Jessica

Scritto da , il 2022-07-15, genere saffico

La discoteca era piena come sempre, io guardavo dall'alto della balconata e vedevo questa massa informe muoversi in qua e in là, in su e in giù.

Come sempre davo giusto un'occhiata e se mi piaceva ciò che vedevo mi ci tuffavo anche io, altrimenti mi rintanavo nel mio ufficio; oggi era una giornata no, avevo litigato con tutti e quindi decisi che mi ci voleva una distrazione.

Tornai nel mio ufficio e posai sulla scrivania il tumbler oramai vuoto del mio solito gin tonic, poi aperto l'armadietto alle mie spalle guardai i pochi vestiti che conteneva.

Ne scelsi uno corto in lamé scuro, nuda lo indossai poi presi sandali tacco nove e indossati anche quelli decisi che potevo andare, aperta una porta secondaria scesi per una scaletta e passata un'altra porta fui nella bolgia.

L'ora non era delle migliori, il pomeriggio è il momento peggiore per me quello di ragazzi poco più che maggiorenni, vengono a scegliersi una ragazza per la serata e ragazze anche più piccole in cerca di avventura, insomma una fauna non per me, ma in quella bolgia avrei sicuramente trovata qualche preda.

Mi feci largo fino al bancone dove feci un cenno a Giada e questa conoscendomi mi preparò al volo un altro gin tonic.

Col bicchiere in mano guardavo la massa mobile dal basso questa volta, vidi le quattro "ragazze immagine" in alto sulle loro postazioni che si agitavano a suon di musica, i tre dj sparavano pezzi sensa sosta, insomma tutto girava per il meglio.

Bevvi quasi d'un fiato, poi mi buttai nell'agone alla ricerca della mia battaglia.

Ballavo con le braccia alzate, muovevo il mio corpo snello e la mia chioma bionda, ragazzini mi di facevano sotto ma a me non interessavano, poi il troppo bere fece il suo effetto e andai verso i bagni.

Mi si aprì lo scenario sul solito mondo che ben conoscevo d'altronde erano 25 anni che frequentavo quegli ambienti, ed ora vedere ragazze che si rinfrescavano nel bagno degli uomini mi fece solo ridere, poi i soliti maschi che scappavano frettolosamente senza neppure lavarsi le mani.

Andai in quello delle donne e lì la situazione non era diversa, solo niente maschi, strano, comunque scelsi un cesso rimasto aperto mi tirai su il vestito e orinai.

Mentre ero ancora in quella posizione mi si aprì la porta; appunto mentale per la manutenzione, riparare le serrature delle porte dei bagni, il cervello in modalità imprenditrice non stacca mai, neppure di fronte alla ragazza che mi si parava ora di fronte.

Scusa mi fa, fa nulla risposi, ho finito e in quella presi della carta igienica per darmi una pulita, lei mi guardava ancora ed io indugiai un poco nel mio armeggiare mentre lei guardava senza distogliere lo sguardo.

Ebbene? Ti interessa ciò che vedi? Dissi alla ragazza, un tipo decisamente dark, ma bellina davvero col suo viso da bambolina nonostante il trucco scuro; ebbene nulla, mi piace guardare, mi fece lei.

Ah quindi vieni nei bagni per osservare, le risposi evitando di usare la parola "guardare", intanto avevo rimesso giù il vestito e tirata l'acqua; sì mi fa, mi diverte.

Bene pensai, di umanità ogni giorno ne vedo parecchia ma questa non mi era ancora capitata. E non ti dà disturbo di vedere cosa si fa nei bagni? Nessun disturbo, anzi mi diverto a vedere come fanno pipì o fanno sesso tra loro, sto studiando.

Oh ma tra le tante assurdità questa non mi era davvero mai capitata, c'è sempre da imparare, dico più che altro a me stessa; e senti, le chiedo, nei bagni dei maschi vai mai?

Qualche volta, ma poco perché mi fanno schifo, bè sì, rispondo, ma non è che qui siano più puliti, lei mi guarda poi sorride con quella sua bocca a cuore e mi fa sì con la testa, poi aggiunge, in effetti parlerei col titolare per dirgliene quattro.

La titolare, dico io, sì chiunque sia non importa il sesso, io sorrido e poi le dico che l'ha appena fatto; mi guarda in modo sbalordito, al che mi rendo conto che devo aggiungere qualcosa a mia scusante.

