Succede per caso

Scritto da , il 2021-10-10, genere sentimentali




Da qualche tempo non riesco più a sopportare la luce troppo intensa. Porto sempre degli occhiali da sole. Li tolgo alzandoli sulla testa solo quando sono costretto, se devo parlare con qualcuno ad esempio. Sono continuamente circondato da volti di donne. Corpi che si stringono in amplessi continui e osceni. Labbra sottili, sorrisi enigmatici e indecifrabili. Bocche aperte dal desiderio o coperte di sperma. A volte sono vere e proprie scene animate. Allora abbasso gli occhiali e riesco a non perdere il controllo. Non ricordo chi ha detto che possiamo ascoltare la voce degli altri con le orecchie, ma la nostra possiamo sentirla soltanto con la gola.

- Quando lo rifacciamo? Hai una passera che mi manda al manicomio. C. A. -
- Stronzo, ti ho detto che ho ancora il coprifuoco alle nove, come cazzo faccio a passare tutta la notte in albergo? E poi quelli fino a quando pensi che se la bevano la storia della figlia? Lucky_Star -
- Ma che ti frega? Senti... esci sempre a cavallo? C. A. -
- Tutti i pomeriggi, mi stanno venendo degli adduttori da paura. Quella tua cazzo di birra, la prossima volta te la stappo con la fica. Lucky_Star -
- Preferirei usarla in un altro modo. C. A. -
- Se mi beccano succede un casino, ti ammazzano. Lucky _Star -
- Di qualcosa bisogna pur morire, ma poi non mi avevi detto che ormai sei praticamente maggiorenne? C. A. -
- Lo vedi che sei uno stronzo, io ti ho detto che il prossimo anno finisco le medie. Lucky_Star -

- Che cazzo sarebbe quella roba? Pasticcina -
- Niente fatti i cazzi tuoi. È per un’amica C. A. -
- E perché non se la fa spedire a casa sua? Pasticcina -
- Perché non può, rompipalle. C. A. -
- Ma davvero? E la taglia così piccola? A chi la racconti? Pasticcina -
- Ma che ne sai? È spesso fuori per lavoro, non avrebbe mai il coraggio di andarla a ritirare al deposito. C. A. -
- Ed è per questa instancabile lavoratrice di cazzi che sei sparito? Pasticcina -
- Aveva bisogno di una mano per una cosa...C. A. -
- ...ho voglia di essere frustata. Perché non passi di qui. Sono settimane che non ci vediamo. Pasticcina -
- Senti, puoi mettere nel pacco anche una manciata di quei preservativi alla frutta? C. A. -
- Finocchio. Pasticcina -

Sulla chat non ho faticato molto a rimorchiarne un paio. Vederli andare fuori di testa quando gli davo buca mi faceva sentire strana. Come se fossi improvvisamente diventata capace di plasmare tante piccole bamboline voodoo con cui mi divertivo a giocare al gatto col topo. Dopo qualche ora, ho fatto una pausa per masturbarmi e prendere qualche foto da caricare sul profilo. All'inizio ho seguito i consigli della tizia che gestiva il sito, poi mi sono lasciata andare e ho lasciato anche il volto, senza nasconderlo con gli stratagemmi che mi aveva suggerito, in fondo non è poi così semplice riuscire a riconoscere una persona da una foto. La luce può fare strani scherzi. Ho bevuto un sorso di birra, poi l'ho lasciata colare dalla bocca. È scesa lungo il corpo, lasciandosi dietro una scia di brividi. Ne ho versato un altro po' sulla pancia, la schiuma ha raggiunto in fretta le mutandine rosa inzuppandole fino a renderle trasparenti. Ho infilato dentro due dita e ho premuto il pulsante per scattare. Dopo sono uscita a cavallo.

