Estasi improvvisa
di
Inchiostronero77
genere
etero
Mi infilo di soppiatto e silenziosamente nel bagno riservato alle signore.
Ludmilla è di spalle alla porta. Piegata su lavello si guarda da vicino allo specchio accarezzando le labbra con la punta sagomata di un rossetto scarlatto.
Il contatto tra la pelle e la cremosa consistenza del cosmetico tende la carnosa morbidezza ed ogni tocco è come la pennellata di un artista che da forma alle sue più intime fantasie.
Mi affascina come certi particolari apparentemente futili possano attirare l’attenzione facendoci perdere per qualche istante la visione d’insieme.
L’abito che segue le linee sinuose del suo corpo sembra essere intessuto con i fili della notte ed è attraversato dall’alto al basso da una lunga cerniera che luccica come una cometa argentata che sfreccia nel firmamento.
Le calze di seta cingono le gambe salendo come fumo di Londra al di là dell’orlo del vestito, li dove la fantasia compensa ciò che lo sguardo non può raggiungere.
La mano libera è adagiata sui glutei in una posa naturale ed erotica. L’immagine di quelle dita lunghe e affusolate si insinuano nei miei pensieri dandomi la sensazione di poter stringere con delicata ma decisa sensualità il mio desiderio che già cresce come il respiro che gonfia il mio petto. In silenzio accompagno la porta alle mie spalle chiudendo il resto del mondo al di là della soglia.
Il suono ovattato della porta che incontra lo stipite attira la sua attenzione.
Ludmilla mi mette a fuoco guardando la mia silhouette attraverso il riflesso dello specchio che occupa buona parte della parete sopra i lavabi. La sua bocca, dietro il rossetto che ancora sfiora le labbra, si schiude in un sorriso complice. L’espressione del suo viso è calma e non c’è il minimo turbamento o stupore per l’impropria presenza di un uomo in un luogo che le consuetudini sociali definirebbero quanto meno inopportuna.
Sono lì dove Ludmilla mi vuole, il suo sorriso ne è la silenziosa conferma, il suo sguardo è una forza attrattiva a cui non so e non voglio resistere.
All’improvviso la piccola stanza non è più una toilette ma il camerino di una diva che si prepara a interpretare il suo ruolo da protagonista in uno spettacolo che un commediografo si appresta a scrivere seguendo l’impulso del momento, senza traccia se non quella dell’istinto e del desiderio.
Mi incammino verso di lei con passo leggero attento a non fare nulla che possa incrinare quella strana ed eccitante atmosfera che riempie l’aria di crepitante energia sensuale.
Il rossetto scivola tra le sue dita, la mano corre sulla gola lasciando che il sorriso si rifletta libero nello specchio.
Ludmilla mi guarda mentre colmo in un paio di passi la distanza che ci separa. Il suo sguardo è felino, attento ad ogni particolare, quasi predatorio. L’espressione del viso è un piacevole mix tra divertito e provocante.
Le cingo i fianchi con le mani. Il contatto è morbido e la stoffa dell’abito mi trasmette una piacevole sensazione di calore che si irradia dal suo corpo.
I nostri sguardi si incrociano attraverso lo specchio. Un intrigante sfumatura le colora le guance di un ardore ancora acerbo ma pronto ad esplodere in tutta la sua conturbante energia. Le parole sono superflue, il copione è scritto sulla pelle.
Ludmilla è diva e palco nello stesso istante. Le mie mani corrono dai fianchi alla schiena fino a lambire con le dita la cerniera che divide a metà l’abito, confine labile tra desiderio e passione.
Accompagno la lampo verso il basso. Il sipario delle meraviglie si schiude davanti a me mostrando l’assenza. Dal collo al coccige nulla separa il mio turbato desiderio dall’oggetto delle mie ossessioni, nessun accessorio a rallentare l’audacia. Il palco è nudo fatta eccezione per la seta che fascia le cosce. Le calze dall’alto bordo di pizzo sono drappi sontuosi che adornano di futile vanità le colonne doriche su cui svetta il tempio del piacere.
