Onda di calore, True Love (L. M.)

di
genere
sentimentali

Lullaby Mortem



Sono arrivata da "O" verso le due di notte. Ero uscita presto per le foto, sulla retina vedevo ancora scorrere le luci del traffico notturno. Neon intermittenti e i fari allungati delle auto. Jenny e C_Ca stavano girando nella stanza degli specchi. Insieme a loro c'era anche L. M. Reggicalze e stivali di pelle neri, occhiali neri sugli occhi, non aveva altro addosso. Le avevano messe sul pavimento, se le stavano fottendo da dietro, una di fianco all'altra. C. A. era nella stanza di Jenny a guardare le riprese con una tizia vestita da sposa in braccio. Del vestito da sposa in realtà le era rimasto poco, il velo buttato dietro la schiena, una giarrettiera bianca e un body trasparente. Stivali col tacco. Si era messa sulle sue gambe aggrappata al collo. Lo baciava dolcemente, sul petto, sul collo, mordendogli la pelle di tanto in tanto. Lui teneva la testa piegata all'indietro, una mano intorno alla vita della ragazza. Sul pavimento aveva lasciato la maschera da Hockey, probabilmente aspettavano pazientemente il loro turno per tornare dentro. Quando ha sentito L. M. gemere più forte però è tornato a guardare lo schermo piatto su cui passavano le riprese. Il tizio che se la stava facendo l'aveva girata per scoparla anche in culo. La ragazza in braccio a C. A. è arrossita e si messa a ridacchiare contro il suo petto. Lui si è acceso un sigaro e le ha fatto scivolare la mano sul culo. Quando L. M. si è messa a urlare per il tizio che la stava pompando, la ragazza vestita da sposa ha iniziato a fargli un pompino. Ho preso la macchina fotografica e mi sono seduta davanti a loro per scattare qualche foto. Mi ha detto "Vaffanculo", ridendo e si è messo subito la maschera da Hockey, la ragazza vestita da sposa invece ha continuato a ridere indifferente.
"E' il suo compleanno"
"Non è un cazzo vero"
"Comunque ti do un anticipo sul tuo regalo".
Gli è salita sopra e si è infilata il suo cazzo nella passera, poi ha cominciato a scoparselo. Per un attimo mi ha guardata mentre scattavo.
"Sta morendo di gelosia"
"Anche questo non è per niente vero"
Allora le ho chiesto come fosse finita lì da "O". Lei ha risposto: "Tra poco mi sposo".
"Ecco questo è vero"
"Volevo festeggiare l'addio al nubilato in maniera un po' diversa e ho conosciuto questo qui su internet"
"E tu ci sei stata?"
"Subito. La prima volta che siamo usciti gli ho fatto un pompino con l'ingoio in macchina, sai quel suo cazzo di fuoristrada giallo. Ero arrapata da morire ancora prima di incontrarlo. Mi sentivo scoppiare la testa. L'ho fatto venire in bocca e in faccia, poi gli ho dato il culo un paio di volte. È stato come se nella testa fosse esplosa una bomba atomica. Il culo non lo avevo mai dato a nessuno, neanche al mio fidanzato. Al secondo appuntamento si è fottuto il resto e mi ha invitata qui a festeggiare l'addio al nubilato"
"Si è fottuto il resto, così sembra quasi che ti abbia costretto"
"Cazzo aspetta sto per venire". Ha chiuso gli occhi piegando la testa all'indietro fino ad appoggiarla contro la spalla di C. A.
"Il tuo fidanzato dov'è? È nell'altra stanza?"
"Quel finocchio? Non avrebbe mai il coraggio di fare una cosa come questa. Anzi sai che ti dico? Quasi quasi mi sposo questo babbuino qui e a lui lo mando a fareinculo"
"Non fare la scema, possiamo continuare a chiavare anche dopo che ti sei sposata, non è certo la fine del mondo".
Qualcuno ha bussato alla porta tre volte, ero sicura si trattasse del segnale per il loro turno, C. A. però era troppo preso dalla fica nel pieno dell'orgasmo della ragazza e non ha fatto caso ai primi due colpi.
"Nha! Lascia stare, quando tocca a noi battono tre volte, deve essere qualche rompicoglioni, uno di quei cazzi mosci che finisce qui per caso".
Dopo un quarto d'ora scarso Jenny ha spalancato la porta e si è messa sbraitare verso C. A.
"Razza di rincoglionito! È un quarto d'ora che vi aspettiamo, si può sapere quanto ci vuole? A quella poveretta le sta prendendo fuoco il culo!"
"Ma che cazzo! Avevi detto che avresti bussato tre volte!"
"E io tre volte ho bussato, brutto stronzo! Muoviti!"
"Ah! Ma che cazzo! Arrivo, arrivo, non ti scaldare".
La tizia vestita da sposa doveva essere riuscita a venire, si è lasciata andare addosso a C. A. con gli occhi chiusi, gli stava affondando le unghie nel braccio. Poi si è alzata e ha preso una scatolina di metallo dal tavolino. Si è sparata due righe di coca e lo ha preso per mano.
"Vieni piccolino, vediamo se quelli di là riescono a farmi bere qualcosa di caldo".
Quando sono spariti nell'altra stanza mi sono sdraiata sul divano per dormire. Ho subito sognato. I soliti collant neri, gli stivaletti con le zeppe e l'impermeabile. Sono entrata in una stanza vuota. Sul pavimento avevano lasciato un vecchio televisore con il tubo catodico. L'immagine è andata a fuoco appena mi sono avvicinata. Niente colori soltanto una tonalità azzurra sbiadita. L. M. mi fissava in primo piano con un sorriso malizioso. Capelli neri lucenti, occhiali neri e rossetto scuro. Soltanto il suo primo piano seduta di fronte a me su una poltrona di pelle. Una giacca nera di velluto con le spalline, gambe accavallate avvolte nei collant. Era molto seducente, sembrava appena uscita da un videoclip anni '80. Il suo sorriso si è allargato leggermente, poi ha detto: "Quando mi tocca sento la carne bruciare"
"Parli di C. A.?"
"Vorrei passare il resto della vita a farmi chiavare da lui. Ti è mai capitato di sentirti mancare il fiato, sentire il diaframma accavallarsi sopra lo stomaco, sentire i tuoi pensieri andare in frantumi uno dopo l'altro?".
La sua voce è scomparsa dietro le sirene spiegate di un'ambulanza. Subito dopo mi sono svegliata. Ormai era quasi l'alba, sono scesa a cercare il primo bar aperto. Un caldo insopportabile. Sono andata dritta al bancone.
"Latte e menta".
Gli avevo lasciato un biglietto nel giubbotto abbandonato sul divano. Avevo voglia di vederlo. Ho guardato il telefono sperando che avesse trovato il biglietto e fosse pronto a raggiungermi. Nessun messaggio. Ho bevuto il latte e menta e sono tornata dalla luce intermittente dell’insegna al neon sotto la mia camera da letto. Ci sono volute ore prima che riuscissi a prendere sonno, morivo dalla voglia di fottere. Quando finalmente sono riuscita a prendere sonno, ho di nuovo sognato L. M. Aveva addosso un velo nero questa volta. Pregava con le braccia rivolte verso il basso inginocchiata di fronte ad un altare nero, sormontato da una croce rovesciata. Mi ha guardata mordendosi un labbro. Poi si è appoggiata le mani sui veli della gonna del suo bizzarro abito da sposa e l'ha sollevata per mostrarmi la fica, le unghie erano coperte di smalto rosso a parte l'anulare sinistro su cui aveva messo lo smalto nero. Mi sono svegliata pochi minuti prima dell'alba fradicia di sudore. Ho messo The Damned Don't Cry nello stereo e sono andata in bagno davanti allo specchio. Il rasoio marsigliese era ancora appoggiato sul lavandino dalla sera prima, i riflessi azzurri sull'acciaio della sua lama tagliente erano molto sensuali. La mia immagine nello specchio, gli occhiali neri e il rossetto rosso fuoco mi stavano facendo eccitare. Ho aperto i collant con il rasoio sulla fica e mi sono masturbata davanti allo specchio.