- Per chi è il costumino?
Io non ci entro e Jenny ha le tette troppo grosse per infilarselo. C_Ca -
- Non vi ci affezionate, è solo in transito. Hai visto se ha messo nel pacco anche i preservativi alla frutta? Quelli profumati con i frutti disegnati sulla confezione. C. A. -
- Dentro, oltre al costume ci sono solo due finocchi freschi. C_Ca -
- Che stronza. C. A. -
- Quelli di sicuro sono per te. C_Ca -

A metà del sentiero ho sentito una vampata di calore in mezzo alle gambe. Ogni volta che montavo in sella, pensavo a tutte quelle volgarità che la gente dice sulle donne e il sesso. Doveva essere il fatto di stare a gambe aperte. Quasi sempre subito dopo dovevo fermarmi per masturbarmi. Ho imboccato un sentiero poco battuto, i rami erano troppo bassi, facevo fatica a passarci in mezzo. Ho dovuto spingere Marguerite più volte sui fianchi per convincerla a continuare. Dopo quasi un'ora abbiamo raggiunto un rudere di mattoni rossi, al centro di una piccola radura. Doveva essere una specie di chiesa abbandonata, un oratorio forse. Il tetto era crollato, restava soltanto un arco di mattoni a tagliare trasversalmente la navata. Ho legato Marguerite ad un albero con il fusto sottile e sono entrata. L'odore di muffa ha scatenato una strana reazione chimica tra le tempie, ormai sentivo le mutandine inzupparsi. Le pareti al suo interno erano ricoperte da una patina verdastra simile alla melma delle paludi. Ho lasciato i vestiti sull'ingresso prima di continuare verso la cella al fondo dell'abside. La muffa ricopriva anche il pavimento, ho calpestato una pozza viscida e scivolosa e per poco non sono venuta. Sembrava di camminare su un tappeto soffice. La luce del giorno stava lentamente lasciando il posto alla penombra della sera. La calura estiva alzava un piacevole profumo di bosco, un odore dolciastro e penetrante simile a quello dello sperma. Quando mi sono voltata per appoggiarmi alla parete mi sono accorta della Luna piena, stava attraversando il cielo seguendo la traiettoria dell'arco in mattoni, una stella incredibilmente luminosa giaceva ai suoi piedi. Ho infilato dentro le dita e ho cominciato a massaggiarmi la fica. Un liquido tiepido e appiccicoso stava colando lungo le cosce. Le dita sono scivolate dentro tutte insieme. Appena ho chiuso gli occhi sono precipitata in un vortice di piacere, è stato come trovarsi nell'occhio di un ciclone. Un vento caldo mi ha accarezzato la pelle, mani invisibili scorrevano sul mio corpo, toccandomi ovunque.
Stavo varcando il confine sottile di una dimensione parallela guidata da una visione perversa. Sono stata condotta al centro dell'oratorio e fatta sdraiare su una grossa roccia, piatta e liscia. Uomini nascosti nella penombra spiavano il mio corpo, mentre ero ancora intenta a masturbarmi. Poi hanno cominciato a scoparmi, sentivo il loro cazzo tra le gambe e in bocca, il loro sperma schizzava sul viso e sul corpo. Mi gonfiava la bocca fino a traboccare dalle labbra. Sono salita sopra uno di loro per farmi scopare nel culo mentre cercavo gli altri con le mani. Alcuni mi guidavano verso il loro cazzo afferrandomi dietro la nuca. Non ricordo quante volte mi abbiano fatta venire, so solo che mi sono limitata ad ubbidire ai miei sensi travolti dal desiderio. Quando mi sono ripresa da questa allucinazione era notte fonda. Marguerite nitriva nervosamente dopo avermi attesa per ore legata fuori dell'oratorio. Superato il panico che mi ha assalito, non appena mi sono resa conto di essere rimasta fuori troppo a lungo, mi sono lanciata verso l'uscita, raccogliendo i vestiti al volo. La luce della Luna era talmente intensa che riuscivo a vedere come se fosse pieno giorno. Raggiunto l'ingresso mi sono di nuovo bloccata, il panico mi ha fatta vacillare ancora. Marguerite era stranamente agitata, non soltanto per essere rimasta sola tanto a lungo. Un lupo gigantesco dal manto grigio, mi fissava con le fauci spalancate dall'alto di un masso, a pochi metri dall'oratorio. Un occhio azzurro scintillante nel buio della notte di luna piena, l'altro era martoriato da una cicatrice rossa ancora sanguinante. Non sapevo se urlare o impazzire, sono rimasta paralizzata a fissarlo stringendomi i vestiti al petto. Poi è saltato giù dalla roccia. Pima che me ne rendessi conto era sparito tra i cespugli. Ovviamente quando sono rientrata mi hanno rimproverata per il ritardo. Ho tenuto duro durante l'interrogatorio da Gestapo, poi finalmente mi sono rifugiata in un bagno bollente. Il calore dell'acqua profumata al muschio mi ha fatto tornare la voglia di sesso. Sono rimasta nella vasca a masturbarmi fino a quando non è diventata tiepida. Dopo mi sono infilata una maglietta lunga con il disegno di Tweety sulla schiena e ho aperto Midnight Special, sdraiata sul letto, girata al contrario.