Subito uno scroscio di baci omaggia la diva. Le carezze scivolano sulla pelle nuda come rose gettate dalla folla sul palco. Ludmilla si inchina raccogliendo l’entusiasmo crescente del suo unico spettatore.
Dalla platea osservo lo spettacolo e nel buio abbacinante della ragione, libero il desiderio.
Il lavabo ora è un leggio a cui la diva si aggrappa per contrapporsi e sostenere l’enfasi dello spettatore che, come in una commedia pirandelliana, diventa esso stesso protagonista.
Le mie parole sono sibili di concupiscenza che penetrano a fondo nella mente accarezzando i lobi con le labbra e i denti. La diva, come la più abile delle costumiste, mi fa indossare l’abito di scena prima di concedermi l’onore del palco.
È un tripudio di trombe, un martellare di percussioni, è un canto a stento soffocato in una mano. Il morso confonde il piacere con il dolore rendendoli indissolubili ed indistinguibili nella purezza che solo le sensazioni forti sanno regalare.
Danziamo insieme l’uno perso nell’altra. Lo specchio ci restituisce l’immagine riflessa dei nostri visi stravolti, a un passo dall’estasi mentre i nostri fiati caldi creano aloni di lussuria sulla superficie liscia ed intonsa. Schiocchi di mani sono gli applausi che sanciscono le iperboli della passione. Suoni rotondi e liquidi salgono dal centro della scena insieme ai vapori inebrianti provocati da un ardore scarlatto e sfrenato.
Il piacere giunge improvviso, intenso, spasmodico tra gemiti e parole vibranti di oscenità che amplificano l’apoteosi di un orgasmo selvaggio.
La commedia è giunta al termine e mentre l’astante scivola via dal palco reso sdrucciolevole da cotanta passione, la diva si ricompone celando la conturbante femminilità dietro il sipario fatto di notte e di argento.
Ludmilla ravviva appena il rossetto davanti allo specchio e prima di lasciarmi solo in quella che ora è tornata ad essere una semplice toilette per signore mi sfiora le labbra con le sue regalandomi il suo sapore e una frase che è già nuova ossessione nella mia mente.
Ludmilla è di spalle alla porta. Piegata su lavello si guarda da vicino allo specchio accarezzando le labbra con la punta sagomata di un rossetto scarlatto.
Il contatto tra la pelle e la cremosa consistenza del cosmetico tende la carnosa morbidezza ed ogni tocco è come la pennellata di un artista che da forma alle sue più intime fantasie.
Mi affascina come certi particolari apparentemente futili possano attirare l’attenzione facendoci perdere per qualche istante la visione d’insieme.
L’abito che segue le linee sinuose del suo corpo sembra essere intessuto con i fili della notte ed è attraversato dall’alto al basso da una lunga cerniera che luccica come una cometa argentata che sfreccia nel firmamento.
Le calze di seta cingono le gambe salendo come fumo di Londra al di là dell’orlo del vestito, li dove la fantasia compensa ciò che lo sguardo non può raggiungere.
La mano libera è adagiata sui glutei in una posa naturale ed erotica. L’immagine di quelle dita lunghe e affusolate si insinuano nei miei pensieri dandomi la sensazione di poter stringere con delicata ma decisa sensualità il mio desiderio che già cresce come il respiro che gonfia il mio petto. In silenzio accompagno la porta alle mie spalle chiudendo il resto del mondo al di là della soglia.
Il suono ovattato della porta che incontra lo stipite attira la sua attenzione.
Ludmilla mi mette a fuoco guardando la mia silhouette attraverso il riflesso dello specchio che occupa buona parte della parete sopra i lavabi. La sua bocca, dietro il rossetto che ancora sfiora le labbra, si schiude in un sorriso complice. L’espressione del suo viso è calma e non c’è il minimo turbamento o stupore per l’impropria presenza di un uomo in un luogo che le consuetudini sociali definirebbero quanto meno inopportuna.
Sono lì dove Ludmilla mi vuole, il suo sorriso ne è la silenziosa conferma, il suo sguardo è una forza attrattiva a cui non so e non voglio resistere.
