Un piacevole soccorso stradale 3.

Scritto da , il 2021-02-16, genere etero

Quella notte la passai da solo ed al mattino, rendendomi conto che non potevo ancora aapprofittare della ospitalità che si era prolungata oltre fine settimana, dissi a Lucrezia che dovevo riprendere il mio lavoro e, dopo un bacio in bocca a lei, salgo a salutare Isabella che ancora era a letto ed anche a lei dò una slinguata in bocca che lei in un primo momento non capì ma poi fui io a dirle che stavo partendo ma che mi sarei fatto sentire e le misi sotto il cuscino il biglietto da visita. Quindi la baciai ancora poi mi girai ed uscii dalla sua camera. Ancora un bacio a Lucrezia e poi via in macchina diretto alla caotica Roma. Ero appena entrato in casa quando squillò il telefonino e vidi il numero di Isabella che senza preamboli mi chiese quando sarei tornato da lei. La chiacchierata fu lunga ed alla conclusione lei mi disse che sarebbe andata ad una palestra per perdere peso. Il tempo passò senza farmi neanche rendere conto che da più di un mese non sentivo Lucrezia ed Isabella e così chiamai prima Isabella che al sentirmi mi disse subito che aveva perso tanti chili ed era un figurino da modella, poi fu la volta di Lucrezia che mi confermò di sua figlia assai gran bella e non più cicciona come era prima. Lì giocai la carta che ero impegnatissimo ma se lei mi mandava Isabella qualche giorno a Roma da me, avrei potuto farle conoscere la bella città e Lucrezia mi disse di attendere un attimo e chiamò sua figlia per sentire se le andava di stare un poco con me a Roma. Sentii un entusiastissimo "sìii!" ed allora mi avrebbe comunicato quando sarebbe arrivata col treno. La salutai mandando un bacino ad Isabella e chiusi la conversazione. Al mattino dopo erano le otto ed io ero al secondo sonno ma il telefono squillò e risposi sentendo la voce di Isabella che mi diceva si sarebbe trovata a Roma alle undici. Mi fiondai a fare una doccia e, dopo un caffè volai alla stazione Termini. Il treno arrivò con un bel ritardo come comanda la tradizione dei treni italiani...normale amministrazione... ed io seguii con lo sguardo lo scorrere dei passeggeri scesi dal "FIrenze-Roma" ma non vidi Isabella...o meglio...non avevo certo fatto caso ad una bambolina dai capelli corti, con un fisico da superfiga, minigonna che esaltava un paio di cosce affusolate, un vitino da vespa ed un culetto da sogno. Poi quello sconosciuto visino aprì bocca dicendomi se la avevo riconosciuta ed allora le risposi se era lei quella bambola da viso d'angelo e con qualche chilo di più sul sederone e sulle cosce a mò di prosciutto ed infatti disse che era Isabella. la abbracciai stringendola forte e poi le dissi che era veramente uno schianto e chiaramente non vedevo l'ora di "farle la festa". Svicolando nell'intenso traffico romano, riuscii a percorrere trenta chilometri per arrivare in periferia a casa mia e lì, trovandomi appunto in campagna, da solo, senza vicini, scesi dall'auto ed andai a prendere in braccio Isabella per entrare in casa. Una volta dentro, la bacia appassionatamente in bocca e poi scesi al collo e dietro le orecchie e lei sentii che rabbrividiva e ciò mi eccitava facendole sentire bene il batacchione strusciarsi sulla sua coscia. La presi per mano conducendola in camera da letto e, dopo avere fatto la doccia insieme, ci sdraiammo sul lettone e la abbracciai dicendole che sarebbe stata mia per sempre e quelle parole le fecero luccicare gli occhioni ed il cazzo che svettava verso il cielo, fu preso dalla sua manina e poi andò piegandosi su se stessa per prenderselo in bocca e lì lo ciucciò, succhiò tanto da farmi perdere il controllo ed infatti la presi nuovamente in braccio per farla mettere a cosce spalancate ed iniziai a slinguarle la fighina che al primo tocco si sbrodolava pazzamente. Mentre le stavo sussurrando nell'orecchio, che stavo per prendere in lei il suo preziosissimo fiore di castità, eccoti squillare il telefono ed era Lucrezia che s'informava sull'arrivo di Isabella ed io le confermai che stava già in casa mia ed al momento era sotto la doccia e dopo un bacio schioccante la salutai caldamente. Isabella mi sorrise e mi chiese di continuare il mio discorso di prima e lo feci subito dicendole che sarebbe stata mia in tutti i sensi ed allora ci spostammo in posizione sessantanove slinguandoci i sessi. Dopo che la feci rigirare di dietro le mordicchiai le natiche e lei sbrodolava da matti inzuppando dei suoi umori il lettone testimone discreto e silenzioso dei nostri giochi di sesso. Dopo la rigirai ancora e spalancandole le meravigliose cosce, le accostai il glande alle labbra e lo infilai dentro la vagina lentamente poi mi fermai e lasciai Isabella adattarsi al nuovo gioco poi avanzi ancora un pò dentro e lo tirai fuori studiando la reazione della superfighina che aveva le gambe tremanti dal piacere e dal timore al dolore della deflorazione ma lì capii subito il suo stato d'animo e stringendola ai fianchi, le infilai il cazzo tutto intero dentro alla fighina e superai delicatamente l'imene che s'infranse subito facendola gemere con un urlo misto a dolore e piacere perchè in fondo già sapeva che avrebbe sentito un poco di dolore ma che poi si sarebbe tramutato in un intenso piacere e lì fui all'altezza nel riuscire a dominare l'impeto del maschio latino scopatore per natura. Dopo che rimasi immobile dentro di lei, iniziai a muovermi uscendo ed entrando sempre più intensamente facendola arrivare all'orgasmo che m'innondò l'intero cazzo ed un rivolo di sangue andò a colorare le lenzuola bianche. Dopo che feci uscire il cazzo sborrai sulle sue cosce e poi lei andò a prendermi il cazzo in bocca spompandomi un'altra volta, dopo lo sverginarla. Rimanemmo stretti abbracciati e poi lei mi diede uno sguardo implorante che chiaramente richiedeva un bis da parte mia e , senza preamboli le aprii le cosce per leccarle la figa ma subito dopo che la sentii bagnarsi, le accostai il cazzo già duro e pronto al secondo assalto e lo feci entrare in figa scopandola impetuosamente e lei urlò per poi gemere di piacere e m'implorò di farla sentire sfiancata fino ad esserne esausta. Quindi la scopai più volte dove lei se ne venne innondando dapertutto e quindi dopo , cautelatomi con un profilattico, potei sborrarle tutto dentro e lasciai poi il cazzo ammosciarsi senza farlo uscire dalla fighina grondante. Rimanemmo a lungo abbracciati e poi ci smossero i morsi della fame ed andai subito in cucina a preparare due spaghetti aglio ed olio con peperoncino, bagnato con ub vinello fresco bianco. Dopo trangugiati gli spaghetti, prendemmo il cafè ma subito dopo tornammo sul letto doveschiacciammo un pisolino. Al risveglio decidemmo di girare per Roma fino all'ora di cena che consumammo ad una nota e storica trattoria a Trastevere. Dopo un gigante gelato di frutta bagnato di grappa, ce ne tornammo a casa.

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