- Cosa fai? LuckyStar -
- Ti ho preso un regalo, quello che volevi per Halloween, hai presente? C. A. -
- Mi è successa una cosa strana...LuckyStar -
- Strana? Quanto strana? C. A. -
- ...orge e allucinazioni. Nel bosco, questo pomeriggio. LuckyStar -
- Strano...ti avevo detto di andarci piano con l'erba quando sei da sola...C. A. -
- Non è per quello, che cazzo, ero fuori a cavallo e ho perso il senso del tempo. Credo di essere rimasta a masturbarmi nel bosco per tutto il pomeriggio. LuckyStar -
- E che c'è di strano? C. A. -
- ...che ad un certo punto i miei pensieri sono diventati reali. Voglio dire, era un'allucinazione, ma sembrava stesse succedendo sul serio. LuckyStar -
- Ed è tutto? C. A. -
- No, poi ho visto un lupo. Questo sono sicura non fosse parte dell'allucinazione, ero cosciente. Un lupo qui, in questo posto. Capisci? Ed era enorme, non è possibile. LuckyStar -
- E ti ha fatto paura? C. A. -
- No, non lo so, veramente. Senti...c'è una cosa...LuckyStar -
- Cosa? C. A. -
- Ho voglia di prenderlo in culo. Sai, come hai fatto l'altra volta...LuckyStar -
- Che zoccola, e tutto il tuo smarrimento da tenera verginella? C. A. -
- Ex, verginella. Mi hai fatto venire di brutto quando mi hai inculata sul sedile della tua macchina. Non faccio che pensarci. LuckyStar -
- Ti capita mai di masturbarti quando ci pensi? LuckyStar -
- Sto cercando di farmi una sega davanti a un porno da quasi un'ora,
ma ancora niente. C. A. -
- Ma dico, di masturbarti pensando a quando mi hai scopata. LuckyStar -
- Dormi. È meglio. Tanto tra qualche giorno ci rivediamo. C. A. -
- Non ci riesco brutto stronzo, ho voglia del tuo cazzo. LuckyStar -
- Non posso certo spedirtelo per posta. C. A. -
- Però potresti almeno dirmi se ce l'hai duro, mentre mi pensi. LuckyStar -
- Sogni d'oro, cucciolotta. C. A. -
- Stronzo. LuckyStar -