- Speravo di vederti, ti ho aspettato nel letto per tutta la notte. Latte&Menta -
- Per questo non sono venuto. C. A. -
- Mi sono tagliata i capelli come Annie Lennox in quel video. Ho anche un completo uguale al suo e la maschera di pelle. Latte&Menta -
- Ti frusterò fino a farti urlare. C. A. -
- Sto morendo dalla voglia. Latte&Menta –

Ho sviluppato le foto di C.A. con la tizia vestita da sposa. Ne ho ingrandita una in bianco e nero mentre gli succhiava il cazzo. La sua testa era rimasta tagliata. L'ho appesa al corridoio e poi mi sono avvicinata per accarezzarla. Ho fatto scivolare le dita fino al punto in cui la ragazza se lo metteva in bocca. La mia mente è stata attraversata dall'immagine di una tigre gigantesca. Usciva dall'oscurità camminando lentamente verso di me. La luce cadeva dall'alto sul suo manto lucido, lasciando nel buio il resto della stanza. Sulla sua testa è passata dolcemente la mano di C. A. avvolta nel guanto Guardian. L'immagine di una sagoma nera, una donna nuda seduta su un trono. Una gamba accavallata sul bracciolo. I lampi di un temporale hanno illuminato per pochi secondi il suo corpo imperlato di sudore. Nei lampi velocissimi il suo volto si sovrapponeva a quello di C. A. Ho riconosciuto lo sguardo di ghiaccio di Lucy, continuava a intrecciarsi alla sagoma in ombra di C. A.
"Lucifer".
Ho passato il resto della giornata a dormire. Dopo il tramonto ho sognato ancora L. M. almeno questo è quello che ho pensato all'inizio. La luce del sole si stava spegnendo dietro le tapparelle abbassate. La porta si è aperta lentamente, lei è scivolata dentro, completamente nuda a parte un mantello nero e gli occhiali da sole. Si è avvicinata sorridendo al mio letto, poi si è seduta sul bordo e mi ha accarezzato il seno. Quando si è chinata verso il mio collo ho chiuso gli occhi. La mia pelle si è coperta di brividi. Sentivo la sua mano scendere in mezzo alle gambe. Dopo sono svenuta. Ricordo soltanto una sensazione di calore intenso sul collo. Il sogno ad occhi aperti è svanito un istante dopo. Il televisore era acceso nella stanza al buio, un vecchio film di 007, un ragno dal morso letale si stava arrampicando sul corpo di Sean Connery. Dovevo essermi addormentata nuda, le lenzuola erano arrotolate in mezzo alle gambe aperte. Mi sono istintivamente tastata il collo, ma non ho trovato niente nel punto in cui avevo sentito la vampata di calore nel sogno. Poi però mi sono accorta di una scritta lasciata con il rossetto sulla pancia. Amaranto. La scritta diceva Lullaby Mortem. Le tende si sono alzate lasciando entrare una folata di brezza bollente. Per qualche motivo ero sicura che qualcuno stesse osservando il mio appartamento dalla strada. Sono uscita sul terrazzo per guardare in strada, ma appena mi sono sporta dal balcone la sensazione è svanita. Il motore di una motocicletta di grossa cilindrata ha squarciato il silenzio della città addormentata, per poi svanire in mezzo ai vicoli.

- Che fine ha fatto quel coglione? Pasticcina -
- Non chiedere a me. l'ultima volta che è venuto da me è stato subito dopo la festa di addio al nubilato. In teoria ci saremmo dovuti vedere alle prove per il matrimonio, ma non si è voluto avvicinare alla chiesa. SpiderBaby -
- Si certo quello in una chiesa. Bella mia, metti a fuoco. Ti sta sfuggendo qualcosa. C_Ca -
- Ma quindi spiegaci una cosa: siete rimasti d'accordo perché ci fosse al matrimonio? Pasticcina -
- Beh, si, in teoria dovremmo vederci almeno la data delle nozze. SpiderBaby -
- Ma sei sicura? L'unica volta che l'ho visto in una chiesa era...ma lasciamo stare. Pasticcina -
- A me veramente ha detto che si sarebbe sposato presto anche lui. SpiderBaby -
- COOOOOOSAAAAA!!??? Pasticcina -
- Secondo me è partito per quella tipa. Era ovvio che sarebbe finita così prima o poi. SpiderBaby -
- Ehi! Ci sei ancora? SpiderBaby -
- Questa volta ci è rimasta secca fidati. C_Ca -
- Io, comunque, gli ho lasciato l'invito e il posto per l'appuntamento. SpiderBaby -
- E pensi che ci verrà? C_Ca -
- In teoria sì. SpiderBaby -
- Ma che cazzo per te è sempre tutto in teoria? O ci viene o non ci viene. C_Ca -

