Onde Proibite
di
Angelo B
genere
tradimenti
Prefazione
Ci sono estati che ti segnano. Giornate che restano impresse come bruciature sulla pelle. E poi ci sono notti… notti in cui tutto si mescola: il sale, il sudore, il desiderio. Questa è la storia di una vacanza rubata. Di un amore clandestino che si è fatto carne e fuoco sulla sabbia calda di luglio. Io sono Antonio. Lei, Sara. Moglie di un altro. Ma solo mio, quando il sole tramonta e il mare tace.
⸻
Capitolo unico: Onde Proibite
Era tardi pomeriggio. La spiaggia era quasi deserta, il vento accarezzava le dune e le cicale tacevano per lasciare spazio al fruscio del mare. Sara camminava davanti a me, il pareo trasparente che lasciava intuire il suo costume bianco incollato alla pelle bagnata. Ogni passo era una promessa, ogni sguardo l’anticipo di un incendio.
Ci eravamo dati appuntamento in quella caletta isolata, nascosta tra gli scogli. Una fuga da tutto: dai mariti, dalle mogli, dai sensi di colpa. Eravamo solo noi e quel desiderio mai sazio.
Quando si voltò verso di me, i suoi occhi brillavano.
«Qui non ci troverà nessuno» sussurrò, lasciando cadere il pareo ai piedi.
Io non risposi. Mi avvicinai, la afferrai per la vita e la baciai come se non avessi più tempo. Le nostre lingue si intrecciarono con urgenza, le mani esploravano avidamente. Il costume scivolò in un attimo. Lei rimase nuda, il seno pieno e vivo sotto le mie dita, i capezzoli duri, vogliosi.
«Fammi tua, Antonio. Qui. Adesso.»
La distesi sulla sabbia, le gambe aperte come un dono, il corpo pronto a ricevermi. Le leccai lentamente il ventre, poi giù, fino a quel centro caldo e umido che già tremava. Le mie dita affondarono dentro di lei mentre la lingua danzava sul suo clitoride. Sara gemeva forte, incurante del mondo.
«Sì, così… non fermarti… voglio venire in bocca tua…»
E lo fece. Sussultando. Urlando il mio nome. Labbra sporche di sabbia e sapore di lei. Ma non era finita. Io ero duro come pietra, affamato di quel corpo.
La girai a quattro zampe, i fianchi nelle mie mani, il mio cazzo che affondava con forza.
«Oh sì… Dio… sei dentro… così profondo…»
Il rumore delle onde accompagnava il ritmo dei nostri corpi.
La scopavo senza freni, le tiravo i capelli, la mordevo sulle spalle.
Lei si offriva tutta, gridava, si contorceva.
«Sono tua… solo tua… scopami come non ha mai fatto lui…»
Venimmo insieme. Forti. Sudati. Appiccicati. In quel momento non c’erano anelli, né promesse tradite. Solo il mare, i nostri corpi e la consapevolezza che ci saremmo rifatti ancora. E ancora.
⸻
Epilogo
Ogni anno torno in quella spiaggia. A volte da solo, a volte sperando di rivederla. Non so se ama ancora suo marito. So solo che quella settimana fu nostra. E ogni granello di sabbia che porto a casa tra le dita dei piedi mi parla ancora di lei. Di Sara. Di un amore proibito. Di onde che nessuna marea potrà mai cancellare.
Ci sono estati che ti segnano. Giornate che restano impresse come bruciature sulla pelle. E poi ci sono notti… notti in cui tutto si mescola: il sale, il sudore, il desiderio. Questa è la storia di una vacanza rubata. Di un amore clandestino che si è fatto carne e fuoco sulla sabbia calda di luglio. Io sono Antonio. Lei, Sara. Moglie di un altro. Ma solo mio, quando il sole tramonta e il mare tace.
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Capitolo unico: Onde Proibite
Era tardi pomeriggio. La spiaggia era quasi deserta, il vento accarezzava le dune e le cicale tacevano per lasciare spazio al fruscio del mare. Sara camminava davanti a me, il pareo trasparente che lasciava intuire il suo costume bianco incollato alla pelle bagnata. Ogni passo era una promessa, ogni sguardo l’anticipo di un incendio.
Ci eravamo dati appuntamento in quella caletta isolata, nascosta tra gli scogli. Una fuga da tutto: dai mariti, dalle mogli, dai sensi di colpa. Eravamo solo noi e quel desiderio mai sazio.
Quando si voltò verso di me, i suoi occhi brillavano.
«Qui non ci troverà nessuno» sussurrò, lasciando cadere il pareo ai piedi.
Io non risposi. Mi avvicinai, la afferrai per la vita e la baciai come se non avessi più tempo. Le nostre lingue si intrecciarono con urgenza, le mani esploravano avidamente. Il costume scivolò in un attimo. Lei rimase nuda, il seno pieno e vivo sotto le mie dita, i capezzoli duri, vogliosi.
«Fammi tua, Antonio. Qui. Adesso.»
La distesi sulla sabbia, le gambe aperte come un dono, il corpo pronto a ricevermi. Le leccai lentamente il ventre, poi giù, fino a quel centro caldo e umido che già tremava. Le mie dita affondarono dentro di lei mentre la lingua danzava sul suo clitoride. Sara gemeva forte, incurante del mondo.
«Sì, così… non fermarti… voglio venire in bocca tua…»
E lo fece. Sussultando. Urlando il mio nome. Labbra sporche di sabbia e sapore di lei. Ma non era finita. Io ero duro come pietra, affamato di quel corpo.
La girai a quattro zampe, i fianchi nelle mie mani, il mio cazzo che affondava con forza.
«Oh sì… Dio… sei dentro… così profondo…»
Il rumore delle onde accompagnava il ritmo dei nostri corpi.
La scopavo senza freni, le tiravo i capelli, la mordevo sulle spalle.
Lei si offriva tutta, gridava, si contorceva.
«Sono tua… solo tua… scopami come non ha mai fatto lui…»
Venimmo insieme. Forti. Sudati. Appiccicati. In quel momento non c’erano anelli, né promesse tradite. Solo il mare, i nostri corpi e la consapevolezza che ci saremmo rifatti ancora. E ancora.
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Epilogo
Ogni anno torno in quella spiaggia. A volte da solo, a volte sperando di rivederla. Non so se ama ancora suo marito. So solo che quella settimana fu nostra. E ogni granello di sabbia che porto a casa tra le dita dei piedi mi parla ancora di lei. Di Sara. Di un amore proibito. Di onde che nessuna marea potrà mai cancellare.
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