Vedi, tu hai ragione però devi capire che c'è tanta gente e sono troppo frequentati per fare una pulizia continua, siamo costretti a farla solo a locale chiuso o se capita quando c'è pochissima gente; lei mi guarda dubbiosa poi annuisce con la testa.

Io mi rendo conto solo ora che tutto questo dialogo surreale è avvenuto nel cubicolo del cesso, quindi decido di uscire, fuori ci guardano uscire in due da lì, io me ne frego altamente sono avvezza ad uscite del genere da lungo tempo, la ragazza anche la vedo muoversi come a suo agio.

Mentre mi lavo le mani la osservo bene, alta più di me e magra ma non anoressica, al contrario direi che fa palestra; lunghe gambe fasciate da calze a rete autoreggenti rotte qui e là che finiscono dentro a due scarponcini tenuti slacciati, sopra una mini skirt nera a coprire il tanto e sopra ancora un cortissimo top rosa con scollo all'americana, collare d'ordinanza con scritto baby, lunghi capelli neri lasciati liberi di cadere sulle spalle, proprio un bel tipino, avrà vent'anni o giù di lì e visto che non mi molla decido di insistere.

Senti, le dico, ti va di bere qualcosa? Mi fa sì con la testa mentre si asciuga le mani così usciamo per dirigerci al bar, lì faccio cenno ad Antonio che subito si avvicina; un gin tonic per me e tu cosa prendi?

Va bene anche per me; a proposito io mi chiamo Lucrezia e tu? Jennifer mi fa, ah pensavo baby dico ridendo, e lei toccandosi il collare mi dice che è il regalo di un'amica.

Beviamo e parliamo, non posso fare a meno di chiederle se cerca un lavoro poi fa un movimento con le gambe per scendere e noto l'ennesimo tatuaggio direttamente sul monte di venere, dove noto un 666 in caratteri gotici, e mi va quasi traverso il gin tonic, quindi decido di osare anch'io e apro le gambe scendendo dal trespolo ma non so se lo sguardo arriva fin lì, dato che il mio vestito è più lungo del suo.

Comunque ci buttiamo un po' a ballare e per una volta non so che fare, cioè vorrei portarla di sopra ma la piega che ha preso tutta la faccenda è strana, lei è strana, comunque mi piace la tipa e vorrei portarmela su, quindi la guardo negli occhi e scopro che anche lei mi guarda, le sorrido e lei mi sorride, mi sento scema e no non lo so se anche lei si sente così ma ad un certo punto mi dice che le piaccio, il mio sorriso si allarga e le dico che anche a me lei piace.

E quindi, le dico, vuoi rimanere qui a ballare o cosa vuoi fare? Andiamo di sopra mi fa e prendendomi una mano mi tira verso le scale, io non posso che seguirla e mentre saliamo le scale non faccio che ammirare il suo culo nudo, cazzo mi dico, questa non è solo un sogno di ragazza ma è pure più disinibita di me.

Salite sulla balaustra le chiedo se le va bene qui o vuole proseguire, lei mi sorride ed io lo prendo per un sì, così la prendo per una mano e la porto in ufficio dove finalmente si può anche parlare essendo insonorizzato.

Appena chiusa la porta mi sento toccare la spalla, mi giro e mi ritrovo il suo viso ad un centimetro dal mio, poi appoggia quelle sue labbra carnose alle mie, vorrei anche un lingua in bocca a questo punto e ci starebbe ma no mi scivola fino ad un orecchio e mi dice se le è piaciuto lo spettacolo sulle scale.

Cazzo sì le dico, hai un fisico incredibile e sei disinibita come piace a me; ah sì e allora prendimi le chiappe con le mani e senti come sono tosta.

Raga che ve devo da dì, come dite a Roma, io non ci ho visto più ed è partito il lingua in bocca.

Toccavo quelle chiappe davvero toste, poi lei mi avviluppa la vita con le sue gambe e si sostiene attaccata a me, così avvinghiate la portò in giro per la stanza fino a incontrare la scrivania dove la deposito, è ora che vorrei avere anche il cazzo ma pare che la natura ha disposto diversamente quindi mi invento qualcosa.

Intanto faccio scivolare giù il vestito restando completamente nuda, wow mi fa lei, a me fai wow ma ti sei vista te, sei uno schianto, poi si toglie il top rivelando due tette da urlo, dure e con due capezzoli irti a cui non puoi dire di no, e tutti pensieri osceni che ho in mente mi passano davanti come in film porno, vorrei mangiarli e invece ci passo su la lingua sbavando poi con le dita li stringo quel tanto da vedere i suoi occhi chiudersi.