La rompighiaccio aveva lasciato la Colombia da meno di due giorni. La vita sulla nave era di una monotonia assurda. Intorno a noi a breve avremmo visto soltanto un'immensa distesa di ghiaccio. Sul ponte avevano caricato un grosso container giallo prima della partenza. La gru era rimasta a manovrare a lungo nel porto, poi aveva posato al centro del ponte il carico. Alcuni operai si erano affrettati ad ancorarlo in modo che restasse stabile anche durante la traversata al Polo Sud. La tizia con il basco nero non si era allontanata per un'istante durante le operazioni. Insieme alle sue due amiche eravamo le uniche donne a bordo. Si era raccomandata spesso di non uscire mai dalla zona delimitata per i passeggeri, cioè, noi quattro. Soltanto lei usciva a volte per andare nella sala di comando, cosa che non faceva mai senza prima mettersi le sue due 765 automatiche a tracolla sopra la dolcevita aderente nera, in modo che fossero ben visibili.
"Sentite mi avete trascinato in questa storia dicendo che era l'unico modo perché andasse tutto liscio con il matrimonio. Ora mi spiegate che cazzo siamo venute a fare in questo posto allucinante"
"Tra poco lo vedrai da sola, siamo quasi a destinazione. Ora devo scendere nella sala di comando. Non muovetevi da qui finché non sono tornata".
Natasha si è sistemata le 765 ed è uscita richiudendo a chiave il boccaporto blindato che ci separava dal resto della nave. Appena è uscita le due Vondervotteimittis mi hanno fatto avvicinare a uno scuttle laterale da cui potevo vedere il ponte e il container.
"Guarda qui zuccherino. Tra poco saremo da lui"
"Ancora non ci capisco niente. Che accidenti significa?".
Gli operai stavano armeggiando con degli attrezzi intorno alle paratie gialle di acciaio. Hanno aperto i lati e sollevato il resto con un argano. Dentro c'era un piccolo elicottero avvolto in un telo. Dopo averlo liberato, si sono messi a lavorare sulle pale per rimetterle in posizione.
"Judy tra poco tocca a noi"
"Ok, io sono pronta".
Poi si sono avvicinate a me.
"Ti manca molto?"
"No, non è questo. Lo vedo spesso. In sogno"
"Idiota, io parlavo della tua motocicletta".
Il boccaporto è di nuovo scattato, Natasha è piombata dentro e si è messa a sbraitare con le Vondervotteimittis. Hanno preso delle borse dalla cabina e mi hanno trascinata fuori. Siamo passate velocemente nel corridoio della nave, schivando gli operai e l'equipaggio. Ci guardavano dalle loro postazioni come animali affamati.
"Sbrigatevi, non perdete tempo dietro a questi bastardi".
Una volta sul ponte Elena Vondervotteimittis si è messa al posto di pilotaggio e ha fatto partire i motori. Natasha è salita al suo fianco e ha subito acceso la radio. Dopo mi ha passato le cuffie per parlare. Judy era vicino a me dietro. Mi hanno fatto allacciare le cinture, poi ci siamo staccate dal ponte. Nell’arco di un paio di minuti la nave rompighiaccio era diventata piccolissima.
"15 min. e siamo a destinazione"
"Se mi avete preso per il culo vi faccio a pezzi"
"Lulluby Mortem, sai che hai veramente un nome carino? Ora però non rompere".
Il bianco intenso del ghiaccio sotto di noi era incredibile, sono rimasta a guardare sotto pensando a C. A. e non ho più fatto caso a loro finché non siamo state sul punto di atterrare.
"Ecco è proprio sotto di noi".
L'elicottero giallo si è appoggiato delicatamente sopra una grande H disegnata con la vernice rossa sul ghiaccio. A pochi metri un gruppo di ragazze con il mitra ci aspettavano vicino ad un accampamento. La baracca al centro delle tende era illuminata, sentivo il motore di un generatore. Le ragazze di Natasha indossavano una tuta di nylon bianca e le maschere antigas, ci hanno portate in un deposito dietro l'accampamento, dentro il freddo era allucinante, ancora più intenso che all'esterno. La superficie del capannone e di tutti gli oggetti al suo interno era ricoperta da una patina azzurrognola di ghiaccio. Natasha ha illuminato una specie di tavolo al centro del pavimento alzando la leva dei riflettori alogeni.
Sopra c'era una cassa ermetica di acciaio, con una croce nera rovesciata disegnata proprio nel mezzo. Le Vondervotteimittis si sono messe ai lati della cassa, Natasha era di fronte allo sportello sigillato da un lucchetto. Una delle ragazze si è tolta la maschera e ha liberato i suoi lunghi capelli biondi dal cappuccio della tuta. Parlava con un marcato accento tedesco.
"Lo abbiamo trovato a più di 300 mt di profondità"
"Incredibile".
Poi Natasha ha tirato fuori una chiave dalla giacca a vento imbottita e ha fatto scattare il lucchetto. Ha sollevato lo sportello ermetico ed è rimasta a guardarmi sorridendo.
"Allora?"
"Che cazzo significa?".
Le altre sono scoppiate a ridere.
"E poi dove cazzo è finita la testa? Qui c'è solo il corpo".
Elena si è tolta lo zaino da montagna. Dentro portava uno scrigno di pelle, un cubo di cuoio nero sigillato da un altro lucchetto, sopra c'era un marchio di metallo con un'incisione. Una moneta di rame con due serpenti intenti a mordersi la coda. Quando Natasha ha fatto scattare anche il secondo lucchetto si sono improvvisamente accesi gli amplificatori sparsi per il campo. Una canzone dei Beach Boys, Surfing USA. Ha tirato fuori delicatamente la testa di C. A. dallo scrigno e l'ha riposta nella cassa di acciaio. Ero sicura che una volta posata nella cassa mi avesse strizzato un occhio. Una tizia con la divisa da infermiera si è avvicinata di corsa. Capelli rosso fuoco con la frangetta sulla fronte, due tette enormi. Dal camice spuntavano una miriade di tatuaggi colorati. Alcuni inservienti l'hanno aiutata a spostare la salma su una barella. Poi sono spariti verso il fondo del capannone. Subito dopo Natasha e le Vondervotteimittis mi hanno accompagnata all'interno della baracca fino alla porta della sala operatoria. Appena la barella con il cadavere di C. A. coperto da un lenzuolo si è infilata all'interno della sala operatoria, sulla porta si è accesa una luce rossa al neon. Sopra c'era una rappresentazione caprina di Lucifero seduto sul numero 666.
"Che accidenti significa questa storia? È crepato! Non mi avete detto niente per tutto questo tempo!"
"Siamo venute apposta, non farti prendere da una crisi isterica. Il limite tra sogno e morte è una terra di confine. Non è poi così difficile come credi, è una terra di nessuno"
"Vuoi dire che lo stanno...rianimando?"
"Hai indovinato. Ci abbiamo messo un po' di tempo e ci è anche costato una bella fatica. Tutto sommato non sono sicura che ne sia valsa la pena. Fosse stato per me lo avrei lasciato in fondo all'Oceano".
Dall'interno della sala operatoria si sono sentiti degli strilli e oggetti che finivano sul pavimento.
"Senti, non prendermi per il culo pensi che ci riusciranno? Come sta andando secondo te?"
Dopo gli strilli la tizia con le tette enormi ha iniziato a gemere forte.
"Direi che sta andando bene. Ora possiamo anche andarcene".
L'infermiera piena di tatuaggi è uscita aggiustandosi la gonna. Aveva il rossetto sbavato e la camicia coperta di macchie bianche. Dietro di lei è uscito C. A. si stava ancora sistemando il colletto del giubbotto. Passandole di fianco le ha dato uno schiaffo sul culo, lei lo ha insultato in inglese ed è sparita tra i corridoi dell'accampamento.
"Mi ci vorrebbe proprio un massaggio, ho un torcicollo tremendo"
"Che cazzo ti è successo?". Non mi ha risposto ed è andato verso Natasha. Lei e le sue amiche lo fissavano compiaciute.
"Allora? Come è stato finire all'inferno?".
Lui è diventato improvvisamente serio, lo sguardo si è spento sul suo viso.
"Quanto? Quanto tempo è passato?"
"Tre mesi circa"
"Tre mesi...tre mesi senza i miei sigari alla menta, mi sembra quasi impossibile. Comunque, per fortuna le mie vipere del deserto sono ancora intere. Questa cucitura sotto il mento mi lascerà il segno. Il Patrol?"
"L'ha preso Jenny. Qui che cazzo volevi farci? Siamo al Polo Sud"
Finalmente si è accorto di me. Il suo sguardo si è illuminato di nuovo. Mi ha messo le mani sui fianchi e mi ha baciata. È sceso con le labbra sul collo, le mani si stavano infilando sotto la giacca a vento, mi ha sollevato il reggiseno sotto la maglietta passandomi le mani ovunque. La stanza intorno a noi è scomparsa. Siamo stati catapultati in una dimensione oscura e inquietante, una cometa è passata sopra le nostre teste poi è esplosa. Le fiamme si sono alzate intorno ai nostri corpi avvinghiati. La collisione di due pianeti e la nascita di una Supernova.
"Ok abbiamo capito. Vi lasciamo ai vostri ricordi, avrete un sacco di cose di cui parlare".
La voce di Elena ha spezzato l'incantesimo. Lui ha tenuto la testa sul mio collo, ma era chiaro che stava schiumando.
"Allora si può sapere adesso?”
"Niente di importante, una congiura"
"Cosa e di chi"
"Una congiura delle racchie, ce l'hanno con me"
"Continua a prenderle alla leggera, vedrai la prossima volta"
"Tu sparisci, avrei giurato che ci fossi anche tu di mezzo"
"Io, io non ho mai tradito Natasha, sei pazzo"
"Beh, per lo meno sei abbastanza racchia da farne parte. Potrebbe bastare anche questo per considerarti una di loro"
"Vaffanculo, io non ti ho fatto nulla, non centro per niente"
Natasha si è messa proprio di fianco a C.A. aspettava che tornasse serio.
"Ora possiamo andarcene? Noi siamo stufe di questo gelo"
"Non ancora. Resteremo al Polo Sud ancora qualche giorno. C'è qualcosa che dovete vedere. Qualche giorno fa...ma che giorno è oggi?"
"Mercoledì"
"il numero che data?"
"Due gennaio"
"Allora è per oggi. C'è qualcosa in questo posto, qualcosa che ha a che fare con Lucy. V?"
"La tipa tedesca? È in mezzo alle altre".
La porta dietro cui era sparita l'infermiera inglese si è riaperta. L'amica tedesca di C. A. è riapparsa con il suo mitra e la tuta bianca. Il cappuccio era abbassato. Lo ha guardato sorridendo, poi ha tirato giù la lampo della tuta. Sotto non aveva niente, i seni si intravedevano sotto la giacca allentata. Ho stretto C. A. più forte e ho lasciato scivolare una mano nei suoi jeans, era ancora gelido, il suo corpo non aveva ancora ripreso la temperatura. Mi ha fatto una strana impressione, è stato come stringere il cazzo di un cadavere.
"Ok abbiamo capito".
Si è messo a fotterla su una delle barelle, io mi sono infilata sotto di lei, per leccarli entrambi. Lei ci sapeva fare anche con la lingua, nel tempo in cui C. A. se l'è fatta nella fica e in culo sono venuta due volte. Poi ho sfilato il cazzo di C. A. dalla sua passera un secondo prima che venisse e me lo sono cacciato in bocca. Il suo sperma era dolcissimo come sempre, ma gelido come l'Inferno. Dopo mi ha preso sulle sue ginocchia e mi ha baciata per berlo dalla mia bocca.
"Stiamo per sposarci"
"Cazzo".
Natasha è uscita furibonda dalla stanza sbattendo la porta con una tale violenza da scardinarla. Sono esplosi anche i vetri dell'oblò.