Ho chiuso il portatile e mi sono infilata sotto le lenzuola. Girata a pancia sotto, sentivo la pressione contro la passera. La mano è scivolata tra le gambe, la pelle liscia era ancora indolenzita dalla crema depilatoria che avevo passato mentre facevo il bagno. È stato come grattarsi una crosticina con le unghie. Non facevo che rigirarmi nel letto senza prendere sonno. La luce della Luna era quasi abbagliante. Mi sono alzata a guardare dalla finestra, gli alberi si agitavano scossi dal vento notturno. Un bagliore nel mezzo del bosco mi ha fatto ripensare all'occhio azzurro del lupo. Ero sicura di non essermelo immaginato. Quando sono tornata a letto era quasi l'alba. A quel punto sono finalmente riuscita ad addormentarmi e ho subito sognato. Camminavo nuda sulla spiaggia di un'isola tropicale, la sabbia ancora calda per il sole, anche se la luce del giorno era ormai sul punto di spegnersi dietro l'orizzonte. Una balena gigantesca si stava immergendo in mare aperto, sollevando la coda enorme verso il cielo. Scendeva verso il fondo del mare ad una lentezza infinita. Per qualche secondo sono stata ipnotizzata dalla sua immersione, era come se fossi in grado di vederla chiaramente di fronte a me, a pochi metri. Mi ha riportata indietro l'eco di un cinema, i dialoghi incomprensibili del film, smorzati dalla distanza, mi hanno guidata attraverso la foresta fino a raggiungere un'inferriata verde mezza arrugginita. Sotto un grosso fico profumato ho trovato l'ingresso. Ho spinto il cancelletto di ferro e mi sono diretta verso la sala. Un porno anni '70, gli attori intenti a scopare, cercando di districarsi in mezzo a tutti quei peli, mi hanno fatta sorridere. Ero sicura di essermi messa a ridere nel sonno. C. A. era nella prima fila, con una divisa da nazista e gli occhiali da sole calati sul viso. Due ragazze di colore gli stavano facendo un pompino, avvicendandosi sul suo cazzo come due assetati viandanti che hanno appena scoperto un'oasi al centro del deserto. Una aveva due tette enormi, glie le appoggiava continuamente sul cazzo, stringendolo col seno, poi riprendeva a succhiarglielo. Lui fumava un sigaro alla menta, di tanto in tanto le accarezzava i capelli e riprendeva a fumare soffiando il fumo verso l'alto. Ho preso posto di fianco a lui per parlargli, ma mi sono accorta di non riuscire a muovere le labbra. Il ferro del seggiolino freddo a contatto con la pelle nuda mi ha fatto venire i brividi. Sono a mala pena riuscita a biascicare: "Ciao...". A quel punto, una delle donne sedute sui talloni di fronte a lui lo ha succhiato forte, poi ha tirato indietro la testa per lasciarsi colare lungo il collo un fiotto di sperma. Lui mi ha guardata spegnendo il sigaro tra indice e pollice, e ha detto:
"Che cuore grande che hai".
Gli ho risposto:
"E' per amarti meglio".
Dopo mi sono svegliata.

Sette in punto, ricomincia la scuola. Cristo Santo, vaffanculo. Ho infilato i jeans, senza mettere gli slip, e ho afferrato una felpa col cappuccio dal fondo di un cassetto ancora intrisa di repellente per le tarme. L'astuccio degli occhiali pieno di marijuana è volato dritto nello zaino. Poi sono uscita facendo il dito medio al crocifisso che quella stronza di mia madre aveva voluto appendere sopra il mio letto a tutti i costi. Nel pomeriggio avrei rivisto Rebecca. Spesso, prima delle attività pomeridiane ci nascondevamo in bagno per fumare e toccarci. Era divertente, non facevamo che ridere e raccontarci stupidaggini. Una volta avevo provato a leccargliela dopo aver fumato. Lei era quasi svenuta, si era lasciata andare contro il muro del bagno facendosi scappare qualche goccia. Quando le avevo messo dentro la lingua aveva ceduto del tutto schizzandomi in bocca. Io sono scattata all'indietro sghignazzando mentre guardavo la maglietta inzupparsi, pensavo a come avrei fatto a tornare in aula in quello stato. Lei è scivolata all'indietro, finendo con il culo a terra. Ha urlato: "Cazzo!". Coprendosi la bocca con una mano per non farsi scoprire. Non era stato facile sgattaiolare da scuola per rifugiarci a casa sua. I suoi nel pomeriggio erano sempre al lavoro. Ci siamo infilate sotto la doccia insieme, continuando a ridacchiare e a massaggiarci a vicenda. Da quella volta non faceva che prendermi in giro, ripetendo che se non avessi provato il cazzo al più presto sarei diventata lesbica. Quando però la toccavo infilando la mano sotto il banco, mentre c'era lezione, mi lasciava fare. A volte si slacciava qualche bottone dei jeans in modo che potessi infilare la mano nelle mutandine, poi alzava la mano con la faccia da troia per chiedere qualcosa alla prof. Ci siamo andate vicino più di una volta.
Il telefono infilato nella tasca di dietro dei jeans mi ha fatto vibrare il culo.