All’improvviso la piccola stanza non è più una toilette ma il camerino di una diva che si prepara a interpretare il suo ruolo da protagonista in uno spettacolo che un commediografo si appresta a scrivere seguendo l’impulso del momento, senza traccia se non quella dell’istinto e del desiderio.
Mi incammino verso di lei con passo leggero attento a non fare nulla che possa incrinare quella strana ed eccitante atmosfera che riempie l’aria di crepitante energia sensuale.
Il rossetto scivola tra le sue dita, la mano corre sulla gola lasciando che il sorriso si rifletta libero nello specchio.
Ludmilla mi guarda mentre colmo in un paio di passi la distanza che ci separa. Il suo sguardo è felino, attento ad ogni particolare, quasi predatorio. L’espressione del viso è un piacevole mix tra divertito e provocante.
Le cingo i fianchi con le mani. Il contatto è morbido e la stoffa dell’abito mi trasmette una piacevole sensazione di calore che si irradia dal suo corpo.
I nostri sguardi si incrociano attraverso lo specchio. Un intrigante sfumatura le colora le guance di un ardore ancora acerbo ma pronto ad esplodere in tutta la sua conturbante energia. Le parole sono superflue, il copione è scritto sulla pelle.
Ludmilla è diva e palco nello stesso istante. Le mie mani corrono dai fianchi alla schiena fino a lambire con le dita la cerniera che divide a metà l’abito, confine labile tra desiderio e passione.
Accompagno la lampo verso il basso. Il sipario delle meraviglie si schiude davanti a me mostrando l’assenza. Dal collo al coccige nulla separa il mio turbato desiderio dall’oggetto delle mie ossessioni, nessun accessorio a rallentare l’audacia. Il palco è nudo fatta eccezione per la seta che fascia le cosce. Le calze dall’alto bordo di pizzo sono drappi sontuosi che adornano di futile vanità le colonne doriche su cui svetta il tempio del piacere.
Subito uno scroscio di baci omaggia la diva. Le carezze scivolano sulla pelle nuda come rose gettate dalla folla sul palco. Ludmilla si inchina raccogliendo l’entusiasmo crescente del suo unico spettatore.
Dalla platea osservo lo spettacolo e nel buio abbacinante della ragione, libero il desiderio.
Il lavabo ora è un leggio a cui la diva si aggrappa per contrapporsi e sostenere l’enfasi dello spettatore che, come in una commedia pirandelliana, diventa esso stesso protagonista.
Le mie parole sono sibili di concupiscenza che penetrano a fondo nella mente accarezzando i lobi con le labbra e i denti. La diva, come la più abile delle costumiste, mi fa indossare l’abito di scena prima di concedermi l’onore del palco.
È un tripudio di trombe, un martellare di percussioni, è un canto a stento soffocato in una mano. Il morso confonde il piacere con il dolore rendendoli indissolubili ed indistinguibili nella purezza che solo le sensazioni forti sanno regalare.
Danziamo insieme l’uno perso nell’altra. Lo specchio ci restituisce l’immagine riflessa dei nostri visi stravolti, a un passo dall’estasi mentre i nostri fiati caldi creano aloni di lussuria sulla superficie liscia ed intonsa. Schiocchi di mani sono gli applausi che sanciscono le iperboli della passione. Suoni rotondi e liquidi salgono dal centro della scena insieme ai vapori inebrianti provocati da un ardore scarlatto e sfrenato.
Il piacere giunge improvviso, intenso, spasmodico tra gemiti e parole vibranti di oscenità che amplificano l’apoteosi di un orgasmo selvaggio.
La commedia è giunta al termine e mentre l’astante scivola via dal palco reso sdrucciolevole da cotanta passione, la diva si ricompone celando la conturbante femminilità dietro il sipario fatto di notte e di argento.
Ludmilla ravviva appena il rossetto davanti allo specchio e prima di lasciarmi solo in quella che ora è tornata ad essere una semplice toilette per signore mi sfiora le labbra con le sue regalandomi il suo sapore e una frase che è già nuova ossessione nella mia mente.
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