- Quel tuo cazzo di fuoristrada è un vero catorcio, quando cazzo torni a prenderlo? Pasticcina -
- Io voglio fare da damigella al matrimonio, non tirarmi il bidone. Ci facciamo anche una scopata tutti insieme prima della cerimonia. Metto un vestito col velo. LuckyStar -
- L'altro giorno l'ho preso per andare in centro e mi ha piantata. Si è scaricata di colpo la batteria, cercando di accostare ho preso una buca e il volante ha iniziato a vibrare fino a farmi quasi perdere il controllo. Come cazzo fai a guidare quel bidone? Pasticcina -
- E adesso dove l'hai lasciato? C. A. -
- Ci vengo anch'io, facciamo il lesbo davanti all'altare. Raven -
- È in buone mani, l'ho portato in officina. Pasticcina -
- Cosa? Io non permetto a nessuno di smontare il mio Patrol,
non è mai stato in officina. C. A. -
- Si vede. Pasticcina -
- Ti uccido se toccano il motore. C. A. -
- L'ho portato da quella tizia con la Volkswagen, C_Ca ha detto che è tua amica. Ha riparato anche il pickup di Vivien, lo puoi usare finché non te lo riprendi. Pasticcina -
- Devo subito tornare a riprenderlo. C. A. -
- Ha detto che dava una sistemata anche al resto e che tu sai già come ripagarla dei ricambi. Pasticcina -
- Ti uccido. Ho deciso. C. A. -

"Ma sentite, si può sapere che accidenti è questa roba? La squadra di ricerche è stata fuori più di tre giorni per recuperarlo"
"A me sembra un ammasso di poltiglia"
"Ho capito, deve essere una specie di creatura aliena rimasta intrappolata nei ghiacci per chissà quanto tempo"
"Cazzate, non ci sei andata neanche vicino, è qualcos'altro"
Natasha e le Vondervotteimittis sono rimaste intorno al tavolo operatorio su cui avevano appoggiato il reperto recuperato durante la perlustrazione chiesta da C. A. facendo congetture per ore. Alla fine, l'infermiera con i tatuaggi ha terminato le sue analisi al microscopio, si è abbassata gli occhiali agganciati con una catenella al collo e ci ha osservate a lungo prima di parlare. Ha detto due semplici parole: "Heart", "Human". C. A. stava fumando vicino ad una finestra, ha cominciato a grattarsi nervosamente il petto sotto la maglietta.