- Ciao, come sta andando il primo giorno? Superato lo shock? R. -
- Fanculo. Ti sei slogata il polso durante le vacanze? L. S. -
- E tu? L'hai succhiato finalmente? Cosa ti ricorda il sapore? R. -
- Vaffanculo. L. S. -
- Ma no, seriamente. Non lo hai fatto poi con quel tipo? R. -
- Ok. Si...è dolcissimo.
Non capisco perché la facciano tutti passare per una cosa schifosissima. L. S. -
- Certo che anche se potrebbe essere tuo nonno, almeno avrà il cazzo di una dimensione decente. Specialmente rispetto a quei cazzetti che ho rimediato io. Poi ti racconto. R -
- Allora non te la sei spassata come volevi far credere. L. S. -
- Non lo so se sono io che ho la calamita per i coglioni o se i maschi maturano solo a quarant'anni. So solo che non vedevo l'ora di togliermi dalle palle quei bambocci. Uno ci ha persino lasciato dentro il preservativo perché era troppo largo rispetto al suo cazzetto, poi si è messo a piangere per la vergogna.
Ti rendi conto? R. -
- Senti. Poi ti racconto, però devo chiederti una cosa. Gli ho parlato di noi. L. S. -
- E allora? Gli è venuto duro per quello? R. -
- No, cioè sì anche. Però non è questo, mi ha fatto un regalo per dividerlo con te. L. S. -
- Si, credo di aver capito a cosa alludi. Tutto qui? R. -
- Si, anzi, no. Senti ti andrebbe di farlo in tre? L. S. -
- CHE TROIAAAA!! R. -
- Quando? R. -

Ho atteso con impazienza l'arrivo del finesettimana, passavo spesso il pomeriggio da Rebecca. Nei primi giorni non avevamo ancora molto da fare per la scuola. Appena a casa sua ci mettevamo a parlare dei ragazzi e delle sue scopate estive fumando un po' di erba.
L'ultimo giorno prima di rientrare dalle vacanze era stata ad una festa con tre suoi amici. L'avevano fatta bere e fumare tanto che stentava a ricordarsi quello che era effettivamente successo. Ad un certo punto, pare l'avessero fatta sdraiare su un divano per farsela a turno. Tutti gli invitati insomma. La mattina seguente si era sentita male e aveva vomitato appena sveglia, aveva lo stomaco ancora pieno di sperma. Era piuttosto fiera del suo traguardo, in tutto ne aveva succhiati almeno una trentina, tutti in una volta. Il sabato sera abbiamo dormito a casa sua. Verso mezzanotte ci siamo infilate a letto per dormire con addosso soltanto la maglietta per la notte. Mi ha messo le mani ovunque appena mi sono avvinata al suo corpo caldo. In effetti con lingua ormai ci sapeva fare. Mi ha fatto aprire le gambe per leccarmi, le sue mani scivolavano veloci sul corpo e sul viso. Dopo mi sono seduta sulla sua bocca, ho appoggiato le mani sulle ginocchia piegate e le ho infilato dentro le dita, anche nel culo. Lei ha ricambiato subito infilando la lingua nel mio, mi baciava sotto, come se mi stesse baciando sulla bocca.
Poi ho di nuovo sognato l'isola. Ho subito imboccato il sentiero per il cinema, ricordavo perfettamente la strada. La brezza marina sulla pelle nuda mi ha fatto eccitare. Sentivo il canto delle balene in mare aperto.
Questa volta stava guardando un film sul Vietnam, come sempre seduto nella prima fila. Sigaro acceso e occhiali da sole. Dei tizi erano tenuti prigionieri dai Vietnamiti e costretti a giocare alla Roulette Russa. Uno sembrava completamente pazzo. Lui lo guardava assorto, soffiava fuori il fumo del sigaro lentamente, tenendo gli occhi fissi sullo schermo. Doveva essere il suo preferito. Ho cercato di toccarlo, passandogli le mani sul petto e in mezzo alle gambe, ma non mi ha dato retta. Avrei voluto parlargli, ma ancora una volta le parole non riuscivano a lasciare le mie labbra. Allora mi ha detto: "Che mani morbide che hai".
Io gli ho risposto: "Sono per adorarti meglio". Mi sono inginocchiata davanti a lui e gli ho stretto il cazzo con entrambe le mani, poi me lo sono infilato in bocca.
Domenica mattina un colpo di fucile fortissimo ci ha svegliate di soprassalto. Era ancora prestissimo, neanche le otto. Ne sono subito seguiti degli altri. Stavo irreversibilmente piombando nel panico.
"Che cazzo succede"
"Che palle, dormiamo, non ti spaventare, in questo periodo qui intorno è pieno di quegli stronzi della caccia. Sono solo quei cazzo di cacciatori"
"Non posso, senti devo andare a casa subito”
"Ma che ti prende, non è niente, succede sempre. Sono solo quei bifolchi del cazzo, non avere paura".
Sono scivolata fuori dal letto ancora nuda e ho cercato i vestiti sulla poltrona vicino la scrivania. Erano ammucchiati insieme a quelli di Rebecca. Il cuore stava andando a mille, dovevo assolutamente arrivare all'oratorio il prima possibile.
"No, senti, devo scappare. Ci sentiamo dopo sulla chat".
Lei si è girata dall'altro lato, tirandosi le coperte sopra la testa.
"Fai come ti pare. Mia mamma ci ha preparato la colazione"
"Scusa, ci sentiamo dopo"
"Si, ciao".

