Sorpresa, Estasi.

Scritto da , il 2021-01-11, genere etero

SORPRESA

Sei ammanettata ad una sedia con le mani dietro la schiena, manette anche alle caviglie. La stanza è completamente al buio a parte la luce intermittente di un’insegna al neon. Entra attraverso le tapparelle di una finestra, facendo brillare le manette di una luce blu intensa. Resto a guardarti finché non hai la fica completamente bagnata, quindi ti lascio sola. Prima di andare via mi accendo una sigaretta e ti faccio tirare una boccata. Guardo le tue labbra contrarsi, una macchia di rossetto resta impressa sul filtro.
La porta si richiude. Ancora qualche istante per goderti il tepore dello sperma che scende lentamente lungo il mento, sulla gola. Le manette sono già allentate, mentre ti liberi della maschera trovi sul pavimento le chiavi di quelle alle caviglie. Sono appoggiate sopra un biglietto. Ti alzi e ancora nuda ti avvicini alla finestra strappando il biglietto. Dalle pareti arriva la voce di un televisore, poi si spegne. Resta solo il ronzio del neon ad avvolgere il tuo corpo con la sua luce blu intermittente.

“Raccontami qualche verità assoluta su te stessa”.

Ma che ti sei messo in testa? Non sono venuta qui per inventarmi la mia vita

Mentre calpesti senza accorgertene i frammenti di un bicchiere rotto, appoggi una mano alla finestra e resti a guardare fuori, attraverso il tuo riflesso sul vetro.
Da qualche tempo mi sono accorto che non riesco più a sopportare la luce troppo intensa. Porto sempre degli occhiali da sole. Li tolgo alzandoli sulla testa solo quando sono costretto, se devo parlare con qualcuno ad esempio. Sono circondato da volti di donne. Corpi che si stringono in amplessi continui e osceni. Labbra sottili, sorrisi enigmatici e indecifrabili. Bocche aperte dal desiderio o coperte di sperma. A volte sono vere e proprie scene animate. Allora abbasso gli occhiali e riesco a non perdere il controllo. Non ricordo chi ha detto che possiamo ascoltare la voce degli altri con le orecchie, ma la nostra possiamo sentirla soltanto con la gola. Forse per questo sono così ossessionato dal sesso orale. Uscendo in strada ho buttato la sigaretta.

- Bimbo vuoi scopare in bocca o in culo? Latte&Menta –

Che razza di messaggio. Sono salito in macchina, per un attimo sono riuscito a scorgere la sua immagine alla finestra, aveva appannato il vetro con il respiro.
Rideva da sola. Avrei dovuto ammanettarla al termosifone e incularla, almeno si sarebbe divertita.
Thurston Moore stava urlando dallo stereo:
“She’s in a bad mood. But I won’t fall for it I believe all her lies But I can’t fall for it”.
Le chitarre scordate dei Sonic Youth mi mandano al manicomio, sembra di attraversare l’inferno camminando al rallentatore.

Protect me from ravagement I’m ten years old

ESTASI

- Hai salvato l’indirizzo? G. –
Si
– È questo? Ok. Eli –
Il mio cuore è come cera.
– Cazzo, sei sicura? È una chiesa! Eli–
– Ha detto di aspettarlo dentro. Non rompere. G. –
Sono entrata e ho preso posto nella fila centrale. Per qualche secondo non sono riuscita a vedere niente, mi ci è voluto un po’ prima che gli occhi si abituassero alla penombra.
Almeno qui dentro riesco a respirare, il caldo a quest’ora è insopportabile.
La chiesa era vuota, qualcuno mi è passato di fianco, gli occhi bassi. Ci sono abituata, ormai non mi fa quasi più effetto. Ho continuato a guardare di fronte a me verso l’altare al centro della navata, riuscivo a distinguere un’incisione al centro dell’abside. Un angelo e una donna in piedi. La donna aveva le braccia lungo il corpo con i palmi delle mani rivolti in avanti. L’espressione del volto impassibile. L’angelo torceva il busto nel gesto di voltarsi, un ginocchio era appoggiato a terra, una mano sul fianco con il gomito rivolto verso l’alto, lo sguardo fisso nel vuoto. Con l’altro braccio indicava la donna alle sue spalle. La debole luce del sole, penetrando attraverso una vetrata, si posava sulle ali facendole ondeggiare lievemente.
Ti hanno appena fregata bella mia. La prossima volta prova in culo.
Tre ragazze con la divisa da scout sono scivolate alle mie spalle ridacchiando. Non andavano d’accordo con il mio collare di cuoio. Una di loro non riusciva a credere al colore azzurro dei miei capelli.
Vorrei riempire l’acquasantiera di chetamina
Subito dopo un uomo si è seduto nella fila dietro la mia. Ho fatto appena in tempo ad accorgermi della mano in un guanto da motociclista che si infilava disinvolta dentro la maglietta sudata. La pelle morbida dei guanti mi ha convinta a chiudere gli occhi mentre mi afferrava con decisione il seno. L’indice ha cominciato a roteare intorno al capezzolo, sentivo una scritta in rilievo passare come cartavetro sulla mia pelle. Ho riaperto gli occhi e qualcosa è esploso in mezzo alle gambe.
Guardian
La sagoma rossa di un uomo con le gambe divaricate e le mani sui fianchi si muoveva avanti e indietro sotto la maglietta. Mentre sentivo di nuovo le palpebre abbassarsi mi è tornato in mente un sogno che avevo fatto qualche giorno prima.
Arrivavo ad una fiera di paese accompagnata da due persone. Camminando a braccetto passavamo in mezzo ad una folla radunata sotto un tendone. Alcuni erano seduti sugli spalti di un circo, altri in piedi discutevano sotto il tendone. Guardando verso di loro, uno dei miei accompagnatori mi diceva:

“Hai cambiato il progetto, l’amministratore vuole occuparsene di persona.”

Ho risposto:
“Dove sono le mie progettiste? Tra poco arriveranno le mie progettiste.”
Continuando a ripeterlo mi sono allontanata di qualche metro. Guardavo ancora la gente accalcarsi quando una donna ha attirato la mia attenzione, indossava un vestito lungo, azzurro, leggerissimo, stretto in vita da una cintura bianca. Sapevo benissimo chi fosse anche se il suo aspetto era completamente diverso da quello che conoscevo. Si è seduta sugli spalti scostando i lunghi capelli neri dal volto serio quasi preoccupato. Improvvisamente mi ha rivolto lo sguardo dicendo: “Preferisco guardare te”.
A quel punto mi sono rilassata e sono riuscita a svegliarmi.
Il guanto con la scritta Guardian e la sagoma rossa stampata sul polsino mi ha lasciato andare scomparendo in un movimento impercettibile. Sull’altro lato si è allungato di nuovo un braccio, ha frugato sotto la mia maglietta per infilare un pacchetto nel reggiseno. Poi l’uomo alle mie spalle si è alzato in piedi ed è uscito, sentivo i passi allontanarsi verso l’uscita. Quando sono tornata a guardare di fronte a me, l’incisione sull’altare ha preso vita, la donna stava urlando a squarciagola portandosi le mani sopra la testa nel gesto di strapparsi i capelli. Cadeva all’indietro, cercando di sottrarsi. L’angelo si era completamente voltato verso di lei, appoggiando entrambe le ginocchia a terra, una gamba piegata a L in maniera innaturale. Con una mano le afferrava il piede. Teneva l’altro braccio con il gomito piegato, il pugno stretto sul petto. Ha unito le mani intrecciando le dita e ha disteso le braccia verso il basso, voltandosi lentamente verso di me con gli occhi sbarrati e la bocca socchiusa. Il viso completamente nero attraversato da scintillanti venature rosse sembrava carta incenerita sul punto di dissolversi. Le ali ardevano distese in lunghissime lingue di fuoco. Prima di impazzire ho sentito una voce attraversarmi la mente:
Il Piccolo Maestro…il mio cuore è come cera e si scioglie nelle mie viscere
– L’hai incontrato? G. –
Si
– Tutto ok, tranquilla. Eli –
In ascensore mi sentivo soffocare, vedevo scorrere un piano dopo l’altro attraverso una fessura tra le porte. Ho spostato lo sguardo sui numeri che si accendevano e spegnevano in un tempo interminabile. Quando ha rallentato prima di raggiungere il piano e far scattare le porte, una fitta mi ha attraversato la scatola cranica fuoriuscendo dalla fronte, proprio in mezzo agli occhi. Ho provato a leggere la targhetta sopra i pulsanti per restare aggrappata alla realtà, ma ogni volta che arrivavo alla fine della seconda riga non riuscivo a ricordare quello che avevo letto nella prima. Sono entrata in casa e mi sono lasciata cadere sul letto per svanire in un sonno profondo, senza sogni.
Finalmente cominciava a far effetto.
– Let me put my love into you.
Secondo te cosa volevano dire gli ACDC con questa sottile metafora? C. A.-
Di nuovo questo? Ma che cazzo vuoi?
– Non saprei, perché non provi ad essere più esplicito? Eli –
– E Diana Ross? Upside down inside out? Dentro e fuori. Ricordi? C. A. –
Chiama mammina
– Sei arrapato? Com’è? Bello duro? Eli –
– Dammi il tuo indirizzo. C. A. –
– E perché dovrei darti il mio indirizzo? Eli –
– Sono a casa da sola e vorrei un uomo per scopare tutta la mattina. L’ hai detto tu. Per forza sei da sola, se non sanno il tuo indirizzo come ti trovano? C. A. –
– Io sono di Torino. Tu di dove sei? Eli –
Di un altro pianeta?
– Mandami un messaggio con un indirizzo quando vuoi scopare. Mi lasci il tempo di raggiungerlo e io arrivo. C. A. –
Contaci coglione. È davvero un coglione, come ci è arrivato a quarantacinque anni?
– Ok. Dove mi porti a mangiare? Eli –
– Speravo di restare tutto il giorno a casa. Andare a casa di una donna la domenica mattina per scopare è la cosa più bella del mondo. Aspettami a letto con le gambe aperte. Desiderare è offrire. Poi arriva Papà Natale e ti regala una bella anguria fresca e un giorno d’amore. C. A. –
Questo è scemo
– Sbrigati. Eli –
Non so nemmeno spiegare come ci sono finita in tutto questo.