Le visite notturne di L. M. si sono interrotte per un paio di settimane, poi sono ricominciate. Una delle tante notti passate insonni sono uscita per scattare delle foto. Ho infilato gli stivaletti con le zeppe e ho cominciato a camminare verso il centro. Dopo quasi un'ora ho raggiunto un punto molto frequentato della città. Anche se in piena notte le strade erano affollate intorno ai bar e agli altri locali ancora aperti. L'ho vista in mezzo alla folla, camminava sola, quando si è accorta di essere seguita si è fermata a osservarmi, poi ha ripreso a camminare. Davanti all'ingresso di un Hotel si è voltata ancora. Ha aspettato qualche secondo per essere sicura che fossi dietro di lei ed è entrata. L'albergo era sudicio e trasandato. La tizia della reception fumava dietro il bancone indifferente. Quando le sono passata davanti per seguire L. M. non mi ha degnata di uno sguardo. Ho raggiunto rapidamente la porta della camera in cui credevo si fosse nascosta. Mancavano due numeri, al loro posto erano rimasti i fori nel legno, l'ultimo rimasto era girato di traverso 6. Sono entrata piano, all'interno era completamente buio, nella penombra sono comunque riuscita a distinguere L. M. si era spogliata completamente, intorno al collo aveva un guinzaglio con una lunga catena di acciaio, la pelle bianchissima emetteva una specie di bagliore azzurro, aveva tenuto soltanto gli occhiali scuri e gli stivali neri. Continuava ad accarezzarsi il corpo sorridendo in maniera molto provocante. Mi sono avvicinata di qualche passo, ma non ho potuto raggiungerla. Lo spazio all'interno della stanza era sbarrato da un reticolo di catene di acciaio, si perdevano nel buio come se fossero state agganciate in un'altra dimensione. I fari di un'auto contro la finestra le hanno fatte brillare per un istante, illuminando anche il corpo di L. M. Non sapevo ancora se credere a quello che avevo visto o pensare ad un incubo ad occhi aperti. Gli stivali non mi sembravano più di pelle, ero sicura che si trattasse di una peluria nera, inumana e raccapricciante. Vedevo sei gambe attaccate al suo bacino, le mani appoggiate al pavimento. Quando mi sono accorta del lungo machete attaccato alla catena del suo guinzaglio è scoppiata a ridere. Sul ventre aveva un grosso tatuaggio, una Vedova Nera che le copriva quasi tutto l'addome. Subito dopo sono svenuta.

Nel pomeriggio sono arrivato al mare. Non avevo voglia di lavorare, così sono sceso sulla spiaggia. Ho superato il passaggio a livello dove avevo incontrato L. M. e ho proseguito verso il sottopasso. Cielo coperto e un caldo allucinante fuori stagione. Il Sole a tratti si apriva un varco tra le nuvole, facendo brillare le onde con i suoi riflessi. Mare mosso e spiaggia piena di gente a passeggio. Due fidanzatini su una panchina si stavano baciando. Lei era salita sulle sue ginocchia, sedendosi sulla panchina al contrario. Lui le teneva le mani sotto la giacca a vento. Quando gli sono passato di fianco sono arrossiti e hanno iniziato a parlottare tra loro. Mi sono acceso un sigaro e ho continuato. Una coppia sui cinquanta a spasso mano nella mano lungo la riva. Lui le parlava a bassa voce, lei ascoltava paziente senza rispondere. A tracolla portava una borsa di stoffa colorata a righe. Sembrava il maglione di Freddy Kruger. Dopo qualche metro ho trovato un tronco a pochi metri dalle onde e mi ci sono seduto sopra. Sono rimasto a guardare il mare, poi mi sono acceso un altro sigaro. Quando ho messo via l'accendino L. M. era seduta di fianco a me.
"Ti avevo detto di stare attenta"
"Che ti prende, non è successo niente"
"Sai, c'è una cosa che mi manda veramente in bestia. Aspetto sempre che qualcuno mi chiami per dirmi che ti è successo qualcosa di tremendo..."
"Ti preoccupi troppo"
"La pressione psicologica è la cosa più difficile da gestire, devi stare più attenta"
"Io sto benissimo, la so gestire molto bene"
"Hai detto così anche l'altra volta"
"Quale altra volta?"
"Niente"
"Parlami dell'altra volta"
"Non c'è nessuna altra volta"
È strano. A volte cerco di pensare al mio passato, a prima di conoscerti e non ci riesco. È come se mancassero delle parti nella mia mente. Vuoti, delle spirali infinite. Mi trascinano in un oblio".
L'ho spinta sulla sabbia e le ho preso le mani immobilizzandola a terra. Lei mi ha baciato e ha subito allargato le gambe. Una tizia col cane ci ha guardato inorridita. Poi il cane le è scappato ed è venuto a leccare la faccia di L. M. La tizia è uscita fuori, si è dovuta avvicinare per riprenderselo soffocando l'imbarazzo. Lei si è nascosta sotto il mio giubbotto e ha fatto scivolare una mano dentro i miei jeans. Dopo si è strappata i leggings in mezzo alle gambe e le ha intrecciate intorno alla mia schiena.
"Questo l'altra volta non l'avresti mai fatto"
"Quale altra volta? Io so solo che ci sei tu. Ci sei tu e basta".

- Sì ma allora? Quando ci dovrebbe essere questo matrimonio di C. A.? Pasticcina -
- Non si sa. LuckyStar -
- Cosa cazzo significa non si sa? Pasticcina -
- Significa che è sparito di nuovo. C_Ca -
- E non si sposa più? Pasticcina -
- Ma no adesso non c'è, però si sposa sul serio. SpiderBaby -
- E quando, quando si sposa? Pasticcina -
- Non si sa. Raven -