- Senti ma chi cazzo è ‘sta tipa? Hai visto quello che è arrivato ieri? C_Ca -
- Si vede che quel coglione si è di nuovo messo in testa di essere Casanova. Pasticcina -
- Stivali di pelle al ginocchio, Nr 36? C_Ca -
- Magari si è preso una cotta per un nano. Sono riuscita a portare il 36 soltanto in terza media. Pasticcina -
- Jenny...C_Ca -
- Quel gran figlio di puttana, ti rendi conto? Pasticcina -

Ho raggiunto l'oratorio quando stava già facendo buio. Ero sicura che fosse successo qualcosa di terribile nel pomeriggio per colpa dei cacciatori. Sono riuscita a superare le pozze di fango senza inciampare per miracolo. Sulla roccia piatta di fronte all'abside qualcuno aveva lasciato un paio di guanti da motociclista, con la scritta Guardian sull'indice. Erano identici a quelli che portava C. A. Il bosco era avvolto dal silenzio, mi sono avvicinata alla cella, ma non ho trovato il coraggio di entrare. La muffa verde mi osservava dalle pareti fatiscenti in attesa dell'oscurità. Quando sono tornata sui miei passi la mia mente ha vacillato ancora, una lunga scia di impronte di lupo si snodava nel fango fino ai piedi della roccia.

- E quello che ha portato il corriere questa mattina? C_Ca -
- Già, porca puttana quello si sta cacciando nei guai. Tu come te lo spieghi? Pasticcina -
- C'è una sola spiegazione: è uscito di testa. C_Ca -
- Beato lui. Pasticcina -