– Ancora con quel coglione tra i piedi? G.-
– Almeno non è un maleducato. Anche se è completamente suonato, canta anche mentre scrive: Baby you’re my star! Chi sono i Led Zeppelin? Eli –
– …Strange kind of woman…Deep Purple. G. –
– Basta che non se ne arriva cantando YMCA. Eli –
– Ma avrà davvero un super cazzo come Capitan America? G. –
– Certo…aspetta hanno suonato. Eli –
Quando ho guardato nel videocitofono mi sono trovata davanti una grossa anguria, la mano in un guanto da motociclista.
Guardian
Ho fatto scattare il portone, sono arrivata fino alla porta di casa e l’ho lasciata aperta. Mi sembrava di vedere la scena da fuori, come se mi trovassi di fronte al film di quello che stava accadendo. Mi sono tolta i vestiti e ho aspettato davanti alla camera da letto. Da qualche parte ho trovato una benda rossa. L’ho messa sugli occhi e sono rimasta ad ascoltare i suoi passi che si avvicinavano. Mi ha spinto l’anguria contro la pancia facendomi retrocedere fino al letto. Quando ho urtato contro il bordo sono caduta all’indietro. Ho istintivamente aperto le gambe. Avevo la fica completamente fradicia, il respiro affannoso.
Allora è così che si sente Titty quando Silvestro riesce ad infilare una zampa nella sua gabbietta
Capitan America ha lasciato improvvisamente cadere l’anguria. Nella mia mente la vedevo andare in pezzi cadendo dall’alto su uno sfondo nero. Il suono sordo mentre si apriva schizzando il pavimento mi ha fatto venire voglia di succhiarglielo. Ho sentito una mano che si allargava sulla mia testa proprio sopra la benda. Con l’altra mi ha afferrato i polsi tenendoli uniti tra loro. Ho iniziato a muovere la testa avanti e indietro cercando di inghiottire il suo cazzo.
Immaginavo di essere in mezzo al deserto, finalmente trovavo un’oasi da cui sgorgava un getto d’acqua fresca e dissetante. Lui intanto continuava a muovermi delicatamente la testa spingendolo fino in fondo.
Quando il sapore e l’odore del suo sperma mi hanno invasa, ho sentito improvvisamente una morsa allentarsi intorno alle tempie. Mi sono dissetata cercando di trattenerlo dentro di me.

– E poi che avete fatto? G. –
– Ci siamo sdraiati a terra e abbiamo mangiato l’anguria. Eli –
La pelle ancora sudata si è coperta di brividi appena ha toccato il pavimento freddo. Non ha detto una parola. Continuava a fissarmi sorridendo, singhiozzando di tanto in tanto mentre cercava di non strozzarsi con l’anguria. Non si è nemmeno tolto gli occhiali da sole e i guanti. Si divertiva a spingere con un dito un pezzo di anguria in mezzo alla pozza di succo. Sembrava un bambino con il suo giocattolo nuovo.
Lucifer Guardian Angel
Per una frazione di secondo la tenda si è alzata lasciando entrare il suono di un aereo in lontananza. Uno di quelli a elica. Mi sono ricordata di quando da bambina mi portavano in vacanza al mare. C’era sempre un giorno in cui mangiavamo l’anguria tutti insieme. Quando avevo finito restavo a guardare i semi rimasti a galleggiare nel succo sul piatto, intorno alla scorza bianca e verde con uno stuzzicadenti piantato nel mezzo. Sognavo di trovarmi su una barca a vela alla deriva mentre la costa si allontanava lentamente sulla linea dell’orizzonte.
Il vero problema è che dura soltanto un istante.

FIN



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