Abbiamo impiegato più di due settimane per raggiungere il campo base in quella stagione. Poco distante dall'accampamento di tende, la neve era stata spianata per l'atterraggio dell'elicottero. Faceva la spola tra la base a valle e due punti più in alto da cui raggiungere la vetta. La nostra destinazione però era un'altra, tra le due cime era stato rinvenuto uno strano reperto, ancora custodito sotto la massima sicurezza. Per liberarlo completamente dal ghiaccio gli operai stavano lavorando da giorni. Una bufera di neve li aveva costretti ad interrompere, c'era stato anche un grave incidente, l'elicottero non si era fermato per un attimo. Intorno alla zona di scavo le guardie armate avevano posizionato del filo spinato, lo scavo era off-limits. Ormai mancava poco, ci stavamo preparando per raggiungere la minuscola grotta di ghiaccio in cui continuavano a lavorare senza sosta.
"Ancora non riesco a credere che mi abbiate convinta a seguirvi fino in questo posto infernale. Devo essere impazzita"
"Non potevi tirarti indietro. Devi vedere con i tuoi occhi"
"Sai, quando siamo salite al campo base ho avuto come un deja-vu, ero sicura di aver già vissuto questa storia".
Natasha ha continuato a camminare verso la grotta senza battere ciglio, le sorelle Vondervotteimittis ci seguivano insieme ad una guardia armata. Lei comunque aveva come al solito le sue 765 sotto la giacca a vento, non si fidava per niente delle guide locali, non faceva che metterci in guardia sul pericolo che avremmo corso se fossimo restate da sole con loro.
"Ecco, è qui. Ormai hanno finito".
Mi hanno fatta avvicinare ad una specie di cassa di acciaio, con una croce rovesciata disegnata con la vernice nera. L'interno della grotta era stato illuminato con i fari alogeni, i riflessi del ghiaccio erano quasi accecanti.
È pazzesco, che diavolo significa? Pensavo fossimo dietro a C. A."
"Avvicinati. È proprio per questo motivo che siamo qui. Possibile che ancora non ricordi? Dovevate sposarvi. Ricordi adesso?".
Ero talmente confusa da non riuscire a pensare. Ricordavo perfettamente di aver fatto l'amore con lui sulla spiaggia. Mi aveva chiesto di sposarlo, io avevo detto sì, poi mi aveva messo al dito un anello nero. Raffigurava due serpenti intenti a mordersi la coda. Nel centro, proprio dove si chiudevano le loro bocche era incastonata una pietra rosso sangue. Avevo anche pianto per la commozione. Subito dopo mi aveva seguito a casa per fare di nuovo l'amore. Era l'ultima cosa che riuscivo a ricordare, quando mi ero svegliata nel mio letto lui era sparito, lasciandomi da sola.
Prima che Natasha fosse riuscita a sbloccare il coperchio ermetico della cassa, la guardia armata si è messa a urlare nella radio. L'elicottero aveva portato una consegna urgente per noi, uno degli altri militari era arrivato di corsa, tenendo una specie di valigia medica tra le mani, una di quelle che si usano per trasportare gli organi per i trapianti. Appena ha posato ai piedi di Natasha la borsa medica, dalle cuciture e dalla chiusura ermetica è iniziato ad uscire il sangue. La neve è diventata rossa, sono riuscita a vedere distintamente i cristalli di ghiaccio inondati da un'onda rosso scuro. Poi sono svenuta.

- Allora? Lo avete ricevuto anche voi? Pasticcina -
- È arrivato questa mattina. Che cosa si vede sul tuo? C_Ca -
- Una donna con un abito da sposa e un tizio con il giubbotto di pelle e la maschera da Hockey che si tengono per mano. La donna comunque non è molto vestita, ha un body trasparente senza niente sotto e dalla vita in giù ha solo il reggicalze e gli stivali con due tacchi da infarto. Dietro c'è scritto: scopare, con un'altra calligrafia c'è anche scritto vi aspettiamo e un cuoricino di fianco. LuckyStar -
- In teoria sono tutti uguali. SpiderBaby -
- Certo che scopare sembra scritto da un analfabeta. Pasticcina -
- Vero. Raven -

L. M. è tornata presto a trovarmi. Mi faceva visita sempre più spesso. Una delle tante notti passate a girare per la città ho incontrato C. A. in un bar. Ero entrata per bere latte e menta durante una pausa, il rullino era quasi finito. Al massimo ancora un paio di scatti. Lui era seduto in un angolo a bere una brewdog. Non mi ha prestato la minima attenzione, dopo essermi tagliata i capelli ero sicura che, appena li avesse visti, sarebbe venuto a casa mia per scopare. Invece non ha mai alzato lo sguardo dalla sua bottiglia. Gli occhiali scuri gli coprivano il viso. Poi è successa una cosa strana. Le immagini nella retina si sono offuscate e hanno cominciato a sovrapporsi ad una specie di allucinazione. Le dimensioni e le proporzioni degli oggetti erano del tutto irreali. Il bar è diventato di colpo buio, l'aria impregnata da una fitta coltre di fumo, come una nebbia grigia. Lui aveva addosso la sua divisa da SS. Mi ha parlato in una lingua incomprensibile, la voce a tratti veniva interrotta dal suono di un pianoforte scordato. Alle sue spalle si sono aperti nel buio gli occhi di L. M. poi si è dissolta nella coltre di fumo. Poi le immagini impresse sulla mia retina sono tornate normali. Lo sgabello occupato da C. A. era vuoto. Volevo alzarmi per lasciare il bar, ma la realtà si è di nuovo dissolta. L. M. seduta su una poltrona di pelle nera con le gambe aperte, mi ha sbarrato l'uscita. Si teneva le mani sulle ginocchia, la pelle nuda emetteva un bagliore blu intenso, il machete agganciato al suo guinzaglio ciondolava proprio davanti alla sua fica. Ha piegato la testa da un lato e mi ha fissata con aria interrogativa. Ho visto i suoi pensieri sovrapporsi al suo viso come se si trattasse di uno schermo cinematografico, una proiezione della sua mente. Un labirinto di ragnatele, intrecciate lungo un corridoio interminabile. Sono scesa con lo sguardo sul suo corpo, avevo l'impressione che la Vedova Nera tatuata avesse cominciato a muoversi. Ho percorso il corridoio fino a raggiungere una parete nera. Scostavo le ragnatele delicatamente, con la mano. Al centro della parete, il corpo di una donna nuda con le gambe aperte, sembrava mimare una grossa M. La testa piegata all'indietro, un braccio piegato a L. Al centro del suo sesso una porta chiusa. Quando mi sono avvicinata per aprirla, lei ha iniziato a gemere, si è accarezzata il seno, passandosi la lingua sulle labbra. Poi la parete nera si è dissolta nel nostro amplesso. La stavo leccando, lei mi ha passato una mano tra i capelli e sono venuta desiderando di bere dalla sua fica. La mano di C. A. avvolta nel guanto da motociclista mi ha accarezzato la schiena proprio in quel momento. Dopo lei ha usato la lama del machete per masturbarsi, toccandosi con il lato in cui non era affilata. Gli occhi coperti dall'ombretto nero si sono chiusi in un'espressione di piacere assoluto.

È passato ancora qualche giorno, poi C. A. è venuto nel mio appartamento. Mi stavo preparando per uscire, 4:30 circa. Avevo già infilato gli stivaletti con le zeppe, sotto l'impermeabile nero soltanto i collant. Mi ha spinta lentamente verso la finestra e mi ha fatta girare. Mi ha preso entrambi i polsi e mi ha costretta ad allargare le gambe. L'ho lasciato fare senza reagire, ho disteso le braccia sulla parete e lui ha cominciato a fottermi in culo. Cercavo di controllare le emozioni, in quel momento dovevo pensare soltanto a farlo venire, non potevo concentrarmi su nient'altro. Se mi fossi distratta solo per un secondo, se avessi cercato di resistere, o mi fossi mossa al momento sbagliato, il suo controllo sul mio corpo avrebbe vacillato. Mi teneva le mani sui fianchi muovendomi delicatamente avanti e indietro. Sono salite verso il seno liberandomi dell'impermeabile. Mi ha stretto i capezzoli, la mano sinistra si è fermata sulla gola distesa. La destra sulla fica. Quando è stato sul punto di venire si è fermato e ha richiuso i jeans. La mano è scivolata sul viso fino a coprirmi gli occhi, sentivo la pressione sul viso spingermi verso il basso, così l'ho assecondata e mi sono inginocchiata. Lui ha accompagnato delicatamente il movimento, dopo mi ha ammanettata con le mani dietro la schiena. Il respiro di un'altra persona sulla pelle mi ha fatto aprire gli occhi. L. M. Lullaby Mortem, ninnananna per la Morte. Le sue labbra mi hanno sfiorato il collo, era seduta sui talloni proprio di fronte a me.
"Perché mi avete trascinato in tutto questo?"
"Ci servi, ci serve quello che sai fare tu. Devi girare un video".
Non credevo che il sangue nel mio corpo potesse essere così caldo, doveva essere un effetto dell'eccitazione. Sentivo la mente intrappolata in un orgasmo cerebrale interminabile, come se fosse rimasta impigliata in una ragnatela invisibile.

