Lo yukata 浴衣

di
genere
saffico

Lo yukata 浴衣

Flying Kitty mi si presenta, del tutto a sorpresa, vestita in abito tradizionale giapponese.
Il colore indaco, base fondamentale del cotone che avvolge le sue forme, concede tregua e sfogo allo sguardo in infiorescenze che, accennate ai suoi piedi, crescono e si sviluppano lungo le sue cosce per esplodere dalla sua vita intorno al suo seno e alle sue spalle.
Fiori semplici dai colori pastello che sfiorano il rosa per maturare in fucsia saturo.
Il lembo sinistro scivola sul destro per scoprire l'insenatura tra i suoi seni.
Collo lungo e chiaro tra i virtuosismi cromatici della fresca vestaglia da bagno, la mia donna irraggia in un sorriso luminoso. Quegli occhi sorridenti e dolci, le iridi di colori autunnali e le sopracciglia curate.
Ma sotto al collo l'occhio viene rapito e ipnotizzato sull'accenno del suo seno che occhieggia furtivo dai lembi dello yukata.
Solo una minuscola piega, quel tanto per far intendere che sotto l'indumento la donna è nuda.
Solo per offrire e promettere, per mostrare e nascondere.
Quel tanto che basta per suggerire e svelare, eppure subito rinchiudere e celare.
Seno ostentato e non nascosto, un invito che è una torturante ossessione.
Mi sento risucchiata come da un buco nero, i miei vestiti mi si strappano di dosso per venire divorati dalla tua forza di attrazione. Il mio corpo verso il tuo si protende in un vortice gravitazionale cui non posso e non voglio resistere.
Il centro di una galassia attorno cui si alternano freddi colori profondi e vivaci guizzi di petali in calde tentazioni.
Capelli morbidi come la coda di una volpe, miele fatato e seta di mogano, le scivolano su una spalla costellando si asimmetrie le prospettive di un quadro magistralmente composto.

E tu, bellissima, tu con quel viso, quegli occhi e quel sorriso.
Il seno che si propone e si nasconde.
Tu, oggetto dei mie desideri, delle mie passioni, della mia eccitazione.
Tu, causa e inizio e termine degli umori che mi inumidiscono il nido tra le gambe.
Tu che mi inchiodi allo schermo, che manovri le mie mani perchè io mi tocchi desiderandoti, venerandoti, piangendo finchè ancora non tornerai tra le mie braccia.
E io condannata a scriverti il mio desiderio per te, per i tuoi baci e le tue carezze, per il canto melodioso della tua voce, per il cinguettio dei tuoi occhi mentre mi guardi che ti osservo.
Io, a sublimare i miei sogni su di te, schiava di una tastiera e di una passione cui non mi è possibile resistere.
Su di te si scriveranno racconti e non saranno abbastanza.
I poeti inventeranno nuove elegie.
Quanto ti desidero.
Quanto ti penso.
Una donna affacciata alla finestra, alza lo sguardo verso il cielo in cerca di una scia di stelle.
Una traccia che solchi i cieli e che le narri una dolce nenia in cui lasciarsi cullare.
Alza gli occhi e abbassa una mano.
Si infila tra le pieghe del suo yukata e tra le pieghe del suo corpo.
Vestita in abiti tradizionali giapponesi per te, che ti vesti secondo la mia cultura per onorarmi e vezzeggiarmi.
Seduzione di sguardi, ricami di corpi.
La scollatura generosa sul tuo seno che mi chiama e mi si offre.
Mi sfioro e mi penetro.
La soffice carezza del cotone stimola i miei capezzoli mentre chiudo gli occhi e penso che sia tu a violare i cancelli a guardia del mio giardino più segreto.
di
scritto il
2022-11-11
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