Sono passato a prenderla a scuola quasi tutti i giorni. I suoi capelli lunghi biondo cenere avevano sempre un buonissimo profumo di muschio. Il culo perfetto stretto nei jeans elasticizzati. Il più delle volte buttava i libri dietro il sedile e si metteva a guardarmi con la schiena appoggiata contro lo sportello del Patrol, enigmatica come Monalisa. Aspettava solo che mettessi in moto per infilarmi le mani sotto la maglietta, e poi scendere dentro i jeans. Prima di accompagnarla a casa mi fermavo nel parcheggio del parco, i posti a quell'ora erano sempre tutti liberi. Lei mi saliva sulle ginocchia e cominciava a succhiarmi il collo. Scopavamo in continuazione come animali in calore. Appena riusciva a filarsela con una scusa nei fine settimana, ci rifugiavamo nel parco vicino al maneggio dove teneva il suo cavallo, Marguerite. Ormai non avevamo neanche più bisogno di parlare, appena fermavo la macchina sotto gli alberi ci mettevamo subito a scopare. La fica strettissima mi mandava al manicomio.
Avevo appena spento il motore nel parcheggio del parco. Si è sfilata i jeans ed è salita a cavalcioni sul sedile, abbracciando lo schienale, la testa piegata in avanti con la fronte contro il poggiatesta. La moneta portafortuna ha cominciato a roteare, Diana, la dea dell'abbondanza, su una delle facce. Ha aperto gli occhi sorridendo.
"Ho voglia di cazzo”
"Always on the road zuccherino, l'ultimo cavaliere errante".
Sono passato sul suo sedile e le sono entrato dentro, stringendole i seni con le mani. L'ho baciata sui capelli, poi sono sceso lentamente sul collo. Joan Jett stava urlando dallo stereo:
" I Love Rock 'N' Roll, So put another dime in the jukebox, baby", quando ho cominciato a pomparla. Ha piegato la testa all'indietro e ha detto: "Super...I Take You Home...".
L'Enola Gay aveva appena sganciato la Bomba.

- Da non credere, il bastone da pastorella mi sembra la goccia che fa traboccare il vaso, dobbiamo fare qualcosa. Pasticcina -
- Esatto, forse è il caso che chiami l'FBI, abbiamo appena trovato una fichetta arrapata affamata di cazzo, è un'emergenza. C_Ca -
- Quindi vorresti fargliela passare liscia? Pasticcina -
- Se ti brucia così tanto,
lo sai già quello che dobbiamo fare. C_Ca -
- Hai indovinato bella mia. Pasticcina -

La sua amica era una gran porca. Mi ha portato a casa sua per farmela conoscere subito dopo che sono ricominciate le scuole. Le ho caricate all'uscita, dopo la fine delle lezioni del venerdi.
I genitori erano fuori per il finesettimana. Si sono sedute una in braccio all'altra sul sedile del passeggero e mi hanno fissato per tutti i venticinque minuti di tragitto dalla scuola alla casa dell'amica.
"Peccato che questa macchina abbia solo due posti".
Lei si è limitata a rispondere: "Già un vero peccato". Mentre l'altra le cingeva la vita con le braccia. Ho premuto il filtro del sigaro con due dita e ho fatto partire la playlist: Now I've got to look for Sanctuary from the law.
"Sapete qual è la cosa più importante nella vita, ragazze?".
Istintivamente Rebecca, l'amica di Diana, ha risposto: "Il cazzo". Lei però l'ha subito interrotta.
"Certo lo sappiamo, la Fortuna".
Una volta a casa, mi hanno proposto un gioco, mi hanno messo a sedere su una sedia e sono sparite in un'altra stanza per qualche minuto. Dopo sono tornate senza i vestiti addosso. Avevano soltanto una maglietta lunga, copriva appena la passera. Quella di Diana era completamente rasata, Rebecca aveva lasciato un'ombra leggera intorno alla fica morbida e profumata. Hanno tirato fuori un paio di manette di acciaio e me le hanno strette intorno ai polsi, ero sicuro di averle già viste da qualche parte. Mi sono salite in braccio, le loro labbra sono scese lungo il collo, sentivo il calore delle loro fiche attraverso i jeans. Quando si sono alzate, alle loro spalle sono comparse le sagome seminascoste di altre due ragazze nude. Una era in piedi di fronte a me a gambe divaricate, fletteva impaziente un frustino di cuoio guardando fisso negli occhi, l'altra aveva le mani legate dietro la schiena, una catena sottile di acciaio scendeva da un collare di pelle intorno al collo, passando in mezzo alle gambe.
"Dovevo aspettarmelo, siete due gran puttane invidiose".
Le hanno fatto mettere il costume con il mantellino rosso e gli stivali di pelle, poi l'hanno stesa sul pavimento. Clara mi è salita sulle ginocchia, piegava le braccia dietro la schiena per masturbarsi con la catena, mentre mi leccava le labbra. È scesa sul mento e sul petto. Ogni volta che provavo a guardare alle sue spalle tornava su e mi fissava negli occhi.
"Non lo saprai mai quello che le stanno facendo"
"Sei sempre più gelosa"
"Ho sognato continuamente di essere frustata, ma tu non ti sei fatto vedere. Ti sembra giusto?"
"E per questo? Ti sei fatta divorare dalla gelosia per lei"
"Lo sai quanto è stretto il culo di una della sua età? Sai cosa si prova a farselo infilare dentro quando è ancora così?"
Ho cercato di piegare la testa da una parte, per sbirciare dietro di lei, ma ha ripreso subito a baciarmi, tenendo i suoi occhi azzurri piantati nei miei.
"Cosa ti stanno facendo?". Rebbecca mi ha risposto: "Non preoccuparti si sta divertendo".
Diana è riuscita a liberarsi la bocca per qualche secondo:
"In culo".
Poi ha ripreso a gemere di piacere. Quando mi hanno liberato, Diana era sparita. Jenny era seduta sul divano con una gamba accavallata al bracciolo, Rebecca le cingeva le spalle, al suo fianco. Clara mi ha tolto le manette ed è andata a mettersi vicino a loro.
"Te lo sei proprio meritato".