Il caldo fuori stagione mi ha spinto di nuovo a cercarla al mare. Nel posto dove l'avevo vista per l'ultima volta. Ho lasciato il Patrol davanti ad un edificio abbandonato. Sulla facciata si vedeva il cartellone pubblicitario renderizzato di come sarebbe diventato l'edificio dopo la ricostruzione. Era fatiscente anche quello, coperto di macchie e inclinato di traverso. Sono arrivato alla spiaggia passando attraverso un cunicolo. Il caldo aveva spinto molte persone ad uscire di casa. Una coppia pranzava sul balcone. Lei era di buon umore, parlava in continuazione tra un boccone e l'altro. Un'altra stava prendendo l'aperitivo ascoltando la radio. Ho camminato a lungo sulla spiaggia. Un vecchio con un berretto rosso guardava malinconico il mare, seduto su un tronco. Ho immaginato che fosse immerso nei ricordi di tutte le estati passate su quella spiaggia con sua moglie ormai scomparsa. Gli sono passato di fianco con lo sguardo basso, senza fare caso alle persone intorno. Poi mi sono voltato, una donna della sua stessa età, stava camminando verso di lui con una manciata di conchiglie in mano per fargliele vedere. Ho soffiato il fumo del sigaro. Prima di ricominciare a camminare mi sono fermato a guardare verso il largo. Il sole scendeva lentamente dietro le colline, lasciandosi alle spalle una scia di riflessi rossi sulla superficie dell'acqua. Dopo aver raggiunto un piccolo molo di cemento, mi sono tolto il giubbotto e l'ho steso a terra per sdraiarmici sopra. Due ragazzini stavano giocando a pallone in maglietta e pantaloncini nonostante fosse gennaio. Ho chiuso gli occhi per concentrarmi sul rumore delle onde. Quando li ho riaperti L. M. era seduta a gambe incrociate di fianco a me. Sorrideva, il vento mi portava il profumo dei suoi capelli.
"Che strano, mi sembra di aver vissuto momenti come questi un milione di volte, allo stesso tempo non riesco a ricordarmi niente di preciso se ci penso"
"Ricordi l'ultima volta che siamo stati qui insieme?"
"Ricordo di esserci stata. Ma non riesco ad andare oltre. Se mi sforzo provo una sensazione indecifrabile. Eccitazione e al tempo stesso repulsione. Per qualcosa che coinvolge anche te. Non so di preciso, anche se mi fa paura è incredibilmente attraente".
Si è nascosta il viso tra le ginocchia, poi si è voltata verso di me, appoggiando la testa sulle gambe. Cercava di restare seria.
"Mi hai chiesto di sposarti. Ti rendi conto? È successo veramente, di questo sono sicura"
"Forse"
"Io ho solo ventidue anni. Che ti era saltato in mente. Non sono pronta per il matrimonio"
"Quindi avresti avuto il coraggio di respingermi, davanti ad un tramonto come questo?"
"Non ho detto questo. Hai mai sentito quella canzone di Tanita Tikaram? È solo che mi sembra incredibile"<
"Allora avresti detto di si"
"News you have to sell. Si, credo. Anzi ne sono sicura. Soltanto ho l'impressione che ogni volta che succede, poi ti capita qualcosa di tremendo"
"Stai dicendo di sì?"
"Mi fa paura quello che potrebbe succederti. Non posso farci niente. In ogni caso è questo che sento adesso. Il tuo sangue sulle mie mani. Capisci o no?"
"Mmmm?"
"Io credo..."
L'ho tirata verso di me per abbracciarla.
"Credo di essere partita. Sono cotta. Sai, io credo di amarti. Ora...non lo so è solo che a me non succedono queste cose. Non con te, con uno come te".
Tornando verso il Patrol ho notato una scritta sul muretto del vicolo: L. M. + C. A. =
Il resto dell'equazione era troppo rovinato per essere leggibile. Su un altro muro avevano scritto: "Nella mia testa c'è solo la fica". Quando l'ho letto ad alta voce L. M. è scoppiata a ridere.
"Marcel Proust, credo"
"Ma che raffinato spiritosone che sei"
"Lo sai dove stiamo andando?"
"A fare l'amore. Sto morendo dalla voglia. Però credo che poi succederà di nuovo. Succederà qualcosa a te, come sempre. Come è successo tutte le altre volte."


Il modulo lunare era entrato in orbita da circa 72 ore. L’assenza di gravità era decisamente la sensazione più sconvolgente che avessi mai provato. Natasha controllava gli strumenti di continuo, era ossessionata dal rischio di un errore nella traiettoria per l’allunaggio. Le due Vondervotteimittis invece sembravano a loro agio, non facevano che dire idiozie attraverso la radio. Quando il modulo ha toccato la superficie lunare il cuore mi è esploso nel petto.
“Ci aspetta una bella passeggiata. Ricardatevi di quello che avete imparato durante l’addestramento”.
Le Vondervotteimittis hanno gracchiato “Roger” attraverso la radio. Io non sono riuscita a spiccicare una parola. Abbiamo raggiunto un sito a pochi metri dal modulo, l’assenza di gravità aveva reso il tragitto incredibilmente faticoso. Sentivo il mio respiro diventare sempre più affannoso, man mano che ci avvicinavamo alla zona di scavo. Un’apertura rettangolare di circa 20 mt per 10. Al centro una capsula di acciaio connunagrossa croce nera rovesciata dipinta sopra.
“Che accidenti è questa storia, che cos’è quello? Che sta succedendo?”
“Incredibile, non riesci a ricordare neanche questa volta, non è possibile”.
Natasha si è avvicinata alla capsula intenzionata ad aprirla, si è fermata un istante prima di premere un pulsante sulla chiusura ermetica.
“Davvero non ricordi? Non ricordi quello che è successo? Questo lo abbiamo rilevato con le sonde qualche settimane fa. Sai cosa sta per accadere?”.
Le Vondervotteimittis si sono accorte del mio stato confusionale e hanno provato a incoraggiarmi, Judy mi teneva una mano appoggiata sulla spalla, poi Natasha ha premuto il pulsante. All’interno della capsula giaceva il corpo decapitato di C. A., stavo per impazzire e urlare. Un Rover lunare si avvicinato poco dopo spezzando quel momento drammatico. Il suo braccio meccanico ha sollevato un piccolo scrigno di pelle nera e lo ha depositato delicatamente ai piedi della capsula.
“Davvero? Davvero non ricordi?”.
Desideravo soltanto svegliarmi da quell’incubo.
“No, assolutamente nulla”.

