ma mi guardava con quegli occhi da dannata, sfrontata, come se fossi già suo.
Quel mezzo sorriso sulle labbra sapeva di sfida. Di voglia.
Io ero Artur. Più grande. Più esperto. Più debole davanti a lei.
«Dai,» mi disse, «spogliati. Fammi vedere quanto mi vuoi.»
Non c’era affetto in quelle parole. Solo comando.
Mi alzai, mi tolsi i pantaloni. Il cazzo era già duro, in piedi per lei.
Laura si leccò le labbra, scivolò in ginocchio davanti a me.
Senza vergogna. Senza freni.
«Adesso stai fermo. E lasci fare a me.»
Mi prese in mano con dolcezza feroce.
La lingua iniziò a giocare con la punta, poi lungo tutta la lunghezza.
Lenta, decisa.
Poi affondò.
Tutto in bocca. Fino in fondo.
Nessuna esitazione.
Nessun limite.
La sua gola si apriva, la saliva colava, i suoi occhi mi fissavano mentre si strozzava volontariamente sul mio cazzo. Tossiva, ma godeva.
«Ti piace?» mi ringhiava tra un affondo e l’altro. «Sto diventando la tua puttana da bocca.»
Faceva quei rumori sporchi, veri.
Mi sbavava addosso, lo stringeva, lo schiaffeggiava sulle labbra e poi se lo riprendeva in gola.
Io tremavo.
Era perfetta.
Quando stavo per venire, Laura si tirò indietro, bocca aperta, lingua fuori:
«Sporcami. Dove vuoi. Fammi tua.»
Le presi la testa e la tenni ferma mentre le venivo in gola.
Lei non si mosse. Ingoiò tutto.
Poi si leccò le labbra e mi guardò come se non bastasse:
«E domani… te lo risucchio meglio.»
⸻
Il giorno dopo
Mi svegliai con lei già in ginocchio accanto al letto. Nuda. Sorridente. Perversa.
«Oggi voglio venire mentre ti succhio,» mi disse Laura, decisa.
Mi fece scivolare il lenzuolo di dosso.
Il mio cazzo si sollevò, pronto.
Lei lo baciò, lo annusò, lo accarezzò con la lingua.
Poi se lo prese in bocca. Tutto. Di nuovo.
Come fosse il suo unico bisogno.
Ma stavolta c’era di più.
Si mise comoda, le gambe divaricate.
Una mano sulla mia asta. L’altra… sulla sua figa.
Le dita dentro.
E la bocca che si muoveva.
Succhiava mentre si toccava.
Godeva mentre mi guardava.
Mi faceva impazzire mentre gemeva con il cazzo in gola.
«Sto venendo… sto venendo con la bocca piena…»
I suoi occhi si riempirono di lacrime, la saliva colava giù, e le gambe le tremavano.
Le dita accelerate. Il cazzo ancora più fondo.
Gola e figa. Bocca e clitoride.
Laura venne.
Con la mia carne in gola.
Con la lingua che premeva, con il mio sapore sulla lingua.
Un orgasmo intero. Sporco. Violento. Reale.
E io?
Le esplosi in bocca nello stesso istante.
Un orgasmo doppio. Unito.
Lei ingoiò. Senza muoversi. Senza chiudere gli occhi.
Poi si sdraiò accanto a me.
Le cosce inzuppate.
La bocca sporca.
Il sorriso stampato.
E disse solo:
«Domani vengo tre volte. Solo con la lingua. Solo con te, Artur.»
⸻
Fine… o inizio.
Perché con la bocca di Laura…
non si smette mai.
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Laura stava seduta sul divano, le gambe distese, il culo nudo e perfetto poggiato sulla pelle calda.
Aveva solo diciannove anni, ma mi guardava con quegli occhi da dannata, sfrontata, come se fossi già suo.
Quel mezzo sorriso sulle labbra sapeva di sfida. Di voglia.
Io ero Artur. Più grande. Più esperto. Più debole davanti a lei.
«Dai,» mi disse, «spogliati. Fammi vedere quanto mi vuoi.»
Non c’era affetto in quelle parole. Solo comando.
Mi alzai, mi tolsi i pantaloni. Il cazzo era già duro, in piedi per lei.
Laura si leccò le labbra, scivolò in ginocchio davanti a me.
Senza vergogna. Senza freni.
«Adesso stai fermo. E lasci fare a me.»
Mi prese in mano con dolcezza feroce.
La lingua iniziò a giocare con la punta, poi lungo tutta la lunghezza.
Lenta, decisa.
Poi affondò.
Tutto in bocca. Fino in fondo.
Nessuna esitazione.
Nessun limite.
La sua gola si apriva, la saliva colava, i suoi occhi mi fissavano mentre si strozzava volontariamente sul mio cazzo. Tossiva, ma godeva.
«Ti piace?» mi ringhiava tra un affondo e l’altro. «Sto diventando la tua puttana da bocca.»
Faceva quei rumori sporchi, veri.
Mi sbavava addosso, lo stringeva, lo schiaffeggiava sulle labbra e poi se lo riprendeva in gola.
Io tremavo.
Era perfetta.
Quando stavo per venire, Laura si tirò indietro, bocca aperta, lingua fuori:
«Sporcami. Dove vuoi. Fammi tua.»
Le presi la testa e la tenni ferma mentre le venivo in gola.
Lei non si mosse. Ingoiò tutto.
Poi si leccò le labbra e mi guardò come se non bastasse:
«E domani… te lo risucchio meglio.»
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Il giorno dopo
Mi svegliai con lei già in ginocchio accanto al letto. Nuda. Sorridente. Perversa.
«Oggi voglio venire mentre ti succhio,» mi disse Laura, decisa.
Mi fece scivolare il lenzuolo di dosso.
Il mio cazzo si sollevò, pronto.
Lei lo baciò, lo annusò, lo accarezzò con la lingua.
Poi se lo prese in bocca. Tutto. Di nuovo.
Come fosse il suo unico bisogno.
Ma stavolta c’era di più.
Si mise comoda, le gambe divaricate.
Una mano sulla mia asta. L’altra… sulla sua figa.
Le dita dentro.
E la bocca che si muoveva.
Succhiava mentre si toccava.
Godeva mentre mi guardava.
Mi faceva impazzire mentre gemeva con il cazzo in gola.
«Sto venendo… sto venendo con la bocca piena…»
I suoi occhi si riempirono di lacrime, la saliva colava giù, e le gambe le tremavano.
Le dita accelerate. Il cazzo ancora più fondo.
Gola e figa. Bocca e clitoride.
Laura venne.
Con la mia carne in gola.
Con la lingua che premeva, con il mio sapore sulla lingua.
Un orgasmo intero. Sporco. Violento. Reale.
E io?
Le esplosi in bocca nello stesso istante.
Un orgasmo doppio. Unito.
Lei ingoiò. Senza muoversi. Senza chiudere gli occhi.
Poi si sdraiò accanto a me.
Le cosce inzuppate.
La bocca sporca.
Il sorriso stampato.
E disse solo:
«Domani vengo tre volte. Solo con la lingua. Solo con te, Artur.»
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Fine… o inizio.
Perché con la bocca di Laura…
non si smette mai.
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