Sono passate settimana senza che ci fossero tracce di lei. Ogni volta che provavo a chiamarla il telefono squillava inutilmente. Nessuna risposta ai messaggi sulla chat. Ormai ero convinto che ci fosse sotto qualcosa di più di una delle solite torture di Jenny. Poi, mentre ero nel cinema all'aperto insieme a L. M. e Lucy, è successo qualcosa. L. M. guardava il film, stringendomi un braccio, con le gambe appoggiate sulle mie. Lucy era sull'altro lato, nuda. Wampyr, era quasi la fine. Cuda stava spargendo i semi sulla tomba del povero Martin, quando il telefono si è messo a vibrare in una tasca dei jeans. L. M. si è alzata sorridendo e mi ha baciato sulle labbra.
"Ciao, ci sentiamo lunedì". Dopo ha lasciato la sala.
Lucy è rimasta ancora per qualche istante a fissare i titoli di coda, poi ha tirato fuori una carta da gioco tenendola con due dita. K di cuori. L'ha lanciata sulle mie ginocchia ed è uscita senza aggiungere altro. Ho letto il messaggio.

- Sta per succederti qualcosa di molto bello. LuckyStar -

Un conto alla rovescia ha interrotto il film, proprio sulle ultime scritte dei titoli. Un documentario, almeno in apparenza. Un grosso lupo grigio camminava sotto la neve. Un primo piano ha messo in mostra il suo occhio martoriato, acciecato da un taglio profondo. L'altro scintillava di azzurro intenso. Il respiro nel gelo artico sollevava dense nuvole di vapore. Subito dopo un altro lupo si avvicinava alle sue spalle. Una femmina dal manto bianco. Strusciava il muso sul suo, poi cominciavano a correre insieme sotto la neve.
Ho acceso un sigaro alla menta e ho soffiato il fumo verso l'alto. Diana era seduta nel seggiolino di fianco al mio.
"Che respiro dolce che hai"
"E' per desiderarti meglio".

Mi ha svegliato il campanello. 9:08. Ho fatto scattare il portoncino e sono tornato a letto. Dopo qualche istante, Diana è comparsa sulla porta. La giacca a vento sulla spalla, jeans elasticizzati e una felpa rossa con il cappuccio. Si è tolta i vestiti ed è venuta a sdraiarsi vicino a me. Le ho passato le mani sul corpo, poi mi sono alzato in ginocchio sul letto e le ho afferrato le caviglie. Lei mi ha fermato, puntandomi i piedi sul petto.
"Hai sofferto molto?"
"Non è questo"
"Allora cosa?"
"E' come l'illusione di un prestigiatore. Se ti accorgi dove sta il trucco, l'illusione finisce"
"Tu non ti sei ancora accorto di niente".
Ha fatto scivolare un piede lungo il collo e lo ha passato su una guancia. Le ho baciato la caviglia e fatto scivolare la mano lungo la gamba fino a raggiungere il fianco. A quel punto mi ha guardato negli occhi e ha detto: "Fottimi".

FIN

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