Dopo aver sviluppato alcune foto, mi sono sdraiata sul divano cercando di dormire un po'. La temperatura esterna nel primo pomeriggio era abbastanza mite da potersi addormentare con la portafinestra del balcone aperta. Il rumore del traffico in strada si stava intensificando man mano che si avvicinava l'ora di punta. Ho sognato C. A. e L. M. Si stavano abbracciando sul ciglio di una scogliera, lui le cingeva le spalle con un braccio, l'altra mano era appesa ad una tasca dei jeans con il pollice. Lei si era messa il suo giubbotto sulle spalle, le braccia aggrappate alla vita di C.A. Avevano un'espressione stranamente seria, quasi assorta. Doveva essere quasi l'alba, la luce intorno era blu come nelle prime ore del mattino. Di tanto in tanto il vento li scuoteva, rischiando di farli precipitare, loro però sembravano non farci caso, si tenevano aggrappati uno all'altra, fissando intensamente qualcosa in mare aperto, non capivo di cosa si trattasse, un punto preciso oltre la scogliera. Non hanno mai parlato, dopo qualche minuto ho iniziato a provare una sensazione di profonda tristezza, senza capirne il motivo. Poi mi sono svegliata. la temperatura era scesa bruscamente dopo il tramonto. Ho chiuso la finestra e mi sono preparata per uscire. In strada ho cercato di rimorchiare una prostituta. Capelli biondi raccolti in una lunga coda di cavallo, pantaloncini di jeans e stivali con le zeppe. Sono stati quelli a far scattare qualcosa nella mia testa. Le ho mostrato la fica sotto i collant, per farle capire che avevo voglia di scopare e le ho offerto un po' di marijuana. Lei mi ha fatto cenno di andarmene, cercando di mostrarsi aggressiva. Mi sono avvicinata ancora e ho sbottonato l'impermeabile nero. Poi le ho preso la mano per infilarmela sotto l'impermeabile.
"Ti vuoi scaldare?".
Lei mi ha fissata per un po' poi ha sbuffato, imprecando in una lingua dell'est.
"Ok, ma non faccio cose strane"
Le ho passato le mani sui fianchi per baciarla, il suo respiro sapeva di preservativi e fumo. L'ho trascinata in un portone aperto per abbassarle i jeans e leccargliela. Lei però mi ha spinta indietro. Le ho messo dentro le dita per masturbarla. Quando è venuta mi ha passato le mani tra i capelli, dopo è scoppiata a ridere e si è rivestita. Prima di dirigermi da "O", l'ho riaccompagnata in strada.

Nell'appartamento di Jenny c'era una calma insolita, il corridoio era deserto, luci spente anche nel resto della casa. C_Ca e una tizia che aveva dato una festa di addio al nubilato qualche settimana prima si stavano baciando sul divano nel salotto. C_Ca si è staccata dalla tipa per un attimo e mi ha detto: "Non c'è, è inutile che lo cerchi qui". Stavo per farle un'altra domanda, ma anche questa volta mi ha anticipato.
"Non c'è neanche lei, non si vedono da quasi due settimane. E se te lo stai chiedendo, non hanno risposto nemmeno a Lucy. Elle è venuta per una consegna, ma non si è fatto vedere. È andata Jenny al suo posto"
"Ok".
Ho ripreso a girare per la città, finché non sono capitata davanti all'Hotel dove avevo incontrato L. M. Mi sono infilata dentro sicura che li avrei trovati lì a scopare. In un certo senso è stato proprio così. La reception era deserta, sulla porta della stanza dove si era nascosta L. M. avevano cambiato il numero: 4. Anche questa volta era capovolto. La stanza era completamente al buio, fatta eccezione per un televisore acceso appoggiato sul pavimento. Era collegato ad un videoregistratore con la VHS inserita a metà. Avevano lasciato un mazzo di rose nere vicino al televisore. Ho spinto dentro il nastro e ho premuto play. L. M. e C. A. in quella stessa stanza. Lui era incatenato su una sedia davanti alla videocamera. Lei era nuda davanti a lui, a parte il collare con il machete e gli stivali neri. Gli ha accarezzato il petto, prima di leccargli le labbra. Poi si è inginocchiata e gli ha fatto un pompino. Ha ingoiato lo sperma e ha continuato a baciarlo sulla pancia. Lentamente si è alzata per passare alle sue spalle, appena ne ha avuto l'occasione si è messo a baciarla sul collo, lei era chinata sulle sue spalle. Affondava il viso tra i suoi capelli, continuando ad accarezzarla con la testa. Quando si è rialzata aveva una strana espressione, quasi indecifrabile, a metà tra il terrore e la disillusione. Alla fine, ho capito, era semplicemente divertito dalla situazione. Lei invece sorrideva, forse le sembrava bizzarro non riuscire a controllare le proprie azioni, almeno questo è quello che ho pensato. Dopo ha impugnato il machete e ha avvicinato la lama al collo di C. A.
"Lo sai cosa sto per fare, vero?"
"Credo di sì"
"Sai, è come quel film sugli uccelli che impazziscono. Nessuno sa perché succede quando cominciano ad attaccare l'uomo. Semplicemente succede e basta".
Lui ha aggrottato le sopracciglia. Non ho trovato il coraggio di continuare a guardare. Ho cercato di spegnere subito il video, ma non sono riuscita a trovare il tasto, ho strattonato i cavi sperando di staccare la spina dell'alimentazione prima che decapitasse C. A. Non ho fatto in tempo, le immagini erano di una violenza tale da farmi perdere i sensi. Sono svenuta sul pavimento e ho sognato. Mi trovavo sulla parete della scogliera dove avevo visto C. A. con L. M. Il vento era fortissimo, cercavo di restare aggrappata alla roccia per non precipitare. Finalmente però avevo capito cosa stessero fissando tanto intensamente nel primo sogno. Un'isola, a pochi metri dalla riva. Una raffica di vento più forte delle altre mi ha costretta ad aggrapparmi alla parete di roccia, ho chiuso gli occhi per non guardare di sotto, il precipizio era altissimo.
Quando li ho riaperti ho notato una scritta lasciata su una delle rocce con il rossetto: "Per sempre".

FIN

scritto il
2022-01-09
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