Mi chino e alzandole la balza della corta gonnellina le ammiro quel miracolo della natura chiamata figa.

Mi tuffo anche lì, non capisco più nulla, sbavo pure lì, la inzuppo di saliva mentre sento che stanno sbocciando i fiori, il mio e il suo.

Mi inzuppo due dita infilandole nella mia figa che cola da un bel po' voglia di sesso, e poi le tuffo nella sua, liquido che cola sulle mie mani, ma quanto ne secerne mi bagna la mano, lo lecco è salato mi piace.

Stiamo un po' così, fino a quando le mie ginocchia posate sul pavimento iniziano a farmi male, lei ansima, mi dice frasi sconnesse ma soprattutto si muove, ruota il bacino che quasi cade dal tavolo, mi piace questa ragazza da tutta se stessa è un'ancella votata al dio del sesso.

Sesso, cinque lettere, sostantivo di genere maschile, nostro signore a cui è quasi impossibile sottrarsi a meno di impegnarsi in intensi e dolorosi sacrifici, potrei rinunciare a tante cose o forse no, ma al sesso non rinuncerei mai.

Smetto di torturarla e lei mi guarda come una bimba a cui hanno tolto un giocattolo gradito, le sussurro aspetta, poi apro un cassetto della scrivania su cui è sopra e prendo un plug, lei fa tanto d'occhi è contenta credo, lo ungo con la crema lubrificante e poi lo adagio al suo buchino posteriore, lei comprende al volo e si gira facilitandomi il compito in realtà più facile del previsto, la ragazza è avvezza a quanto pare ed ora quel suo culo meraviglioso è impreziosito da un gioiello verde, mi piace, mi tocco guardandolo, tutto è sesso ed erotismo, anche guardare e assaporare con gli occhi una statua di carne.

Dal cassetto dei giochi estraggo uno strapon glielo faccio vedere e lei fa sì con la testa, lo indosso contenta ora posso scoparmela anche se è un surrogato d'amore, prendo anche l'ovetto vibrante, ungo tutti e due poi accendo l'ovetto e me lo infilò nel culo, chiudo gli occhi per assaporare le sensazioni che mi dà, poi presa come da follia immergo nella figa fradicia della ragazza il fallo di plastica.

Sto ferma due o tre secondi poi muovo il bacino sempre più sinuosamente, non parlo, voglio sentire i suoi lamenti di godimento poesia per il mio cervello devastato dall'estasi sessuale, mi muovo in avanti e indietro, prima lentamente poi con più velocità ma sempre stando attenta a non farle male a non andare a scatti, lei mugola, mi parla, io non capisco più niente.

L'ovetto che ho nel culo fa il suo, ho scosse continue che dal culo mi salgono al cervello attraverso la schiena, i capezzoli gonfi mi fanno male, penso ai suoi e a come vorrei morderli, poi sbrocco letteralmente, inizio a scoparla di brutto, lei si lamenta, io non ne ne accorgo.

Vengo e sono una fontana, mi sfilo da lei e sono in ginocchio davanti al monumento del suo culo esposto, con quel fiore verde che oscenamente lo guarnisce, lecco la sua figa, spero di non averle fatto male, macché gode con un urlo strozzato e mi inonda il viso.

Wow, ora lo dico io, siamo sedute nude sulle poltrone, io ho una gamba su un bracciolo e oscenamente ostento la mia nudità voglio che mi guardi, lei sta riprendendo fiato, le chiedo se vuole qualcosa, una sigaretta mi dice, gliela porgo accesa, mi sorride e mi dice grazie.

Prego, poi si tocca e sente il plug, io le dico che se le piace può tenerlo, le ancora una volta mi dice grazie poi si alza e si rimette il top rosa, si dà una rassettata alla gonnellina, io penso dio come deve essere fantastico guardarla salire le scale ora con quel plug infilato nel culo, poi lei mi sorride, apre la porta e mi lascia sola, io sospiro pensando al prossimo gin tonic che mi farò.

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Questo è un racconto di fantasia, i nomi dei protagonisti sono tutti inventati tranne il mio, ma devo aggiungere che non sono neppure proprietaria di una discoteca, ne lo sono mai stata.

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